M5S

“Stiamo lavorando per individuare delle personalità di rilievo che possano contribuire al rilancio della città. Non ci fermiamo”, ha detto Virginia Raggi. La giunta a 5 stelle del sindaco di Roma, a tre mesi dalle elezioni, è nel caos. In poche ore si sono dimessi il capo di gabinetto Carla Romana Raineri e l’assessore al Bilancio Marcello Minenna. E hanno lasciato gli incarichi anche i vertici di Atac, municipalizzata dei trasporti, e di Ama, società municipalizzata che gestisce i rifiuti. Su tutte le nomine fatte dalla giunta era stato richiesto il parere dell’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha espresso perplessità sulle procedure.

Caos nella giunta capitolina a guida Virginia Raggi. Si dimettono: capo di gabinetto, assessore al Bilancio, il direttore generale e amministratore unico di Atac e l’amministratore unico di Ama. In sostanza, l’ente Anticorruzione, l’Anac, avrebbe ritenuto sbagliata la procedura adottata per le nomine e l’entita’ dello stipendio assegnato ai nuovi vertici. Un caso che conferma l’inadeguatezza amministrativa e gestionale dei grillini nelle citta’ che governano. Travolti dalla ricerca di una purezza assoluta e dal confronto continuo con una base del movimento puritana che chiede l’impossibile, per distinguersi da tutte le altre amministrazioni e per ubbidire ad un elettorato che vuole non solo trasparenza ma immobilismo: perche’ solo chi sta fermo non sbaglia, perche’ solo chi tiene le mani in tasca non corre il rischio di sporcarsele. I pentastellati, nella protesta antisistema sono bravissimi. Nel governo della cosa pubblica, sinora, si sono rivelati ridicoli e grotteschi.

“Sto scrivendo l’ennesima interrogazione su Bruno Vespa, che ancora una volta si dimostra non adatto al servizio pubblico. Questa volta occorre una risposta chiara e definitiva, bisogna andare fino in fondo. Affermare che il terremoto produce economia e’ a dir poco criminale. Affermazione grave, inscusabile”. Lo afferma Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai, che aggiunge: “Dopo gli scempi dell’invito dei parenti dei Casamonica, del figlio di Toto’ Riina, ecco l’ultima vergogna: affermare che i morti producono PIL. Secondo Vespa per far ripartire l’Italia ci vuole un terremoto all’anno e qualche migliaio di morti? Bruno Vespa e’ semplicemente inadatto al ruolo della televisione pubblica”.

‘Ma dove vado? Un passo indietro? Un passo di lato? Ma dove vado? Il movimento ce l’ho dentro. E’ impossibile uscire da una cosa che hai creato, e’ come quando sei dentro al jazz. E’ cosa tua”. Beppe Grillo sembra porre fine cosi’ alle voci che vorrebbero accreditare un disimpegno dalla prima linea da parte del cofondatore del M5S. Anche davanti a personalita’ che stanno crescendo nel Movimento come Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio. ‘La cosa che si denota e’ che questi ragazzi vicino a me sono diventati grandi leader, opinion leader e trascinatori di massa… Mettono quasi paura… Anche dal punto di vista psichiatrico”, ha scherzato. Una quasi ‘incoronazione’ alla quale manca pero’ la corona che Grillo si tiene stretta pur porgendola alla platea quando spiega che le battaglie politiche dipendono dalla gente: “Italiani, noi abbiamo cominciato, ora la palla e’ vostra. Questo e’ il vostro momento di dire No. Oggi il No e’ la forma piu’ bella e gloriosa di fare politica”. E non c’e’ nulla di impossibile, assicura: “sette-otto anni fa, io e un manager dell’Olivetti che oggi avrebbe dovuto stare qua ma che non c’e’ piu’ – ha detto ricordando cosi’ Gianroberto Casaleggio -, abbiamo capito che la parola ‘impossibile’ non esiste”. Non impossibile, estende il concetto, come fare fronte alla “stratificazione di merda galattica” che il MoVimento ha trovato nella Capitale: “A Roma abbiamo trovato una stratificazione di merda galattica di tutte le qualita’…. Ma la Raggi e gli assessori sono determinati, e ce la faremo. Ora il centro e’ pulito, abbiamo trovato anche 24 milioni di euro per aggiustare gli autobus rotti, e ci siamo accorti che sabotavano anche il riciclo dei rifiuti”. Sabotaggi anche mediatici cui devono far fronte i cinquestelle. Uno di questi e’ – denuncia in questo caso Di Battista – quello della Rai targata Tg1: “Quando ho capito che Renzi avrebbe occupato i media sui referendum perche’ disperato e frustrato per l’eventuale esito del referendum costituzionale – ha arringato la piazza l’ideatore del tour ‘coast to coast’ – ho capito che non potevo stare a casa ad agosto e dovevo muovermi. Ecco perche’ oggi il Tg1 va boicottato”. Dopo critiche, anche dure a Benigni, Napolitano, Renzi, Verdini e Boschi, Di Battista ha denunciato come questo governo stia distruggendo lo stato sociale: “mai – ha detto – Berlusconi lo ha fatto come questi che lo fanno col pugno chiuso e chiamandosi compagni tra di loro…”. “L’unico argomento che possono citare – ha detto a sua volta Di Maio sempre riferendosi al governo – sono le riforme, ma lo fanno mentre fanno macelleria sociale. Ci sono nove milioni di poveri in Italia e 380 imprese che muoiono ogni giorno eppure parlano solo di riforme…”.

E’ davvero curioso oltre che poco edificante, osservare la furia iconoclasta di cui si fanno interpreti dirigenti della cosiddetta ‘vecchia politica’, ossia quella dei partiti come li abbiamo conosciuti e frequentati, simpatizzanti e addetti ai lavori, habitués di segreterie e membri di apparato, fornitori sistematici di curricula, incluso il proprio, uomini degli enti locali, Comuni, Province…- terze e quarte file sia chiaro, ma che aspirano a quel po’ di ribalta che il M5S promette in teoria a tutti i cittadini – e che ora sono stati folgorati sulla via di Damasco dagli slogan dei grillini per una palingenesi dell’umanita’. Tutti schierati a gridare allo scandalo contro il malaffare e il malcostume, soprattutto in Sicilia, con l’indice puntato sugli ex sodali, e mai che incontrino uno specchio o che si facciano un selfie, per ricordare le proprie biografie, i loro incarichi, la loro questua. E pensare che, per ricordare loro chi sono stati, basterebbe un semplice clic su google. Chissa’ che questa semplice ricerca sul web non la faccia prima o poi anche qualche giovanotto grillino, sempre che i suoi capi non gli dicano di soprassedere, perche’ le elezioni incombono….

Il turpiloquio di alcuni politici sia un motivo piu’ che sufficiente per non votare ne’ loro né il partito cui appartengono. Non si tratta di una battaglia che deve essere condotta sul fronte delle appartenenze politiche ma in nome del rispetto dei fondamentali della civiltà democratica e della dignita’ della persona. Dare della ‘bambola gonfiabile’ al presidente della Camera é inaccettabile, anche e soprattutto per chi, come il sottoscritto, non stima né apprezza l’azione di Laura Boldrini. Le parole di Matteo Salvini sono da condannare in modo assoluto. Lo stesso si può dire per il linguaggio offensivo del senatore del M5S Michele Giarrusso che ha invitato al suicidio il collega giornalista Davide Camarrone colpevole di avere legittimamente criticato Luigi Di Maio per la sua infelice uscita sulla lobby dei malati di cancro. Si é già raggiunta la deriva linguistica propria del populismo e della sua demagogia. Non importa chi pronunci queste parole cariche di odio e di insulti: venga emarginato dalla decenza politica. Non c’é tempo da perdere. Ne va della pace sociale, della libera espressione del proprio pensiero, e del rispetto tra le persone. Serve una conventio ad excludendum tra tutti i partiti, a danno dei facinorosi del linguaggio politico.

“Voglio provare a rigenerare il centrodestra con un programma politico liberale e popolare, alternativo al centrosinistra e concorrente con i Cinque Stelle”, un progetto che prenderà forma “con una convention programmatica a settembre, a Milano, in cui raccoglieremo idee e proposte”. Stefano Parisi, candidato perdente del centrodestra a sindaco di Milano, in una intervista a La Stampa annuncia la sua ‘discesa in campo’ per “dare una mano” alla ricostruzione del centrodestra, partendo proprio dall’esperienza fatta nel capoluogo lombardo che “non va dispersa”. All’appuntamento di settembre “coinvolgerò persone che arrivano dall’università e dall’impresa”, che non abbiano una lunga carriera politica alle spalle ma che comunque “abbiano dimostrato di saper fare”. Perchè “la politica ha vissuto una breve fase giovanilista, in cui sembrava un merito non aver fatto niente”. Un messaggio che Parisi rivolge “a tutti, anche oltre il perimetro che mi ha sostenuto. Parlo all’opinione pubblica moderata, che va risvegliata nell’interesse e nella partecipazione”. Sul leader di Fi Silvio Berlusconi, “penso che guardi al mio progetto con interesse” e nel centrodestra del futuro avrà un ruolo “come fondatore. E’ stato a lungo motore della parte più moderata dello schieramento, deve continuare ad esserlo”. Sui contenuti, Parisi invoca “rigore e regole chiare” verso gli immigrati, convinto che quello di Salvini non possa essere liquidato come “populismo” ma esprima “un malessere reale”. Ecco, “voglio dare risposte a quelle paure”. Nei confronti della Ue, “giusto il rigore di Bruxelles sulla finanza pubblica, ad essere sbagliata è la burocrazia” che frena l’economia. Ma il punto chiave della proposta di Parisi sono le riforme: al referendum spiega che voterà no, ma aggiunge: “Qualunque sia l’esito del voto, il governo non deve cadere. Tutte le forze politiche dovrebbero approvare una legge costituzionale che sostituisca il Senato con un’Assemblea costituente. L’Assemblea – spiega – sarà eletta con metodo proporzionale contemporaneamente alle elezioni politiche, lavorerà per 18 mesi e discuterà delle proposte di riforma, poche e semplici, portate dai partiti”.

Il potenziale candidato premier per il M5S, Luigi Di Maio, illustra il piano politico del movimento, chiamato a nuove responsabilità. “Il nostro percorso verso il governo del paese passa per i Comuni dove abbiamo vinto e per i Comuni dove abbiamo inserito piu’ consiglieri: il nostro obiettivo e’ ancora da raggiungere ed e’ quello di cambiare l’Italia passando per il governo della nazione”. Lo ha detto Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, a Bologna per un pranzo con Massimo Bugani (candidato sindaco alle ultime comunali) e gli attivisti bolognesi. “Anche queste amministrative – ha detto – sono state un tassello fondamentale per arrivare al governo, ma una forza politica come la nostra fa la differenza perche’ e’ prima di tutto una comunita’ in cui attivisti consiglieri comunali, regionali, parlamentari e sindaci lavorano e viaggiano verso la stessa meta. A Bologna, Bugani e il gruppo hanno raddoppiato i voti, hanno 4 consiglieri comunali e sono qui a incontrarli dopo le elezioni”.

“Ministro Alfano, faccia una cosa giusta: dimissioni. Non per l’assunzione del fratello alle Poste o per quello che avrebbe fatto il padre, ma per la sua totale incapacita’ di difendere i confini e la nostra sicurezza, i cittadini italiani e le stesse Forze dell’Ordine. #angelinoacasa”. Cosi’ il leader della Lega Nord Matteo Salvini su Facebook. Sulla stessa lunghezza d’onda il M5S ‘Alfano si dimetta oggi stesso. Poste Italiane SpA sta per Poste Società Italiane per Alfano? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del Governo Renzi. Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l’assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni”. Lo dichiarano i capigruppo M5S di Camera e Senato, Laura Castelli e Stefano Lucidi. “Tra l’altro – continuano – il caso dell’assunzione del fratello di Alfano fu denunciato nel 2013 dal Movimento 5 Stelle in una interrogazione a prima firma Andrea Coletti, che non ha mai avuto risposta” continuano Castelli e Lucidi. “Chiediamo le immediate dimissioni del ministro degli Interni, se vuole per chiederle siamo pronti ad inviare una raccomandata senza ricevuta di ritorno tramite “Poste Società per Alfano”…”.

‘È stata una prova molto dolorosa, non credevo di dover affrontare tanto male”. Lo ha detto l’ex premier Silvio Berlusconi all’uscita dell’ospedale San Raffaele da quale è stato dimesso dopo l’operazione a cuore aperto dello scorso 14 giugno. “Comunque – ha assicurato il leader di Forza Italia – adesso mi sento un po’ meglio”. Silvio Berlusconi ha affrontato, uscendo dall’ospedale San Raffaele, anche la questione della situazione italiana “che è passata dal bipolarismo a un tripolarismo che io vedo come molto pericoloso e dove non ci sono praticamente leader a cui poter pensare di affidare il nostro destino, nelle cui mani poterci mettere. Quindi anche l’Italia ha una preoccupantissima carenza di leader. Il sistema congiunto della legge elettorale e della riforma costituzionale potrebbero portare a un governo del cinque stelle, come si è visto nelle recenti elezioni comunali dove i cinque stelle hanno vinto 29 volte su 30. Il sistema è fatto in maniera tale che questo sarebbe il risultato sicuro delle prossime elezioni nazionali”, ha spiegato l’ex premier.