Denis Verdini

I parlamentari di Ala precisano che non si presenteranno alle prossime elezioni politiche sotto il simbolo del Partito Repubblicano Italiano-Ala. “Ho ringraziato i colleghi di Ala che hanno con me deciso di consentire al Pri, partito nel quale ho iniziato la mia carriera politica- afferma il senatore Denis Verdini- la presentazione delle liste alle prossime elezioni. Una scelta che ha il merito di permettere a uno dei partiti storici italiani di essere presente a pieno titolo, dopo ventisei anni, in una consultazione nazionale. Auguriamo agli amici repubblicani e al loro segretario Corrado De Rinaldis Saponaro i migliori successi, per riportare al centro della scena un partito che fa parte della miglior tradizione liberal-democratica e riformista europea. La sua presenza nel panorama politico va considerata come un arricchimento significativo in una fase dominata da pericolosi populismi e da derive che vanno combattute con opzioni politiche improntate alla responsabilita’ e al buon senso”.

“Verdini è convinto che Renzi abbia capito i suoi errori ed è pronto a concedergli altro credito. Io ed altri amici no. In Sicilia e a Roma torniamo a scommettere sul centrodestra. La fiducia ai governi di centrosinistra non possiamo votarla”. Lo afferma in una intervista a Repubblica Saverio Romano, capogruppo di Scelta Civica-Ala alla Camera dei Deputati e leader della lista Popolari e Autonomisti che sostiene Musumeci in Sicilia.
“Il progetto di Ala-Scelta civica ha stabilizzato la legislatura ma, come tutto, anche questo progetto ha un termine. Io come altri colleghi non condividiamo l’azione di questo governo, che è ormai un governo del presidente dal quale tutti provano a prendere le distanze: Alfano, Bersani, perfino Renzi sulle banche. Io sono fieramente orgoglioso di non sostenerlo. Io non sto lavorando per la destra – spiega -. Ma per una forza di centro che dialoghi con Fi e altri. Noi siamo sempre stati col centrodestra in Sicilia, fieri oppositori di Crocetta. Io lavorerò nel mio piccolo per aggregare il centro. In Sicilia sosteniamo Musumeci che dovrebbe far proprie le ragioni popolari e autonomiste che sono nel dna dei siciliani. Musumeci dovrebbe fare l’allenatore che difende la squadra più che sottolineare le défaillance di qualche calciatore”.

“Con un bel titolo il suo giornale mi ha definito come il Mefistofele del potere. Intendiamoci: non protesto ne’ smentisco perche’, vista la rappresentazione che si fa ogni giorno di me – una sorta di Malacoda della politica – trovarmi a vestire i panni di Mefistofele, il simbolo della lotta tra Dio e il demonio e della battaglia dei vizi e delle virtu’ rappresenta un indubbio avanzamento”. Così scrive Denis Verdini, senatore e leader di Ala, in una lettera inviata al quotidiano Repubblica. “Mi chiedo pero’, io che ho la pellaccia dura che finora ha retto ogni colpo – continua Verdini- cosa sia oggi la politica nell’immaginario collettivo”.
E prosegue: “Una consorteria di lestofanti che nascondono i loro interessi dietro una falsa vetrina di intenzioni virtuose. Cosi’ come, di riflesso, le istituzioni finiscono per incarnare la decadenza dei costumi dietro la maschera paludata del bene pubblico”.
Osserva il senatore nella lettera indirizzata al giornale: “Ma non tutto e’ marcio in questa Danimarca. Lasciatelo dire a mister Wolf, al facilitatore, al politicante delle porte girevoli. E anche al Mefistofele perseguitato dalla leggenda del beccaio, termine un po’ truce che significa macellaio o boia oppure chirurgo. O, evidentemente, Verdini”.
“Caro direttore, – prosegue il leader di Ala in uno dei passaggi della lettera – nonostante questo, l’articolo di Filippo Ceccarelli mi ha sinceramente lusingato, perché, partendo da me è salito fino a Hobbes, a Guicciardini e poi al sommo Dante, alla Divina Commedia, omettendo però di svelare in quale Cantica dovrei comparire”.
E aggiunge: “Arrivando da Firenze, la città che spande il maledetto fiore, penso che il mio posto lo immagini direttamente all’Inferno, e non eccepisco. Anzi. Di me si può dire e si è detto di tutto: che sono abile nell’arte del calcoli (ma non dell’indifferenza), e che il fine giustifica i mezzi. Tutto vero: ma non fino a teorizzare che per il mio tornaconto potrei votare sia lo ius soli che la tratta degli schiavi. No, questo mai, perche’ anche la politica deve avere un’anima”. Conclude Verdini:”Io potrei finire in ogni girone infernale, scegliete voi, in tutti meno che nella bolgia degli ipocriti”.

Nove anni e mezzo di reclusione per Flavio Carboni e quattro anni per il senatore Denis Verdini. Sono alcune delle richieste di condanna avanzate dalla procura di Roma nei confronti di 18 imputati accusati, a seconda delle posizioni della violazione della legge Anselmi sulle società segrete, associazione per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento ai partiti e diffamazione nell’ambito del processo sulla cosiddetta P3. Stando alla Procura, gli imputati avrebbero violato la legge Anselmi, tentando di condizionare il funzionamento degli organi costituzionali. Oltre che per Carboni e Verdini, i pm Mario Palazzi e Rodolfo Sabelli, hanno sollecitato altre 16 condanne e una assoluzione. In particolare una pena di 8 anni e mezzo di reclusione è stata chiesta per Pasquale Lombardi, ex giudice tributarista, e per l’imprenditore Arcangelo Martino, considerati insieme a Carboni gli organizzatori dell’associazione per delinquere contestata. In merito al medesimo procedimento, sono state chieste condanne minori per posizioni che non rientrano nell’associazione per delinquere. Tra questi ultimi, 1 anno di reclusione è stato richiesto per l’ex governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci; 1 anno e 6 mesi per Nicola Cosentino; cinque anni per Vincenzo Carbone, ex primo presidente della Cassazione; e un 1 anno e 6 mesi per l’ex assessore della regione Campania Ernesto Sica. A decidere sulle richieste dell’accusa saranno i giudici della nona sezione penale. La prossima udienza è fissata per il prossimo 3 febbraio.

“Il Pd ormai è finito, tra Renzi e la minoranza le strade si dividono. E per il centro che vogliamo costruire si aprono praterie in una coalizione con il Pd”. Così il leader di Ala, Denis Verdini, in una intervista a La Stampa in cui si dice “convinto che il Sì alla fine vincerà. Gli italiani capiranno la portata di questa riforma”. La legge elettorale cambierebbe anche in caso di vittoria del Sì, “le modifiche sono praticamente già cosa fatta: via il ballottaggio e premio alla coalizione che supera una certa soglia” sottolinea Verdini osservando che l’accordo trovato all’interno del Pd e che ha segnato la ‘pace’ con Gianni Cuperlo della minoranza dem “non conta niente. Il Pd da solo non ha i numeri al Senato per cambiare l’Italicum e dunque Renzi deve trattare con noi e con Alfano”. L’Italicum, prosegue Verdini, “cambia perché sta cambiando lo scenario politico. Il Pd si sta spaccando. E per Renzi  è necessario mettere in piedi una coalizione con una forza di centro. Noi lavoriamo per questo. Ci sono praterie per una forza moderata alleata col Pd”. Che fine farà la minoranza Pd? “In ogni caso – risponde Verdini – anche se vincesse il No, non me li immagino correre alle prossime elezioni insieme a Renzi. Finiranno come Fassina, D’Attorre e Civati, ai margini della vita politica” perchè “la gente che ce l’ha con Renzi vota i grillini, mica loro. Per Bersani non ci sono spazi da riempire”.

VERDINI: MAI RILASCIATA INTERVISTA, NON PASCOLO IN CASA ALTRI

“In merito alla pseudointervista pubblicata oggi sul quotidiano ‘La Stampa’, intendo chiarire per l’ennesima volta di non aver mai rilasciato alcuna dichiarazione, tanto meno dunque interviste o colloqui con chicchessia. Nel corso di una cena di beneficenza ho avuto modo di chiacchierare con alcuni invitati che mi chiedevano dell’attuale situazione politica. Non so se fra essi ci fosse il giornalista de ‘La Stampa’, so per certo che, oltre a non essersi presentato come tale, costui ha compreso e riportato in maniera totalmente scorretta ed errata i miei ragionamenti. Ragionamenti che poi, tra l’altro, il quotidiano ha ulteriormente distorto con un titolo che non corrisponde affatto al mio pensiero. Chi mi conosce sa che non e’ mia abitudine rilasciare interviste o dichiarazioni di sorta, e quando lo faccio cio’ avviene in modo serio e approfondito, non di straforo. E soprattutto, come ho spesso avuto modo di ripetere, non vado a pascolare in casa altrui, parlando di partiti di cui non faccio parte”. Lo dice il senatore Denis Verdini, presidente di Alleanza liberalpopolare-autonomie.

“Premesso che secondo me Bersani e’ una persona straordinaria, ho avuto modo di conoscerlo ma senza mai pranzarci, abbiamo preso solo molti caffe’. Ma gli ricordo che il garantismo non e’ una pompa di benzina dove si mettono 20, 30, 50 euro e si decide quanto essere garantisti. La Costituzione e’ chiara: fino al terzo grado di giudizio si e’ considerati innocenti. O lo sei o non lo sei, o ci credi o non ci credi. E’ legittimo anche non credere a questo assunto molto chiaro della Costituzione, poi in politica si strumentalizza, si dice le cose che ci convengono, Bersani dice le sue e io dico le mie”. Cosi’ il leader di Ala Denis Verdini replica ad alcune dichiarazione dell’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani in merito al garantismo, nel corso della sesta serata della rassegna culturale Ponza d’Autore.