sisma

E’ salito a oltre 200 morti e 2mila feriti il bilancio provvisorio del terremoto di magnitudo 7.2 della scala Richter che ha colpito ieri pomeriggio l’Iraq, vicino al confine con l’Iran. L’epicentro e’ stato localizzato a 32 chilometri da Halabjah, nel Kurdistan iracheno.
La cittadina più colpita è quella di Sarpol-e Zahab. La Guida suprema iraniana Seyyed Ali Khamenei, citato dall’Irna, ha detto in un messaggio al Paese: “L’obiettivo ora è quello di accelerare gli aiuti e di soccorrere le persone rimaste intrappolate sotto le macerie”.

Durante i saluti ai fedeli di lingua spagnola, nell’udienza del mercoledi’, in piazza San Pietro, il Papa ha citato il “terribile terremoto” del Messico, che “ha provocato numerose vittime e danni”. “In questo momento di dolore – ha proseguito Francesco durante l’udienza di stamani – voglio esprimere la mia vicinanza e preghiera a tutta la cara popolazione messicana”. Il Papa si e’ poi associato al dolore dei familiari delle vittime e ha espresso il suo ringraziamento “ai soccorritori” e a quanti sono vicini ai feriti e a chi ha subito dei danni. Infine, Francesco ha affidato alla protezione della Madonna di Guadalupe “la carissima nazione messicana”.

“Tutto cio’ che e’ stato fatto in questo anno per la ricostruzione post sismica e’ lacunoso e rattoppato”. Lo sottolinea Jole Santelli(FI). “Non sono state prese decisioni definitive su nulla, nei paesi colpiti dal terremoto ci sono ancora le macerie a terra, non c’e’ traccia reale di rinascita e tutto cio’ che resta dell’intervento della politica sono le parole pronunciate durante le solite, stucchevoli passerelle. Non esiste un piano che guardi al futuro, non esiste sinergia ne’ cooperazione, la gente e’ stufa e seriamente provata. Il rischio e’ che allungando ancora i tempi i paesi si svuotino del tutto e il centro Italia diventi un grande cantiere abbandonato, se si vuole impedire questo si smetta di parlare di ricostruzione e si cominci a ricostruire”, aggiunge.

“La terra trema ancora, e inevitabilmente la discussione politica torna sulle possibili risposte. Non si tratta, a mio parere, di imporre obblighi, e meno che mai di massacrare proprietari di immobili che sono gia’ ipertassati, ma – al contrario – di usare la leva fiscale per incentivare la messa in sicurezza degli edifici. Fa dunque benissimo Confedilizia a insistere su questo”. Lo dichiara Daniele Capezzone, deputato Direzione Italia, che aggiunge: “Guai se invece una pur nobile spinta emotiva si traducesse in una sorta di nuova Imu, variamente presentata o mascherata, di un’ulteriore tassazione a carico dell’80% di famiglie italiane proprietarie di una casa, accompagnata da altri oneri e appesantimenti burocratici. Stesso discorso- aggiunge- per il mitologico ‘fascicolo del fabbricato’, del quale ciclicamente si riparla. Ma a cosa serve un altro pezzo di carta, l’ennesimo? Il problema italiano non e’ quello di chiedere un certificato in piu’ e fatalmente tutta l’attenzione si sposterebbe sul mero possesso del certificato, indipendentemente dal reale stato dell’edificio. Anziche’ puntare sul formalismo, occorre incidere sulla sostanza: e cioe’ rendere economicamente conveniente per i proprietari fare davvero i lavori di ammodernamento. Ecco perche’,- aggiunge Capezzone- in una logica liberale, non si tratta di varare piani quinquennali o forsennati progetti di spesa pubblica. Ma, attraverso la leva fiscale, di determinare un favor/incentivo al rinvigorimento degli immobili non in regola dal punto di vista antisismico e della sicurezza. Sarebbe una gigantesca operazione di messa in sicurezza- conclude- , di creazione di lavoro, di rimessa in moto dell’economia. Ma non va fatta ne’ con mostruosi piani di spesa pubblica, ne’ tartassando in modo indiscriminato chi ha il ‘grave torto’, per il fisco italiano, di possedere una casa”.

“Sarà il modo in cui ricostruiremo le zone colpite dal sisma nel Centro Italia a dirci che idea di Paese abbiamo. Il terremoto, al di là di tragedie ed emergenza, può essere anche opportunità di cambiamento per il territorio, ma serve progettualità e visione”. Lo ha detto Ermete Realacci, presidente di Symbola, Fondazione per le qualità italiane, a conclusione della tavola rotonda “Il senso dell’Italia per il futuro” nella giornata di chiusura del seminario di Treia . “L’area colpita è una zona particolarmente ricca di beni culturali, il loro ripristino può essere un volano per far ripartire l’economia di queste comunità con uno sguardo rivolto al futuro. È di grande importanza che, per 10 anni, la quota dei beni culturali dell’8 per mille dello Stato sarà destinata al ripristino del patrimonio storico artistico danneggiato dal sisma; una misura per cui mi sono battuto a lungo”, ha dichiarato Realacci. Per il presidente du Symbola: “Un contributo importante può arrivare, per tutto il Paese, anche dal sismabonus che prevede fino all’85% di credito di imposta per i lavori di messa in sicurezza degli edifici. Una misura che si affianca a credito d’imposta per ristrutturazioni ed ecobonus che nel 2016, secondo un recente rapporto di Symbola e Cremse, hanno generato 28,2 miliardi di investimenti e 419mila posti di lavoro tra diretti e indotto, contribuendo a una nuova edilizia di qualità”.

Le spese dell’Italia per i danni del terremoto “non entrano nella discussione in corso”, e anche se la Commissione Ue e’ “pronta ad esaminarle” e’ “un’altra cosa quella che ci aspettiamo nella risposta” alla lettera con la quale viene chiesto un intervento di finanza pubblica. Così ai giornalisti il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, entrando all’Eurogruppo. La richiesta è quella di una manovra aggiuntiva strutturale nel 2017 pari allo 0,2% del Pil. Moscovici ha detto di essere ottimista sul dialogo in corso con il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan.

“Riteniamo doveroso e urgente promulgare provvedimenti straordinari di sostegno al reddito per quanti siano impossibilitati a continuare la propria attivita’ lavorativa e per le categorie indigenti”. È quanto si legge in una nota della Cgil nazionale in merito all’emergenza sociale vissuta nelle aree terremotate, dovuta al succedersi di eventi sismici e atmosferici di forte intensita’ e grande diffusione. “Tali strumenti, in deroga all’attuale legislazione, – prosegue la Cgil – dovranno avere modalita’ volontarie di accesso, estendersi a un bacino ampio di popolazione, ed essere amministrati dalle quattro Regioni coinvolte dal sisma”. “Sollecitiamo il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti a intervenire rapidamente e fattivamente su questo tema e – conclude la nota – siamo disponibili a esaminare forme sperimentali di sostegno al reddito utili al superamento dell’emergenza”.

“Oltre 250 militari” sono intervenuti nel centro Italia colpito dal sisma per fronteggiare le emergenze e alleviare i disagi causati dal maltempo. Uomini che si vanno a sommare ai “1.800 che gia’ stavano operando nelle aree colpite dai vari eventi sismici susseguitisi a partire dallo scorso agosto”. A riferirlo ai microfoni di Rai News 24 è il capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Claudio Graziano. “I militari – ha detto il generale Graziano – sono prevalentemente dell’Esercito ma non dobbiamo dimenticare che sono impiegati o in prontezza anche assetti della Marina e dell’Aeronautica, oltre che dei Carabinieri”. Ha spiegato il capo di Stato Maggiore della Difesa: “In questo momento, l’impegno essenziale dei nostri militari, che stanno lavorando senza sosta, e’ finalizzato soprattutto al ripristino della viabilita’, per permettere di raggiungere i luoghi colpiti, consentendo cosi’ il flusso degli aiuti e lo sgombero delle persone isolate. A tal fine, stiamo impiegando soprattutto mezzi speciali del genio – apripista, spazzaneve, turbine da neve, cingolati – che sono duali: nati per scopi prettamente militari, hanno caratteristiche tali da poter essere proficuamente impiegati in ogni situazione di emergenza”. La Protezione Civile comunica sul proprio sito istituzionale che “Per far fronte alle situazioni più difficili, soprattutto sulla viabilità, dovute alle abbondanti nevicate nei territori dell’Italia centrale colpiti dai terremoti di agosto, di ottobre e di quelli odierni – dove il Sistema di protezione civile è presente da mesi -, è stato implementato lo sforzo di uomini e mezzi di tutte le strutture operative, dai vigili del fuoco alle forze armate a quelle di polizia, oltre al volontariato di protezione civile”. Continua il comunicato: “In particolare, sono già arrivati o stanno per arrivare nei territori abruzzesi e marchigiani più coinvolti uomini e mezzi specializzati e attrezzati delle colonne mobili delle Regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Valle D’Aosta e Veneto, dalle Province autonome di Bolzano e Trento, oltre che risorse di numerose organizzazioni nazionali di volontariato”.

“Prosegue la raccolta fondi a sostegno delle popolazioni duramente colpite dal sisma del 24 agosto e successivamente da quello del 30 ottobre. Attraverso il numero solidale 45500, recentemente riattivato per il progetto “Ricominciamo dalle scuole”, è possibile contribuire alla ricostruzione e alla messa in sicurezza degli edifici scolastici delle regioni Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo. A oggi sono stati raccolti 494.284,00 euro. L’iniziativa è promossa da Rai in accordo con il Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione e con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile. Grazie al protocollo d’intesa esistente tra Dipartimento della Protezione Civile e operatori di telefonia fissa e mobile, tramite gli operatori Tim, Vodafone, Wind- H3G, Fastweb (solo rete fissa), Poste mobile, Clouditalia, Convergenze, CoopVoce, TwT e Uno Communications, fino al 29 gennaio, sarà possibile donare due euro inviando un sms solidale o effettuando una chiamata da rete fissa al 45500. Tutti i fondi raccolti, senza alcun ricarico, confluiranno nella contabilità speciale del Commissario straordinario alla ricostruzione e saranno gestite secondo le modalità previste dal Protocollo d’intesa, attraverso la vigilanza da parte del Comitato dei Garanti che verrà appositamente costituito. Supera i 7,9 milioni di euro, invece, la raccolta delle donazioni sul conto corrente bancario intestato al Dipartimento della Protezione Civile sul quale è possibile donare tramite bonifici”. Lo si legge in una nota della Protezione civile.

Riguardo alle azioni da compiere dopo il terremoto che ha colpito le regioni Marche e Umbria, “Le risorse sono gia’ stanziate in legge di stabilita’, se ci sara’ bisogno metteremo ulteriori risorse”. Lo ha detto ieri il premier Matteo Renzi, al termine del Consiglio dei ministri, precisando che si parla di una “vicenda di 36 ore fa”, e che “non abbiamo ancora chiaro il computo dei danni e il numero definitivo degli sfollati”. Il Consiglio dei ministri ha assunto una delibera che integra per la seconda volta la dichiarazione di stato d’emergenza del 25 agosto scorso per tener conto degli effetti dell’ultimo sisma e che consente al Capo del Dipartimento della protezione civile di operare con la massima tempestività ed efficacia. La delibera autorizza inoltre uno stanziamento aggiuntivo di 40 milioni di euro, che si sommano alle risorse già stanziate per le stesse aree in occasione dei precedenti terremoti. Ha spiegato il premier: “Nell’arco delle prossime settimane e mesi vedremo quali saranno le risorse necessarie. I primi 40 milioni ci sono, le risorse ci sono, ma e’ un lavoro lungo da fare. Da qui a venerdi’ ci sara’ il nuovo decreto legge”. Il Cdm ha ascoltato il Capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e il Commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani che, anche a nome dei Governatori, hanno svolto una relazione sulla drammatica situazione che Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo stanno vivendo dal terremoto del 24 agosto alle forti scosse di ottobre. Per la sistemazione degli sfollati il Cdm ha definito che l’intenzione è quella di “portare i container nel tempo più breve possibile, per consentire alle persone di affrontare i 7 mesi di tempo necessari alle casette. Possiamo immaginare di aver container entro Natale, ma vorremmo riuscirci anche prima, per permettere ai cittadini di rientrare nei loro territori”. Così Renzi, che poi ha spiegato le 4 fasi della gestione dell’emergenza: “la prima, per l’immediata emergenza: chiederemo, a chi può, di lasciare territorio per tempi limitati – ha affermato il premier – la seconda è quella del container perchè mettere le tende in quei luoghi, in inverno è impensabile, poi terza fase, in primavera-estate le casette di legno e infine, a seguire, la ricostruzione”.