Wall Street Journal: non e’ ancora il momento di scommettere contro l’eurozona
L’eurozona e’ riuscita difficoltosamente a sopravvivere a sette anni di crisi economico-finanziaria, e quasi certamente fara’ lo stesso nel 2017, scrive l’opinionista Simon Nixon sul “Wall Street Journal”.Di questi tempi, sottolinea Nixon, nessuno appare interessato alle buone notizie provenienti sul fronte economico dal Vecchio continente. Tra investitori e policy maker, “il dibattito e’ monopolizzato dai rischi politici e da come questi ultimi possano reinnescare la crisi del debito dell’eurozona”. Nei circoli politici britannici, dove “la fine imminente dell’eurozona costituisce un articolo di fede sin dal momento della sua nascita”, il dibattito relativo ai rischi politici e’ divenuto via via piu’ acceso ed entusiastico dopo il referendum sulla “Brexit” della scorsa estate. I sostenitori dell’uscita del Regno Unito dall’Ue, vittoriosi al referendum, sono convinti che la debolezza del progetto europeo forzera’ Bruxelles a un compromesso con Regno Unito durante i negoziati per il divorzio: si tratta di un argomento “dalla logica difficilmente comprensibile, che potrebbe essere basato soltanto su un auspicio”. Certo, ammette Nixon, “i rischi politici fronteggiati dall’Europa sono reali”, e la vittoria dei populisti in una delle elezioni politiche che si terranno quest’anno getterebbe senza dubbio nel caos la politica comunitaria. Dopo gli shock del 2016, pero’, i rischi potenziali appaiono ad oggi “poco probabili”: in Francia, sottolinea l’opinionista, i sondaggi danno addirittura il Front National di Marine le Pen in ritirata. E se c’e’ una lezione trasmessa dagli eventi dello scorso anno, questa dovrebbe essere che “le economie sono piu’ resistenti di quanto si creda agli shock politici”. Gli ultimi indicatori macroeconomici confermano che nel Vecchio continente e’ in corso “una ripresa modesta, ma costante”, che dopo tre anni “potrebbe acquistare velocita’, trascinata da una maggiore spesa privata e pubblica e da un miglioramento del quadro globale, dai bassi tassi di interessa e dalla debolezza dell’euro”. L’ultimo dato relativo ai direttori agli acquisti del manifatturiero europeo e’ stato il migliore da maggio 2011, e quello relativo alla fiducia dei consumatori e’ ai massimi da marzo di quell’anno. la disoccupazione e’ in calo, e in Germania e’ ai minimi da dopoguerra: 4,1 per cento. La Spagna ha creato 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro dal 2013, e in Francia l’output industriale nel quarto trimestre del 2016 e’ stato assai superiore alle aspettative. in Italia, prosegue Nixon, il reddito disponibile aumenta al ritmo maggiore dal 2001, e molti economisti si preparano a rivedere al rialzo le stime di crescita dell’eurozona per quest’anno. Si tratta certo di una ripresa debole, se valutata sulla base degli standard storici: la maggior parte dei paesi dell’eurozona non vedranno espandersi la loro economia piu’ dell’1,5 per cento, e quel che e’ peggio, il loro tasso di crescita sostenibile a lungo termine appare ancora inferiore a causa dei gravi problemi demografici del Continente e dello scarso aumento della produttivita’. L’eurozona deve anche prestare attenzione al rischio di bolle alimentate dalla ripresa, che spingerebbero in altro l’inflazione troppo rapidamente. Per il momento, fortunatamente, non esistono segnali concreti in questo senso, e difficilmente la Banca centrale europea rivedra’ la sua politica espansiva nel 2017.