occupazione

“Stiamo costruendo un’America sicura, forte e orgogliosa”. lo ha detto il presidente degli Usa Donald Trump nel suo primo discorso sullo Stato dell’Unione. “Questo e’ il nuovo momento americano: non c’e’ mai stato un momento migliore per vivere il sogno americano”, ha dichiarato il presidente nel discorso in cui ha toccato i temi dell’economia e dell’occupazione. Trump ha ricordato l’attuazione dei “piu’ imponenti tagli alle tasse della storia” e ha sottolineato come, dall’approvazione della riforma fiscale, “circa tre milioni di lavoratori hanno gia’ ottenuto bonus, molti dei quali per migliaia di dollari”.
Nel dettaglio, ha riferito l’inquilino della Casa Bianca, “dall’elezione sono stati creati 2,4 milioni di nuovi posti” e la disoccupazione “ha toccato il minimo da 45 anni anni”. Trump è intervenuto anche sulla riforma dell’immigrazione, indicando tra i vari punti, l’apertura solo ai parenti più stretti degli immigrati legali.

“La falsa contrapposizione tra giovani e anziani è stata creata ad arte da chi ha sempre avuto come obiettivo la distruzione dello Stato sociale e delle tutele”. Lo dice Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera. “Il liberismo politico ed economico, che ha elevato il mercato al rango di un dio assoluto, benché morente, cerca di assestare i suoi ultimi colpi di coda – continua il parlamentare – La politica, prevalentemente di destra, che ha imposto, nell’ultimo trentennio, l’ideologia della fine della società e del ritorno all’individuo, che ha sostenuto il capitalismo finanziario predatorio e che ha condannato alla precarietà esistenziale e del lavoro intere generazioni di giovani, oggi pretenderebbe di giocare la carta di un ulteriore smantellamento dei diritti, delle pensioni e del welfare in generale. Per raggiungere questo obiettivo la strada più semplice è quella della divisione e dello scontro di interessi tra giovani e anziani”.
Per Damiano: “Non bisogna cadere nella trappola e nessuno è immune da questo pericolo, neanche il governo e il Pd: per evitarlo, nella legge di Bilancio la scelta fondamentale deve essere quella di incentivare le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani e, al tempo stesso, del consolidamento dell’anticipo pensionistico a 63 anni dei più anziani. Per noi, mandare un numero maggiore di lavoratori in pensione e rallentare l’aumento dell’età pensionabile, significa ampliare la possibilità di inserire più giovani nel mondo del lavoro”. Conclude il presidente della commissione Lavoro: “Il mix tra incentivi strutturali per l’occupazione giovanile e flessibilità previdenziale, deve essere la carta vincente che Gentiloni e Renzi devono giocare insieme”.

“Piu’ investimenti, piu’ export e piu’ occupazione — sia pure in termini non ancora soddisfacenti — ci dicono che la strada imboccata e’ quella giusta. Siamo un grande Paese, con enormi potenzialita’ come dimostrano proprio i dati dell’inversione di tendenza. Ma dobbiamo capire che siamo in un momento nel quale non si deve dare un pochino a tutti di quel minimo che ci siamo guadagnati, ma servono impegno e sacrificio per investire sul futuro”. A dirlo e’ il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, in una intervista al Corriere della Sera. “Il Jobs act dimostra come assunzioni a tempo indeterminato abbiano comportato anche un aumento dei consumi in parallelo – aggiunge Boccia -. E’ normale che chi ha un lavoro stabile pensi al mutuo, a comprarsi un auto. E’ per questo che abbiamo bisogno di iniziative forti sul fronte del lavoro e dei giovani. Tema che entra nell’elenco delle priorita’ ma che invece e’ il problema piu’ urgente”. Quindi una richiesta al mondo della politica: “chiediamo alle forze politiche – dice Boccia – non di sospendere il confronto elettorale, che e’ il sale della democrazia, ma di mettere in sicurezza in modo condiviso la legge di stabilita’ e i provvedimenti per spingere l’economia accogliendo l’invito del Capo dello Stato”.

I dati sull’occupazione pubblicati ieri dall’Istat “non possono essere di conforto per gli italiani. Siamo ancora molto lontani infatti dalle medie dell’Unione europea e i timidi miglioramenti sono da attribuire più a una situazione economica internazionale in miglioramento che alle vantate riforme dei governi a guida Pd”, lo dichiara in una nota Lucio Malan (Forza Italia). “A prezzo di oltre 20 miliardi l’Italia è ancora tra i peggiori d’Europa – aggiunge – e ci sono 700mila disoccupati più di quando Berlusconi fu costretto alle dimissioni da una congiura di palazzo.”

“La disoccupazione scende ancora. A giugno 23 mila occupati in piu’ su base mensile, secondo l’Istat. Il dato davvero impressionante, pero’, e’ quello dell’occupazione femminile: 48,8% di donne occupate a giugno. E’ il dato piu’ alto dal 1977, secondo l’Istat”. Lo scrive su Facebook il sottosegretario alla Presidenza Maria Elena Boschi. “Ancora c’e’ molto da fare – aggiunge – lo sappiamo, ma i dati di oggi ci dicono che siamo sulla strada giusta. Dal 2014, dall’insediamento del governo dei MilleGiorni, il numero degli occupati e’ salito di oltre 820 mila unita’, di cui 2/3 sono contratti a tempo indeterminato. L’occupazione femminile non e’ mai stata cosi’ elevata. Qualcuno puo’ ancora negare il successo del #JobsAct? #Avanti, avanti insieme”.

Il tasso di disoccupazione a giugno scende all’11,1% in calo di 0,2 punti rispetto a maggio. A rilevarlo è l’Istat, aggiungendo che si torna allo stesso valore dell’aprile scorso, che corrisponde ai livelli di settembre-ottobre 2012.
Il tasso di occupazione delle donne (15-64 anni) a giugno raggiunge il 48,8%; si tratta del valore più alto dall’avvio delle serie storiche, ovvero almeno dal 1977. Per quanto riguarda l’occupazione a giugno l’Istat rileva una crescita di 23 mila unità su base mensile, dovuta – spiega – esclusivamente al rialzo dei dipendenti a termine, aumentati di 37 mila unità. Scende anche il tasso di disoccupazione giovanile a giugno attestandosi al 35,4%, in calo di 1,1 punti percentuali su maggio.

Le assunzioni nel settore privato nei primi cinque mesi dell’anno sono state complessivamente 2.736.000, in aumento del 16% rispetto al periodo gennaio-maggio 2016. Il maggior contributo è determinato dalle assunzioni a tempo determinato (+23%), mentre sono diminuite quelle a tempo indeterminato (-5,5%). Lo rileva l’osservatorio sul precariato dell’Inps. Oltre all’incremento dei contratti di somministrazione a tempo determinato (+14,6%), risulta “particolarmente significativa” la “crescita vigorosa” dei contratti di lavoro a chiamata a tempo determinato, che, sempre nell’arco temporale gennaio-maggio, passano da 76mila del 2016 a 165mila nei primi cinque mesi di quest’anno, con un incremento del 116,8%. “Questo significativo aumento dei contratti a chiamata a tempo determinato, e in parte anche l’incremento dei contratti di somministrazione – dice l’Inps – può essere messo in relazione alla necessità delle imprese di individuare strumenti contrattuali sostitutivi dei voucher cancellati dal legislatore a partire dalla metà dello scorso mese di marzo”.

“Il governo ha fatto poco o nulla per i nostri giovani e l’inerzia e’ sotto gli occhi di tutti. Basta, infatti, dare un’occhiata ai dati che sono stati pubblicati oggi dall’indagine sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Esde) che mettono in evidenza come nel nostro Paese il numero di ‘neet’, ovvero, dei giovani tra i 15 ed i 24 anni che non studiano, che non lavorano e che non cercano un lavoro e’ nettamente superiore alla media europea. Mentre la media europea e’ al 11,5%, l’Italia raggiunge il 19,9%”, lo dichiarano i portavoce del MoVimento 5 Stelle al Senato, Nunzia Catalfo, Sara Paglini e Sergio Puglia. “Tenuto conto dei dati dell’indagine, risulta evidente che il programma garanzia giovani attuato dal governo, che ha come obiettivo quello di far acquisire nuove competenze ai ‘neet’ per far entrare loro nel mondo del lavoro, e’ stato un completo fallimento. Eppure, il Ministro del Lavoro Poletti continua a difendere il programma spacciandolo come un ‘successo’. Per fortuna le bugie hanno le gambe corte. I numeri parlano da soli e l’Italia continua a battere il record sui neet”. “Da sottolineare anche la crescita della poverta’ estrema nel nostro Paese rispetto all’anno scorso. Unico caso nell’UE insieme all’Estonia e alla Romania. D’altronde siamo uno dei pochi Paesi in Europa che non ha ancora introdotto una misura di sostegno al reddito per le persone in difficolta’ come il reddito di cittadinanza da noi proposto. Il campanello di allarme e’ assordante, ma l’attuale classe politica continua ad assecondare la richiesta dei potenti, dimenticando i cittadini”. Concludono i pentastellati.

“L’Istat fotografa una nazione rattrappita. Se consideriamo in particolare gli indici demografici, il tasso di occupazione, la produttività del lavoro, constatiamo come l’Italia sia diventata ben poco vitale. Il Paese è intrappolato nel circolo vizioso della sfiducia alimentata da uno Stato pesante e inefficiente che molto pretende ma poco restituisce. Solo una politica cristiana e liberale può risvegliare una diffusa attitudine a generare e a produrre in un contesto più favorevole. Avere fiducia nel popolo significa anche promettere meno Stato e così legittimare la speranza di meno tasse”. Lo scrive nel blog dell’Associazione amici di Marco Biagi il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Energie per l’Italia).

“Mille giorni di strada fatta assieme. C’e’ ancora molto da fare, insieme #lavoltabuona”. Così il premier Matteo Renzi su Twitter e Facebook in occasione del video realizzato sui mille giorni di governo. Nel video, che si apre con le parole del giuramento da presidente del Consiglio, vengono elencati i provvedimenti realizzati dal governo dal momento del suo insediamento. Si va dal Jobs act alla giustizia, dalle unioni civili allo spreco alimentare e al caporalato, dalla riforma delle banche popolari alla legge sul cinema. Dopo mille giorni di governo per il premier le cose “vanno meglio” ma non sempre “vanno bene”. Renzi lo dice a Palazzo Chigi e poi a ‘Otto e mezzo’ su La 7: “Non sono soddisfatto se lo fossi, vorrebbe dire che sto sbagliando tutto”, così ha risposto ieri a Lilli Gruber. Secondo Renzi, “c’è ancora moltissimo da fare nel Mezzogiorno”. Ha dichiarato in conferenza stampa a Palazzo Chigi: l’Italia, tre anni fa, “stava attraversando un’ecatombe di posti di lavoro”, ed ha aggiunto di “voler cambiare l’Europa”, soprattutto su crescita e gestione migranti. Una slide dei mille giorni snocciolava, tra le altre attività, i numeri sull’economia: il Pil al +1,6%, il rapporto deficit/Pil al -0,4%, il debito pubblico a -43 miliardi di euro, i consumi delle famiglie a +3%. Ad eccezione del debito pubblico, che si riferisce al periodo agosto-settembre 2016, le altre cifre si riferiscono al periodo primo trimestre 2014- terzo trimestre 2016. (immagine: Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio)