privacy

“Stiamo gestendo un patrimonio importante che è quello dei dati. È una merce che ci costa apparentemente poco o nulla ma che invece dobbiamo tutelare nel nostro interesse e in quello del singolo”. Per farlo nel modo corretto è “necessario un cambio culturale, non possiamo più fare finta di niente come stiamo facendo oramai da tanto tempo”. È il monito che arriva da Riccardo Imperiali, avvocato tra i massimi esperti in strategie aziendali e data protection che invoca la necessità di una maggiore consapevolezza in chi gestisce i nostri dati sensibili sia a livello pubblico sia privato. I dati personali “rappresentano un nuovo asset per un’azienda” ma è essenziale “anche il rispetto nei confronti del singolo, del cittadino, perché quei dati sono suoi”. “Tutto questo oggi – lamenta Imperiali – non è avvenuto o è avvenuto molto poco perché abbiamo fatto sempre i distratti rispetto alle normative che via via si proponeva di applicare. Oggi si parla prepotentemente del Gdpr” (il Regolamento generale europeo sulla protezione dei dati): si corre ai ripari con “l’informativa piuttosto che la clausola di consenso mettendo appeso un avviso vicino al muro. Non è quello il Gdpr, non è questa la disciplina, è proprio l’esatto opposto”. “Il problema – spiega l’esperto – è culturale: oggi si pensa di ricorrere a un consulente, a un manuale per poter risolvere l’aspetto formalistico della norma ma prima di arrivare a quell’aspetto formalistico, c’è da gestire un processo interno di formazione delle persone, capire di che cosa stiamo parlando, di perché il dato è importante”.

Entrerà in vigore il prossimo 29 marzo il Dpcm, pubblicato in Gazzetta ufficiale, che contiene il regolamento per l’individuazione delle modalità di attuazione dei principi del Codice in materia di protezione dei dati personali relativamente al trattamento dei dati effettuato, per le finalità di polizia, da organi, uffici e comandi di polizia. Si stabilisce il divieto alla raccolta e al trattamento dei dati sulle persone per il solo fatto della loro origine razziale o etnica (inclusi quelli genetici e biometrici), la fede religiosa, lopinione politica, lorientamento sessuale, lo stato di salute, le convinzioni filosofiche o di altro genere, ladesione a movimenti sindacali. È consentito il trattamento di tale particolare categoria di dati qualora vi siano esigenze correlate ad attività informative, di sicurezza, o di indagine di polizia giudiziaria o di tutela dellordine e della sicurezza pubblica, ad integrazione di altri dati personali. Sono poi disciplinati i casi in cui è consentita la comunicazione dei dati tra Forze di polizia, a pubbliche amministrazioni o enti pubblici e a privati, consistenti, sostanzialmente, nellesigenza di evitare pericoli gravi e imminenti alla sicurezza pubblica e di assicurare lo svolgimento dei compiti istituzionali per le finalità di polizia.

La privacy e’ un diritto fondamentale, sancito come tale dalla Costituzione: lo ha stabilito oggi la Corte suprema dell’India, accogliendo un ricorso contro un censimento biometrico al centro della politica del governo di Narendra Modi. Il database era stato istituito gia’ due anni fa ma la consegna delle informazioni era avvenuta inizialmente in maniera volontaria. In seguito l’esecutivo aveva reso il programma obbligatorio, rendendo i dati indispensabili per poter beneficiare di sussidi pubblici, aprire conti in banca o fare acquisti di un valore superiore alle 50mila rupie, l’equivalente di 780 dollari. Secondo i nove giudici della Corte, pero’, il diritto alla privacy “e’ parte intrinseca dell’articolo 21 che protegge la vita e la liberta’”.

I dati personali di oltre 200 milioni di cittadini americani sono stati resi pubblici per errore da una societa’ di marketing che ha lavorato per il Republican National Committee, l’ente che governa il partito repubblicano. Si tratta di un file da 1,1 terabyte che include date di nascita, indirizzi di casa, numeri di telefono e appartenenza politica di circa il 62% della popolazione americana. I dati sono stati resi disponibili su un cloud gestito da Amazon. L’enorme massa di dati e’ stata scoperta la scorsa settimana da un analisti di cybersicurezza. Le informazioni sono state raccolte da diversi database: dal social network Reddit, fino ai piu’ piccoli gruppi che hanno raccolto fondi per il partito repubblicano. L’ultimo aggiornamento e’ avvenuto a gennaio quando il presidente americano, Donald Trump, si e’ insediato alla Casa Bianca. Per accedervi bastava avere un link diretto al server che per mesi ha ospitato i file.