La Turchia domani vota il più importante referendum della sua storia. In ballo c’è l’abolizione dell’attuale sistema parlamentare che ha accompagnato la tradizione politica – e democratica – del paese per 94 anni. Al suo posto verrebbe introdotto un controverso sistema presidenziale, definito “alla turca” perchè non simile a nessun altro modello al mondo e che secondo i critici della riforma segnerebbe l’inizio del governo di un solo uomo al potere. La riforma è stata perseguita già a partire dal 2007 dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Ma i seggi parlamentari del partito della giustizia e dello sviluppo (Akp, al governo) sono sempre rimasti insufficienti per raggiungere il numero minimo di 330 voti a favore per portare l’emendamento costituzionale a referendum. L’obiettivo è stato raggiunto solo lo scorso gennaio, dopo che il nazionalista Mhp (quarto partito del parlamento) ha deciso di approvare la riforma. Da quando è giunto al potere nel 2002, l’Akp non ha mai perso una elezione – fatta eccezione per le sole consultazioni del giugno 2015 dove ha avuto il 40,8% dei voti – ed ha mantenuto sempre il 50% delle preferenze. Anche per questo referendum i sondaggi indicano un simile risultato, ma le possibilità di superare il 50% delle preferenze – quale condizione per l’adozione della riforma – non risulta ancora data per certa, visto che anche il fronte del “no” si mantiene sulla stessa percentuale.