inflazione

‘Serve ancora uno stimolo significativo da parte della politica monetaria per sostenere l’ulteriore accumularsi di pressioni interne sui prezzi e la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo’. E’ quanto si legge nel Bollettino economico della Bce. L’Eurotower nota infatti che, sebbene ‘il vigore di fondo della domanda interna continui a sostenere l’espansione dell’area dell’euro e il graduale incremento delle pressioni inflazionistiche’ e quindi ‘l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli coerenti con l’obiettivo’ anche dopo la fine degli acquisti del Qe, ‘allo stesso tempo permangono notevoli incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo, alle vulnerabilità nei mercati emergenti e alla volatilità nei mercati finanziari’. Secondo il Bollettino, in ogni caso, ‘le indicazioni prospettiche del Consiglio direttivo sui tassi di interesse di riferimento della Bce, rafforzate dai reinvestimenti delle notevoli consistenze di attività acquistate, continuano a fornire il grado di accomodamento monetario necessario ad un aggiustamento durevole dell’inflazione verso l’obiettivo’. Tanto più che, ‘in ogni caso, il Consiglio direttivo e’ pronto, ove opportuno, ad adeguare tutti i suoi strumenti per assicurare che l’inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello previsto’.

Sebbene l’inflazione stia convergendo verso l’obiettivo a medio termine intorno al 2%, la Banca centrale europea “ha ancora bisogno di vedere ulteriori prove del fatto che le dinamiche si stanno muovendo nella giusta direzione”. Lo ha affermato il presidente della Bce Mario Draghi in una conferenza a Francoforte confermando di conseguenza una politica monetaria “paziente, persistente e prudente” con aggiustamenti “prevedibili” e che proseguiranno a un ritmo misurato. Draghi ha evidenziato comunque i progressi dell’economia dell’Eurozona anche se restano spazi di recupero. Ad esempio se gli investimenti delle aziende sono a un livello del 7% superiore a quello precrisi, per il settore costruzioni il gap resta del 17% “e solo ora ha iniziato a risalire”. Quanto al mercato del lavoro, “da metà 2013 l’occupazione è cresciuta di circa 7,5 miliardi di unità e tutta la perdita registrata durante la crisi è stata recuperata”. Quanto ai consumi, gli acquisti ‘non essenziali’ che “tendono a essere rimandati durante le recessioni, al momento sono solo del 2% superiori al livello precrisi indicando come questa spesa delle famiglie ha ancora spazio per sostenere la crescita”.

Tra i fattori che continuano a frenare la ripresa dell’inflazione a livelli inferiori ma vicini al 2% nell’Eurozona c’è anche la grande diffusione di “contratti di lavoro temporanei”, che produce una pressione al ribasso sui salari. Lo ha spiegato il presidente della Bce Mario Draghi, in audizione davanti alla commissione Econ dell’Europarlamento. La dinamica dei salari “piuttosto debole”, ha detto Draghi, è uno dei principali “fattori sottostanti” che spiegano la debolezza persistente dell’inflazione nell’Eurozona, pur in presenza di una ripresa economica “robusta”. La dinamica dei salari, ha continuato, “è stata più debole in questa fase del ciclo economico di quanto non sarebbe stata in altre condizioni, e questo ha a che fare con il funzionamento del mercato del lavoro”. L’Eurozona, ha ricordato il presidente della Bce, viene da una lunga crisi, da “un periodo prolungato di fiacchezza del mercato del lavoro, che è una eredità del passato. La disoccupazione è probabilmente più elevata di quanto non dicano i dati ufficiali: molte persone hanno contratti di lavoro temporanei”, si trovano cioè in “una situazione che non li porta a chiedere uno stipendio più alto”.

“Abbiamo un’inflazione che rimane abnormemente bassa”. Lo ha dichiarato l’ex presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, aggiungendo comunque che “abbiamo un’economia reale molto buona adesso”. “Abbiamo ancora – ha aggiunto nel corso di un’intervista a Bloomberg Tv da Cernobbio – un fenomeno che dovrebbe imporre alla banca centrale di essere cauta nella propria linea di condotta”, tuttavia “una politica molto accomodante non puo’ durare per sempre, ne’ in Europa, ne’ nel resto del mondo”. Infine Trichet si e’ augurato che la debolezza del dollaro possa essere progressivamente corretta.

“Nulla piu’ della persistente bassa inflazione segnalata dall’Istat indica la insufficiente vitalita’ dell’economia e della societa’ italiana”. Lo scrive il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Energie per l’Italia), nel blog dell’Associazione amici di Marco Biagi. “E’ come se un tappo continuasse a comprimere la propensione a consumare, ad investire e a fare lavoro”, aggiunge Sacconi. “Tocca alla politica, alla buona politica -prosegue – rimuovere questo tappo e incoraggiare una vera ripresa, quale si e’ gia’ prodotta nei maggiori paesi con cui ci confrontiamo, stimolando la domanda interna e il salto tecnologico dell’offerta di beni e servizi. Meno tasse sulle imprese, sul lavoro, sugli immobili significano inevitabilmente meno spesa pubblica. La buona politica dovra’ promettere con credibilita’ meno spese per garantire meno tasse”.

A spingere il carrello della spesa e’ l’aumento del 9,7% dei prezzi al dettaglio della frutta e del 7,7% dei vegetali freschi rispetto allo stesso mese dello scorso anno ma nelle campagne e’ crisi per l’effetto congiunto di speculazioni e condizioni climatiche avverse con quotazioni che in molti casi non coprono i costi di produzione delle aziende. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti a commentare i dati Istat sull’inflazione che scende a maggio ad un valore tendenziale dell’1,4%. Proprio nel momento in cui si assiste ad un aumento dei consumi, importante per fronteggiare il grande caldo, pratiche commerciali sleali lungo la filiera stanno provocando situazioni di crisi diffuse per i coltivatori di frutta estiva – sottolinea la Coldiretti – che chiede interventi per prevenire e perseguire tali pratiche, in una situazione in cui nelle campagne le anomalie climatiche della prima parte del 2017 hanno gia’ provocato danni stimati in oltre un miliardo di euro. Nel campi coltivati lungo tutta la Penisola con il grande caldo gli agricoltori – continua la Coldiretti – devono ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche i vigneti e il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici dal grana padano al parmigiano reggiano fino alla mozzarella di bufala. Se l’Emilia Romagna ha richiesto addirittura al Governo lo stato di emergenza la situazione e’ preoccupante dal Veneto al Piemonte, dalla Lombardia alla Liguria, dalla Toscana al Lazio, dall’Umbria alla Calabria, dalla Campania alla Puglia, dalla Basilicata fino in Sicilia e Sardegna. Sono gli effetti – conclude la Coldiretti – di un primo semestre del 2017 in cui le precipitazioni in Italia sono praticamente dimezzate provocando una situazione di grave siccita’ dopo che l’inizio dell’anno e’ stato segnato dal rincorrersi di nubifragi, grandine, siccita’ e gelate fuori stagione.

In Italia l’inflazione ad aprile mette a segno un balzo, salendo su base annua all’1,8% dall’1,4% di marzo. Lo rileva l’Istat nelle stime. Il tasso registra così il livello più alto da oltre quattro anni, ovvero dal febbraio del 2013. L’accelerazione deriva soprattutto dalla crescita dei prezzi dell’energia elettrica, del gas e dalla dinamica dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti. Su base mensile l’indice è in rialzo dello 0,3%. In dettaglio, l’accelerazione dell’inflazione deriva soprattutto dalla crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+5,7%, da -1,2% del mese precedente), a cui contribuisce sia l’Energia elettrica (+5,4%) sia il Gas naturale (+6,0%), e dalla dinamica dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+5,5% da +2,5% del mese precedente). L’incremento su base mensile dell’indice generale e’ ascrivibile in larga parte ai rialzi dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+3,3%) e di quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,1%), che risentono entrambi di fattori stagionali legati alla Pasqua e al ponte del 25 aprile. Viceversa, si registra un calo dei prezzi degli Alimentari non lavorati (-1,0%). Su base annua la crescita dei prezzi dei beni sale di un solo decimo di punto percentuale (+1,8% da +1,7% di marzo), mentre accelera in modo marcato il tasso di crescita dei prezzi dei servizi (+1,7% da +1,0%).
Un aumento in larga parte atteso per l’Ufficio Studi Confcommercio che ha commentato i dati sull’inflazione nel mese di aprile diffusi oggi dall’Istat. “Sono proprio le determinanti di questo andamento, associate ad una diminuzione congiunturale dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto e al permanere dell’inflazione di fondo su valori non particolarmente elevati (1,0%), che portano a leggere il dato con attenzione ma senza un’eccessiva preoccupazione – osserva l’Associazione – La repentina ripresa del processo inflazionistico, stando anche al permanere di una politica di bassi tassi da parte della BCE, appare, infatti, sostanzialmente sotto controllo. “Più preoccupante – conclude Confcommercio – potrebbe risultare l’impatto sul comportamento delle famiglie che, al contrario delle imprese, già scontano un deficit di fiducia che le spinge a mantenere comportamenti prudenti verso il consumo e che potrebbero trovare un’ulteriore vincolo nell’aumento dei prezzi che rischia di erodere la già bassa crescita del reddito disponibile legata a dinamiche occupazionali non molto sostenute”.

Inflazione attorno allo zero e prestiti in calo alle imprese. Lo sostiene l’Ufficio studi Cgia di Mestre, che ha realizzato un bilancio del Quantitative Easing (Qe)’, l’operazione avviata da Francoforte il 9 marzo del 2015 per riportare il tasso di inflazione al 2 per cento e dare fiato all’economia. euro“Dopo oltre un anno e mezzo dall’avvio dei massicci acquisti di titoli da parte della Banca Centrale Europea”, si legge nel comunicato del Centro Studi, “in tutta l’Eurozona l’inflazione rimane attorno allo zero e i prestiti alle imprese, in particolar modo in Italia, sono in calo”. Il Centro Studi osserva che, nell’ultimo anno e mezzo, nell’area dell’euro la Bce ha comprato titoli per oltre 1.248 miliardi, in particolare del settore pubblico oltre 1.061 miliardi di euro” e, nonostante questa grande immissione di liquidità, “I risultati del Qe sono stati deludenti specie se si considera che, nell’ultimo anno, il livello medio dei prezzi nell’Area dell’euro è cresciuto di appena lo 0,2 per cento mentre i prestiti alle società non finanziarie europee sono scesi di 0,5 punti percentuali”. Anche in Germania e in Francia, sostiene l’Ufficio Studi, dove le previsioni di crescita economica per il biennio 2016-2017 sono più favorevoli e i prestiti alle società non finanziarie in aumento, “l’inflazione è prossima allo zero”. La fotografia dell’Italia mostra l’inflazione, con riferimento agli ultimi 12 mesi, “attestata al -0,1 per cento”, mentre “gli impieghi alle imprese (società non finanziarie e famiglie produttrici) sono scesi del 2,9 per cento”. E questo accade, si legge nella nota della Cgia sebbene “la Bce abbia acquistato più di 176,2 miliardi di titoli di stato italiani”, (dati compresi tra il 9 marzo 2015 e il 30 settembre 2016). Dice il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo: “L’acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi dell’Euro ha contribuito a garantire una certa stabilità finanziaria ma è evidente come questa grossa iniezione di liquidità non stia raggiungendo i risultati sperati”. E continua: “Una quota rilevante di questi 176 miliardi di euro sono finiti agli investitori istituzionali ovvero alle banche che, però, hanno preferito trattenerseli, aumentando così il livello di patrimonializzazione come richiesto dalla Bce, anziché impiegarli nell’economia reale”. L’analisi sulle regioni italiane segnala, per i dati relativi agli impieghi totali alle imprese nel periodo luglio 2015-luglio 2016, un calo di 26,4 miliardi di euro (- 2,9 per cento). Le contrazioni sono più pesanti nelle regioni: Marche (-10,1 per cento), Lazio (-7 per cento), Veneto (-6,6 per cento) e Molise (- 6,3 per cento). Solo il Piemonte (+4%) ha dimostrato una leggera inversione di tendenza rispetto al trend nazionale. (I dettagli nel comunicato dell’ufficio Studi Cgia di Mestre).