Corea del Nord

Non vi sono elementi che possano, ad oggi, autorizzare ottimismi e visioni più o meno serene per il 2024. I conflitti che non accennano a scemare – russo-ucraino e israelo-palestinese su tutti – le incertezze sul piano economico e sociale, il divario sempre crescente tra povertà e ricchezza, l’incapacità di un governo mondiale, i fenomeni migratori sempre più pervasivi, le baruffe sul cambiamento climatico, gli scenari di un nuovo ordine mondiale che tendono a sconvolgere gli assetti conosciuti, sono tutti fattori che non lasciano ben sperare. Emerge chiaramente un fallimento generale della politica e della diplomazia, a tutto vantaggio di una finanza sempre più globalizzata che fa sentire i suoi morsi, il suo potere, l’inesorabilità dei suoi ritmi. Dinnanzi a tutto questo, l’Unione europea arranca, tra sovranismi che vogliono metterla in discussione e tensioni nazionalistiche che fanno sentire la propria voce. Gli States, dal canto loro, si preparano alle elezioni presidenziali che non lasciano intravedere all’orizzonte nessuno statista degno di questo nome, nè sul fronte democratico nè su quello repubblicano. India, Corea del Nord, Cina, Turchia, Russia, Brasile, alzano la voce per prepararsi a nuovi protagonismi. L’Africa, dilaniata da mille guerre e da una eterogeneità complessa, resta l’incognita per il futuro del pianeta. Assistiamo, pertanto, ad un disordine mondiale, con poche certezze, tanta instabilità e fiumi di sangue che scorrono e che nessuno riesce ad arrestare.

Pyongyang non intende negoziare, “in nessuna circostanza”, il suo programma nucleare bellico. Lo ha detto a Manila il ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho, secondo il quale il suo paese non minaccia nessuno “eccetto gli Stati Uniti”. “In nessuna circostanza porremo sul tavolo del negoziato il nucleare e i missili balistici -ha detto Ri al forum dell’Asean in corso a Manila- non arretreremo di un centimetro sulla strada da noi scelta del rafforzamento delle forze nucleari fino a quando non verrà eliminata la politica ostile e la minaccia nucleare degli Stati Uniti verso la Corea del Nord”. Secondo Ri, è Washington che obbliga Pyongyang a difendersi. “A causa del comportamento arbitrario degli Stati Uniti, la situazione nella penisola coreana sta diventando estrema con il crescente pericolo di un conflitto”, ha proseguito il capo della diplomazia nordcoreana. Siamo “una potenza nucleare responsabile -ha aggiunto- non intendiamo minacciare o usare le nostre armi nucleari contro altri paesi che gli Stati Uniti, a meno che altri paesi si uniscano alle azioni militari americane contro la Corea del Nord”. La crisi coreana è al centro dell’attenzione al forum Asean di Manila, dove il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha chiesto oggi a Pyongyang di metter fine ai test missilistici come prova della sua buona volontà di tornare al tavolo del negoziato. L’argomento è stato anche al centro degli incontri avuti da Tillerson con i colleghi australiano, Julie Bishop, giapponese, Taro Kono, e sudcoreano, Kang Kyung Wha. Ieri il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità un rafforzamento delle sanzioni contro Pyongyang.

Tensioni alle stelle e minacce non accennano a placarsi tra Usa e Corea del Nord che avverte l’America che è pronta a “cancellarla dalla faccia della Terra”, accusandola di pianificare un attacco con armi chimiche contro il Paese. Il monito è contenuto in un documento pubblicato ieri sul Rodong Sinmun, il quotidiano ufficiale del Partito dei Lavoratori, in cui Pyongyang afferma che Washington vuole “infliggere sulla nazione coreana un orribile disastro senza precedenti”. Nel documento, intitolato ‘Piano di guerra biochimica contro la nazione coreana sotto attacco’, il regime sostiene che le forze americane stazionate in Corea del Sud di recente hanno portato nel porto di Busan “attrezzature per cercare di portare avanti il Piano Giove (Jupiter Plan), uno scenario (che prevede) una guerra biochimica contro il nord”. Tuttavia, prosegue il documento, la Corea del Nord “non sarà mai uno spettatore inerte alle mosse degli Usa volte a provocare una guerra biochimica ma concluderà lo stallo con gli Usa, l’impero dei mali, cancellandoli dalla faccia della Terra”

Con la Corea del Nord “l’era della pazienza strategica è finita”. Lo ha affermato il vicepresidente americano Mike Pence aggiungendo che per proteggere la Corea del Sud e stabilizzare la regione, gli Usa e i loro alleati utilizzeranno “mezzi pacifici o in ultima analisi qualsiasi mezzo necessario”. Il vicepresidente Usa ha visitato una base militare vicino alla Zona demilitarizzata coreana (Dmz), una tappa che non era esplicitamente indicata nel programma ufficiale del viaggio di Pence in Corea del Sud. La zona in cui ha fatto tappa Pence è una striscia di terra istituita nel 1953 in accordo con le Nazioni Unite che attraversa la penisola coreana per i 250 km del confine tra il Nord e il Sud. Visitando il luogo il vicepresidente degli Stati Uniti ha definito “corazzata” l’alleanza tra Washington e Seul e ha confermato la pressione su Pyongyang affinché si sbarazzi delle armi nucleari e del programma missilistico.
Pence ha anche detto che Trump spera che la Cina usi le sue “leve straordinarie” per fare in modo che Pyongyang abbandoni il suo programma missilistico e nucleare.

“Le minacce della Corea del Nord si inseriscono in un clima gia’ molto appesantito dalla crisi siriana, che sta mettendo a dura prova la stabilita’ dello scacchiere internazionale. Vedere sfilare durante il compleanno di Kim Il-sung dei missili intercontinentali in grado di colpire l’occidente e’ un episodio che rende sempre piu’ necessario un deciso intervento dell’Europa e delle sue istituzioni nel ritornare a giocare quel ruolo di mediazione che per natura le compete. Non si puo’ permettere che la politica interventista di Trump e la follia di un dittatore come Kim Jong-un destabilizzino il mondo intero senza che l’Europa intervenga a riportare l’ordine”. Cosi’ Lara Comi, eurodeputata di Forza Italia.

“Risponderemo a una guerra totale con una guerra totale, e a una guerra nucleare con il nostro stile di un attacco nucleare”: Choe Ryong-hae, secondo alcuni analisti il secondo più potente ufficiale della Corea del Nord, ha detto che il Paese è pronto ad affrontare qualsiasi minaccia posta dagli Stati Uniti. Parlando in occasione della grande parata militare in corso a Pyongyang per festeggiare il 105mo anniversario della nascita del padre della patria Kim Il-sung, Choe ha criticato il nuovo governo degli Usa sotto il presidente Donald Trump per “la creazione di una situazione di guerra” nella penisola coreana con l’invio di mezzi militari strategici nella regione. Presente alla parata anche Kim Jong-un, che però non ha parlato prima che la tv di Stato nordcoreana interrompesse le trasmissioni in diretta dalla piazza. Kim, leader 30enne salito al potere alla fine del 2011, ha sempre enfatizzato come le armi nucleari siano il fondamento della sua strategia di difesa nazionale.

La Corea del Nord ha definito una “mossa sconsiderata” la decisione degli Usa di inviare una portaerei e la sua flotta nelle acque della penisola coreana e si dice “pronta alla guerra”. Secondo Pyongyang con l’invio della portaerei, gli Stati Uniti hanno messo in atto una strategia per “invadere” la Nordcorea che ha “raggiunto una fase pericolosa”, ha spiegato un portavoce del ministero degli Esteri nordcoreano secondo l’agenzia statale KCNA. Pyongyang “è pronta a reagire in qualsiasi modalità di conflitto scelta dagli Usa”.

La Corea del Nord ha oggi lanciato tre missili balistici caduti nelle acque del mar del Giappone: lo riferisce il comando congiunto dello Stato maggiore sudcoreano, mentre ad Hangzhou, in Cina, sono in corso i lavori del summit del G20. I missili, in base a quanto detto dai militari di Seul, sono stati lanciati intorno alle 12:14 locali (le 5:14 in Italia) da Hwangju, nella provincia occidentale di North Hwanghae, e sono caduti al largo della costa orientale, nel mar del Giappone. Incerta la tipologia di vettori testati, ha riferito l’agenzia Yonhap: “siamo ancora nella fase di esame per determinare la tipologia di vettori testati”, ha detto una fonte militare in forma anonima. L’ultima intemperanza di Pyongyang è maturata poco dopo il bilaterale tenuto ad Hangzhou tra il presidente cinese Xi Jinping e dalla controparte sudcoreana Park Geun-hye che ha criticato il Nord per le ripetute provocazioni, responsabili dei malumori nei rapporti tra Seul e Pechino. Xi ha rinnovato la sua contrarietà all’arrivo in Corea del Sud degli avanzati sistemi antimissile americani Thaad che, in base a quanto deciso da Washington e Suel per scoraggiare le intemperanze della Corea del Nord, dovrebbero diventare operativi entro la fine del 2017. Il governo giapponese ha comunicato una forte protesta dopo il lancio dei 3 missili balistici della Corea del Nord. Il premier nipponico Shinzo Abe, presente al vertice del G20 ad Hangzhou, in Cina, ha indicato che collaborerà con la presidente sud coreana Park Geun-hye, mentre il ministero della Difesa sta ancora analizzando la dinamica del volo e i detriti dei missili utilizzati dal regime di Pyongyang.

La Corea del Nord ha giustiziato il vicepremier e ministro dell’Istruzione Kim Yong-Jin, per “mancanza di rispetto” nei confronti del leader Kim Jong-Un. A comunicarlo è stato il ministro per la riunificazione sudcoreano, Jeong Joon-Hee. Secondo quanto riferito dal ministro sudcoreano, Kim si sarebbe addormentato durante un consiglio dei ministri presieduto da Kim Jong Un e all’uomo sarebbero stati contestati anche diversi capi d’accusa per corruzione. L’esecuzione è avvenuta il mese scorso, secondo fonti locali.

“La notizia di un nuovo lancio di missile balistico da un sottomarino effettuato nella notte scorsa da parte della Corea del Nord verso il Giappone accresce le preoccupazioni gia’ espresse dalla Farnesina all’inizio di questo mese. Si tratta di un ennesimo gesto provocatorio che minaccia la pace e la sicurezza internazionale e viola apertamente le pertinenti Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu”. Lo afferma in una nota la Farnesina, che richiama la Corea del Nord “al rispetto dei propri impegni internazionali che esigono l’abbandono del proprio programma nucleare e missilistico”.