Anzaldi

“Altro che ecotassa, quella che stanno mettendo Di Maio e Salvini e’ una vera e propria tassa sulle famiglie italiane, in particolare le neofamiglie che con bimbi piccoli devono acquistare auto piu’ spaziose delle utilitarie senza poter spendere cifre troppo alte”. Lo scrive su facebook il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi. “La tassa Di Maio – prosegue Anzaldi – si abbattera’ su automobili come la 500L, la Fiat Doblo’, la Fiat Tipo station wagon: parliamo di auto da 15-20mila euro, altro che macchine di lusso! Chi le acquistera’ a partire dai prossimi mesi avra’ una tassa aggiuntiva rispetto al prezzo dell’auto di ben 1.100 euro. Per alcuni lavoratori equivale a una mensilita’ di stipendio! Si tratta della stessa tassa che paghera’ chi acquistera’ alcuni modelli di Jaguar, a proposito di equita’. Alcune versioni della Fiat Doblo’, una macchina da 20mila euro, arriveranno a dover pagare addirittura 1.600 euro di nuova tassa. Una follia che non ha nulla a che vedere con l’ambiente, nulla a che vedere con la tassazione solo di suv e auto di lusso, come dicono mentendo i ministri M5s e Lega. Se vogliono parlare di inquinamento, ci diano i dati su quanto inquinano i grandi bus a diesel, i pullman, i tir italiani e stranieri che transitano nelle nostre strade. Se il Governo trova i soldi per incentivare le auto pulite fa bene, ma non si capisce perche’ questo debba accompagnarsi a una super tassa sulle famiglie, a partire da quelle meno abbienti: una stangata che non ha precedenti”.

“A 25 anni da Via D’Amelio domani Sky Arte trasmettera’ “La corsa dell’Ora”, il film sul coraggioso giornale di Palermo che per primo denuncio’ la mafia, film che la Rai ha rifiutato. Peccato, peccato davvero, che il servizio pubblico abbia deciso di perdere un’occasione del genere: raccontare la storia dell’Ora, per ricordare che la mafia non si combatte solo con gli arresti e le inchieste giudiziarie ma anche diffondendo testimonianze e consapevolezza del fenomeno mafioso, sarebbe rientrato perfettamente nei doveri previsti dal Contratto di servizio della Rai”. E’ quanto scrive su facebook il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi. “Se oggi in Italia si parla di mafia – prosegue Anzaldi – lo si deve anche a quel quotidiano, che ha pagato l’impegno contro Cosa Nostra con un altissimo contributo di sangue. E’ in quella piccola redazione che il 15 ottobre del 1958 vede la luce la prima inchiesta sul potere mafioso e per la prima volta vengono messi nero su bianco nomi, volti, fatti. Dopo 10 mesi ne fa un promemoria per il Presidente del Consiglio dell’epoca, Amintore Fanfani, perche’ costituisca una Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno mafioso. La risposta della mafia non si fa attendere e arriva con una carica di 5 chili di tritolo che, alle 4:52 del 19 ottobre del 1958, devastano la sede. Il 20 ottobre il giornale e’ di nuovo in edicola con un titolo di testa a nove colonne in caratteri cubitali: ‘La mafia ci minaccia, l’inchiesta continua’. Non solo: quell’esplosione squarcia la solitudine e il silenzio che circondano la redazione e quell’inchiesta arriva all’attenzione dell’Italia intera e del mondo. Lo stesso Presidente della Repubblica Saragat dichiarera’ in Parlamento:”. “Chi volesse rivivere la storia coraggiosa – scrive ancora il deputato dem – di quel giornale e dei suoi redattori, persone normali che senza protezione e senza aiuti e solo per amore della scrittura e della verita’ non esitarono a rischiare la vita, potra’ farlo guardando il film “La corsa dell’Ora”, di Antonio Bellia. Potra’ vederlo su Sky Arte che lo trasmettera’ in occasione dei 25 anni dalla strage di Via D’Amelio. Lo vedremo su Sky perche’ la Rai quel film l’ha rifiutato, non interessava. Anche se, ironia della sorte, molti dei documenti storici di quel film arrivano dalle Teche Rai”.

“Ciò che hanno fatto i 5 Stelle è disdicevole: hanno violato la privacy di una persona e potrebbe anche profilarsi il reato di stalking. L’accaduto è già stato condannato da tutti in Vigilanza. Secondo me dovrebbe intervenire l’Ordine dei giornalisti, visto che uno dei due si è qualificato come cronista. Dovrebbe prendere provvedimenti anche la Questura, non escludo che per Orfeo sia necessaria una scorta, perché rilanciare sul web certe cose è pericoloso, in Rete ci sta di tutto”. E’ quanto dichiara il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, in un’intervista al quotidiano “Il Dubbio”. “Fico è stato zitto – prosegue Anzaldi – invece, l’altro esponente dei 5 stelle, il senatore Alberto Airola, non si è dissociato ma almeno non ha rivendicato l’azione. Non capisco però su che base i grillini abbiano organizzato questo ‘assalto’, proprio loro che esprimono il presidente della Commissione di Vigilanza. Se i 5 Stelle ritengono, sulla base di dati concreti, che il Tg1 non sia stato imparziale, possono fare una denuncia: presentano un esposto, interviene l’Agcom e vengono comminate eventuali sanzioni se hanno ragione”. “Le scalette non le fa la politica – dichiara ancora il deputato dem – ma il direttore che è lautamente pagato per questo. Ma poi, sostenere proprio oggi che si è parlato troppo poco di Consip mi sembra fuori luogo. Alla luce delle novità sul caso, con lo scandalo delle intercettazioni false, se fosse vero ciò che sostengono i grillini significherebbe che Orfeo è l’unico vero giornalista in circolazione: accorto e lungimirante. Anzi, ci sarebbe da riflettere su quei giornali e trasmissioni televisive che si sono buttate a capofitto sulla vicenda Consip, distruggendo la vita di molte persone”. Sul caso Consip, Anzaldi ha detto: “A me il caso Consip, da italiano, mette paura. Perché se è stata possibile l’alterazione dei documenti di un’inchiesta che riguarda persone vicine a una personalità così tutelata, come il presidente del Consiglio e nello stesso tempo segretario del più grande partito di maggioranza, a un semplice funzionario cosa fanno? E a un direttore di giornale?”. Su Report: “A me stupisce il pezzo in sé, perché si fonda sulle dichiarazioni di un signore di cui non si sa nemmeno il nome ma sostiene di conoscere alcuni dettagli dell’operazione per sentito dire. Non mi pare una notizia. Mi sembra che Report abbia costruito un castello di carta. Tra l’altro, a guardare il servizio, si scopre che la famiglia Pessina operava in Kazakistan già nel 2014, quando l’Unità apparteneva a un altro proprietario. Che c’entra, dunque, lo scambio di favori per salvare il giornale?”. “Ora spiego come sono andate le cose. Ricevo una telefonata da una redattrice di Report che mi dice: ‘Stiamo facendo un servizio su l’Unità, vorremmo intervistare Renzi’. Io pensavo si trattasse di un pezzo sulla crisi economica del quotidiano e le chiedo di rinviare l’intervista a dopo le primarie. Poco dopo ricevo un’email da Report con un allegato in cui si spiega che la trasmissione è in possesso della testimonianza di una fonte anonima che racconta le cose che poi abbiamo visto in Tv. Giro la lettera ai miei colleghi del Pd che hanno seguito il salvataggio dell’Unità e loro decidono di rivolgersi ad un avvocato, alla luce delle dichiarazioni anonime palesemente diffamatorie. Ma come la facevamo l’intervista? Noi non conoscevamo nel dettaglio le accuse che venivano mosse. Non potevamo rispondere al buio, né il format della trasmissione prevede una presenza dell’interessato in diretta. E poi, lo dico da addetto stampa, perché il numero uno del partito dovrebbe concedere un’intervista su un tema di cui non si è mai occupato in prima persona? Abitualmente replica il più competente in materia. Report non ha fatto un buon lavoro”. “Roberto Fico in Vigilanza non apre bocca, anzi, è eccessivamente silenzioso. Fuori dalle istituzioni parla tanto e dice di tutto, dentro appare spesso accondiscendente”. Sugli attacchi al suo ruolo in Vigilanza: “I poteri della Commissione di Vigilanza sono ben precisi e regolati dalla legge, non vedo quale possa essere il conflitto. Non capisco di che parliamo, mi sembra solo un modo strumentale di accusarmi. Sono l’unico che muove critiche al servizio pubblico fondate su elementi fattuali e concreti, fin dall’inizio del mio mandato, nonostante sia un esponente del partito di maggioranza. I 5 Stelle non sono mai arrivati prima del Pd, anzi’

“Bene Maggioni in Vigilanza, impegno vs. fake news in linea con nuova Concessione: Rai prima su responsabilita’/affidabilita’ per verifica contenuti”. Lo scrive su Twitter il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza. Cresce il dibattito sulle fake news, considerate un pericolo per la corretta informazione in una libera democrazia.

“Quella contro le fake news è una battaglia difficilissima. E’ la battaglia di David, la qualità delle notizie, contro non uno ma due Golia: la quantità e la velocità dell’enorme massa di notizie circolate attraverso i social network. A Viale Mazzini si sono posti questo problema?” E’ quanto scrive il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, in un intervento pubblicato su Affaritaliani.it. “Come intendono sfruttare big data e algoritmi nell’informazione? – chiede Anzaldi – Su questo il Consiglio di amministrazione deve dare delle risposte”.
“Il fenomeno, di cui si è parlato oggi (ieri ndr) su Radio 24 – scrive ancora Anzaldi – per un utile momento di confronto alla trasmissione di Giovanni Minoli ‘Mix 24’, è reso evidente dai numeri. A fronte dei circa 60-65mila lanci giornalieri delle agenzie di stampa, Twitter produce – solo in lingua italiana – circa due milioni e 200mia tweet al giorno. In quelle stesse 24 ore, su Facebook vengono postate almeno 6 milioni di notizie. In più, lo spontaneismo e la diffusione della Rete fanno sì che la notizia sia contemporanea, e non più successiva, al fatto. Questo rappresenta un ostacolo quasi insormontabile per chi si occupa del fact-checking, la fase di controllo e verifica della notizia”.
Per Anzaldi : “Il più grande editore italiano, la Rai”, sconta “un pesantissimo ritardo su questi temi”, e come servizio pubblico invece avrebbe “il dovere di guidare l’avanguardia della lotta contro un virus, come le fake news, che rischiano di far ammalare l’intero sistema democratico”.
Aggiunge il deputato: “Quello delle fake news, è un oceano che può essere, almeno in parte, arginato. E la strada da percorrere potrebbe essere quella francese. Questo l’esempio: “In vista della delicatissima campagna presidenziale di maggio, otto testate francesi (Le Monde, L’Express, Libération, France Press, Bfm, France Télévisions, France Medias e 20 Minutes) hanno annunciato un accordo con Facebook per ridurre la diffusione delle bufale. L’arma di cui si serviranno è un dispositivo che permette di avvertire gli utenti dell’affidabilità della notizia che stanno per leggere. I contenuti che gli utenti giudicano ‘sospetti’ verranno segnalati e convogliati in un sito. Qui, grazie al lavoro dei giornalisti delle otto testate che partecipano all’iniziativa, saranno sottoposti a un’attività di fact-checking. Se almeno due media stabiliranno che la notizia esaminata è falsa, allegando un link che lo dimostra, allora, dal quel momento in poi, quel contenuto apparirà marchiato come ‘fake news’. Ancora più efficace può essere il sistema basato sugli algoritmi. Usare cioè le macchine, l’intelligenza artificiale. Opportunamente istruiti e controllati dai giornalisti, gli algoritmi potrebbero fare il lavoro sporco. Ma bisogna lavorarci perché, pur essendo possibile, un sistema del genere ancora non esiste”.

Michele Anzaldi (Pd), segretario della commissione di Vigilanza Rai, chiede l’intervento dell’Agcom sulla terza rete. “RaiTre ormai è il megafono della minoranza Pd – ha dichiarato in una intervista a Il Giornale – Oggi agli abusi hanno aggiunto la disinformazione. Non si può andare avanti così, bisogna cambiare pagina. E se i vertici non sono capaci di garantire informazione equilibrata, deve intervenire l’Agcom. Che aspetta?”.
La richiesta parte dagli interventi degli ultimi giorni nelle trasmissioni. “Basta guardare gli ospiti dei programmi di approfondimento rimasti in Rai – osserva Anzaldi – Domenica dalla Annunziata c’era Pier Luigi Bersani, che non ha neanche parlato all`assemblea del Pd, ma ha avuto venti minuti tutti suoi sul servizio pubblico. Poi ieri a Carta bianca c’erano Enrico Rossi e Francesco Boccia, la sera da Iacona faccia a faccia con Gianni Cuperlo, e stasera per la prima puntata del nuovo talk show in prima serata sempre della Berlinguer, chi è l’ospite unico? Massimo D`Alema. La vera notizia dell’assemblea Pd, cioè le dimissioni di Renzi da segretario del primo partito italiano, in un Paese dove non si dimette mai nessuno, non viene data dalla Rai. Che invece è tutta impegnata a dare spazio alla minoranza Pd”.
Aggiunge il deputato dem: “Rai renziana? Non lo è mai stata . La minoranza Pd ha sempre avuto lo stesso spazio della maggioranza, mentre dovrebbe averne meno visto che è minoranza. Un ospite loro e due noi. Ma se lei vede gli ospiti della Berlinguer nelle ultime due settimane, nel pieno del dibattito congressuale tra direzione e assemblea, su sette ospiti totali del Pd ben 5 sono stati della minoranza”. Berlinguer sarebbe schierata con la sinistra Pd? “Sì, e non è mai stata smentita la voce che lei potrebbe candidarsi alla segreteria Pd. Ci potrebbe essere anche un conflitto di interessi. Quello che stupisce è l’assenza totale del direttore generale della Rai e del direttore di RaiTre”, conclude Anzaldi