corruzione

L’intenzione di papa Francesco di scomunicare mafiosi e corrotti “e’ un fatto rivoluzionario che ha un significato politico, non solo religioso e giuridico”: lo ha sottolineato il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che in un’intervista a Repubblica ha sottolineato che “da oggi in poi, sara’ difficile fare finta di niente per quelli che, pur professandosi cattolici, continuano a muoversi con disinvoltura all’interno di meccanismi corruttivi”. Per Cantone “e’ chiaro che si tratta essenzialmente di una questione religiosa, pero’ l’iniziativa del Papa ha il grande pregio di rappresentare un’indicazione morale fortissima per chi e’ cattolico”. L’iniziativa quindi “puo’ avere anche effetti pratici” perche’ “non solo nel mondo della politica, ma anche in quello dell’economia e della finanza ci sono persone che si professano cattoliche eppure non sono estranee ai circuiti di corruzione”, ha osservato Cantone, “ora non potranno piu’ ignorare la linea tracciata dal Papa”. Il numero uno dell’Anac ha ricordato che “questo Papa ha sempre battuto con forza sul tasto della corruzione, ne ha parlato in tutte le occasioni possibili, spingendosi ad un’affermazione ancor piu’ eclatante della celebre “la corruzione spuzza” di Scampia: una volta ha detto che il peccato si puo’ perdonare, la corruzione no”.

Concorso in corruzione e’ la contestazione al presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Mare monstrum” su un giro di mazzette attorno all’affare del trasporto marittimo, culminata nell’arresto dell’armatore Ettore Morace, del deputato regionale Girolamo Fazio e di un funzionario regionale. Tra gli indagati anche la sottosegretaria alle Infrastrutture Simona Vicari. “Sono molto sereno e se ci dovesse essere un invito a comparire che non ho ricevuto perche’ sono in viaggio saro’ lieto di riferire ai magistrati notizie utili alle indagini”. Lo dice all’ANSA il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, indagato nell’inchiesta per corruzione della Procura di Palermo che ha portato agli arresti dell’armatore Ettore Morace, amministratore della Liberty lines, del deputato regionale Girolamo Fazio, candidato sindaco a Trapani.

Tra gli indagati dalla Procura di Palermo nell’inchiesta che ha portato all’arresto del candidato sindaco di Trapani Girolamo Fazio, dell’armatore Ettore Morace e del funzionario regionale Giuseppe Montalto, c’e’ anche l’ex deputato regionale Marianna Caronia, candidata al consiglio comunale di Palermo. Avrebbe ottenuto da Morace, tramite l’intercessione di Montalto, una liquidazione superiore a quello che le spettava dopo la fine del rapporto con “Siremar s.p.a.” , societa’ acquistata dall’armatore.

“Negli ultimi 25 anni la classe politica, per quanto riguarda in particolare le indagini e i processi in tema di corruzione si e’ data molto da fare, non per stroncare la corruzione ma per stroncare le indagini e i processi, facendo leggi che impedivano le indagini e azzeravano le prove acquisite e creavano enormi difficolta’”. Lo dice il presidente dell’associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo, in una intervista rilasciata al senatore M5s Nicola Morra e pubblicata sul blog di Beppe Grillo. “Con una certa differenza fra centrodestra e centrosinistra- aggiunge-. Il centro destra ne ha fatte cosi’ grosse e cosi’ male che di solito non hanno funzionato, o sono state dichiarate incostituzionali o comunque ne e’ stata data una interpretazione che consentiva di limitarne i danni. Mentre il centro sinistra le ha fatte molto mirate, ottenendo risultati. Per quanto riguarda poi l’andamento generale della giustizia, non sono state fatte riforme che la rendano piu’ efficiente, sono state fatte riforme che di solito non hanno inciso per niente, qualche volta peggiorative”.

C’e’ un filo rosso, a volte sottile, ma altre volte cosi’ vistoso da non poter essere ignorato, che lega molte questioni che occupano da giorni le prime pagine dei giornali, lunghi servizi Tv e tutto il mondo dei social media. Sono questioni di etica, pubblica e privata, che in questa legislatura erano rimaste un po’ ai margini del dibattito politico-parlamentare e che ora sembrano essersi risvegliate tutte insieme. Ma la questione di etica pubblica che deve trovare la maggiore risonanza nel cuore e nella mente degli addetti alla politica e’ quella che riguarda la corruzione, dilagante, capillare, sfacciata, con una ricaduta economica a molti, moltissimi zeri. Una questione nei confronti della quale occorrerebbe prendere una posizione ferma e condivisa per mettere uno stop ad un vero e proprio cancro del nostro sistema sociale”. Lo afferma l’onorevole Paola Binetti, Udc. “Anche questa e’ una forma di eutanasia sociale, in cui si stanno rottamando valori e convinzioni; una malattia che cancella il merito e la sana competitivita’ tra le imprese; che arricchisce indebitamente la lunga catena dei faccendieri; che fa lievitare i costi della Pa al punto da rallentare i pagamenti con conseguenze ancor piu’ dannose. Ma sempre e comunque si tratta di questioni eticamente rilevanti, che confermano come nel nostro Paese, se non si riparte da li’, saranno sempre e solo false partenze”. Binetti continua:” Molte questioni in questi giorni hanno interpellato la nostra coscienza con le loro provocazioni specifiche, ma anche con il loro carico di dolore e di sofferenza; con la loro pretesa di trasformare i desideri in diritti sanciti dalla legge. Per ognuna di queste questioni, a prescindere dalla valutazione che ognuno puo’ darne in coscienza, c’e’ sempre un margine di comprensione e di condivisione per la vicenda umana che riportano e da cui e’ facile sentirsi toccati. Ma non puo’ esserci comprensione davanti alla corruzione, che brucia risorse preziose che dovrebbero essere messe a disposizione di gente che vuole essere curata. Ci sono disabili e malati cronici, persone che non ce la fanno ad affrontare i costi che una malattia lunga e debilitante comporta e che proprio per questo si sentono di peso alla propria famiglia, si deprimono, davanti al silenzio e alla inadeguatezza delle istituzioni. A tutti costoro un aumento reale di risorse investite anche per la cura degli aspetti sociali e non solo sanitari della loro patologia darebbe speranza e sollievo. Eppure lasciamo che la corruzioni bruci, anche in sanita’, risorse che potrebbero fare da farmacoterapia per tutti loro”.

Arresto per l’imprenditore campano Alfredo Romeo in relazione ad un episodio di corruzione nell’ambito dell’inchiesta Consip. Ad eseguire il provvedimento cautelare in carcere i militari del comando carabinieri per la tutela dell’ambiente, del comando provinciale carabinieri di Napoli e del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli. La misura è stata emessa dal gip del tribunale di Roma su richiesta della procura capitolina. Eseguita a Napoli, a quanto si è appreso, è in corso il trasferimento nel carcere romano di Regina Coeli. L’arresto dell’imprenditore è l’ultimo sviluppo dell’inchiesta, aperta dalla Procura di Napoli e trasferito per competenza a quella di Roma, su presunte irregolarità negli appalti della Consip, la società per azioni del ministero dell’Economia incaricata dell’acquisto di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche. L’indagine vede diversi indagati tra cui anche l’ex sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti.

Concorso in traffico di influenze. E’ il reato contestato a Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del consiglio Matteo, indagato dalla procura di Roma nell’inchiesta sugli appalti in Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. I carabinieri gli hanno notificato nel comune di residenza, a Scandicci, in Toscana, un invito a comparire convocandolo a piazzale Clodio per l’interrogatorio. Il reato di traffico di influenze, contestato a Tiziano Renzi in concorso con altri, e’ stato introdotto nel codice penale nel 2012. Mira a colpire anche il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa. “Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina – ha commentato Tiziano Renzi – neanche conoscevo l’esistenza del reato di traffico di influenze che comunque non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente come i magistrati – cui va tutto il mio rispetto – potranno verificare”. Il procedimento all’attenzione dei pm e’ uno stralcio dell’inchiesta avviata a Napoli e inviata a Roma per competenza territoriale. Nell’inchiesta risultano indagati anche il ministro Luca Lotti, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, il generale Emanuele Saltalamacchia. Nei loro confronti la Procura contesta i reati di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. “Ci è stato notificato l’invito a presentarsi senza descrizione del fatto. Non si riesce a immaginare cosa possa essere. Prenderemo contatto con i pubblici ministeri per farci dare delle indicazioni un pochino più specifiche e all’esito sicuramente saremo a rispondere all’interrogatorio. Date non ce ne sono”. Così l’avvocato Federico Bagattini, interpellato in merito all’indagine in cui risulta coinvolto il suo assistito Tiziano Renzi.

L’ex magistrato Antonio Di Pietro è intervenuto ai microfoni di Radio Roma Capitale nel corso della trasmissione di Francesco Vergovich “Roma ogni giorno”. Di Pietro ha dichiarato che “Mani pulite è stato l’accertamento diagnostico di un tumore sociale che aveva colpito l’economia e la politica, che non erano più trasparenti. Però, scoperta la malattia, si è mandato al macero il radiologo e ci siamo tenuti il tumore”. “All’epoca – ha aggiunto l’ex magistrato – c’era esasperazione e c’era una speranza di cambiamento, dopo 25 anni c’è l’amarezza, la desolazione e la constatazione che alla fine non solo nulla è cambiato, ma il sistema si è ingegnerizzato e nell’eterna lotta tra guardia a e ladro il ladro la fa sempre franca”. Di Pietro ha inoltre affermato: “Dopo 25 anni sarei ben felice se si potesse fare una rivisitazione storica di cosa è successo in questi 25 anni: come nasce l’inchiesta, come si sviluppa, come viene fermata, da chi. La cosa più umiliante è quando attraverso la delegittimazione vieni messo in condizione di non fare quello che vuoi fare anche rischiando la pelle. Ciò che più mi amareggia è vedere la desolazione dell’opinione pubblica che vede che nulla cambia e non ha più fiducia nelle istituzioni”.

“La corruzione è ancora un fenomeno gravissimo”, lo ha detto il Procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, aggiungendo che il fenomeno in Sicilia è ancora più complicato perché “si intreccia con la presenza della mafia e le indagini diventano ancora più complesse”.

Nel 2016 l’Italia segna un miglioramento del suo Indice di Percezione della Corruzione (Corruption Perceptions Index, Cpi) per il terzo anno consecutivo, raggiungendo quota 47 su 100. “Ancora troppo poco, soprattutto in confronto a i nostri vicini europei, ma il trend positivo e’ indice di uno sguardo piu’ ottimista sul nostro Paese da parte di istituzioni e investitori esteri”, sottolinea Transparency Internacional Italia. Dal 2012, quando fu varata la legge anticorruzione, ad oggi l’Italia ha riconquistato ben 12 posizioni nel ranking mondiale, portandosi dal 72° al 60° posto. “Piccoli passi in avanti, ma ancora assolutamente insufficienti per potersi dire soddisfatti”, prosegue Transparency Internacional Italia. Il 2016 ha mostrato chiaramente come “corruzione e ineguaglianza, strettamente connesse e diventate ormai sistemiche, siano in grado di alimentare il crescente populismo e il disincanto dei cittadini nei confronti della politica in tutto il mondo”, spiega ancora l’organizzazione. Il 69% dei 176 Paesi analizzati nell’Indice di Percezione della Corruzione nel settore pubblico e politico del 2016, ha ottenuto un punteggio inferiore a 50, su una scala da 0 (molto corrotto) a 100 (per nulla corrotto), mostrando come la corruzione nel settore pubblico e nella politica sia ancora percepita come uno dei mali peggiori che infesta il mondo.