Theresa May

“Voglio essere corretta con la gente perché tutti noi dobbiamo guardare in faccia la realtà”. Sono le parole di Theresa May in merito alla Brexit e alle sue conseguenze economiche. Il premier britannico ne ha parlato a Londra, soffermandosi in particolare sulle future relazioni commerciali fra Londra e Bruxelles. “Lasceremo il mercato unico, le cose cambieranno – ha detto Theresa May. L’accesso ai rispettivi mercati sarà minore”. May ha anche esortato l’Unione europea a “garantire al Regno Unito relazioni commerciali più aperte di quanto abbia concesso ad altri”.

“Anche se e’ sempre bene avere un’idea di quali siano le aspirazioni del governo britannico, speriamo che Theresa May e David Davis sappiano che per avviare i negoziati su dogane e accordi di transizione, occorre siano stati fatti progressi sostanziali e sufficienti su diritti dei cittadini, conti e Irlanda”. Lo dice il capogruppo dei Socialisti e democratici (S&D) al Parlamento europeo Gianni Pittella, riguardo all’ipotesi di Londra di un’unione doganale temporanea con l’Ue per prevenire il caos dei confini dopo la Brexit. “Il documento – afferma Pittella – evidenzia le aspirazioni del governo, ma per evitare illusioni, vale la pena ricordare che solo unione doganale e mercato unico permettono commercio e libero movimento di beni senza frizioni”

Cresce la pressione sulla premier britannica Theresa May in merito alle modalità del divorzio con l’Unione europea. Mentre all’interno del gabinetto prende corpo l’opposizione verso una ‘hard-Brexit’, anche nella popolazione crescono i dubbi sulla strategia negoziale del governo di Londra. Secondo uno studio condotto dall’istituto ORB il 61% degli intervistati non è d’accordo con la politica della premier. Il mese precedente la percentuale era del 56%, a giugno del 46%. Inoltre solo il 37% crede che con la Brexit la situazione economica migliorerà per i britannici, mentre il 40% crede il contrario; solo il 23% degli intervistati ritiene che dopo il divorzio il Regno Unito avrà un miglior controllo dell’immigrazione.

I Conservatori del Primo Ministro inglese Theresa May e il Partito Unionista dell’Irlanda del Nord hanno trovato accordo “in linea di principio” per dare il via libera al nuovo governo della Gran Bretagna. La May nelle elezioni dell’8 giugno non ha avuto la maggioranza dei seggi alla Camera dei Comuni e ha bisogno del supporto dei 10 deputati unionisti. Il Dup ha accettato di dare un sostegno ai Conservatori in parlamento su temi chiave, senza però formare una vera e propria coalizione.

“Non votate per la spazzatura Corbyn se non volete un amico dei terroristi che apre loro le nostre frontiere”. Cosi’ titola questa mattina il vendutissimo ‘Sun’, un milione di lettori, mentre i cittadini britannici vanno alle urne. A favore della premier conservatrice uscente Theresa May sono la maggior parte dei tabloid con il ‘Daily Express’ che grida ‘Vote for May today’. Il ‘Telegraph’, sempre di destra ma quotidiano di qualita’, avverte: “Il tuo Paese ha bisogno di te, vai a votare”. Le urne chiudono alle 22 e il conto delle 650 circoscrizioni finira’ verso mezzogiorno di domani. Per vincere davvero la May, che ha anticipato di due anni la scadenza naturale di Westminster, aumentando la forza parlamentare della sua maggioranza, che era di 330 deputati, dovrebbe arrivare almeno a 377 seggi. In questo caso potrebbe essere dichiarata vincitrice gia’ nelle prime ore del mattino di domani. Sia la premier che il suo oppositore Corbyn si giocano la carriera politica. In caso di sconfitta, il partito potrebbe costringere il leader laburista alle dimissioni. Non e’ da escludere un “parlamento impiccato” (o “appeso”) senza una maggioranza chiara. In questo caso Corbyn potrebbe arrivare al governo in una coalizione con il liberaldemocratici e i nazionalisti scozzesi dello Scottish National Party (Snp). Oppure la May potrebbe puntare a un’alleanza con i nordirlandesi del Dup, sostenuta dall’esterno da Liberaldemocratici e nazionalisti scozzesi. I giochi di Westminster sono ancora tutti aperti.

La premier britannica Theresa May chiedera’ alla Nato di unirsi alla coalizione anti Isis, all’indomani dell’attentato terroristico alla Manchester Arena. “Una Nato forte e unita rappresenta il cuore della sicurezza di ciascuna delle nostre nazioni. Unita’ nel rispondere alle comuni minacce e’ la nostra arma piu’ potente”, dira’ la May, secondo alcuni stralci del suo intervento al vertice dell’Alleanza Atlantica in calendario oggi a Bruxelles e riportati dall’Agi. “Dobbiamo aumentare i nostri sforzi – insistera’ – per affrontare le minacce alle nostre comuni societa’, sia che vengano dal terrorismo e sia che arrivino dalla Russia”. Francia e Germania avrebbero delle riserve e, secondo indiscrezioni di stampa, il presidente americano Donald Trump nella sua visita a Roma ieri avrebbe sollecitato il premier italiano Paolo Gentiloni a mediare.

L’incontro di mercoledì a Londra fra la premier del Regno Unito Theresa May e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker sarebbe andato “molto male”, secondo quanto pubblicato dal Sunday Times e riportato da LaPresse. Una fonte di Bruxelles avrebbe detto che May “vive in un’altra galassia” riferendosi alla richiesta britannica di “uno schema dettagliato” del futuro accordo commerciale bilaterale prima che il Regno Unito si impegni a pagare il corrispettivo del suo ritiro dall’Ue.
Secondo il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung, Juncker avrebbe detto: “Sto lasciando Downing Street 10 volte più scettico di quando ero arrivato”. Ieri, May, ospite di Andrew Marr alla Bbc, è tornata sull’argomento, rispondendo: “Non vivo in un’altra galassia”, e mostrandosi consapevole che “i negoziati saranno difficili”.

Tony Blair è “quasi motivato a tornare” alla politica attiva, come spiega, in un’intervista radio alla Bbc, riportata dall’Ansa, per la voglia di costruire “almeno un dibattito serio sulla Brexit”, viste le posizioni “irrazionali” dei piu’ rigidi custodi dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue. Per l’ex premier laburista l’uscita del Regno Unito dall’Ue resta la questione piu’ importante del momento, destinata ad avere un impatto drammatico sul nostro futuro, sulla nostra economia, sui nostri standard di vita”. Balir non nega di essere “d’accordo con molto di quello che Theresa May dice”, pur sostenendo che sul tema della Brexit la leader dei Conservatori “non e’ ragionevole”. In vista del voto anticipato dell’8 giugno, l’ex premier laburista si limita a dire che votera’ per il Labour.

L’Ue e il Regno Unito vogliono lavorare insieme: e’ questo il messaggio piu’ importante emerso dall’incontro a Londra tra il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, e il primo ministro britannico Theresa May. Lo avrebbe detto lo stesso Tajani, secondo quanto riporta una nota dell’Europarlamento. “Il risultato dell’incontro con il primo ministro May – ha detto Tajani – e’ positivo. Vogliamo difendere con forza i diritti dei nostri cittadini, sia dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito che dei cittadini del Regno Unito che vivono nell’Unione europea. Vogliamo lavorare insieme, questo e’ il messaggio piu’ importante e questo e’ un buon inizio”. Secondo quanto riporta la nota, Tajani ha anche ricordato che “una forte, continua cooperazione in materia di difesa, intelligence” e su temi giudiziari con il Regno Unito “e’ un interesse comune”. “Gli eventi recenti – ha osservato Tajani – hanno tragicamente ricordato che il terrorismo non conosce confini. La sicurezza dei nostri cittadini deve sempre venire prima della politica”. Tajani oggi a Londra ha discusso con la May la posizione dell’Europarlamento sui negoziati sulla Brexit. Tajani ha anche incontrato le Organizzazioni non governative (Ong) impegnate a garantire i diritti dei cittadini dell’Unione europea nel Regno Unito.

Il meccanismo di avvio della Brexit scatterà il 29 marzo. Lo annuncia Downing Street, secondo la stampa britannica. E’ stato l’ambasciatore britannico a Bruxelles, Sir Tim Barrow, ad informare l’ufficio del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, della data scelta dalla premier Theresa May. L’iter prevede la notifica ufficiale all’Ue tramite una lettera firmata dal primo ministro con la quale si dichiara l’intenzione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione avviando quindi un negoziato della durata di due anni. “Siamo all’inizio del più importante negoziato per il Regno Unito nell’arco di una generazione”, ha affermato in una nota il ministro per la Brexit, David Davis.