Lombardia

“C’è un problema, perché queste dichiarazioni sono negative, sbagliate e molto pesanti. E siccome il referendum è una cosa importante sia sul piano politico sia sul piano istituzionale mi riservo di valutare queste dichiarazioni sul piano della lealtà dell’alleanza di governo. Non posso far finta di niente”. Così a margine di un incontro sul referendum per l’autonomia il presidente della Regione Roberto Maroni ha commentato le dichiarazioni della leader di FdI Giorgia Meloni che ha affermato che se fosse in Lombardia o Veneto non andrebbe a votare per le consultazione del 22 ottobre nelle due Regioni, definendole “propagandistiche”. “Fdi ha sostenuto lealmente e sostiene il referendum in Lombardia -ha aggiunto il governatore – devo valutare se c’è qualcosa da fare, come penso, sul piano delle alleanze anche in Regione Lombardia”.

“Io voglio lo statuto speciale per la Lombardia, voglio tenermi i soldi delle tasse dei lombardi. Voglio competenze in particolare sulla sicurezza e sull’ordine pubblico, le stesse che ha il mio collega governatore della Sicilia, lo stesso status giuridico”. Cosi’ il governatore lombardo, Roberto Maroni, ha parlato del referendum per l’autonomia che si terra’ il 22 ottobre in Lombardia e Veneto. Oggi la Lega ha radunato in un hotel alla periferia di Milano i suoi amministratori locali per un confronto sul tema. “Questo e’ il significato politico del referendum: vuol dire che si parte per ottenere l’autonomia dal 23 di ottobre ma io non mi pongo limiti – ha detto -. Non voglio solo una piccola competenza in piu’, voglio trasformare la Regione Lombardia verso lo statuto speciale. Ad esempio avendo competenze di ordine pubblico, saprei io come gestire l’immigrazione clandestina”. I comitati “sono gia’ partiti e stiamo facendo un’intensa campagna di comunicazione, sono lieto che abbia aderito anche il Pd – ha concluso -. Ha capito che era ‘da Tafazzi’ non farlo, del resto il Pd non ne azzecca una e si e’ visto anche alle amministrative. Ben vengano i sindaci dem, questa e’ una battaglia lombarda”.

Sara’ Roberto Castelli a presiedere per la Lega Nord in Lombardia il Comitato per il Referendum consultivo sull’autonomia della Regione, di portata storica e senza precedenti, a cui potranno partecipare tutti i cittadini lombardi. Lo rende noto un comunicato della Lega. Forte di una trentennale attivita’ politica con numerosi incarichi di primo piano sia in Parlamento che di Governo, viene ora chiamato dalla Lega Nord a guidare con la sua esperienza le attivita’ rivolte alla formazione e informazione dei cittadini su questo passaggio storico del referendum del 22 ottobre 2017. “Abbiamo combattuto tanti anni per l’autonomia e l’indipendenza delle nostre terre con alterne fortune. Non abbiamo mai cessato di lottare ha dichiarato Castelli -. Quest’anno si presenta un’occasione a tutti gli effetti storica, perche’ per la prima volta nella storia della Repubblica il popolo lombardo potra’ pronunciarsi nei confronti del governo centrale per la liberta’ e l’autogoverno”.

“Sala ha detto: ‘Maroni vince’. Quindi, sono d’accordo con lui. Sono sempre d’accordo con il sindaco di Milano. Spero che il loro sia un candidato forte, autorevole, impegnativo, perché non mi piace vincere facile. Battute a parte, sono pronto alla sfida”. Non ha paura delle urne il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, pensando alle regionali dell’anno prossimo, di fronte alla richiesta del primo cittadino di Milano al Partito democratico di trovare un ‘osso duro’ per sfidare l’ex segretario della Lega Nord, in corsa per il secondo mandato. Certo è che un primo ‘termometro’ del consenso sarà il referendum per una maggiore autonomia del 22 ottobre. “Se mi aspetto una grande affluenza? Dobbiamo lavorare per questo. Non faccio come Renzi – attacca il governatore – che, sapendo che le primarie del Pd sarebbero state un flop rispetto a quelle del 2013, diceva di aspettarsi meno della metà così poi ne aveva qualcuno in più ed è un grande successo, superiore alle previsioni. Questi sono giochini della politica nazionale. Io lavoro per avere un’affluenza grandissima, perché questa è la differenza”.Ecco, la partita nazionale passa anche per il Carroccio dal congresso, ormai alle porte. “Si tiene a Parma – ricorda Maroni – il 21 maggio. Il congresso è sempre un momento importante di confronto e di dibattito, di ricarica. Quindi, ha fatto bene Salvini a convocarlo”. Una presa di distanze, però, arriva quando c’è da commentare il presunto dossier sui rapporti fra Ong e scafisti citato in tv dal segretario di via Bellerio e smentito dal leghista Giacomo Stucchi, presidente del Copasir. “Io non ce l’ho”, la replica di Maroni. Che non vuole entrare nella polemica fra il suo assessore all’Agricoltura, Gianni Fava, sfidante di Matteo Salvini, alle primarie del 14 maggio: “Io faccio il governatore. Sto attento a queste cose ma faccio un altro mestiere”. E, tornando sul referendum, segnala: “Firmerò il decreto di indizione il 29 maggio. Qualcuno ha sollevato polemiche sul fatto che Zaia l’ha già firmato. Io voglio fare le cose perbene, perché sennò il decreto potrebbe essere impugnato al Tar e il referendum non si farebbe. Stiamo facendo le cose in modo giusto. Il 29 maggio sarà una grande festa”.Poi un accenno alle dinamiche del centrodestra in vista delle elezioni politiche, che non sono dietro l’angolo ma neanche lontanissime. “Non siamo pronti tranne in Lombardia. Bisogna adottare il modello lombardo anche a livello nazionale per pensare di vincere, sennò regaliamo la vittoria a qualcun altro”. Mentre “la legge elettorale non mi interessa. Penso che Renzi voglia fare le elezioni anticipate ad ottobre. Cosa ragionevole dal suo punto di vista. L’uscita di Mattarella, che ha chiesto di fare in fretta sulla legge elettorale, conferma questa ipotesi. Secondo me, domenica, dopo l’assemblea del Pd, ci sarà – conclude Maroni – un’accelerazione”.

Per il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, la divisione tra Milano e Torino in materia di editoria, con ciascuna città che organizza quest’anno una propria fiera, non rischia di indebolire il settore, ma “al contrario credo che sia una sana competizione”. Lo ha detto a margine del taglio del nastro della rassegna milanese, Tempo di libri. “D’altronde la scelta l’ha fatta l’associazione degli editori e noi è stata una scelta fatta dalla politica. Quindi che ci sia una sana competizione. La presenza de ministro Franceschini qui dopo le polemiche lo dimostra. Credo sia un bene parlarne anche in un modo un po’ polemico perché parlare di cultura e di libri da bene alla cultura” ha osservato. D’altra parte per Maroni Tempo di libri è “Un’altra medaglia che ci appendiamo sulla giacca. D’altronde la Lombardia è la Regione che ha il 20 per cento di tutte le case editrice italiane ed è la Regione dove si legge di più. Ed è Milano la città del futuro. Siamo molto impegnati come Regione suol cultura e ci crediamo. Il 29 maggio festa della Lombardia partirà l’anno della cultura lombarda” ha ricordato.

La previsione di entrata nel bilancio è mantenuta costante per il triennio 2017-2018-2019. In sostanza, in due anni il contributo è stato diminuito di 2 milioni e mezzo di euro. Questo dato è stato sottolineato dal vice presidente Cecchetti che ha evidenziato come l’assemblea regionale lombarda a fronte delle “manovre finanziarie varate dal governo centrale negli ultimi anni che prevedono tagli pesanti alle Regioni, e in particolare alla Lombardia più delle altre, sia comunque riuscito a fare ulteriori risparmi di spesa e a garantire un corretto funzionamento”. Cecchetti tra le voci più del bilancio più significative ha ricordato i 507 mila euro stanziati per le borse di studio con i risparmi della politica e tutte le iniziative per i concorsi nelle scuole e gli impegni per la promozione del ruolo istituzionale del Consiglio e per il sostegno agli organi di garanzia. Sul provvedimento il Movimento 5 Stelle si è astenuto. Nel suo intervento il consigliere segretario Eugenio Casalino ha parlato di bilancio che “dal punto di vista tecnico-contabile è ineccepibile ma che contiene spese che comunque potrebbero essere ulteriormente ridotte come quelle sui patrocini onerosi e di alcuni eventi”. Per il consigliere segretario Daniela Maroni (Lista Maroni) il provvedimento consente “di indirizzare la governance del nostro ente programmando e destinando risorse nel pieno rispetto degli equilibri finanziari”. Aspetti ripresi anche dalla vice presidente Sara Valmaggi del Pd che ha sottolineato come il bilancio del parlamento regionale abbia subito in questi ultimi anni una diminuzione progressiva, passando dai 71 milioni del 2011 ai 60,5 di quest’anno. “Risparmiare è giusto ma spendere bene è più giusto ancora – ha detto – le scelte che abbiamo fatto sono state giuste, e questo lo si vede dai conti. Credo che alcune iniziative vadano valorizzate di più come le ricerche e le missioni valutative, che aiutano a lavorare con maggiore qualità, e la promozione di alcuni eventi che riguardano la valorizzazione di Palazzo Pirelli come Palazzo aperto ai cittadini”.

“C’e’ un filo conduttore nelle riforme del governo Renzi: l’abolizione della volonta’ dei cittadini di esprimere il loro parere. Abolito il voto per le Province, oggi si vuole abolire il voto per il Senato. Ancora prima si era abolito il voto per Palazzo Chigi, visto che questo e’ il terzo governo non eletto dai cittadini”. Lo ha detto il governatore della Liguria Giovanni Toti durante una iniziativa a Savona per sostenere le ragioni del No al referendum costituzionale del 4 dicembre. “Con un solo voto negativo i cittadini possono dare la loro opinione su tutto quanto sta facendo questo governo. Ritengo che molti abbiano capito che le riforme di Renzi sono una cortina fumogena per mascherare una fallimentare politica di Governo”. “Renzi spaccia questa riforma per un salto nel futuro e noi invece riteniamo sia una frana nel passato – ha detto Toti – perche’ la riforma costituzionale allontana ogni potere di decisione dai cittadini e dalle comunita’ locali per riportare tutto a Roma, con i cittadini che conteranno sempre di meno”.

“Se vince il Sì, Renzi non ce lo togliamo mai più da Palazzo Chigi. Questa riforma non porterà l’Italia nel futuro, ma sprofonderà l’Italia in un passato cupissimo, dove tutto si decideva a Roma nel buio dei ministeri. Non voglio far tornare l’Italia ai tempi della Democrazia cristiana. Questa riforma lascia alla Sicilia 30mila forestali e toglie l’autonomia alla Lombardia. È contro la nostra storia, la storia politica del presidente Berlusconi e contro tutto quello che abbiamo fatto noi al governo”. Lo ha detto il consigliere politico di Forza Italia e governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, al Teatro Nuovo di Milano, alla manifestazione azzurra ‘Per far vincere l’Italia ripartiamo da un No’.