Mariano Rajoy

Il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy si e’ dichiarato aperto alla possibilita’ di una riforma della Costituzione spagnola del 1978 sul modello federale, dopo la crisi politica in corso con la Catalogna, ma solo a condizione di una proposta chiara. Lo riferiscono oggi i quotidiani spagnoli “La Vanguardia” ed “El Pais”, riportando un’intervista del giornale italiano “La Repubblica”. “Si parla di riformare la Costituzione, ma finora nessuno ha indicato chiaramente cosa sarebbe oggetto di riforma e cosa no, quindi sono parole vuote. Sono comunque disponibile al dialogo”, ha dichiarato Rajoy. “Dopo le elezioni di dicembre iniziera’ una nuova fase di normalita’”, ha concluso il premier spagnolo.

Mariano Rajoy, a guida del governo spagnolo, a Barcellona per la campagna elettorale in vista del voto regionale del 21 dicembre ha detto di voler “recuperare la Catalogna” con la democrazia. Rajoy, giunto nella capitale catalana dopo una manifestazione degli indipendentisti, ha presentato Xavier García Albiol, candidato del Partito popolare al presidenza della Generalitat.

Il referendum ilelgale del primo ottobre “non è stato un’azione innocente o democratica”, ma era parte “di una strategia politica per imporre l’indipendenza”. Lo ha detto in parlamento il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, aggiungendo che “nessun risultato di questo referendum può dare legittimità politica” a pretese di secessione. Rahoy ha parlato di piano “antidemocratico” fin dalla sua origine.

“In difesa della democrazia, la Costituzione e la liberta’. Preserviamo l’unita’ della Spagna Non siete soli”: con questo messaggio, il premier spagnolo Mariano Rajoy, ha incitato via Twitter i manifestanti raccolti a Barcellona a favore dell’unita’ della Spagna. Il capo del governo spagnolo ha cominciato il ‘cinguetto’ con l’hashtag #RecuperemElSeny, che rilancia lo slogan (Recuperiamo il buon senso), parola d’ordine dei cittadini riuniti a Barcellona. La marcia e’ stata convocata da Societat Civil Catalana, a due giorni dall’atteso discorso che il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, pronuncera’ nel Parlament, un discorso sulla “situazione politica attuale”, ma con la dichiarazione di indipendenza sul tavolo. In un ‘tweet’ di poco precedente il premier spagnolo aveva ripetuto che il governo di Madrid “impedira’ l’indipendenza della Catalogna”.

“Lo Stato ha agito e continuerà a farlo, ogni illegalità avrà la sua risposta. La disobbedienza alla legge è l’opposto della democrazia”. Lo ha detto il premier spagnolo Rajoy dopo il blitz della guardia nazionale spagnola effettuato con perquisizioni e arresti per fermare l’organizzazione sull’indipendenza della Catalogna, consultazione fissata dalle autorità locali per il 1° di ottobre, contro il parere del governo e della Corte costituzionale. Ha aggiunto Rajoy: “Il referendum non può essere celebrato, non è mai stato legale o legittimo”. Oltre 40mila persone hanno manifestato in plaza de Catalunya a Barcellona e migliaia sono scese a nel centro di Madrid per condannare la linea dura adottata dal governo per impedire il voto.

E’ terminata la lunga fase di stallo della politica spagnola. Dopo l’investitura concessa dal Parlamento, il leader del Partito popolare (Pp) Mariano Rajoy si appresta a giurare come presidente del governo. Giovedi’ presentera’ al Re Filippo VI la lista dei ministri e per venerdi’ e’ atteso il primo consiglio dei ministri. Il voto con cui Rajoy ha ottenuto il secondo mandato ponendo fine a una vacatio di oltre trecento giorni ha aperto diversi scenari politici nel paese. Il piu’ sensibile riguarda il destino del Partito socialista spagnolo (Psoe): l’astensione della maggioranza dei suoi parlamentari ha garantito a Rajoy la maggioranza semplice, utile a diventare capo del governo per la seconda volta – una costante da quando la Spagna e’ tornata alla democrazia – ma ha creato una frattura nelle stesse file socialiste. Il voto contrario espresso dai socialisti catalani (Partit dels Socialistes de Catalunya, Psc) sara’ oggetto di un confronto con la dirigenza centrale che potrebbe anche portare a rivedere il patto che da decenni lega le due entita’. Polemica anche la decisione dell’ex segretario Pedro Sa’nchez di non presentarsi al voto e di dimettersi da deputato. Contrario a un nuovo mandato di Rajoy, Sa’nchez ha detto di volersi ricandidare alla guida del partito disegnando una strategia piu’ vicina alle politiche del partito emergente Podemos. “E’ stato un errore definirli semplicemente populisti”, ha detto Sa’nchez in una dichiarazione rilanciata dai media locali. Per il quotidiano conservatore “El Mundo”, il nuovo esecutivo costretto a governare in minoranza, dovra’ essere molto piu’ attento alle questioni politiche rispetto al profilo economico che lo ha contraddistinto, garantendogli – unico tra i leader del Sud Europa – la conferma al potere dal dopo elezioni europee del 2014. Al tempo stesso si osserva che il partito di governo e’ tutto sommato uscito indenne dalla tempesta politica nata con l’avanzata dei nuovi partiti: Podemos a sinistra, e i riformisti di Ciudadans. Molte le segnalazioni inoltre per la decisione di Rajoy di non discutere con nessuno la formazione dell’esecutivo e tenere blindati i nomi della squadra fino a giovedi’: un impegno che sara’ mantenuto, assicurano i media locali, e che per questo agita le fila di un partito comunque alla ricerca di un cambio.

I socialisti spagnoli (Psoe) si asterranno al prossimo voto di fiducia in Parlamento, dando di fatto il via libera al nuovo governo conservatore di Mariano Rajoy (PP), che evitera’ il ritorno alle urne per la terza volta in un anno. E’ quanto ha deciso il Consiglio federale del partito, che approvato una risoluzione con 139 voti a favore e 96 contrari. Dopo quattro ore di dibattito e 54 interventi, nella prima votazione era prevalsa la linea di sempre: no secco alle politiche del PP e no a Mariano Rajoy. Ma nella seconda votazione, “per sbloccare la situazione istituzionale eccezionale” che ferma la vita politica del Paese, il partito ha deciso per l’astensione nonostante la maggioranza degli interventi a favore del no (31 su 54). Rajoy, al potere del 2011, ricevera’ l’investitura alla fine della settimana. Sia a giugno che a dicembre scorsi, il PP aveva vinto le elezioni, ma senza la maggioranza per governare da solo.

Mariano Rajoy è il vincitore delle politiche spagnole, che hanno visto tramontare il ‘sogno’ di Podemos di diventare il primo partito della sinistra superando i socialisti e candidarsi alla guida del governo. “Rivendichiamo il diritto di governare – ha detto il premier spagnolo uscente e leader del Pp – perchè abbiamo vinto. Da domani – ha aggiunto – inizieremo a parlare con tutti” in vista della formazione di un futuro governo. Il Pp ha conquistato la maggioranza assoluta nel Senato di Madrid con 130 seggi su 208, davanti a Psoe (43) e Podemos (16). Rispetto al Senato uscente il Pp cresce di 6 seggi, il Psoe ne perde 4. I senatori in Spagna non votano la fiducia al governo ma sono decisivi nelle riforme costituzionali. Il Partito di Rajoy ha superato il Psoe nel suo bastione storico, l’Andalusia. I popolari hanno ottenuto nella ‘regione rossa’ il 33,5% dei voti e 23 deputati, contro il 31,2% e 20 seggi dei socialisti. Podemos è terzo con il 18,5% e 11 deputati andalusi.