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Huawei Technologies supererà Apple per volume di vendite degli smartphone nel 2018, posizionandosi al secondo posto mondiale alle spalle di Samsung. Dall’inizio dell’anno il produttore cinese ha venduto oltre 200 milioni di smartphone in tutto il mondo, aumentando il volume delle vendite soprattutto in Cina, Europa e Africa. Il dato del 2018 segna un aumento delle vendite di circa il 30 per cento rispetto ai 153 milioni di apparecchi venduti nel 2017. A trainare le vendite sono stati modelli di successo come il P-20, che include videocamere ad altre prestazioni co-sviluppate con l’azienda tedesca Leica. Huawei si trova pero’ al centro della guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina, e bersaglio di una campagna di boicottaggio intrapresa dagli Usa. Gli analisti si aspettano pertanto una flessione delle vendite nel 2019. posto tra i maggiori venditori di smartphone mondiali. Il presidente a rotazione del colosso cinese dell’elettronica per le telecomunicazioni Huawei, Ken Hu, ha respinto con forza come “infondate” le accuse di spionaggio per conto del governo cinese mosse nei confronti dell’azienda, ed ha avvertito che la campagna di boicottaggio intrapresa dagli Usa rischia di causare danni e disturbi economici a livello globale. “Contiamo oltre 13mila fornitori in tutto il mondo, e quest’anno acquisteremo 70 miliardi di dollari di parti e componenti”, ha sottolineato Hu durante una conferenza stampa di due ore organizzata questo mese, alla presenza di decine di giornalisti internazionali. “Qualsiasi sconvolgimento della catena di fornitura non danneggerà solo i fornitori, ma assesterà anche un colpo all’economia globale”, ha dichiarato il manager. Hu ha negato con forza che Huawei ponga un rischio per la sicurezza dei paesi in cui opera, ma ha anche promesso ulteriori investimenti per 2 miliardi di dollari tesi a fugare le preoccupazioni legate alla sicurezza informatica nello sviluppo delle reti 5G. (

“Le misure per noi più negative? Il taglio degli investimenti, e la conferma assolutamente politica del reddito di cittadinanza e di quota 100 per le pensioni. Che per noi sono operazioni elettorali e puramente assistenzialistiche, che non guardano allo sviluppo”. Lo dice Alberto Dal Poz, industriale dell’automotive e presidente di Federmeccanica, in un’intervista a ‘La stampa’. “Sapevamo che certo non c’era la possibilità di varare delle manovre di choc fiscale come quella realizzata negli Stati Uniti da Trump dopo pochi mesi dalla sua elezione. Saremmo stati però pronti a discutere insieme un piano di tagli alla spesa – aggiunge – Quando ci sono poche risorse, vanno mobilitate perché siano volano di crescita e di sviluppo. L’unico volano efficace da questo punto di vista è la creazione di lavoro da parte delle imprese: è un fatto che sostenendo le imprese, anche nelle fase di maggior difficoltà e recessione, si generano effetti moltiplicatori benefici per l’intera economia. Si vuole creare lavoro? È sulle imprese che bisogna puntare, perché creano ricadute virtuose che restano sul territorio. Nel Movimento Cinque Stelle qualcuno aveva balenato l’ipotesi che il reddito di cittadinanza potesse passare attraverso le imprese, nel processo di creazione di lavoro, ma non se n’è fatto nulla. E adesso si avvicina una fase economica non buona”.

‘Serve ancora uno stimolo significativo da parte della politica monetaria per sostenere l’ulteriore accumularsi di pressioni interne sui prezzi e la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo’. E’ quanto si legge nel Bollettino economico della Bce. L’Eurotower nota infatti che, sebbene ‘il vigore di fondo della domanda interna continui a sostenere l’espansione dell’area dell’euro e il graduale incremento delle pressioni inflazionistiche’ e quindi ‘l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli coerenti con l’obiettivo’ anche dopo la fine degli acquisti del Qe, ‘allo stesso tempo permangono notevoli incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo, alle vulnerabilità nei mercati emergenti e alla volatilità nei mercati finanziari’. Secondo il Bollettino, in ogni caso, ‘le indicazioni prospettiche del Consiglio direttivo sui tassi di interesse di riferimento della Bce, rafforzate dai reinvestimenti delle notevoli consistenze di attività acquistate, continuano a fornire il grado di accomodamento monetario necessario ad un aggiustamento durevole dell’inflazione verso l’obiettivo’. Tanto più che, ‘in ogni caso, il Consiglio direttivo e’ pronto, ove opportuno, ad adeguare tutti i suoi strumenti per assicurare che l’inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al livello previsto’.

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha effettuato ieri una visita a sorpresa al contingente militare Usa di stanza in Iraq. La visita – la prima del presidente Usa a un contingente di stanza in una regione militarmente sensibile del Globo – giunge nel pieno delle polemiche per la decisione di Trump di ritirare le forze statunitensi dalla Siria. Nei giorni scorsi l’annuncio ha suscitato critiche da parte di ufficiali del Pentagono e alleati degli Usa, ed ha portato alle dimissioni del segretario della Difesa, Jim Mattis. Trump ha difeso la propria decisione durante la visita in Iraq di ieri, affermando che la decisione di lasciare la Siria evidenzia la nuova statura degli Usa sul palcoscenico globale e incarna la politica del “primato americano”. “Siamo di nuovo rispettati come paese”, ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca durante un discorso presso la base aerea di al Asad, circa 60 chilometri a ovest di Baghdad. L’Iraq ha proclamato la sconfitta dell’Isis all’interno del territorio nazionale nel dicembre 2017, ma la visita di Trump e’ stata tenuta segreta sino all’ultimo, come da pratica consolidata in occasione dei viaggi di presidenti Usa in aree di guerra o ad alto rischio. L’ex presidente George W Bush ha visitato l’Iraq in quattro occasioni durante la sua presidenza, e Barack Obama una.

“Il professor Di Maio non sa quel che dice: ne ha combinate e dette talmente tante, in questi 7-8 mesi, che ormai ha perso qualsiasi credibilità. Non conosce nulla di contabilità dello Stato, di diritto parlamentare, e persino dei contenuti della Legge di Bilancio. Si discute tanto di reddito di cittadinanza e di quota 100, e nessuna riga è stata scritta su entrambi i provvedimenti. Solo chiacchiere. L’unica cosa corretta che dice, forse, il professor Di Maio, è che il reddito di cittadinanza entrerà in vigore tra marzo e aprile, semplicemente perché deve essere ancora scritto”, “allo stesso tempo, non si conosce ancora come sarà congegnata la quota 100 per le pensioni. Quello che si sa, invece, è che si prendono 2,5 miliardi di euro in tre anni dai pensionati, dalla mancata indicizzazione delle pensioni oltre i 1.500 euro lordi. Si stanno portando via, di fatto, a milioni di pensionati con pensioni assolutamente limitate, beni e servizi (viene tolto loro il potere d’acquisto): l’inflazione non più adeguata e la pensione bloccata portano i pensionati, ad acquistare meno beni e servizi”. Lo ha Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia, ai microfoni di Radio Cusano. “Altra faccenda è quella del volontariato. Con questa manovra viene raddoppiata la tassazione Ires, dal 12 al 24%, sul non-profit. Siccome tutti noi, in qualche maniera, siamo stati vicini a questa o a quella associazione di volontariato, riteniamo che questa sia una norma assolutamente demenziale, poiché il volontariato interviene di norma, attraverso la buona volontà e il sacrificio della gente, sulle falle, sulle carenze e sulla miopia dello Stato, o sulla sua incapacità di intervento in determinati settori. Alla base di tutto questo esiste, soprattutto nella filosofia del Movimento 5 Stelle, una sorta di ossessione nei confronti dello statalismo, del ‘deve fare tutto lo Stato’. Devono essere colpite la società civile, le comunità, laiche o religiose che siano, che abbiano la voglia e la forza di dire ‘non guardo solo a me stesso e do una mano agli altri’. Come colpiti devono essere i piccoli giornali, la piccola stampa, le voci libere”.

“Il vicepremier e ministro dell’ Interno Matteo Salvini, a differenza di qualche suo predecessore, non dimentica mai di rendere onore ai Vigili del Fuoco impegnati nelle numerose calamita’ ed emergenze e cosi’ anche per il terremoto che ha colpito la provincia di Catania. I Vigili del Fuoco sono pero’ stanchi di medaglie e pacche sulle spalle. Pretendono dalla politica fatti concreti poiche’ meritano lo stesso trattamento retributivo e pensionistico della Polizia di Stato che dipende dal medesimo ministero. Salvini e’ a capo dei due corpi, come può onorare i Vigili del Fuoco se nei fatti siamo un corpo di serie B rispetto alla Polizia ? Non può continuare a pagare i pompieri trecento euro in meno al mese rispetto ai poliziotti. Nel contratto di governo c’e’ l’ impegno a risolvere la questione ma nella manovra finanziaria che sta per essere approvata non c’e’ un centesimo per recuperare il divario con gli altri corpi. Chiedo che si passi velocemente dalle parole ai fatti, o almeno alle certezze. Noi Vigili del Fuoco ci siamo sempre per gli italiani, la politica faccia altrettanto con noi !”. Lo ha dichiarato Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato Conapo, in riferimento ai ringraziamenti ai Vigili del Fuoco che il ministro Salvini ha postato su twitter. “Analoga attenzione la chiedo al vicepremier Luigi di Maio, che oggi sara’ a Catania per l’emergenza terremoto” ha aggiunto Brizzi.

Il mattone si deprezza sempre di più. Secondo i dati dell’ufficio studi del marketplace immobiliare idealista, nel 2018 si è registrato un calo del 3,7% rispetto all’anno scorso, portando i valori a una media di 1.753 euro al metro quadro. Il calo nell’ultimo trimestre è stato dell’1,1%. Compravendite immobiliari in aumento e prezzi in calo. Questa è la tendenza di massima registrata negli ultimi dodici mesi (ma il trend è ormai in atto da 5 anni). Secondo Vincenzo De Tommaso, responsabile dell’Ufficio Studi di idealista “l’andamento del mercato è contrastato, con svalutazioni nelle città del centro sud e in provincia, dove c’è un eccesso di offerta di abitazioni e il mercato va a rilento, ma si assiste anche al deciso rilancio delle grandi città del centro-nord, che trainano la ripresa dei valori. Per chi comprerà nel 2019 sarà un altro anno buono, con prezzi sempre molto convenienti e una congiuntura ancora favorevole per chi stipula un mutuo. Le compravendite si attesteranno intorno alle 600 mila unità, con prezzi su nelle città metropolitane che guideranno la tendenza alla stabilizzazione dei valori”. Il trend negativo delle quotazioni immobiliari investe tutte le regioni italiane ad eccezione del Friuli Venezia Giulia (2,4%) e del Molise (1,2%). Con svalutazioni nell’ordine del 6,6% le abitazioni di Umbria e Marche riportano i cali più significativi, davanti a Sicilia (-5,1%) e Lazio (-5%). I prezzi in Liguria si confermano i più elevati della Penisola, a una media di 2.568 euro al metro quadro, seguiti da Valle d’Aosta (2.451 euro/m²) e Trentino Alto Adige (2.363 euro/m²), che sopravanza adesso il Lazio (2.328 euro/m²). Statistica del 2 ottobre 2018: il terzo trimestre si chiude con una nuova battuta d’arresto per le case di seconda mano in Italia, con una flessione dell’1,4% nei tre mesi e del 2,5% su base annua. Il trend negativo dei valori porta il prezzo di richiesta a una media di 1.772 euro/m², ai minimi in oltre 7 anni di rivelazioni dell’ufficio studi di idealista. Lo rende noto uno studio di idealista. Il trend negativo dei valori immobiliari investe tutte le regioni italiane a eccezione di Basilicata (6%%), Molise (3,2%) e Calabria (0,5%). I ribassi percentuali più elevati si registrano in Friuli Venezia Giulia (3,3%), Lazio (-3%) e Valle d’Aosta (2,7%); 14 regioni segnano cali compresi tra il 2,5% dell’ Abruzzo e lo 0,5% delle Marche. La Liguria, in flebile calo rispetto a 3 mesi fa, guida la graduatoria dei valori regionali con i suoi 2.548 euro al metro quadro davanti a Valle d’Aosta (2.358 euro/m²) e Trentino Alto Adige (2.351 euro/m²). La regione più economica è ancora un altro trimestre in più la Calabria, con 889 euro al metro quadro, davanti a Molise (1.038 euro/m²) e Sicilia (1.105 euro/m²).

L’accordo con il governo italiano sulla manovra “è la vittoria del dialogo politico, che la Commissione ha sempre privilegiato rispetto allo scontro. Taluni forse avrebbero voluto una crisi: noi volevamo una soluzione. Taluni avrebbero voluto dipingere l’Europa e la Commissione come tecnocrati: noi, al contrario, volevamo dimostrare di essere in grado di dare delle risposte”. Lo sottolinea il commissario europeo agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici, a Bruxelles al termine del collegio dei commissari. “Abbiamo condotto delle discussioni politiche – continua Moscovici – al livello più alto a Roma, a Bruxelles e a Buenos Aires, con il primo ministro Giuseppe Conte, che presenta questo accordo in parallelo al Senato, con il ministro Giovanni Tria, con gli attori economici del Paese. Si è aperto un dibattito: abbiamo confrontato le cifre e alla fine siamo arrivati a convergere su dei parametri comuni. Questo ha richiesto tempo e molta energia”. “Ma credo – prosegue Moscovici – che l’intelligenza e il senso dell’interesse generale, sia dell’Ue che dell’Italia, hanno prevalso e permettete che ne sia contento. Gli Stati membri hanno apprezzato l’impegno della Commissione a rispettare il patto e a farlo rispettare”. ‘Regole funzionano meglio se dissuadono e non puniscono – E la Commissione Europea, prosegue Moscovici, “ha apprezzato il sostegno che gli Stati ci hanno dato. Oggi abbiamo gli elementi per evitare l’apertura di una procedura per deficit eccessivo sulla base del debito”. “L’accordo – aggiunge Moscovici – dimostra anche che le nostre regole funzionano: la mia convinzione è che le regole funzionano meglio quando sono applicate in modo costruttivo e non in una logica disciplinare, quando sono dissuasive e non punitive, quando sono flessibili e intelligenti e non rigide e meccaniche. Oggi, una volta di più, dimostriamo che le nostre regole sono compatibili con le scelte democratiche e con i cambiamenti politici che non dobbiamo giudicare”. Il cammino fatto è molto importante: il governo proponeva di alzare il deficit strutturale in misura senza precedenti. Oggi il deterioramento è zero, cosa che dimostra che il dialogo” è servito, conclude Moscovici.

Il voto ai Cinque stelle? “Una malattia” che ha colpito gli italiani, mandandoli “fuori di testa”, tanto da consegnare il governo a gente “incapace”, che “non ha studiato” e a cui non si dovrebbe affidare nemmeno “un bar o un’edicola”. Ieri sera, durante gli auguri con i senatori di Forza Italia, Silvio Berlusconi torna a ‘bacchettare’ gli italiani, rei di essersi fidati del partito di Luigi Di Maio. Di fronte ai senatori riuniti in sala Koch, Berlusconi dice: “Gli italiani, diciamolo chiaro, sono andati un po’ tanto fuori di testa, ma la storia ci insegna che i popoli molto spesso si ubriacano di certi personaggi. I peggiori dittatori non sono venuti fuori da un colpo di stato ma da un voto popolare: da Hitler a quello di Cuba, a tutti gli altri. Questa malattia di opinione degli italiani e’ qualcosa che ci deve sommamente preoccupare, anche se le cose francamente stanno cambiando”.

“Altro che ecotassa, quella che stanno mettendo Di Maio e Salvini e’ una vera e propria tassa sulle famiglie italiane, in particolare le neofamiglie che con bimbi piccoli devono acquistare auto piu’ spaziose delle utilitarie senza poter spendere cifre troppo alte”. Lo scrive su facebook il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi. “La tassa Di Maio – prosegue Anzaldi – si abbattera’ su automobili come la 500L, la Fiat Doblo’, la Fiat Tipo station wagon: parliamo di auto da 15-20mila euro, altro che macchine di lusso! Chi le acquistera’ a partire dai prossimi mesi avra’ una tassa aggiuntiva rispetto al prezzo dell’auto di ben 1.100 euro. Per alcuni lavoratori equivale a una mensilita’ di stipendio! Si tratta della stessa tassa che paghera’ chi acquistera’ alcuni modelli di Jaguar, a proposito di equita’. Alcune versioni della Fiat Doblo’, una macchina da 20mila euro, arriveranno a dover pagare addirittura 1.600 euro di nuova tassa. Una follia che non ha nulla a che vedere con l’ambiente, nulla a che vedere con la tassazione solo di suv e auto di lusso, come dicono mentendo i ministri M5s e Lega. Se vogliono parlare di inquinamento, ci diano i dati su quanto inquinano i grandi bus a diesel, i pullman, i tir italiani e stranieri che transitano nelle nostre strade. Se il Governo trova i soldi per incentivare le auto pulite fa bene, ma non si capisce perche’ questo debba accompagnarsi a una super tassa sulle famiglie, a partire da quelle meno abbienti: una stangata che non ha precedenti”.