M5S

Il neo sindaco di Torino, coerentemente con la linea del M5S cui appartiene, insiste sulla necessità di una nuova stagione per la politica italiana “Occorre una nuova concezione della politica, come più volte ho affermato in questi mesi, nella quale le componenti del servizio, della partecipazione e dell’ascolto siano i pilastri di un rinnovato edificio sociale”. Così il neo sindaco di Torino, Chiara Appendino, prendendo la parola in Sala Rossa al termine della cerimonia di proclamazione dei eletti. “Ciascuno di noi non può, infatti – ha proseguito – considerarsi privo di responsabilità per ciò che accade anche a migliaia di chilometri di distanza dalla città nella quale viviamo”.

Così l’autorevole FT sul Movimento ‘Il fascino pericoloso del M5s in Italia” È’ un “Movimento populista, non e’ concorrente credibile per governare. Cosi’ titola in un editoriale il ‘Financial Times’, secondo cui “il movimento populista non e’ un concorrente credibile per governare il Paese”. Il risultato delle elezioni amministrative che hanno visto la vittoria del M5S a Roma e Torino sono “un colpo” al premier Matteo Renzi “in un momento delicato della sua premiership”, che ora “deve trovare uno slancio fresco dopo queste sconfitte se vuole consolidare il suo potere e spingere avanti con le riforme economiche che sono necessarie”, avverte il quotidiano finanziario. Nonostante alcuni elementi positivi portati dal M5S, come il fatto che siano due donne i due nuovi sindaci di Roma e Torino in un contesto politico ed economico “dominato da uomini di mezza eta’ e anziani” e la “forte posizione” contro la corruzione che in Italia “resta endemica”, “il partito fondato da Grillo e’ ancora molto lontano dall’essere un concorrente credibile a livello nazionale, non da ultimo per le sue politiche economiche incoerenti”. Le grosse contraddizioni della politica economica del M5S sono, sottolinea il Ft, l’essere a favore di un reddito di cittadinanza “ma senza spiegare come pagarlo”, volere un referendum sull’appartenenza dell’Italia all’eurozona “altamente destabilizzante per l’Italia e l’Europa”, e sostenere politiche fiscali concentrate “sull’abbassare le tasse e aumentare la spesa” che il Paese “non puo’ permettersi” visto il suo debito pubblico. Ora il M5S “sara’ testato” e dovra’ dimostrare di saper governare due delle piu’ grandi citta’ italiane, ma nonostante questo, conclude il Ft, il partito di Grillo “non e’ nemmeno lontanamente in grado di governare l’Italia”.

‘Dopo qualche ora di riflessione e di analisi, con il confronto dei dati locali e delle situazioni territoriali, il segretario del Pd e premier Matteo Renzi, commenta il voto alle amministrative che lo vede perdente. ‘Confermiamo che il voto ha ragioni di forte valenza territoriale ma c’è un elemento nazionale: una vittoria netta e indiscutibile nei comuni dei 5 stelle contro di noi. Non è un voto di protesta ma di cambiamento non solo nei comuni in cui ha vinto M5S. Ha vinto chi ha interpretato meglio l’ansia di cambiamento. Se c’è una cosa che il governo deve dire è un caloroso buon lavoro a tutti gli eletti. Il governo aiuterà tutti a cercare di fare bene. E noi andiamo avanti ad occuparci delle priorità istituzionali”. Da piu’ parti e non solo dentro il suo partito, Renzi viene indicato come il vero sconfitto di questa tornata elettorale. E questo nonostante avesse precisato che questo voto non poteva avere ripercussioni sul governo e non doveva essere ritenuto come un giudizio sul suo operato. Non é servito: la sconfitta del Pd a Roma e a Torino ha scardinato questa impostazione, consolidando il M5S sul piano nazionale e aprendo nuovi scenari.

Si rincorrono le voci di u suo impegno politico, considerato il successo del M5S alle amministrative ma Davide Casaleggio, figlio di Roberto, al Corriere della Sera risponde e smentisce ‘Non intendo candidarmi, né fare politica in prima persona. Intendo occuparmi dello sviluppo delle applicazioni di democrazia diretta del Movimento 5 Stelle in rete affinché tutti i cittadini possano fare politica. Peccato non ci sia mio padre — avrebbe confidato la sera delle elezioni — proprio per un soffio». E’ noto l’impegno della Casaleggio associati non solo nella gestione della piattaforma informatica che assiste il M5S nelle sue attività ma anche la ricerca verso forme consolidate ed efficaci che possano garantire l’espressione diretta della volonta’ popolare nelle decisioni politiche. Una nuova frontiera? Chissà. Di certo bisogna ammettere che il M5S ha portato alla ribalta un nuovo modo di fare politica e di comunicarla, sviluppando il web in modo piu’ o meno lineare e trasparente.

Alessandro Di Battista, uno dei cinque membri del direttorio del M5S commenta le parole del Premier Renzi e rilancia su uno dei temi politici ed economici che piu’ stanno a cuore al Movimento, sottolineando le difficoltà economiche di buona parte degli italiani, alle prese con una crisi economica e sociale che non accenna a stemperarsi e con una disoccupazione molto alta “Oggi Renzi ha detto che non siamo protesta, ascolterei allora i milioni di cittadini che appoggiano i 5 stelle. Subito farei, al suo posto, una legge sul reddito di cittadinanza. Renzi ha fallito al di là della sconfitta elettorale . Ha fallito perché 10 milioni di famiglie hanno difficoltà a curarsi, ha fallito sui problemi economici del paese”.

E’ uno dei grandi sconfitti di queste amministrative. In vantaggio a Torino dopo il primo turno, Piero Fassino, bravo amministratore e politico di primo piano del Pd, non ce l’ha fatta. Sindaco di Torino e’ Chiara Appendino che ha recuperato il divario e si e’ imposta al ballottaggio. “Il voto di Torino dimostra che il passaggio da un sistema bipolare a uno tripolare – spiega Fassino – fa si’ che un’elezione a doppio turno sia esposta a quello che e’ accaduto a Torino: se il secondo e il terzo si mettono d’accordo il primo viene sconfitto. Tutti danno una lettura di tipo politico dei risultati: la convergenza della destra con il M5s determina una maggioranza che consente l’elezione di un sindaco. Questa deve consentire delle riflessioni di quadro politico, perche’ questo avviene in tutte le citta’ in cui al ballottaggio vanno centrosinistra e M5s, non avviene dove vanno al ballottaggio centrosinistra e centrodestra”.

Amministrative 2016. Vincone le donne a Roma e a Torino e sono entrambe del M5S. Una chiara vittoria per Grillo e i suoi. Perde il Pd che conquista solo Milano con Sala, Affluenza in calo: affluenza, ha votato il 50,54%Trionfo del M5S a Roma e Torino, quindi: Virgina Raggi sarà la prima sindaca della capitale mentre Chiara Appendino conquista il capoluogo piemontese nonostante il distacco iniziale del primo turno da Piero Fassino. Le urne mostrano una sconfitta dei candidati Pd con l’eccezione di Bologna dove Merola è pronto a diventare il primo cittadino della città, lasciando indietro il centrodestra. L’alleanza Berlusconi-Salvini non sembra riuscire neanche nell’impresa di Milano dove Beppe Sala, dopo un iniziale testa a testa con Stefano Parisi, conquista la vittoria, facendo tirare un sospiro di sollievo ai Democratici. Senza sorpresa invece Napoli, dove si conferma la vittoria di De Magistris.

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Si dice che i clienti abbiano sempre ragione. Lo stesso dovrebbe valere, mutatis mutandis, per gli elettori. E allora, in base a questo principio, possiamo lecitamente affermare che Grillo e i suoi adepti conquistano a ragion veduta Roma e Torino, con i sindaci Virginia Raggi e Chiara Appendino e che il premier Matteo Renzi incassa una sonora sconfitta politica, accontentandosi di una risicata vittoria di Sala su Parisi a Milano. Le elezioni comunali hanno sempre avuto valore politico, piaccia o meno. Da un voto di protesta si passa ad un voto di delusione: gli elettori o se ne stanno a casa o votano per le forze politiche antisistema. Vedremo se i 5Stelle saranno capaci di amministrare: sinora, laddove lo hanno fatto, hanno lasciato a desiderare. Chi scrive non si fida né del M5S né delle sue ricette salvifiche, diffidando di un movimento-partito che non ha democrazia interna e che ha la presunzione sciocca di lanciare una ruffiana offerta pubblica di acquisto (Opa) sull’onesta’. Il quadro politico è quantomai confuso e l’appuntamento del referendum può’ schiarirlo solo parzialmente. Il segretario del Pd nonché Premier, Renzi, esce ridimensionato da questa tornata elettorale, e può contare solo sul fatto che, ad oggi, una vera alternativa politica a lui e alla sua rabberciata maggioranza, non si intravede.

Non accenna a stemperarsi la guerra tra Pd e M5S sulla presunta omissione, da parte della candidata grillina a sindaco, Virginia Raggi, di una sua consulenza. È una battaglia di veleni quella che si sta consumando a poche ore dal voto. Al centro delle polemiche resta il caso della consulenza di Virginia Raggi alla Asl di Civitavecchia. Lei, per tutta risposta, posta su Facebook “l’autocertificazione del 2015, nella quale specifica di aver svolto l’incarico, come legale fiduciario”. Ma lo scontro diventa incandescente quando il senatore Stefano Esposito, rilanciando una notizia di Repubblica, dice che sull’affare Asl la Procura ha aperto un fascicolo. “Nessuna indagine è stata aperta, nessun esposto è ancora giunto all’attenzione dei magistrati”, rettificano fonti della Procura romana. Raggi intanto spiega: “L’autocertificazione è del 2015 perché è nel 2015 che percepisco il relativo compenso. Per quanto riguarda invece l’incarico del 2012 non ero ancora consigliere e non era previsto alcun albo speciale. Con questa mia ultima delucidazione sull’ennesimo attacco montato ad arte dal Pd si chiude una delle campagne più sporche degli ultimi anni”. Ma il Pd parte in massa all’attacco: “Raggi è bugiarda e viola il silenzio elettorale”. Matteo Orfini e Debora Serracchiani puntano il dito contro la candidata M5s definendola “bugiarda” per la spiegazione fornita sulla consulenza.

La politica di oggi si caratterizza, tra le altre cose, per la violenza verbale e l’aggressività che la pervade. Sia nei talk show televisivi sia nelle aule parlamentari ma anche nelle dichiarazioni a mezzo stampa, assistiamo ad attacchi ad personam, ad insulti e a esibizioni che hanno il solo scopo di deridere, umiliare o ridicolizzare l’avversario politico, oggi sempre di più visto come un ‘nemico pubblico’. Non c’é tempo per esporre le proprie ragioni, per spiegare: sono disponibili pochi minuti e allora molti li utilizzano per demonizzare la controparte politica. Esistono, è vero, delle felici eccezioni, figlie di una tradizione politica – comunista o democristiana – e di un modo di concepire la politica in termini di moderazione, di riflessione, di argomentazione e confronto. Tutto il resto è scontro frontale e rissa, nella convinzione che andare sopra le righe, alzare i toni serva – oltre che ad infangare il rivale in politica – anche ad ottenere visibilità e a conquistare la ribalta. I famosi 15 minuti di celebrità di cui parlava Andy Warhol e che si rivelano, come un boomerang e dopo l’effetto iniziale, una ennesima dimostrazione della propria pochezza e inconsistenza culturale. I populismi che oggi allignano nel nostro Paese – quello leghista e quello del M5S su tutti – ma anche in Europa sino ad arrivare con Donald Trump negli Usa – si cibano di frasi volgari e ad affetto, di insulti, anatemi e allarmismi: é il loro modo di essere, l’unico che conoscono per imporsi all’attenzione mediatica. Dicono di voler rappresentare l’antipolitica: hanno ragione. Sono il contrario della buona politica civile e democratica perché preferiscono parlare alla pancia degli elettori e non al loro cervello.