M5S

Si può essere favorevoli o contrari allo strumento delle primarie per l’indicazione del leader di un partito. Si può essere di uno schieramento antitetico a quello della sinistra. E Nicola Zingaretti può anche suscitare le dovute perplessità o antipatie, ma l’affluenza di quasi due milioni di cittadini alle primarie del Pd é una notizia bellissima per la politica che non si riconosce nella demagogia populista e nella ostentazione della incompetenza e della improvvisazione al potere. ll governo gialloverde e, soprattutto il Paese, da oggi possono contare su una opposizione organizzata e che si è scelta un leader. E Zingaretti ha proprio detto di voler essere un leader e non un capo. Non sono sfumature. La cultura dell’uomo solo al comando appartiene ad altre logiche e ad altre visioni. La politica deve ritornare alle forme e ai contenuti. Le une e gli altri sono essenziali. C’é bisogno di moderazione, di rispetto, di pace sociale, di concordia e di unità del Paese. Tutte cose che la Lega da una parte e la setta del M5S dall’altra, ignorano.

Se non vi saranno colpi di scena, Maurizio Landini sarà il prossimo segretario della Cgil. Si prospetta un accordo tra le due anime del sindacato, con la guida a Maurizio Landini e la vicesegreteria a Vincenzo Colla. L’ex segretario della Fiom, ne siamo sicuri, farà una vera opposizione di sinistra a questo governo gialloverde – soprattutto a causa dello spazio lasciato dal Pd e dagli altri partiti – cosa che non ha fatto Susanna Camusso se non in alcuni casi e solo per alcune vertenze. Landini, che riscuote un consenso politico non indifferente nel Paese e che non solo dice cose di sinistra ma lo fa in modo convincente e incisivo, sarà una autentica spina nel fianco di questo governo che veleggia verso un populismo sempre più spinto. Maledetto il Paese nel quale ad un governo democraticamente eletto non corrisponda una vera opposizione. Oggi in Italia non esiste una alternativa politica a questo Esecutivo e di questo il governo ne approfitta grandemente. Landini svolgerà un ruolo decisivo, ma lo farà da sinistra, portando avanti le priorità e la sensibilità che alla sinistra appartengono, contro i programmi e i provvedimenti di Lega e M5S. I moderati del centrodestra si dovranno attrezzare per fare altrettanto, ma su questo fronte il processo di riorganizzazione é più difficile.

 

Il M5S e la Lega devono gran parte della propria crescita elettorale alla disinformazione organizzata, al meccanismo delle fake news alimentato ad arte da una schiera di addetti al settore che si incaricano di veicolarle nei social media, da Facebook, a Twitter a Instagram ai siti web. Esiste una forte domanda di false verità, comode e pret à porter, di conferme ai propri pregiudizi. Il Movimento di Grillo e Di Maio e quello di Salvini, offrono una risposta a questa esigenza. Si tratta, ovviamente, di bufale, di propaganda utile ai programmi politici dell’uno e dell’altro schieramento. Parallelamente a questa impostazione, ve ne é un’altra, che attiene alla spettacolarizzazione di eventi politici, di iniziative più o meno istituzionali, che favoriscono l’affermarsi del culto della personalità del Di Maio o del Salvini di turno. Si registra nel Paese la voglia di un uomo forte, che semplifichi problemi che sono per loro natura complessi e che dia l’illusione, la percezione, di poterli risolvere. Tutto questo in dispregio e a danno delle istituzioni, e del sistema di regole e garanzie poste per evitare derive autoritarie. L’accoglienza show dei due ministri della Giustizia e dell’Interno, Bonafede e Salvini, al terrorista Cesare Battisti, con tanto di palchetto a favore di fotografi e telecamere, é un omaggio a questa visione fascistoide e grottesca della democrazia repubblicana che non ha alcun bisogno di esibizioni muscolari e di minacce ai malfattori, di slogan stupidi e arroganti, di promesse fantastiche. Tutto questo é Sudamerica. Noi siamo Europa.

“Siamo di fronte a un atto di negazione della democrazia costituzionale senza precedenti. Non era mai accaduto che neanche una Camera potesse entrare nel merito di un provvedimento”. Lo ha detto il deputato di Leu Stefano Fassina intervenendo in commissione Bilancio a Montecitorio. “In prima lettura qui a Montecitorio – ricorda – abbiamo avuto un testo di ‘intrattenimento’, utilizzato da Governo e maggioranza per impegnare Deputati, media, interessi organizzati e opinione pubblica mentre era in corso il negoziato con la Commissione europea. Al Senato, è arrivato in zona Cesarini, con un maxi-emendamento, l’esito del confronto con Bruxelles: un testo non soltanto ridimensionato negli importi per i principali capitoli di spesa, ma inzeppato di misure aggiuntive, estremamente rilevanti per impatto economico, insieme a una valanga di misure ordinamentali, ‘marchette’ le avrebbero definite dall’opposizione i campioni del M5S”. “Un’alternativa c’era. Ovviamente, onerosa in termini di reputazione politica, ma c’era: un mese di esercizio provvisorio per consentire almeno a un ramo del Parlamento di svolgere le funzioni previste dalla Costituzione. I principi costituzionali della democrazia parlamentare sono stati, invece, ancora una volta, sacrificati ai principi di finanza pubblica, certo presenti nella Costituzione della Repubblica, ma subordinati ai primi”, conclude.

“Il professor Di Maio non sa quel che dice: ne ha combinate e dette talmente tante, in questi 7-8 mesi, che ormai ha perso qualsiasi credibilità. Non conosce nulla di contabilità dello Stato, di diritto parlamentare, e persino dei contenuti della Legge di Bilancio. Si discute tanto di reddito di cittadinanza e di quota 100, e nessuna riga è stata scritta su entrambi i provvedimenti. Solo chiacchiere. L’unica cosa corretta che dice, forse, il professor Di Maio, è che il reddito di cittadinanza entrerà in vigore tra marzo e aprile, semplicemente perché deve essere ancora scritto”, “allo stesso tempo, non si conosce ancora come sarà congegnata la quota 100 per le pensioni. Quello che si sa, invece, è che si prendono 2,5 miliardi di euro in tre anni dai pensionati, dalla mancata indicizzazione delle pensioni oltre i 1.500 euro lordi. Si stanno portando via, di fatto, a milioni di pensionati con pensioni assolutamente limitate, beni e servizi (viene tolto loro il potere d’acquisto): l’inflazione non più adeguata e la pensione bloccata portano i pensionati, ad acquistare meno beni e servizi”. Lo ha Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia, ai microfoni di Radio Cusano. “Altra faccenda è quella del volontariato. Con questa manovra viene raddoppiata la tassazione Ires, dal 12 al 24%, sul non-profit. Siccome tutti noi, in qualche maniera, siamo stati vicini a questa o a quella associazione di volontariato, riteniamo che questa sia una norma assolutamente demenziale, poiché il volontariato interviene di norma, attraverso la buona volontà e il sacrificio della gente, sulle falle, sulle carenze e sulla miopia dello Stato, o sulla sua incapacità di intervento in determinati settori. Alla base di tutto questo esiste, soprattutto nella filosofia del Movimento 5 Stelle, una sorta di ossessione nei confronti dello statalismo, del ‘deve fare tutto lo Stato’. Devono essere colpite la società civile, le comunità, laiche o religiose che siano, che abbiano la voglia e la forza di dire ‘non guardo solo a me stesso e do una mano agli altri’. Come colpiti devono essere i piccoli giornali, la piccola stampa, le voci libere”.

Il voto ai Cinque stelle? “Una malattia” che ha colpito gli italiani, mandandoli “fuori di testa”, tanto da consegnare il governo a gente “incapace”, che “non ha studiato” e a cui non si dovrebbe affidare nemmeno “un bar o un’edicola”. Ieri sera, durante gli auguri con i senatori di Forza Italia, Silvio Berlusconi torna a ‘bacchettare’ gli italiani, rei di essersi fidati del partito di Luigi Di Maio. Di fronte ai senatori riuniti in sala Koch, Berlusconi dice: “Gli italiani, diciamolo chiaro, sono andati un po’ tanto fuori di testa, ma la storia ci insegna che i popoli molto spesso si ubriacano di certi personaggi. I peggiori dittatori non sono venuti fuori da un colpo di stato ma da un voto popolare: da Hitler a quello di Cuba, a tutti gli altri. Questa malattia di opinione degli italiani e’ qualcosa che ci deve sommamente preoccupare, anche se le cose francamente stanno cambiando”.

“Il collegio dei commissari riunito a Bruxelles ha dato il via libera alla manovra finanziaria italiana. Sono stati giorni di lavoro senza sosta per il premier Giuseppe Conte e tutto il governo che ha lavorato per evitare la procedura di infrazione da parte dell’Europa. Siamo soddisfatti del lavoro svolto! Adesso è l’ora del cambiamento e dei fatti, procedendo all’attuazione delle misure previste! #AvantiCosì”. Lo scrive su facebook Emilio Carelli, portavoce M5S alla Camera.

L’idiosincrasia, la diffidenza, l’odio, la repulsione che il Movimento 5 Stelle ha sempre manifestato nei confronti della stampa, dei mass media, dei giornalisti e dei giornali é uno dei caratteri distintivi di quella che, sin dalle sue origini, si é manifestata come una vera e propria setta. Nessuna organizzazione segreta, benché sostenuta dal voto legittimo e democratico di milioni di persone, può permettersi l’analisi e l’osservazione del giornalismo. Ne va della sua compattezza, della sua segretezza, del suo stare in piedi. I pesanti insulti che Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno proferito nei confronti della categoria dei giornalisti sono il frutto di questa impostazione: esiste solo una verità, esiste solo una prospettiva, quella grillina. Ogni versione che contrasti con questo impianto deve essere stigmatizzata, eliminata, messa alla gogna, contestata, derisa. Non a caso l’unica forma di comunicazione ammessa dal M5S é quella dei social media, di Facebook, di Twitter, dove é possibile eliminare qualsiasi forma di intermediazione giornalistica. E’ quello il terreno in cui prosperano le fake news, le bufale che sono state il terreno di coltura del M5S. La libertà di stampa e il pluralismo dell’informazione sono presupposto ineliminabile della democrazia ed é per questo che la natura settaria e totalitaria del M5S non può ammetterli.

Non c’è tempo da perdere: al M5S il reddito di cittadinanza o qualcosa che ci assomigli, serve prima delle Europee. I sondaggi confermano che il bluff interpretato dai seguaci di Grillo e di Casaleggio è stato ormai ampiamente smascherato. L’incompetenza e l’improvvisazione che hanno sin qui dimostrato molti dei suoi ministri, l’evanescenza e l’inconsistenza politica del premier Giuseppe Conte, l’arroganza del capo politico nonché vicepremier in coabitazione, Luigi Di Maio sono sotto gli occhi di tutte le persone dotate di buonsenso e decenza. Ciò che occorre, per non vedersi doppiati dalla Lega di Salvini è portare in dote il reddito di cittadinanza. Poco importa se nel frattempo il nostro Paese andrà a rotoli e se rimarrà isolato dall’Unione europea. La vita politica, la sopravvivenza del personale politico pentastellato, altrimenti destinato ai giardinetti, dipende dalla elargizione di un sussidio ai disperati del Mezzogiorno, che potranno prontamente ricambiare con il loro voto per il rinnovo del Parlamento europeo, sbarrando il simbolo del M5S.

Le minacce del portavoce Rocco Casalino all’indirizzo dei tecnici del Ministero dell’Economia, colpevoli di non reperire le risorse per il reddito di cittadinanza sono la conferma – qualora ve ne fosse ancora bisogno – della vera natura del M5S, una setta politica che ha fatto del fanatismo, del complottismo, e della comunicazione ad esse asservite, la propria cifra. In questa logica, tutti coloro che non si inchinano alle logiche e ai desiderata grillini, sono nemici da abbattere, con la calunnia, con le minacce, con l’infamia, con ogni mezzo.