fascismo

Il nostro Paese sta scivolando rovinosamente in una tipologia di fascismo ignorante, stupido e razzista. Le regole democratiche e costituzionali che ci siamo dati fanno fatica a contenere l’entusiasmo beota e arrogante di un governo leghista-pentastellato che non ha alcuna cognizione o competenza persino per l’ordinaria amministrazione. Un Esecutivo che ha come armamentario solo slogan, selfie, fake news, minacce, ultimatum, social media, paure, invidie sociali, complotti, stupidità e strafalcioni. Un governo che si contraddice più volte al giorno, unito solo nell’occupazione del potere. E tutto questo avviene nella incredibile assenza di qualsivoglia forma di opposizione: Forza Italia e Berlusconi sono stati avvistati nei pressi del loro ombelico, il Pd persiste nel meschino regolamento di conti interno per la spartizione delle vettovaglie e dei vestiti logori di una sinistra in stato comatoso che ha smarrito se stessa, i suoi valori, il suo respiro, la dignità. Tutto il resto è routine, arte di arrangiarsi, sopravvivenza spicciola, decadenza piena. Qualche parola di buon senso arriva da Sergio Mattarella, più solo che mai e da Papa Francesco che non ha però trovato ancora la forza e il tempo per spiegare che Gesù Cristo è incompatibile con il verbo fariseo di Salvini e con i verbi sbagliati e ipocriti di Di Maio e dei somari grillini. Scivoliamo verso l’abisso. Inesorabilmente. I nuovi barbari, nuovissimi, sono al potere e distruggeranno tutto ciò che potranno. Povera Italia. Poveri noi, democraticamente governati dai nuovi fascisti ignoranti e stupidi.

“Rispetto alla normativa penale, questa è davvero la peggiore legislatura che si ricordi. Governo e maggioranza stanno dando vita a una serie di interventi non di sistema né razionali ma spot, in cui è la politica, quando non l’ideologia, a dettare la necessità della norma penale”. Lo ha detto, intervenendo in Aula sul ddl Fiano sull’apologia del fascismo, il deputato e capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari costituzionali Francesco Paolo Sisto. “Questo testo, già criticato per l’indeterminatezza dal punto di vista costituzionale e per il mancato coordinamento con le leggi Scelba e Mancino, rischia di diventare – ha aggiunto – una ‘polpetta avvelenata’ sia per i cittadini sia per i giudici. I primi, infatti, dovranno riuscire a capire nella fumosità della norma cosa sia lecito e cosa no, mentre i secondi si troveranno costretti a risolvere problemi che dovrebbe essere il legislatore a non creare. Si tratta, evidentemente, a prescindere dal merito, di un metodo scellerato che porterà un sistema penale sempre più ‘obeso’ al definitivo collasso”, ha concluso.

Il 23 marzo 1919, nella sede del Circolo per gli interessi industriali e commerciali in piazza San Sepolcro a Milano, Benito Mussolini fonda i Fasci di combattimento. Prendono parte all’assemblea alcuni interventisti rivoluzionari, alcuni ex combattenti, per lo più arditi, e un gruppo di futuristi guidati da Filippo Tommaso Marinetti, unica figura di rilievo nazionale. A “Il Tempo e la Storia”, il programma di Rai Cultura in onda mercoledì 16 agosto alle 20.30 su Rai Storia, Michela Ponzani ne parla con il professor Giovanni Sabbatucci.
Nonostante Il Popolo d’Italia, il giorno successivo, descriva l’evento come un successo, i presenti non superano il centinaio e l’adunata si svolge nell’indifferenza dell’opinione pubblica.
Con un breve documento programmatico, il neonato movimento fascista si pronuncia a favore della repubblica, opponendosi ad ogni forma di dittatura; si impegna a sostenere le richieste economiche degli ex combattenti e si schiera a favore delle rivendicazioni territoriali dell’Italia alla conferenza di pace. Coi Fasci di combattimento, Mussolini intende creare “l’antipartito”: alla sua polemica contro il Partito Socialista, da cui è stato espulso nel ‘14, si affianca ora quella contro l’istituzione partitica in sé. Il futuro duce vuole rompere gli schemi della politica tradizionale e dar vita a un movimento in grado di compiere  la rivoluzione che porterà alla nascita di una nuova Italia.

“Allora, per la prima volta, ho deciso di cancellare un post, sebbene la traccia (qui la ‘i’ ci sta bene, ministro Fedeli) di molte invettive avrebbe meritato la conservazione, a dimostrazione di chi ed in che misura sia l’ignorante”. Lo scrive su facebook il deputato Massimo Corsaro. “Lo faccio- spiega- dopo due giorni non a causa di una tardiva riflessione, ma perche’ non e’ mio costume lanciare il sasso e ritrarre la mano, e perche’ ho ritenuto che fosse giusto consentire a tutti di esprimersi su una mia dichiarazione che e’ stata volutamente e scientificamente travisata per creare lo scandalo, e che si e’ purtroppo rivelata utile solo ad un governo che nello stesso giorno stava ponendo la fiducia sull’ennesimo provvedimento che toglie quattrini ai contribuenti, per coprire i buchi generati dalla mala gestione delle banche”. Ma a questo punto, dice, “dall’una e dall’altra parte, si stava travalicando, quindi basta cosi’. Tengo quindi – in primo luogo – a ribadire quanto ho subito affermato appena ho visto che, cio’ che a me sembrava ovvio e scontato, non lo fosse per i professionisti della manipolazione mediatica (pazienza), ma anche per molte persone in buona fede. Nel mio post, con la formula del ‘lazzo pesante’, ho inteso indirizzare un insulto ad un collega: ‘sei un testa di…’. Se questa e’ colpa grave, in una stagione e su uno strumento comunicativo in cui – francamente – di volgarita’ anche non solo espressive se ne vedono ‘di ogni’, allora di questo sono colpevole”. “Ma mai, mai, mai- ci tiene a ribadire Corsaro-, il mio intento e’ stato quello di fare alcun riferimento di tipo religioso; e per il fraintendimento che avevo mio malgrado generato, ho immediatamente espresso le mie scuse a chi – in buona fede – se ne sia sentito offeso. A partire dalla Comunita’ Ebraica. Cui spero mi sara’ data occasione di poterlo spiegare personalmente”.
Chi mi segue lo sa (e spesso, per questo, mi contesta)- dice ancora-: sono pervicacemente ateo, e non avrebbe alcun senso, per me, prendermela con qualcuno per motivo di una sua Fede, non avendone io da difendere una diversa. Piuttosto, ed anche questo e’ facilmente verificabile dai miei scritti, se c’e’ una gerarchia ecclesiale verso cui non esito a riversare strali politici, quella e’ la gerarchia della Chiesa Cattolica, cui contesto la reiterata intromissione in materie ‘temporali’ di esclusiva pertinenza dello Stato laico, in uno con la progressiva perdita di messaggi spirituali e filosofici. Ma questo e’ altro discorso. Ne’, avrebbe senso un mio pronunciamento avverso il profilo politico-culturale israeliano, i cui connotati di stampo occidentale e liberista sono – ad ogni evidenza – assai piu’ prossimi a me che al collega Fiano”. “Una bufala bella e buona, insomma, cui ho compiuto l’errore di dare ossigeno- sottolinea l’esponente fittiano-. Ed una strumentalizzazione fuori misura, che al lettore in buona fede dovrebbe rendere sufficientemente chiaro chi – su certi temi – ‘ci marcia’, tirando in ballo Tragedie della storia, troppo drammaticamente piu’ grandi di me e di noi, a solo fine speculativo. Nessuna forma, diretta o subdola, di ‘antisemitismo’ nel mio intento e nel mio animo. E chi ne ha anche dottamente argomentato ha proprio preso un granchio, o e’ in cattiva fede”. “Resta tuttavia, inalterata, la mia convinzione di poter pensare di qualcuno che sia una ‘testa di…’, e di avere la liberta’ di dirglielo (quante volte, io per primo, ricevo epiteti che vanno messi in conto, se fai politica in modo schietto e trasparente…) incurante delle vestali della political correctness a senso unico. Di certo, la prossima volta lo diro’ esprimendo direttamente la ‘doppia zeta’, a scanso di equivoci. Ribadisco pertanto le mie scuse a chi, per davvero e fraintendendomi, si sia sentito offeso. E voglio ringraziare tutti quelli che – avendomi correttamente interpretato – mi hanno manifestato la loro solidarieta’ o espresso critiche sincere e motivate. Alle tifoserie dell’una e dell’altra parte, che non hanno perso occasione per esibire il peggio, non credo di dovermi rivolgere: esse hanno reagito pavlovianiamente, come si conviene – appunto – al tifo irrazionale”, conclude.

“Oggi è in discussione in Aula la proposta di Emanuele Fiano che chiede di punire chi inneggia al fascismo, anche sulla rete. L’Italia l’ha scritto in Costituzione (‘è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista’) ma è un principio che deve vivere nella vita quotidiana: ecco il perché della legge. Grillini e leghisti hanno già espresso parere contrario. Cioè hanno scelto di stare dalla parte di chi non vuole perseguire chi usa la violenza, il razzismo e la discriminazione come strumenti di lotta politica o di propaganda. Noi saremo sempre dalla parte opposta. Ce lo ha insegnato la storia”. Lo scrive su facebook il presidente dei deputati Pd, Ettore Rosato.

“Nella prima parte della Carta Costituzionale sono sanciti principi che sono ancora una straordinaria e pura fonte di ispirazione: lavoro, giustizia, uguaglianza, libertà, rispetto. Sono principi che contengono una bellezza e una forza alla quale dobbiamo sempre riferirci, alla quale dobbiamo tornare tutte le volte che dobbiamo compiere delle scelte”. Lo ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso dal palco in piazza Duomo, nelle celebrazioni del 25 aprile. “Tra i principi fondamentali della nostra Costituzione – ha detto – c’è scritto che chi nel suo Paese non gode delle libertà democratiche ha diritto di asilo in Italia. L’amore per la libertà che avevano i Costituenti, avendo provato cosa significava vivere sotto una dittatura, e il riconoscimento dell’importanza della dignità umana li spinse a prendere un impegno per tutti noi: quello di accogliere chi fugge da guerre e dittature. Su questi principi non esistono confini. E’ una lezione che dobbiamo tenere a mente soprattutto nei momenti difficili, come quello attuale, in cui siamo chiamati ad onorare quell’impegno. Non possiamo negare di aver vissuto momenti di grande sconforto, momenti nei quali era forse legittimo dubitare della nostra capacità di tener fede alle speranze e alle ambizioni iscritte nella Costituzione. Nel corso dei decenni il popolo italiano ha dimostrato di saperla amare e difendere. Abbiamo continuato a camminare. Lo abbiamo fatto insieme, anche quando sembrava molto difficile, anche quando, almeno ad uno sguardo superficiale, le ragioni che ci dividevano sembravano più forti di quelle che ci tennero uniti: ogni volta che la nostra comunità è stata minacciata nel profondo abbiamo saputo riscoprire le nostre radici, ben salde nei valori e nei principi che hanno ispirato la Resistenza. La nostra Costituzione è una realtà, ma in parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno da completare. Quanto lavoro ancora avranno da compiere le istituzioni! Quanto lavoro dovremo compiere tutti, tutti noi. E bisogna metterci dentro l’etica, l’impegno, la responsabilità, la volontà di realizzare questi programmi, questi ideali. Per questo una delle maggiori offese che si può fare oggi, in una ricorrenza come questa, è l’antipolitica, o ancora peggio l’indifferenza alla politica. Fa male sentire dire soprattutto a tanti giovani: “La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica, è così bello, è così comodo: la libertà c’è”. Attenzione, però, la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di soffocamento, di angoscia, di dolore, che le precedenti generazioni hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a tutti di non sentire mai più. Ma bisogna contribuire a creare le condizioni perché ciò non avvenga, ricordando che sulla libertà bisogna vigilare ogni giorno, dando il proprio contributo alla vita politica, attraverso la partecipazione e la solidarietà. Stiamo tutti insieme sulla stessa barca, se affonda affondiamo tutti. Anche oggi ci sono tanti problemi: il lavoro, la corruzione, l’illegalità diffusa, l’impossibilità per molti dei nostri ragazzi di realizzare qui i propri sogni. Il partigiano Carlo Azeglio Ciampi amava ripetere ai giovani che “l’Italia sarà ciò che voi saprete essere. Sta a voi far diventare questa nostra Patria più forte e più bella, quella Patria per la quale tanti dei miei compagni di gioventù hanno dato la vita. Nutrite speranze e progetti. Date libera espressione a quanto di nobile, di generoso, anima le vostre menti, i vostri cuori. Soprattutto, abbiate sempre dignità di voi stessi”. Mi sembrano le migliori parole per poter augurare a tutti noi di trovare sempre il coraggio di fare le scelte giuste. Ma quanto sangue e quanto dolore per arrivare alla liberazione dal nazifascismo, a questa Repubblica democratica! Voliamo indietro col pensiero: quanti partigiani caduti nelle montagne combattendo, quanti di loro e quanti civili imprigionati nelle carceri, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti per le strade di Milano, lo ricordo ancora, città medaglia d’oro della Resistenza. Ricordatelo, sempre, ciascuno di loro ha sofferto e sacrificato la vita affinché noi oggi potessimo godere della libertà e dei diritti riconosciuti, conquistati con la Costituzione, che si erge a testimone di tante sofferenze di vivi e della memoria di centinaia di migliaia di morti. Viva Milano, Viva i partigiani, Viva l’Italia!”

Il filosofo veneziano interviene sulla vicenda di Fermo, che tanto scalpore ha suscitato e sulla quale si sono scatenate speculazioni e strumentalizzazioni. “Macche’ fascismo! Non diciamo stupidaggini. Quello che e’ successo a Fermo e’ l’atto di un disadattato. Ma la colpa e’ di chi non sa governare i fenomeni migratori. E cosi’ anche gli stupidi si fanno impressionare”. Cosi, sul Quotidiano nazionale, Massimo Cacciari, che sull’omicidio del profugo nigeriano a Fermo, sottolinea: “Quella era una roba seria. Non usiamo certe categorie o certi termini. E’ stato chiaramente un episodio legato al razzismo, ma una rissa del genere cosa c’entra con il fascismo?”. “Una persona con un minimo di cultura una cosa cosi’ secondo me non la fa. Quello che e’ successo a Fermo non e’ altro che l’effetto della paura, dell’ignoranza del futuro e, soprattutto, della mancanza dei governi e della loro incapacità a gestire questioni epocali, dalla Brexit in giu’ fino ai fenomeni migratori. Se ci fosse una politica europea forte sull’immigrazione, probabilmente non succederebbero episodi cosi'”.