Quella contro il coronavirus altro non è che una battaglia che si vince non facendosi trovare dal nemico. La strategia di contenimento, e quindi l’obbligo di restare a casa, si fonda sulla consapevolezza che un vaccino non potrà essere elaborato prima di diversi mesi e che in attesa di risposte mediche e farmaceutiche non resta alternativa diversa da quella di non aumentare i contagi, possibili soltanto da uomo a uomo. Si tratta, ovviamente, di una scelta dolorosa e drammatica per le ripercussioni che ne derivano sul fronte dell’economia e della tenuta sociale. Gli scienziati, del resto, sono pressoché unanimi nel ritenere imprescindibile questa misura drastica del contenimento. E’ la politica che si è divisa sulla opportunità di prolungare il periodo di obbligo per i cittadini – salvo le eccezioni contemplate – di non uscire da casa. Le strumentalizzazioni che quotidianamente vengono fatte in un senso o nell’altro, attengono al mondo della produzione, al blocco delle attivitá economiche, alla ripresa del Pil e non agli ammonimenti dei virologi che su questo sono stati molto chiari. Non è tempo per un ‘rompete le righe’ generalizzato e a dirlo sono i numeri, impietosi, dei decessi e dei contagi. E’ bene tenere ben presente la realtà, soprattutto per non creare confusione e incertezza nella popolazione che, sinora, a grandi linee, ha tenuto nella debita considerazione l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità e dalla nostra classe medica a cui, per l’impegno profuso, va tutta la nostra gratitudine, insieme a quella infermieristica, delle forze dell’Ordine e degli operatori impegnati in prima linea contro il virus.