giornalista

E’ morto nella sua casa di Porto Venere (La Spezia) all’età di 89 anni Arrigo Petacco. Giornalista, saggista, storico e sceneggiatore italiano è stato tra l’altro direttore del quotidiano La Nazione di Firenze e del mensile Storia Illustrata. Il suo ultimo lavoro ‘Caporetto, scritto insieme all’ex giornalista de L’Unità Marco Ferrari, è uscito pochi mesi fa. Lascia le figlie Carlotta, consulente editoriale e Monica, caporedattore del Tg2.

I “Cdr del Tg1, Assostampa Puglia, Usigrai e Fnsi esprimono massima vicinanza alla collega del Tg1 Maria Grazia Mazzola aggredita a Bari mentre svolgeva il proprio lavoro di inchiesta sulla criminalita’ organizzata”. E’ quanto si legge in una nota ripresa dall’Ansa. “Una aggressione inaccettabile. Ancora una volta con la violenza si tenta di tappare la bocca ai giornalisti”. E, riferendosi alla giornalista: “Insieme a lei decideremo le opportune azioni a tutela sua e della liberta’ di stampa”, continua la nota di cdr del Tg1, Assostampa Puglia, Usigrai e Fnsi.

L’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, e’ stato rinviato a giudizio per diffamazione nei confronti del giornalista Gregorio Arena, che faceva parte dell’ufficio stampa dell’Ente e l’ex governatore aveva accusato di ‘assenteismo’. La decisione, resa nota dal legale del giornalista, l’avvocato Giuseppe Lipera, e’ arrivata dal gup di Catania dopo l’udienza preliminare. Il giornalista Gregorio Arena si e’ costituito parte civile. Il legale di Crocetta, l’avvocato Floriana Cucuzza, aveva sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale, rigettata dal gup del Tribunale etneo. La prima udienza del processo si terra’ il prossimo 18 ottobre, davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Catania. Al centro del processo le dichiarazioni dell’ex presidente, Rosario Crocetta, durante la sua partecipazione alla trasmissione l”Arena’, su RaiUno, il 18 novembre 2012. In Tv l’ex governatore, cosi’ come emerge dagli atti dell’inchiesta, avrebbe detto: “Facevo l’europarlamentare e ogni mese andavo a controllare gli uffici di Bruxelles della Regione Sicilia… e di questo giornalista, di cui intendevo avvalermi qualche volta non c’e’ mai stata traccia. Qualche volta telefonavo, per cui questo gli veniva pagato il doppio salario… per non andare un solo giorno a Bruxelles”. Ed ancora l’ex presidente della Regione Siciliana, scrive la Procura, avrebbe aggiunto: “Il contratto sindacale di uno che non va mai a Bruxelles e riceve 12.000 euro di stipendio? Sarebbe ai limiti della truffa. Ringrazi il Signore che non vado in Procura”. L’inchiesta e’ stata avviata dopo una denuncia querela presentata il 12 gennaio del 2013 da Gregorio Arena ai carabinieri. La richiesta di rinvio a giudizio della Procura, diretta da Carmelo Zuccaro, e’ stata firmata dall’aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Angelo Brugaletta.

Nel corso delle udizioni di oggi in Commissione Vigilanza Rai è emerso che Daniele Piervicenzi, giornalista colpito a Ostia da Roberto Spada, non solo non ha un contratto con la Rai, bensì con la Fremantle, ma anche che lavora come programmista-regista e non come giornalista”. A dichiararlo è Michele Anzaldi, deputato del Partito democratico e segretario della Commissione Vigilanza Rai. “Questo fatto – continua il parlamentare – è doppiamente grave. Primo perché, a milioni di italiani, è stato fatto credere che quello ferito a Ostia fosse un giornalista Rai, quando, in realtà, si tratta di un precario sotto contratto con un’azienda che ha a sua volta un appalto con la Rai. In altre parole, per una settimana è stata data e ripetuta migliaia di volte una notizia falsa. In secondo luogo, se tutti i giornalisti che vengono mandati, come Daniele Piervincenzi, a fare interviste in periferie o aree pericolose come Ostia, non come giornalisti ma come programmisti-registi o ancora peggio come consulenti a Partita Iva, si pone un serissimo problema di tutele”. Aggiunge il parlamentare: “I lavoratori come Daniele Piervincenzi, infatti, non godono di alcuna garanzia in caso di infortuni. Non solo. Non vorremmo che la pratica del ricorso agli appalti fosse un espediente per avere degli scoop sulla pelle dei giovani precari, costretti a rischiare perché sotto il ricatto occupazionale. Il risparmio ottenuto impiegando invece che i giornalisti Rai dei programmisti-registi contrattualizzati da aziende appaltatrici, è del 50%. E’ quindi ammissibile che un’azienda ricca come la Rai debba mettere a rischio l’incolumità di giovani giornalisti precari e allo stesso tempo sperperare cifre milionari in ingaggi”. E conclude: “Sarebbe opportuno e ora che, a partire dal grave incidente che ha visto protagonista Daniele Piervincenzi, la Rai mettesse fine una volta per tutte all’odiosa e illegale pratica di contrattualizzare lavoratori come programmisti registi per poi far svolgere loro un lavoro da giornalisti”, conclude.

In assenza di argomenti, l’ignoranza usa la forza, per uscire dal blocco in cui e’ prigioniera. Le domande del giornalista scavano in profondità. Il bruto non sa rispondere. Non ha come controbattere, e’ spalle al muro e per ‘vincere’ ricorre alla forza. In realtà sta perdendo e nel peggiore dei modi, grazie alla telecamera che tutto registra. Il giornalismo, quello migliore, ha vinto e con esso la verita’ che talvolta accarezza.

“Finalmente Bruno Vespa ammette quello che sosteniamo da anni: in Rai fa l’artista e il suo programma è di intrattenimento. Adesso sarebbe opportuno che l’azienda ne prendesse atto e smettesse di considerare Porta a Porta come un programma di informazione”. Lo affermano Alberto Airola e Dalila Nesci, parlamentari 5stelle in commissione di Vigilanza Rai. “Al netto della questione degli stipendi e dalla valutazione sul modo in cui Porta a Porta racconta la politica italiana adesso emerge un problema serio. Vespa rinnega definitivamente velleità giornalistiche, che in effetti mal celava. Chiediamo adesso alla Rai di valutare la chiusura del programma”.

Tra i tanti dilemmi che ci affliggono la vita, speravamo di non dover subire anche questo, se Bruno Vespa faccia informazione o spettacolo, se sia e faccia il giornalista o l’artista. La questione non é di poco conto perché a seconda dell’una o dell’altra interpretazione, il risultato cambia, soprattutto sotto il profilo economico e i soldi della Rai, come sappiamo, sono nostri. Da giornalista percepirebbe un compenso più basso, da artista invece ben altre cifre. Questo il parametro fissato. Infotainment é la formula che coniuga giornalismo e spettacolo ma in questo caso le due cose non possono che essere separate: questione di soldi e basta. E al bravo e immarcescibile Bruno Vespa conviene sembrare, essere e definirsi un artista. Per la gioia di chi lo ha sempre sostenuto, che facesse solo show e cabaret, ma per fargli uno sgarbo e screditarlo. Ora i due fronti, per motivi diversi, la pensano allo stesso modo. All’incirca.

“Addio Oliviero Beha. Giornalista sagace, originale, fuori dal coro e dal sistema. Apprezzato tra la gente ma incompreso nella Rai di oggi”. Lo scrive su twitter Michele Anzaldi, deputato Pd e segretario della commissione di Vigilanza Rai. Apprezzamenti sul web per il giornalista, scomparso ieri. Se ne ricordano l’ironia, la professionalita’, l’onesta’ intellettuale.

E’ morto Piero Ottone, giornalista, ex direttore del Corriere della Sera e editorialista di Repubblica. Aveva 92 anni. Ne da’ notizia il giornalista Ezio Mauro, ex direttore di Repubblica, in un tweet: “Ciao, Piero Ottone, lo stile nel giornalismo e nella vita”. Nell’estate 1945, mentre frequenta l’università, Ottone inizia la carriera giornalistica, portando notizie dalla provincia al quotidiano torinese Gazzetta del Popolo, diretto da Massimo Caputo. Il suo esordio avviene con la recensione di un libro Mission to Moscow, contenente i ricordi dell’ambasciatore USA presso la capitale sovietica[1]. In seguito diverrà il corrispondente da Londra del quotidiano. Successivamente approda al principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, per il quale è corrispondente da Mosca negli anni cinquanta, e poi redattore capo.

E’ morto a Palermo il giornalista e scrittore Giuseppe Qatriglio. Nato 94 anni fa a Catania, e’ vissuto sin dall’infanzia a Palermo. Laureato in giurisprudenza, ha percorso quasi tutta la sua carriera professionale al Giornale di Sicilia. Si e’ occupato in prevalenza di cultura ma e’ stato anche autore di reportage dall’estero e ha scritto numerosi saggi, romanzi, racconti. Diversi suoi libri sono stati tradotti anche all’estero come “Mille anni in Sicilia. Dagli Arabi ai Borboni”, edito da Marsilio. Fu Quatriglio a scoprire e a fare conoscere a Leonardo Sciascia, di cui era stato amico, le camere di palazzo Steri nei quali i prigionieri dell’Inquisizione avevano scritto i loro drammi e i loro tenebrosi pensieri. Di quel viaggio nelle ombre del passato e di quel ritrovamento ha lasciato una testimonianza non solo sui giornali ma anche nel volume “Urla dal silenzio” (Sellerio editore) nel quale sono pubblicati i saggi di Giuseppe Pitre’ e di Leonardo Sciascia. Lungo l’elenco delle opere di Quatriglio. Tra i saggi vanno ricordati, oltre alla storia della Sicilia, quelli su Cagliostro, sui viaggiatori del Grand Tour, sulla storia di Palermo, su Pirandello e su Michele Amari. Tra i racconti di Quatriglio, che hanno avuto anche vari riconoscimenti, “La donna scarlatta e le ombre”, “Bavaria Klinik”, “L’uomo orologio e altre storie”. Scritti e reportage di Quatriglio, che da giovane ha frequentato la Medill School of Journalism della Northwestern University (Illinois), sono anche apparsi su Oggi, La Settimana Incom, il Messaggero, il Giorno, America Oggi, Nuova Antologia. Grande e’ stato pure l’interesse di Quatriglio, che era il padre della regista Costanza, per la fotografia. Lui stesso era un fotoreporter. Le sue immagini, che corredavano gli articoli, sono state ripubblicate da Alinari e nel volume “Volti del Novecento”: ottanta foto in bianco e nero che ritraggono personaggi del secolo scorso, dal 1947 al 1999. I funerali di Quatriglio si svolgeranno martedi’ 28 marzo, alle ore 12, nella chiesa di San Saverio a Palermo.