"È sorprendente come la quantità di notizie che accadono nel mondo ogni giorno
corrisponda sempre esattamente a quella necessaria per riempire il giornale".
“La Rai predisponga un contenitore in cui esperti di diritto costituzionale spieghino alla pubblica opinione le ragioni del si e le ragioni del no. Gli italiani hanno bisogno di comprendere quale sia la posta in gioco: i politici tendono a introdurre elementi di conflitto pregiudiziale. Diventa necessario, dunque, togliere le sovrastrutture della propaganda politica e far si’ che l’opinione si formi liberamente sul merito. Il servizio pubblico puo’ aiutare a raggiungere questo fondamentale obiettivo”. Lo ha detto il presidente del gruppo Misto alla Camera Pino Pisicchio intervenendo in commissione di vigilanza.
Non c’é pace sulla Rai, bersaglio di volta in volta delle opposizioni e accusata di essere al servizio del governo. Questa volta é Maurizio Lupi a chiedere trasparenza e chiarezza sugli aspetti organizzativi oltre che sui conti. “Qual è l’elenco completo di tutte le nuove assunzioni, i tipi di contratti stipulati, la loro durata, il compenso previsto, nonché i criteri di reclutamento utilizzati – in particolare dei componenti dell’Organismo di Vigilanza – e la tracciabilità dei percorsi di selezione a partire da agosto 2015, quando i nuovi organi sociali di Rai SpA si sono insediati’? E quali iniziative i vertici Rai intendono assumere al fine di riportare in attivo il bilancio dell’azienda?”. A chiederlo in un’interrogazione in Vigilanza Rai è il capogruppo di Area popolare Maurizio Lupi e membro della medesima commissione. “Conoscere anche gli importi delle eventuali buone uscite assegnate ai dirigenti che hanno interrotto il loro rapporto di lavoro subordinato con Rai SpA – si legge nell’interrogazione – e quale sia il modello organizzativo dell’azienda e la sua effettiva corrispondenza all’organigramma sulla base delle nomine effettuate, fra cui quella di Carlo Conti quale Direttore artistico della Radio”. “Quali iniziative intendano assumere – conclude Lupi – affinché la Rai rispetti le normative vigenti sia sulla trasparenza che contro la corruzione”.
L’indagine annuale dell’istituto Reuters di studi sul giornalismo rivela che diminuisce la fiducia nel sistema dei media e che prende posizione il web. Repubblica.it si conferma al primo posto tra i brand dell’informazione. L’Ansa è il terzo sito italiano per utilizzo settimanale e come fonte di notizie su Internet nel Paese: il sito dell’agenzia è utilizzato settimanalmente dal 23% degli intervistati, mentre è considerato principale fonte di notizie dall’8%. Davanti all’Ansa ci sono proprio Repubblica.it, utilizzato dal 33% degli intervistati e considerato come fonte principale dall’11%, e TgCom24 con rispettivamente il 28% e il 10%. SkyTG24 è terzo a pari merito con l’ANSA per utilizzo settimanale e quarto nella classifica delle fonti principali con il 7%. Quinto Il Corriere della Sera con il 21% e il 4%. L’indagine, condotta da YouGov su 50 mila persone di 26 Paesi di tutto il mondo, analizza anche il quadro aggregato di tv, radio e carta stampata. La Rai (Tg1, Tg2, Tg3, TgR) è largamente in vetta con il 64% e il 23%. Segue Mediaset (Tg4, Tg5, Studio Aperto) con il 53% e il 19%, SkyTg24 con il 36% e l’11%, RaiNews24 con il 36% e il 6%, TgLa7 con il 32% e il 6%, TgCom24 con il 30% e il 5%, La Repubblica con il 30% e il 4%, Ballarò con il 29% e l’1%, Il Corriere della Sera con il 25% e il 3%; Porta a Porta con il 21% e lo 0%, Quinta colonna con il 21% e il 2%, La Stampa con il 21% e il 4% e Il Sole 24 Ore con il 18% e l’1%. La situazione generale, delineata dal rapporto, è quella di un Paese in cui la tv resta di gran lunga la fonte principale di notizie, nonostante il lento declino delle reti generaliste. Tra il 2010 e il 2014 i media tradizionali hanno perso il 12% in termini di ricavi. E’ la carta stampata a soffrire maggiormente e, in un paese già caratterizzato da una scarsa propensione alla lettura, a perdere ulteriormente terreno. Il calo dei ricavi, sempre tra il 2010 e il 2014, è di ben il 30%. Sale invece l’uso di Internet, anche se le risorse raccolte non sono in grado di compensare le perdite derivate dall’attività tradizionale. Il 16% degli intervistati sostiene di pagare per le notizie online, ma in realtà si tratta di acquisti una tantum di singole edizioni, perché solo il 4% ha sottoscritto abbonamenti digitali con un esborso annuale medio di circa 40 euro. Basso in generale il livello di fiducia nei media: il 42% si fida delle notizie che legge, il 43% delle aziende editoriali e solo il 33% dei giornalisti.
La presidente della Rai, Monica Maggioni, è stata eletta vice presidente dell’Ebu, l’unione europea di radiodiffusione al termine dell’Assemblea Generale che si è tenuta a Becici, in Montenegro. L’assemblea ha così riconfermato all’unanimità per il biennio 2016-2018 l’incarico che la presidente Rai aveva già ottenuto a dicembre 2015. “Siamo nel pieno di una rivoluzione digitale che sta cambiando il mondo dell’informazione – ha detto Maggioni – e dobbiamo trasformare i nostri linguaggi, consolidando la posizione che abbiamo nelle nostre società, ma conquistando anche la generazione dei nativi digitali. La Rai ha raccolto la sfida – ha aggiunto la presidente – e sta affrontando profondi cambiamenti per rispondere sempre meglio alle nuove aspettative del pubblico”. Un obiettivo che accomuna tutte le televisioni di Servizio Pubblico che partecipano a Ebu. Presenti oltre 130 delegati da 56 paesi. Durante l’Assemblea Generale i membri hanno eletto alla carica di presidente dell’Ebu il capo della radiotelevisione belga RTBF Jean-Paul Philippot.
La Rai “è vecchia e obsoleta, deve rinnovare il senso del servizio pubblico e il servizio verso i cittadini. Il prodotto Rai non mi piace, usa mezzi teconologici vecchi”. Lo ha detto il presidente della commissione di Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5s), all’Huffington Post. Certo, ha spiegato, la Rai “non è tutto uno scempio ma c’è una legge sbagliata che permette la scelta dell’amministratore delegato al governo. Campo Dall’Orto sta facendo il suo lavoro ma il punto oscuro è la struttura che fa capo a Verdelli” (direttore editoriale per l’offerta informativa – ndr). All’azienda, ha aggiunto Fico, “è mancato il prodotto editorial negli ultimi anni”. Fico ha ribadito che debbono stare “fuori i partiti dalla Rai mentre dentro si debbono avere regole certe al 100%, soprattutto per le persone che pagano il canone”.
Con l’approssimarsi del referendum costituzionale, si riscaldano gli animi sulle presenze in tv dei sostenitori del si e del no. Cio’ avviene perche’ si ritiene decisivo il ruolo della televisione per convincere gli indecisi.
“Dagli attuali dirigenti del Partito Democratico, ogni giorno arriva una sorpresa – commenta Nicola Fratoianni, di Sel. ‘Quella di oggi e’ davvero sorprendente. Il Pd si lamenta con i vertici della trasmissione tv Ballaro’ denunciando addirittura una censura. Insomma, quelli che occupano tutti gli spazi televisivi riescono anche a lamentarsi”. Nicola Fratoianni, dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana e componente della Commissione parlamentare di Vigilanza non ci sta: “La verita’ e’ che la loro trasmissione preferita e’ quella dove il dibattito e’ un monologo buono per la loro propaganda senza contraddittorio. Lo diciamo con tanta piu’ forza proprio noi di Sinistra Italiana che spesso siamo del tutto esclusi da molte trasmissioni tv”.
Si chiama Generation What ed è un sondaggio internazionale che ha l’obiettivo di fornire una fotografia della gioventù europea, per conoscerne i gusti, le speranze, le ambizioni, le paure.
Possono partecipare uomini e donne dai 16 ai 34 anni attraverso la Rai, che guida l’edizione italiana, collegandosi al sito internet www.generation-what.it e compilando il questionario. Il sondaggio sarà online fino al 31 ottobre. Ideato da un gruppo di lavoro di sociologi, il questionario pone 149 domande che interessano sei aree della vita della Generazione Millennial: la famiglia; gli amici e i colleghi; la percezione del sé (sentimenti e sessualità), società e lavoro, il futuro, l’Europa. Il progetto è nato da un’idea di France Télévision nel 2013. Dopo il successo decretato da 230 mila questionari compilati e 23 milioni di risposte, che hanno prodotto documentari e dibattiti sull’universo giovanile in chiave europea, l’Ebu (European Broadcasting Union, Unione europea dei servizi pubblici radiotelevisivi), ha lanciato il programma a livello internazionale e lo ha indicato come priorità del 2016. A guidare l’edizione italiana è la Rai con la collaborazione del sito Repubblica.it. Sono 12 i paesi aderenti a Generation what: Francia, Germania, Austria, Belgio, Spagna, Italia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Galles, Repubblica Ceca e Grecia.
“Generation What – ha detto il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto – rappresenta una splendida occasione per svolgere il nostro ruolo di servizio pubblico permettendoci di capire meglio il nostro Paese e di intercettare e comprendere in maniera più approfondita i sentimenti delle nuove generazioni”.
E’ dello scorso dieci maggio la circolare per i giornalisti di Rai Parlamento con la quale la direzione chiedeva agli uomini di evitare la cravatte sgargianti e alle donne monili e accessori vistosi oltre alla copertura di braccia e riduzione del decollete. E’ su questa scia che il direttore di Rai 3, Daria Bignardi, si é sentita in dovere di conovocare i responsabili delle scenografia, del trucco e dei costumi per imporre maggiore sobrietà e, quindi, via tacchi alti e abiti da sera in pieno giorno. Un nuovo dress code, che dovrebbe contraddistinguere una informazione di qualità e connotare la rete per la sua sobrietà. La polemica é aperta, e rimane solo da capire se si tratta di norme imposte o di consigli suggeriti. La differenza é tutta lì.
Marco Sacchi, giornalista-operatore della sede Rai Sicilia ha perso la vita nell’incidente avvenuto in via Castelforte a Palermo. Sacchi, 61 anni, era a bordo dello scooter della moglie e si e’ scontrato con una automobile. 10notizie formula le condoglianze alla famiglia e ne ricorda, avendolo conosciuto, la professionalita’ e il garbo
In Italia siamo tutti esperti di calcio e di tv, tutti allenatori e critici televisivi. Molti di noi, ovviamente, non sono né l’uno né l’altro. Ci lamentiamo dei programmi definiti trash ma, di nascosto, li seguiamo. Salvo Guercio, palermitano, è unanimemente riconosciuto tra gli autori televisivi piu’ capaci e lungimiranti. Parla di ciò che conosce, e si vede subito. 10notizie ha il piacere di esordire nello spazio delle interviste, con la sua.
Si parla sempre più spesso della funzione dell’autore televisivo. Qual è esattamente il vostro ruolo?
‘Strutturare una puntata di un programma televisivo non è semplice, come può apparire a chi fruisce del programma a casa, seduto in poltrona. Innanzitutto devi decidere come e cosa vuoi raccontare. Nel caso specifico di un programma di intrattenimento – questo è ciò di cui mi occupo – devi innanzitutto scegliere, con i colleghi e con l’azienda che commissiona il programma, a chi farlo presentare. Quindi devi adattare la cifra stilistica di ciò che vuoi scrivere o raccontare, alla personalità del conduttore. Un esempio: ho lavorato dieci anni con Pippo Baudo, e non potevo certo prescindere dalla sua personalità, forte e talvolta ingombrante, ma con uno stile personale immediatamente riconoscibile’. ….e dopo questa prima fase?
‘Si procede dunque con la scrittura del programma, decidendo gli ospiti, i brani musicali e i numeri di varietà, e cercando di creare una struttura narrativa e drammaturgica unitaria in cui tutto appaia legato, e strutturando a tal scopo una scaletta in cui si compongano opportunamente in sequenza i vari momenti del racconto. Infine, dopo aver costituito l’ossatura, la struttura, si procede alla scrittura dei testi e degli snodi tra un numero e l’altro, e si decidono gli eventuali filmati da trasmettere (nel mio caso preferisco montare ogni singolo filmato personalmente), e si decide come “vestire” insieme al regista le canzoni ed i balletti’. Che momento vive oggi la televisione italiana? Ci sono nuove idee, nuovi format? In quale direzione ci si muove? È corretto ancora oggi affermare che quella italiana è una TV superiore a molte altre sotto il profilo della qualità?
‘Oggi purtroppo la TV italiana vive, a mio parere, un momento di crisi, specie per quanto riguarda i programmi di intrattenimento. Troppi i format acquistati all’estero e pochi i programmi originali pensati e ideati da noi autori. C’è poca voglia di rischiare e l’offerta è numerosissima, anche a causa del proliferare dei canali, tematici e non solo. Per questo la qualità, ovviamente, è scesa in modo notevole: non molto tempo fa, per preparare un programma si impiegavano mesi, si provava e si riprovava, finchè la macchina non era perfettamente rodata. C’erano pochi canali e tutte le energie venivano convogliate nella realizzazione di pochi prodotti di ottima qualità. Oggi il tempo a disposizione è poco, i mezzi non sono più quelli di una volta, si prova uno o due giorni se va bene. A cio’ si deve aggiungere che anni e anni di lottizzazione spesso ti costringono a confrontarti con referenti che non sempre hanno la conoscenza del mezzo e la capacità di gestirlo’.
La Tv si vede in streaming su Tablet e smartphone, con collegamenti vari e rapidi. E ormai non c’è programma che non sia collegato ai social network, proprio mentre è in onda. Questo nuovo approccio alla televisione ha cambiato qualcosa per voi autori?
‘La conseguenza é che ci possono criticare con più ferocia e in tempo reale! ( e qui Guercio ride…). C’è una maggiore velocità nella fruizione del prodotto e anche noi che lo strutturiamo non possiamo prescinderne. I tempi sono cambiati, i ritmi dei programmi di intrattenimento sono cambiati. Basta guardare Milleluci, Canzonissima o Studio Uno e confrontarli con i varietà di oggi per rendersene conto. Attenzione: non sto proponendo una visione passatista del mezzo; il ritmo mi piace e cerco di mantenerlo quando preparo un programma. L’importante è tenere alto il livello del racconto e conservare un minimo di approfondimento, per non trasformare il programma in una sequela forsennata di proposte ritmate ma superficiali e prive di spessore’.
La nuova TV è rivolta ai ‘pubblici’ piuttosto che ad un pubblico. Spettatori che ormai acquistano ciò che desiderano vedere. È la TV on demand. Questo può cambiare in peggio in termini di offerta qualitativa?
‘L’eccessiva offerta, come ho detto prima, ha abbassato la qualità, Si è diffusa l’errata convinzione, anche attraverso l’uso spropositato dei social, che tutti possono fare tutto e anche i nostri cachet si sono abbassati parecchio ( e in questo caso Salvo Guercio fa un sorriso tra l’amaro e il divertito). Arriva uno che fa la stessa cosa che fai tu a un costo molto inferiore e senza l’adeguata preparazione culturale, ma va bene uguale – secondo alcuni – tanto non se ne accorge nessuno. E invece c’è un pubblico per nulla distratto, che rivela attenzione e sensibilità. Devo comunque constatare che il livello della cultura popolare del nostro paese continua a scendere. E’ drammatico, é una cruda verità, lo so, ma questa è la situazione attuale’.
Crisi dei talk show: se ne parla da qualche anno. Quali sono i motivi?
‘La gente è stanca di parole. Vuole fatti. O, in assenza di essi, vuole sognare ed evadere dai problemi di tutti i giorni con uno show ben fatto come quelli di Fiorello’.
In Italia, come all’estero, la televisione risulta ancora il mezzo più utilizzato dai cittadini per informarsi, secondo la relazione annuale diffusa da Agcom nel 2015. Secondo Lei c’è pluralismo informativo nel nostro Paese?
‘No’.
Informazione TV, infotainment: è un binomio ancora vincente?
‘Io credo molto nell’infotainment. E’ il futuro dell’intrattenimento in TV. La gente vuole appassionarsi a un racconto, vuole che gli si spieghi quello che sta vedendo, vuole imparare, vuole conoscere. Gli fai ascoltare Mia Martini? Vuole conoscere e scoprire cosa c’è dietro Mia Martini, dietro la sua storia bella e tormentata. Gli fai vedere la Carrà che canta “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”? Va benissimo, ma gli devi raccontare anche che quella sigla andava in onda nei giorni del sequestro Moro, che la Carrà voleva che la RAI sospendesse il programma e che non le fu concesso, devi fargli vedere il brano tratto da “Buongiorno notte” di Bellocchio in cui i rapitori di Moro nel covo di via Montalcini guardano la Carrà proprio in quel programma, mentre nella stanza accanto Moro trascorre i suoi ultimi giorni. Si può intrattenere e raccontare, puoi fare cultura anche con il varietà, non è necessario per forza mettere contro ‘grassi contro magri’ in un’arena di urla e strepiti, mentre la telecamera indugia per 40 secondi sul sedere di una sedicente Madre Natura che sale le scale…'(il riferimento a Ciao Darwin, il programma televisivo di Paolo Bonolis e Luca Laurenti, su Canale 5)
Salvo Guercio (Palermo, 1º gennaio 1969) è un autore televisivo italiano. Ha inziato come programmista e regista di clip musicali per Rai 1 nel 1994. Il suo primo programma come autore è Cocktail d’amore su Rai 2 (2001/2003): una rivisitazione in chiave ironica degli anni settanta e ottanta. Programma del quale è anche l’ideatore. Con questa trasmissione, voluta da Carlo Freccero e firmata insieme a Marco Giusti, Guercio di fatto ha rilanciato la carriera di Amanda Lear. Successivamente è autore di diversi programmi con Mike Bongiorno, Milly Carlucci, Paolo Limiti, Mike Bongiorno, Mara Venier. Lavora per diversi anni con Pippo Baudo, con il quale firma diverse edizioni di “Domenica in”. Attualmente collabora con Massimo Giletti per la realizzazione dei suoi speciali serali e per una serie di puntate speciali dell'”Arena”.
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