Lo spettacolo che lo scrittore Roberto Saviano da una parte e il sindaco Luigi De Magistris dall’altra ci hanno offerto nelle ultime ore rivela che Napoli, per i due protagonisti di questo squallido battibecco, e’ solo un pretesto. Si contendono, infatti, i due professionisti anticamorra, la poltrona oltremodo redditizia, di cantore unico, di profeta del malaffare, di salvatore della patria partenopea. Cosi De Magistris in un post su Facebook ‘caro Saviano, a Napoli “più si spara, più cresce la tua impresa. Non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra. Sei diventato un brand che tira se tira una certa narrazione”. Ma Saviano non ci sta “Sindaco De Magistris, quando le mistificazioni della sua amministrazione verranno al pettine, a pugnalarla saranno i tanti lacchè, più o meno pagati, dei quali si circonda per mistificare la realtà, unico modo per evitare di affrontarla. Due sparatorie in pieno centro – scrive Saviano – e una bambina di 10 anni ferita in un luogo affollatissimo della città: ma il sindaco è infastidito dalla realtà, a lui non interessa la realtà, a lui interessa l’idea, quell’idea falsa di una città in rinascita: problema non sono le vittime innocenti del fuoco della camorra, problema è che poi Saviano ne parlerà. Il contesto nel quale nascono e crescono le organizzazioni criminali, fatto di assenza delle regole e lassismo, da quando lui è sindaco non solo non è mutato, ma ha preso una piega più grottesca: ora la camorra in città è minorenne e il disagio si è esteso alle fasce anagraficamente più deboli”. Che dire? Non ci piacciono ne’ l’uno ne’ l’altro: lo scrittore per la sua retorica asfissiante sulla camorra e per l’arroganza con cui si ritiene unico depositario del contrasto alla criminalita’ organizzata; il sindaco Luigi De Magistris per il suo populismo e per aver usato la sua carriera di magistrato e le sue fallimentari inchieste giudiziarie per poter scendere in politica. Di una cosa c’e’ da star sicuri: di questo botta e risposta la camorra sorride mentre Napoli piange.