Parisi

“Parisi? Un giorno e’ ‘milanese’ e l’altro e’ romano. I candidati del centrodestra sono un passe-partout. Da nord a sud, passando per il centro, vanno bene ovunque”. E’ quanto afferma Stefano Pedica del PD. “La verita’ e’ che Berlusconi, Salvini e Meloni barattano il Lazio per un pugno di voti in piu’ alle elezioni politiche – sottolinea Pedica -. E’ questo il rispetto che hanno per il territorio. Ma non c’e’ nessun problema. Nel Lazio c’e’ gia’ chi ha dimostrato di conoscere e saper amministrare bene il nostro territorio e si chiama Nicola Zingaretti. Gli elettori anche questa volta non avranno dubbi su chi scegliere per la guida della Regione”.

Stefano Parisi, già candidato sindaco a Milano, annuncia su Facebook la decisione di accettare la proposta del centrodestra a candidarsi a presidente della Regione Lazio. “Oggi – scrive su Facebook – ho ricevuto l’invito dai leader del Centrodestra a candidarmi come Governatore della Regione Lazio. Come molti di voi sanno, su questa ipotesi già circolata nei giorni scorsi abbiamo avuto una lunga discussione all’interno della nostra segreteria e tra i Referenti Regionali. Si è trattato di una scelta difficile. Solo pochi giorni fa il Centrodestra, con una decisione incomprensibile, ci ha voluto escludere dall’apparentamento e oggi ci chiede di portare Energie PER l’Italia e me stesso a supporto della corsa per il Governo della Regione Lazio. Anche in Lombardia Energie PER l’Italia sarà una forza determinante per il Governo della Regione. E’ una scelta difficile perché tanti di voi hanno lavorato per costruire le liste e la nostra presenza alle elezioni per Camera e Senato, divenuta ora incompatibile con la mia candidatura alla guida della coalizione nella Regione della Capitale. Abbiamo tuttavia deciso di accettare – spiega Parisi – perché siamo un partito nuovo, costruito in solo un anno di lavoro e dobbiamo innanzitutto consolidare la nostra presenza in tutta Italia, nelle comunità, nei territori. Una sfida al di fuori dalla coalizione avrebbe proposto gli evidenti rischi connessi alla poca visibilità mediatica nel breve periodo della campagna elettorale”. “Noi – prosegue – abbiamo un progetto di lungo periodo. Costruire un grande partito popolare, protagonista nella società, capace di mettere in rete le comunità. Saremo ora presenti da protagonisti in queste importanti sfide elettorali con i nostri valori, i nostri programmi, la nostra energia liberale. Oggi siamo chiamati a competere nel Lazio e in Lombardia e tra pochi mesi dovremo partecipare alle sfide elettorali in Molise, in Friuli, per il rinnovo di molte municipalità. E poi verranno le Regioni da rieleggere in autunno e le europee del 2019, fino alla conclusione di questo ciclo con il prossimo voto per il Parlamento. Per affrontare al meglio questo percorso dobbiamo, subito dopo le elezioni, convocare il nostro primo congresso nazionale già per la prossima primavera. Per parte mia, continuerò comunque a guidare la crescita di Energie PER l’Italia. Ora concentriamo quindi tutte le nostre capacità in Lombardia e nel Lazio per la vittoria della coalizione e per uno straordinario risultato del nostro partito. Devo ringraziare tutti per lo straordinario impegno e la generosa partecipazione a questa fase tanto faticosa di avvio del nostro movimento. Sono certo che conseguiremo presto risultati tali da compensare la comprensibile delusione per la mancata presentazione di liste autonome. La scelta di oggi ci farà essere grandi e forti domani!”

 

Nel giorno in cui il suo movimento ‘Energie per l’Italia’ discute del futuro della Capitale, in un incontro romano con esponenti locali di Forza Italia e all’interno di un tour per l’Italia, Stefano Parisi a ‘Rmc news’ anticipa il progetto per un’area popolare e moderata in Italia. “Il mio lavoro non è quello di sostituire Silvio Berlusconi, che è insostituibile. Ma il centro-destra ha perso 10 milioni di voti, e il rischio è quello di consegnare il paese a Grillo. Bisogna aggiornare i programmi e riconquistare la fiducia degli Italiani: lo si fa con un lavoro comune, come generare un soggetto politico nuovo (il suo, n.d.r.) e nel contempo consolidare il voto di Forza Italia”. Su Roma aggiunge: “Bisogna ripartire dalla costruzione di una unità del centro-destra: con un candidato unico, oggi non avremmo avuto un sindaco inesperto e improprio per il futuro”. Su governo e voto spiega: “Gentiloni sta raccogliendo i problemi dei disastri fatti dalla politica dissennata di Renzi. Bisogna votare presto, ma con una riforma buona: ci vuole un esecutivo forte, per un Paese da ricostruire con un mandato popolare chiaro, di lungo periodo. Mi auguro che si faccia una legge elettorale che duri per 100 anni: spero nel senso di responsabilità dei politici, che non è tanto”. E infine su Tajani. “Dopo la sua elezione a presidente dell’Europarlamento, gli ho fatto gli auguri. Gli Italiani hanno posizioni cruciali nelle istituzioni continentali (Draghi, Tajani). Credo che un ruolo italiano più forte genererà innovazione, in un’Europa sempre più defilata”.

“Renzi ha consegnato l’Italia alla magistratura a cominciare da Cantone che è una delle più grandi iatture del nostro Paese”. Così Stefano Parisi, a Torino nel tour di presentazione del suo movimento ‘Energie per l’Italia’. “Chi è questo signore? Dove è la sua struttura istituzionale? Non è un’istituzione prevista dal nostro ordinamento: sta generando molta confusione all’interno delle amministrazioni pubbliche che sono ulteriormente paralizzate, già sofferenti per un’organizzazione molto burocratica. Non avevamo bisogno di questo; il problema corruzione si risolve avendo persone oneste che fanno politica e sistemi di controllo efficaci, non con sistemi di controllo di questo tipo che sono inefficaci e non vanno a fondo del problema”, ha aggiunto Parisi sul numero uno dell’Anac.

E pensare che gli argomenti e le opportunita’ per un ritorno al potere del centrodestra nel nostro Paese ci sarebbero tutti. Pazienza. Il problema e’ che Silvio Berlusconi non vuol farsi da parte, ne’ di lato e neanche fingere di ritirarsi per agire dietro le quinte. Tutto deve ruotare attorno alla sua persona, con le conseguenze nefaste che conosciamo. Dopo avere lanciato Stefano Parisi con il compito di unificare quel che resta del centrodestra, oggi dobbiamo assistere alla sua delegittimazione ‘nessuna leadership se continua lo scontro con Salvini’ ha sentenziato il Cavaliere. In pratica, Re Silvio ha intimato al manager non solo di non litigare con il leader della Lega – ringalluzzito per la vittoria di Trump – ma anche di porgergli l’altra guancia, tutte le volte che lo prendera’ a sberle. Non si capisce dunque quale funzione Stefano Parisi debba conservare, se non quella di utile idiota nell’attesa che il contesto cambi. Una specie di traghettatore verso il Nulla. La realta’ e’ che Parisi e’ gia’ stato sacrificato sull’altare di una unita’ del centrodestra che non e’ nelle cose, sino a quando tutto dovra’ continuare a ruotare attorno all’ottuagenario Berlusconi che lavora affinche’ dopo di lui restino solo le macerie, anticipandone addirittura i tempi.

“Oggi la sfida non e’ piu’ fra destra e sinistra, almeno in Europa. Lo scontro e’ fra una politica che specula sulle paure e una politica che cerca di risolvere i problemi. Salvini e’ perfetto nello speculare sulle paure ma qualcuno dovrebbe spiegargli che all’incasso andra’ Grillo, non lui”. Lo ha detto Pier Ferdinando Casini parlando a Milano a un incontro per il si’ al referendum costituzionale. L’ex presidente della Camera ha sostenuto che ormai “la possibilita’ di fare un centrodestra come l’avevamo sognato non c’e’ piu'”. “Stefano Parisi – ha concluso – e’ un amico carissimo, una persona per bene e la pensa come me. Ma questa cosa qua non c’e’, la vede solo qualche affezionato. Li’ c’e’ una dinamica che li obblighera’ a un rapporto prioritario con la Lega, non a caso in Forza Italia c’e’ qualcuno come Toti che getta il cuore oltre l’ostacolo e va alle manifestazioni della Lega”.

Al via il tour nazionale ‘MegaWatt Energie per l’Italia’ di Stefano Parisi che alla ricerca di un progetto di centrodestra condiviso, porterà in tutto il Paese il format della conferenza programmatica milanese svoltasi il 16 e 17 settembre scorso. Obiettivo: selezionare idee e contributi da tutti i territori. Primo appuntamento la settimana prossima in Sicilia, a Enna. Si comincia con il Sud: “una scelta simbolica – spiega una nota sull’iniziativa – per rimettere in moto energie positive in aree che il governo ha del tutto abbandonato e che hanno urgente bisogno di politiche economiche liberali ed efficaci. Le diverse tappe – da un estremo all’altro dell’Italia – prevedono, in contemporanea, la campagna per il No al referendum costituzionale, con iniziative specifiche”.

Una Brexit italiana mancata, che invece avrebbe spaventato l’Europa, e un centrodestra vuoto di idee. E’ la riflessione di Giuliano Urbani, ex ministro azzurro e politogolo, consegnata oggi in una intervista su Libero. Berlusconi “doveva fare anche lui la Brexit” e “sfidare l’Europa”, afferma Urbani. “Avrebbe dovuto combattere, era in condizione di fare imposizioni all’Europa”. E aggiunge: “Avremmo potuto minacciare una versione italiana della Brexit e allora sì che avremmo messo paura a qualcuno. Non come Renzi che oggi va chiedere flessibilità ad una Ue costruita sugli standard tedeschi che pur di non danneggiare la Germania non ce la concedera’ mai”. Nessuna ridiscesa in campo per l’ex ministro, ma solo “una riflessione” che tocca vari temi, tra cui il referendum e il rilancio del centrodestra. Sulla consultazione relativa alla riforma costituzionale Urbani ha deciso di dire Sì pubblicamente sia per le posizioni sulle riforme del genere “dichiarate da una vita”, sia perché il No “darebbe una spinta verso il peggioramento del Paese”. E in una Europa in crisi serve un “governo forte”. Pensando al passato, dichiara Urbani: Noi “fallimmo per mancanza di massa critica, in termini di consenso sia in Parlamento sia nel paese”. E continua: Ho provato a fare almeno tre riforme elettorali e non me n’è riuscita nemmeno una”. Ricorda le proposte saltate sul sistema francese a doppio turno, il cancellierato tedesco con base proporzionale, con il presidente del consiglio eletto; l’altro sistema alla francese di Maccanico. Tutte bocciate. E sul centrodestra, afferma l’ex ministro: il problema del centrodestra non è certo Parisi. “Il problema – afferma – è che centrodestra non esiste più come schieramento. Da una Parte Salvini e la Meloni, dall’altra Forza Italia. Ma cosa hanno in comune? Niente”. Difficile immaginare il futuro. “Non c’è nemmeno la speranza che avevi con la leadership di Berlusconi –ammette – che oggi per età e logoramento è diventata improponibile”. Defilatosi Silvio, sono rimasti i colonnelli che, è la riflessione di Urbani, “temono Parisi e gli fanno la guerra sia perché vedono minacciata la propria rendita di posizione sia perché tra loro e Parisi c’è il vuoto”. Un “vuoto di idee”.

“Rispetto alle prime dichiarazioni di Stefano Parisi, confermo il mio interesse a discutere con tutti. Ogni contributo alla ricostruzione del centrodestra e’ positivo. Ma l’alternativa a Renzi deve essere senza equivoci, senza subordinate, senza “ma”. Lo afferma Raffaele Fitto, leader dei Conservatori e Riformisti. “Sarebbe curioso – prosegue – dire la mattina che si vota No al referendum, e poi dire il pomeriggio che non bisogna “disturbare il manovratore” Renzi. Guai a dare l’impressione che, dopo il Nazareno di andata, ci sia in programma un Nazareno di ritorno. Quanto al futuro del centrodestra, la strada maestra e’ quella delle primarie. Una gara di idee, in cui a decidere siano i cittadini, non poche persone in una stanza chiusa. Che ne pensa Parisi? Noi Conservatori e Riformisti siamo determinati a contribuire con proposte e un impegno diretto. Per una politica internazionale che ci ancori saldamente all’Occidente. Per una politica economica all’insegna di una coraggiosa linea meno tasse/meno spesa. Per una politica istituzionale che rimetta al centro il presidenzialismo. E, piu’ in generale, per un’attenzione vera al ceto medio impaurito e impoverito”.

Ballottaggi: aperti i seggi per secondo turno delle comunali. Andranno al voto quasi 9 milioni di italiani in 126 città
Per l’esattezza, i cittadini che oggi andranno al voto sono 8.610.142, distribuiti in 126 comuni, di cui sei capoluogo di regione (Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna e Trieste) e 14 di provincia (Benevento, Brindisi, Carbonia, Caserta, Crotone, Grosseto, Isernia, Latina, Novara, Olbia, Pordenone, Ravenna, Savona e Varese). Lo scrutinio avrà inizio questa sera al termine delle operazioni di voto e dopo il riscontro del numero dei votanti. Riflettori puntati su Milano e Roma, dove rispettivamente si affronteranno Sala e Parisi, Raggi e Giachetti. Come in ogni tornata elettorale amministrativa che si rispetti il motivo ricorrente, strumentalmente usato da vincitori e vinti per opposte ragioni, é quello relativo alla valenza politica del voto, ossia se attribuirgli un significato politico al di la’ di quello eminentemente amministrativo. C’é da giurarci che anche stavolta sarà cosi: se dovessero perdere i candidati del Pd gli oppositori di Renzi diranno che é un test contro il governo. E viceversa.