antimafia

Avviso di chiusura delle indagini preliminari per il sindaco di Cerda (Palermo), Salvatore Geraci, deputato regionale eletto con Sud chiama Nord e transitato nella Lega, componente della Commissione regionale antimafia. E’ lui stesso a comunicarlo: “Risulto essere indagato per abuso d’ufficio e minaccia aggravata”. Secondo l’accusa avrebbe cercato di far passare la processione davanti alla casa del boss Vincenzo Civiletto, e sarebbe arrivato a minacciare il comandante dei vigili urbani che lo ha impedito. Risponde il primo cittadino: “C’é stato un tentativo di ‘mascariamento’ da parte di chi mi ha denunciato, ma non vi sono capi d’accusa relativi a un qualche coinvolgimento con la mafia, voto di scambio e mazzette. Sono sereno, fiducioso perché ho sempre agito nel bene. Credo nella giustizia e nel lavoro della magistratura”.

“Noi non stiamo facendo un’inchiesta sulla massoneria, stiamo facendo un’inchiesta sui mafiosi massoni. Per noi e’ molto importante questa inchiesta soprattutto perche’ si parla di una sorta di nuova organizzazione delle mafie che vede insieme pezzi delle mafie, pezzi della massoneria, dello Stato, delle classi dirigenti del nostro Paese”. Rosy Bindi, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, anticipa in esclusiva a Presadiretta i primi risultati del lavoro della commissione sui rapporti mafia e massoneria nella puntata “I Mammasantissima” in onda lunedi’ 25 settembre alle 21.15 su Rai3. “Non siamo ancora alle conclusioni definitive – aggiunge – ma i primi risultati del nostro lavoro dimostrano che tra i nominativi degli iscritti alle logge massoniche della Calabria e della Sicilia, ci sono alcuni condannati per 416 bis, quindi per associazione mafiosa, e un numero considerevole di situazioni giudiziarie in itinere, imputati, rinviati a giudizio, sia di reati di mafia che di quelli che comunemente chiamiamo i reati spia di comportamenti mafiosi o comunque di collusione con la mafia”. E sulla presenza di mafiosi-massoni all’interno di logge ufficiali, delle obbedienze ufficiali, la presidente risponde cosi’: “Assolutamente si’. Noi stiamo parlando di logge regolari”.

“Si parla di Codice Antimafia e il Pd decide di affrontare la questione nel modo più maturo che conosce: non affrontando l’argomento. Siamo al ridicolo ormai”. Lo sostiene il deputato del gruppo Misto, Riccardo Nuti, dopo che il testo è stato approvato in commissione senza apportare alcuna modifica. “La decisione di “non decidere” assunta dalla maggioranza e dunque di non toccare il testo, nonostante sia un segreto di Pulcinella il fatto che il Codice così com’è è impresentabile, risponde a logiche di omertà a dir poco vergognose”, commenta Nuti, componente della commissione Giustizia e della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.
E aggiunge: “Come ho avuto già modo di denunciare, il testo che Palazzo Madama ha avuto l’indecenza di approvare è pieno zeppo di limiti, conflitti d’interessi e contraddizioni, mentre manca completamente di trasparenza ed eventuali sanzioni per le nomine illegittime degli amministratori giudiziari, col rischio concreto che potremo avere non uno, ma mille casi Saguto. Tutte falle che in commissione si è fatto finta di non vedere”.
“I limiti di questo testo – continua il deputato – sono infiniti, segno del fatto che non si ha la minima intenzione di combattere la mafia. Ho lottato in ogni modo per chiedere maggiore trasparenza nella gestione e assegnazione dei beni confiscati e sequestri, e per eliminare la vergogna dei Tavoli provinciali in prefettura e del Comitato consultivo all’interno dell’Agenzia dei Beni Confiscati, luoghi potenziali di enormi conflitti d’interessi per associazioni antimafia e di categoria. Ancora una volta, dunque, i mille scandali del passato niente hanno insegnato a questa politica sorda e cieca, capace solo di fare inutili annunci”!.
“Il rischio ora – conclude Nuti – è che anche in Aula il testo venga approvato senza alcuna modifica. Ci propineranno che poi eventuali aggiustamenti saranno demandati a decreti successivi che, come sappiamo, in realtà non arriveranno mai. La verità è che a questa classe dirigente non interessa per nulla contrastare le mafie; ai parlamentari Pd e compagni interessa soltanto far finta di combattere le criminalità, di modo da raccattare voti e rielezione. L’apparenza sull’essere, insomma. Esattamente quello che cercano mafie e corruttori. Grazie Pd, grazie maggioranza”.

“Esprimiamo piena vicinanza e solidarietà ai giornalisti Nello Trocchia e Salvatore Minieri, entrambi hanno ricevuto insulti e minacce per il loro lavoro d’inchiesta”. Lo affermano i membri del Movimento 5 Stelle in commissione Antimafia. “Nello Trocchia, più volte minacciato e in attesa di adeguata tutela, è stato aggredito a Vieste mentre stava preparando un servizio sulla mafia del Gargano – aggiungono – Un’aggressione brutale che ha costretto alle cure del pronto soccorso il giornalista. Salvatore Minieri  per la sua attività d’inchiesta sui roghi tossici in provincia di Caserta, non ultimo quello di Pastorano, è stato insultato e minacciato. Il giornalista ha sporto regolare denuncia. Nel frattempo, per una precedente denuncia, sono stati rinviati a giudizio Giuseppe e Gaetano Lubrano, i figli del defunto boss Vincenzo Lubrano, per tentata minaccia con l’aggravante mafiosa sempre nei confronti di Salvatore Minieri per impedirgli di svolgere il suo lavoro di giornalista. Non solo esprimiamo piena solidarietà ma confermiamo la nostra vicinanza a tutti quei giornalisti, soprattutto precari, senza contratti e coperture di nessun genere che comunque svolgono con passione e coraggio il proprio lavoro, informando e denunciando le mafie”. Per i deputati “Una società libera e democratica non può prescindere da un giornalismo libero e senza padroni”.

E’ radicata ovunque, anche in settori nevralgici del Paese. La ‘ndrangheta e’ “presente in tutti i settori nevralgici della politica, dell’amministrazione pubblica e dell’economia, creando le condizioni per un arricchimento, non piu’ solo attraverso le tradizionali attivita’ illecite del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni, ma anche intercettando, attraverso prestanome o imprenditori di riferimento, importanti flussi economici pubblici ad ogni livello, comunale, regionale, statale ed europeo”. Questo e’ uno dei pasi piu’ importanti del rapporto della Direzione nazionale antimafia presentata dal procuratore nazionale Franco Roberti e dal presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi. Il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana “sono territori in cui l’organizzazione criminale reinveste i cospicui proventi della propria variegata attivita’ criminosa, nel settore immobiliare o attraverso operatori economici, talvolta veri e propri prestanome di esponenti apicali delle diverse famiglie calabresi, talaltra in stretti rapporti con esse, al punto da mettere la propria impresa al servizio delle stesse”, si legge nella relazione. Mentre Piemonte e Valle d’Aosta, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna e Umbria, “sono regioni in cui, invece, vari sodalizi di ndrangheta hanno ormai realizzato una presenza stabile e preponderante, talvolta soppiantando altre organizzazioni criminali – cosi’ come avvenuto, per esempio, in Piemonte con le famiglie catanesi di Cosa Nostra – ma spesso in sinergia o, comunque, con accordi di non belligeranza, con le stesse, fenomeno riscontrato in Lombardia ed Emilia Romagna, ove sono attivi anche gruppi riconducibili alla Camorra o a Cosa Nostra”.

Totò Cuffaro al neo sindaco Orlando ‘che continua ad accusarmi – come fece con Falcone – e a mistificare la realtà, dimostrando l’arroganza del vincitore’

‘Mi ero ripromesso di non polemizzare con Leoluca Orlando. Non l’ho fatto durante tutta la campagna elettorale nonostante le sue pesanti e cattive insinuazioni.
Oggi però, finita la competizione elettorale, il sindaco continua con le sue mistificanti esternazioni nei miei confronti, dimostrando l’arroganza di chi non sa vincere, e mi vedo costretto a fare qualche precisazione.
Nel cuore di ogni uomo c’è il desiderio del rispetto da parte dei suoi simili ed è proprio questo desiderio che rende l’uomo solidale, sincero e leale.
Nell’animo di tanti siciliani questo desiderio e’ ben presente e io mi auguro che di questo desiderio possa riempirsi l’animo di Leoluca Orlando. Constato oggi però, e mi dispiace, astio, ipocrisia e mistificazione. Pensavo infatti che Leoluca Orlando utilizzasse la bugia e la cultura del sospetto solo per scopi elettorali, per averne un vantaggio; non lo giustificavo, certo, ma mi sforzavo di capirlo.
Adesso che la campagna elettorale è finita e che ha vinto, fatico a comprendere perché utilizzi  ancora la bugia, gli insulti e le accuse infamanti. La virtù più grande di un leader è saper essere umile nella vittoria. Non e’ il caso di Orlando, leader nella mistificazione.
Nel 1991, partecipando alla famosa trasmissione su Libero Grassi nel corso della quale – lo ammetto – fui oltremodo focoso, difesi il mio partito e la mia storia di democristiano ma certamente non ho polemizzato nè tanto meno attaccai il giudice Giovanni Falcone che invece fu proprio Orlando ad accusare come e’ ormai notorio. Ma lui e i suoi fidi compagni del tempo mistificarono, facendo credere che fossi stato io ad attaccare Falcone. Ci sono volute alcune sentenze di tribunali, ai quali mi sono rivolto, per ristabilire la verita’. (Con una di queste e’ stato condannato per diffamazione l’onorevole Antonio Di Pietro). Oggi, con la desecretazione dei verbali della Commissione Antimafia, sono le stesse dichiarazioni di Giovanni Falcone che fanno chiarezza su chi già sin da allora aveva portato dentro il Comune gli interessi politici, economici e mafiosi di Ciancimino e dei suoi amici. Con Orlando sindaco, Ciancimino continuava a imperare nel sistema degli appalti. Però lui, Leoluca Orlando, ancora adesso, dopo venticinque anni continua a mistificare e a distorcere i fatti, strumentalizzando il mio nome e la mia storia per ‘mascariare’ Fabrizio e i tanti giovani che con le sue liste, con quelle di Forza Italia e di Cantiere popolare lo hanno sostenuto. Ma non c’è nulla da fare: ancora oggi Orlando urla e mistifica: ha forse qualche altra cosa da nascondere? Sono molto preoccupato della sua preoccupazione.
Può un sindaco e politico così onnipotente preoccuparsi di un insignificante ex detenuto e dei suoi pochi amici rimasti, lui che ha tra le sue liste la stragrande maggioranza dei “Cuffariani”, molti dei quali in posti di potere? Non serve che io ne ricordi i nomi, Orlando li sa bene e li sanno anche i tanti cittadini di Palermo che li hanno votati. E’ falso che io in questa tornata elettorale sia stato un regista occulto e uno stratega: ho soltanto ritenuto Fabrizio Ferrandelli l’uomo giusto per amministrare e rappresentare Palermo, con il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, le sue idee, la sua umanità. Tutto qui. Mi sono limitato a indicarlo a qualche amico come un potenziale primo cittadino in grado di riscattare Palermo. Auguro al sindaco buon lavoro: pensi finalmente ad amministrare, cercando di superare i suoi trionfalismi vuoti e il suo stesso modo di essere e di apparire; lavori per portare serenità in questa città che gli ha ridato fiducia, e che ha bisogno di amore e non di odio. Palermo ha la gioia di sapere e la forza di sperare, ha voglia di sorridere ed ha il senso della vita, sa che le voci sono sospiri, sa stringere le mani e cogliere gli sguardi e sa volgere lo sguardo verso il cielo. Palermo vuole che nell’aria ci sia una dolcezza nuova.
Di cosa sono reo secondo Orlando? Di cosa, esattamente? Forse di non essermi schierato politicamente con lui? Forse di aver dato fiato alla mia passione per la politica? La smetta di considerarsi il bene assoluto e di rilasciare patenti di moralita’. Rispetti anche i palermitani che non la pensano come lui, a maggior ragione se si considera che e’ stato votato da una minoranza di cittadini. Ebbene,
la passione per la politica, quella feconda e non sterile, quella sincera e tra la gente mi ha indotto in quest’ultima competizione elettorale a prendere posizione, a viso aperto come ho sempre fatto, e nel contempo a dare una mano di aiuto agli amici candidati impegnati nella competizione elettorale, con tutti i limiti che mi sono imposti. Non so se ho fatto bene o male, non so quanta gente mi vuol bene. So che voglio bene alle persone: molti di loro hanno scelto di votare per Orlando, e io rispetto questa loro scelta. I deludenti risultati elettorali mi fanno capire che una cosa è essere voluto bene e un’altra è il consenso elettorale. Per quanto mi riguarda, mi dedico al mio nuovo e gratificante lavoro di agricoltore: saro’ lieto di inviarle alcune bottiglie del mio vino. Buon lavoro Signor Sindaco: lei è anche il mio sindaco e la rispetto. Anche io sono un cittadino di Palermo’. Rispetti anche me: ci provi, almeno. Gliene saro’ grato’. Toto’ Cuffaro

“Un provvedimento di altri tempi perche’ non fa altro che criminalizzare nei fatti una libera associazione, prevista dalla Costituzione italiana. Quanto portato avanti dalla Commissione parlamentare Antimafia finisce con l’identificare l’istituzione con la criminalita’. E questo lo riteniamo un atto illecito”. Lo ha detto Stefano Bisi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, durante la conferenza stampa che si e’ tenuta all’interno della casa massonica di Palermo per fare il punto sulla decisione della Commissione parlamentare Antimafia che ha fatto sequestrare gli elenchi degli iscritti in Sicilia e Calabria al Grande Oriente d’Italia. “Il Grande Oriente d’Italia non e’ segreto, ne’ riservato – ha spiegato Bisi -. Le nostre attivita’ sono note. Come noti sono, ad esempio, i dirigenti e le nostre sedi. Cercando su Internet e’ possibile trovare ogni informazione, scaricare le nostre pubblicazioni. Oggi siamo arrabbiati perche’ abbiamo subito un provvedimento ingiusto. Un provvedimento che sentiamo come una ferita nel nostro cuore”. Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e’ poi intervenuto sul sistema di controllo interno alla stessa comunione e alle logge. “Abbiamo ispettori circoscrizionali, abbiamo un controllo associativo. Sia chiaro – ha aggiunto Stefano Bisi -: non siamo pubblici ministeri. Non possiamo fare perquisizioni, non possiamo andare a controllare i conti correnti. Non siamo forze dell’ordine. Il nostro e’ un controllo associativo come quello di diverse associazioni. Noi, tuttavia, rispetto ad altri abbiamo carichi pendenti e casellario giudiziale dei nostri iscritti. E non credo che tante altre associazioni quando viene presentata una domanda facciano allo stesso modo”.

”Sulla vicenda-biglietti, che coinvolge la Juve, non siamo preoccupati: noi dobbiamo occuparci della giustizia sportiva. Però, mi sembra si stia facendo un processo mediatico; occorre che la giustizia ordinaria faccia il proprio corso con la massima serenità. Mi sembra che l’Antimafia stia facendo un processo molto mediatico e questo non fa bene né al calcio, né tantomeno all’Italia. Il calcio dà esposizione mediatica e questo è evidentemente in questo momento”. Lo ha detto Michele Uva, dg della Federcalcio, a Palermo, dove stasera si disputerà la sfida per le qualificazioni mondiali fra Italia e Albania.
”Si parla di me come possibile presidente della Lega di Serie A? Non penso proprio che lo farò, nè è mia intenzione”. Così il dg della Figc a proposito delle voci su una possibile candidatura al vertice del Governo del calcio. “L’anticipo dell’inizio della Serie A? E’ un termine di condivisione, nessuno può imporre niente ad alcuno. Quando si mettono sul tavolo i problemi, le opportunità, i pro e i contro, si trova sempre una soluzione adeguata ed equilibrata per il calcio italiano – aggiunge Uva – Non si tratta di appoggiare una proposta, per adesso pensiamo all’Albania, guardiamo al domani anziché pensare all’oggi. Trovare una soluzione dà beneficio all’immagine del calcio italiano”. “La scelta di Ventura come ct è un’ottima scelta di qualità da parte del presidente federale e i risultati lo stanno dimostrando – spiega Uva – La scelta di Ventura è oculata, condivisa e ponderata. De Biasi? A me non dispiace nessuno, ho lavorato con tanti allenatori. Non si tratta di piacere o non piacere”. “Il caso Taranto? Gli episodi di violenza stanno aumentando e noi stiamo monitorando con la Lega Pro: è qualcosa che ci preoccupa molto e ne parleremo nel prossimo Consiglio federale”.

In anteprima nazionale è stato presentato a Palermo, al cinema Rouge et Noir, “La Corsa de L’Ora”, docu-film scritto e diretto da Antonio Bellia, che ripercorre la storia del piccolo e glorioso quotidiano palermitano, fucina di firme prestigiose, sempre in prima linea nel denunciare la mafia. “La Corsa de L’Ora” racconta la storia del giornale palermitano negli anni della direzione di Vittorio Nisticò, tra il 1954 e il 1975. Le vicende del quotidiano, che chiuse i battenti nel 1992, si intrecciano con quelle della città di Palermo e con l’impegno di tanti intellettuali, giornalisti, scrittori che frequentarono la redazione e che fecero del L’Ora qualcosa di più di un semplice giornale d’opposizione. “La cosa che mi ha più stupito studiando e cercando tra gli archivi degli articoli pubblicati su L’Ora – afferma il regista Antonio Bellia – è lo spessore culturale di questo piccolo giornale. Le pagine della cultura sono straordinarie, vi erano i contributi di Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Gesualdo Bufalino, Renato Guttuso, Bruno Caruso, Michele Perriera, Danilo Dolci, e tanti altri intellettuali siciliani e non, che bazzicavano in quella redazione. A volte, leggendo gli articoli di Leonardo Sciascia, mi sono chiesto come fosse possibile che un quotidiano letto da una piuttosto scarna ed eterogenea popolazione, potesse avere un livello così alto di analisi politica, sociale e culturale”.
Il film conta sulla testimonianza di alcuni dei giornalisti protagonisti di quella stagione, formatisi nella redazione di Piazzetta Napoli e oggi firme autorevoli nelle redazioni dei principali quotidiani italiani. Tra loro, Marcello Sorgi, Francesco La Licata, Franco Nicastro, Piero Violante, Antonio Calabrò, Letizia Battaglia. Pippo Delbono interpreta Vittorio Nisticò. Direttore della fotografia è Daniele Ciprì, al montaggio Marzia Mete. Scenografie di Fabrizio Lupo, costumi di Dora Argento, fonico Danilo Romancino. La Corsa de L’Ora è prodotto da Demetra e Marvin Film.

“Peppino Impastato non si e’ ribellato solo alla sua famiglia ma anche a una sorta di ordine costituito; non dobbiamo dimenticare che in questo Paese, fino a non tantissimo tempo fa c’era chi negava l’esistenza della mafia: lo hanno fatto esponenti della chiesa, delle istituzioni, della magistratura – Lo ha detto il ministro della giustizia Andrea Orlando intervenendo all’inaugurazione del Circolo musica e cultura di radio 100 Passi ragazzi a Palermo, in via Carducci. Ha continuato il ministro: “Quando si dice che in questi anni non e’ successo niente, si negano le battaglie seguite alla morte di Peppino Impastato”. Alla presenza di tanti studenti Orlando ha detto che “bisogna rafforzare tanti strumenti nella lotta alla mafia” ed ha aggiunto che “dire ai giovani di combattere la mafia e di farlo sotto l’egida di un protettore laico come Peppino Impastato ci deve rendere orgogliosi della capacita’ che l’Italia ha avuto di percorrere un cammino che e’ costato tante vite umane”. Il guardasigilli ha ricordato l’impegno del giovane Impastato negli anni 70-80 “in un piccolo comune mafioso”. All’iniziativa sono intervenuti Maria Luisa Altomonte, Direttore Usr Sicilia che ha promosso il progetto, il sindaco Leoluca Orlando, Filomena Albano, garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, il senatore Stefano Vaccari in rappresentanza della commissione nazionale antimafia, Rosa Rizzo, dirigente scolastico del liceo scientifico Galilei, Danilo Sulis presidente di Rete 100 passi. Nella sede della web radio ci sono alcune delle attrezzature originali utilizzate da Peppino Impastato nell’allestimento della regia della sua Radio Aut. Il ministro fara’ tappa anche a Cinisi, per visitare il casolare dove e’ stato ucciso Impastato e che la famiglia chiede sia acquistato per farne un luogo di memoria.