Trump

Cosi il grande scrittore Tom Wolfe, autore de ‘Il falò delle vanità, esponente dei conservatori, stigmatizza l’attuale politica che sempre meno di distingue e dà l’esempio. ‘Donald Trump può vincere. E’ stata una campagna elettorale dominata dalla volgarità. Essere intelligenti non é più richiesto ai politici. Non so per chi voterò visti i due candidati dei principali partiti, che hanno entrambi enormi difetti. Quello di Trump non sarebbe il primo caso di politico importante senza nessuna esperienza. Reagan cominciò come attore’. Cosi su Corriere della Sera, uno dei veri nemici del politicamente corretto e della sinistra radical chic che ha piu’ volte castigato con ironia per la sua ipocrisia. ‘La Clinton da parte sua non é una donna spiritosa e ha molti problemi che deve superare e da segretario di Stato é difficile rintracciare qualcosa di buono che abbia realizzato’

E’ bufera su Donald Trump. La battuta-shock che evoca l’assassinio di Hillary Clinton sta creando un’ondata di indignazione bipartisan in tutta l’America. E monta da piu’ parti il pressing perche’ il tycoon si faccia da parte: volontariamente o ‘scaricato’ con un gesto coraggioso del partito che lo ha candidato. ”Le parole contano e le sue avrebbero potuto avere conseguenze forti. Ha incitato la violenza” afferma Hillary, invitando i repubblicani a sostenere la sua campagna. Il tycoon, aggiunge Clinton, non ha il temperamento per essere presidente. Trump pero’ rilancia, e accusa Hillary di comportamento illegale dopo le ultime email pubblicate, che mostrano interessi talvolta sovrapposti fra Clinton Segretario di Stato e la Fondazione di famiglia. I sondaggi segnalano il crescente malumore tra gli elettori repubblicani: uno su cinque – secondo l’agenzia Bloomberg – sono adesso favorevoli ad un ritiro di Trump, mentre molti altri non lo ritengono all’altezza, con lo scetticismo che aumenta anche tra chi lo ha sostenuto fin dalla prima ora. “Disgrazia nazionale”, titola l’Huffington Post, “Un presidente inconcepibile”, la Cnn, mentre il Daily News in prima pagina titola ‘Questo non e’ piu’ un gioco’, chiedendo la fine della campagna del tycoon. Ma l’attacco piu’ duro arriva dal New York Times, con due editoriali senza precedenti per i toni usati dal quotidiano nei confronti di un candidato presidenziale, definito “essere ripugnante”. “I figli dovrebbero vergognarsi”, afferma Thomas Friedman, uno degli opinionisti di punta del giornale, mentre l’Editorial Board scrive: “E’ giunta l’ora per i repubblicani di ripudiare Donald Trump una volta per tutte”.

Alla corsa per la Casa Bianca Donald Trump incassa l’endorsement del leader dei nazisti americani, secondo le notizie riportate dal Washington Post. “Trump – ha detto Rocky Suhayda, 64 anni, presidente del partito nazista americano – rappresenta una reale opportunita’ per i bianchi nazionalisti, Una opportunita’ che non capitera’ mai piu'”. Ed ha aggiunto sul candidato dei repubblicani: “La campagna di Trump ha mostrato che i nostri punti di vista non sono cosi’ impopolari”

Il candidato dei repubblicani alla presidenza Donald Trump ha detto di temere che le elezioni “saranno truccate”. Una affermazione senza precedenti in tempi recenti da parte di un candidato presidenziale. La dichiarazione shock di Trump, che non ha supportato le sue affermazioni con alcuna prova, potrebbe, se diventasse qualcosa di più di una frase estemporanea, minacciare la tradizione americana di elezioni in un contesto sereno e minare l’essenza di un regolare processo democratico. “Ho paura che le elezioni saranno truccate, devo essere onesto”, ha detto il candidato repubblicano durante un incontro a Columbus, in Ohio. Trump ha poi aggiunto di avere sentito “sempre più” voci secondo cui le elezioni potrebbero non svolgersi regolarmente, senza aggiungere altri elementi. La frase giunge dopo le insinuazioni secondo le quali i democratici avrebbero gestito le primarie in modo ma consentire a Hillary Clinton di battere Bernie Sanders. Trump aveva già in precedenza alluso a possibili irregolarità, sottolineando le email rese pubbliche che suggerivano di esprimere una preferenza per la Clinton. L’ex segretario di Stato ha poi ottenuto 3.7 milioni di voti più di Sanders, conquistando di gran lunga il maggior numero di delegati fin dal marzo scorso.

“Un’anima nera”, priva di empatia e compassione. Così Khizr Khan, padre di un soldato musulmano morto in Iraq nel 2004, ospite nei giorni scorsi della convention democratica di Filadelfia, ha definito Donald Trump. Il candidato repubblicano lo ha attaccato dopo il suo intervento, lasciando intendere di non aver permesso alla moglie – al suo fianco sul palco – di parlare a causa della sua religione. “E’ un’anima nera – ha detto, intervistato dalla Cnn, auspicando che la famiglia “gli insegni un po’ di empatia” – ed è totalmente inadatto per la leadership di questo Paese. L’amore e l’affetto che abbiamo ricevuto dimostrano che il nostro dolore, che la nostra esperienza in questo Paese sono giusti e positivi”. Secondo Khan, “la politica” del candidato repubblicano alla Casa Bianca, “le sue pratiche, non riflettono alcuna comprensione dei principi costituzionali basilari, fondamentali, di questo Paese: lui parla di escludere le persone, di mancare di rispetto ai giudici, all’intero sistema giudiziario, agli immigrati, agli immigrati musulmani: questa è retorica divisiva che è totalmente contraria ai principi costituzionali basilari”.

“Mi sveglio ogni giorno in una casa che è stata costruita dagli schiavi….”. Si commuove Michelle Obama, e commuove tutta l’America, in uno dei passaggi più toccanti del discorso della scorsa notte alla convention in cui ha rivendicato la grandezza del suo Paese che ha permesso al primo presidente afroamericano di arrivare alla Casa Bianca ed ora permetterà alla prima donna di diventare presidente. “Questa è la storia di questo Paese, la storia che mi ha portato su questo palco questa notte, la storia di generazioni di persone che hanno sentito le sferza della frusta, la vergogna della schiavitù, la sofferenza della segregazione ma hanno continuato a crescere e sperare e fare quello che dovevano fare perché oggi io mi svegliassi ogni giorno in una casa costruita da schiavi….” ha detto tra gli applausi la prima first lady afroamericana. “E guardo le mie figlie, due belle, intelligenti giovani donne nere, che giocano con i cani sul prato della Casa Bianca e grazie ad Hillary Clinton, le mie figlie, e tutti i nostri figli, ora ritengono scontato che una donna possa diventare presidente degli Stati Uniti”, ha aggiunto. “Non lasciate che nessuno vi dica dobbiamo rendere l’America grande di nuovo – è stato l’affondo finale a Donald Trump – perché questo è il più grande Paese del mondo”.

Dura accusa del presidente Usa Barack Obama a Donald Trump che “manca di preparazione” in particolare in politica estera. Il candidato repubblicano ha detto in un’intervista al New York Times, che se i paesi baltici (che fanno parte della Nato) dovessero venire attaccati dalla Russia, lui non deciderebbe di fare intervenire gli Stati Uniti a meno che questi paesi “non abbiano adempiuto ai loro obblighi” nei confronti deli Stati Uniti. Per Obama, “c’e’ un’enorme differenza tra la capacita dei nostri alleati europei a rispettare i propri impegni in termini di spesa per la difesa e dire loro ‘lo sapete? Noi possiamo non rispettare l’impegno centrale dell’alleanza piu’ importante della storia’”.

La polemica a distanza tra i due va avanti da giorni. E ora Donald Trump ha tirato l’ultima stoccata al giudice della Corte suprema, Ruth Bader Ginsburg, chiedendole di dimettersi. “Il giudice Ginsburg della Corte suprema degli Stati Uniti ha imbarazzato tutti facendo una affermazione politica stupida su di me. È andata di testa – si dimetta!”, ha scritto oggi il miliardario su Twitter. Il pasticcio era iniziato lunedì, quando la giudice liberal aveva affermato in una intervista al New York Times che Trump “è un impostore”. Anzi di più. Nel corso della chiacchierata con il giornalista del quotidiano americano Ginsburg era stata ancora più dura, facendo un’uscita insolita per un giudice della Corte suprema. “Non posso immaginarmi come diventerà questo posto – Non posso immaginarmi come sarà questo Paese – con Donald Trump come presidente”. E ancora ha aggiunto: “Non è coerente. Dice qualsiasi cosa gli venga in mente. Ha veramente un ego…Come ha fatto a uscire senza alcun problema dalle richieste della sua dichiarazione dei redditi? La stampa è stata molto gentile con lui su questo punto”, ha detto. Le sue dichiarazioni non sono piaciute ai repubblicani. Lo speaker della Camera, Paul Ryan, ha detto che le frasi di Ginsburg sono “fuori luogo”. E molti altri politici conservatori si sono schierati contro le frasi del giudice. Ginsberg ha 83 anni ed è stata nominata alla Corte suprema nel 1993 dal presidente Bill Clinton. Tra gli otto giudici è considerata la voce dell’ala di sinistra e liberal, in totale disaccordo con le visioni del giudice Capo, il conservatore John Roberts.

Di sicuro c’è solo una fotografia che li ritrae insieme. Sembra una photo opportunity, di quelle che hanno un significato in se’, a prescindere dal valore e dai contenuti specifici e della ragione dell’incontro. Salvini ha fatto di tutto per rendere nota la stretta di mano con il magnate americano, candidato dei Repubblicani alla Casa Bianca. Ma Trump ora precisa che la realtà è un’altra, che lui non voleva incontrarlo. Salvini da parte sua replica che si conoscono eccome, che l’incontro era prefissato e che vi sarebbero delle mail a dimostrarlo. A chi credere? Di sicuro uno dei due dice il falso. Forse Trump non ha più alcuna convenienza politica nell’associare il suo nome ad uno dei leader populistici d’Europa, o forse l’interesse è più di Salvini ad accreditarsi come sostenitore di un candidato alla presidenza USA, al di là di un incontro occasionale. In ogni caso, deve far riflettere come, la nostra epoca, in cui l’apparenza prevale sull’essenza delle cose, la politica non faccia eccezione. Anzi.

‘Limmigrazione spaventa, sbagliata la politica per il Mediterraneo. Donald Trump in fondo è un leader europeo, autore di una politica che si basa sulla paura , generata dai problemi legati all’immigrazione. Così Romano Prodi. “L’immigrazione non guidata -ha sottolineato il professore- spaventa e trasforma la nostra cultura politica. Anzi, l’ha già trasformata e siamo riusciti a trasformare anche la cultura politica americana, perché in fondo Trump è un leader europeo. Noi pensiamo che sia qualcosa di nuovo ma se analizzate il contenuto del discorso di Trump sono le stesse paure che nascono da questa politica sbagliata per il Mediterraneo”. “Poi ci sono le americanate, ma è una paura che da qualche tempo non è più la paura di destra, è la paura tout court”.