Cose di Sicilia

Lunedì 17 febbraio a Palermo, presso l’ OMCeO PALERMO di via Padre Rosario da Partanna 22, dalle ore 8:30, si aprirà il convegno “HIGHWAY DIABETES IL PAZIENTE AL CENTRO?”. Si tratta di un progetto che, attraversando 6 regioni, fa ora tappa in Sicilia. Obiettivo dell’Incontro, un confronto tra Istituzioni e massimi esperti del settore su modelli innovativi di cura, senza differenze regionali, nell’accesso all’innovazione, che consentano una migliore aderenza terapeutica per la persona con diabete, un esempio paradigmatico di patologia cronica a gestione complessa (oltre 3.2 milioni di pazienti dichiarano di esserne affetti in Italia, ma con stime che parlano di circa 5 milioni, con un costo per il SSN stimato intorno ai 9 miliardi, una spesa pro capite per paziente più che doppia verso un pari età non malato è causa di 73 decessi al giorno in Italia), per la quale i percorsi di cura debbono essere rivisti. Secondo dati EFPIA solamente le complicanze dovute alla scarsa aderenza alla terapia rappresentano un costo pari al 14% del totale della spesa sanitaria dei Governi Europei, circa 125 miliardi di euro all’anno. In Italia la % di aderenza per i farmaci antidiabetici del 63%(OsMed 2015) e questo comporta il raddoppio nel numero di ricoveri ospedalieri e dei costi del trattamento del diabete per il SSN, un aumento di circa 6 giorni ogni anno di assenza dal lavoro e un aumento del 30% della mortalità per tutte le cause (dati SID). Tra i fattori che impattano fortemente sull’aderenza terapeutica vi è il tema delle differenze regionali nell’accesso a farmaci, presidi e servizi per il diabete. In questi ultimi 10 anni infatti, le innovazione farmacologiche e tecnologiche hanno fornito strumenti che sono in grado di cambiare l’evoluzione della malattia, restituendo una qualità di vita decisamente superiore. Questo rende necessario un cambio di prospettiva, secondo una visione olistica piuttosto che per silos di spesa, sulla realizzazione, sul monitoraggio e sulla successiva valutazione dei percorsi di cura.

Nel 2019 gli enti locali sciolti per mafia sono stati 21: 8 in Calabria, 7 in Sicilia, 3 in Puglia, 2 in Campania e 1 in Basilicata. Il calcolo lo fa Avviso Pubblico, rete di Enti locali e Regioni contro le mafie, Considerando anche le proroghe di precedenti scioglimenti – 26 nel 2019 – si ottiene la cifra piu’ rilevante di questi 29 anni. Dal 1991, anno di entrata in vigore della legge che disciplina tale istituto, e’ la settima volta che viene superata la soglia dei 20 scioglimenti. Considerando anche le proroghe, si ottiene la cifra piu’ rilevante di questi 29 anni. I dati di Avviso Pubblico, rete di Regioni ed Enti locali contro le mafie, dicono che nel complesso sono stati emanati 545 decreti ex art. 143 del testo unico sugli enti locali, dei quali 205 di proroga; su 340 decreti di scioglimento, 23 sono stati annullati dai giudici amministrativi. Gli enti la cui gestione amministrativa, durante il 2019, e’ stata affidata ad una commissione straordinaria sono quelli di: Careri (Reggio Calabria; sciolto una prima volta nel 2012), Pachino (Siracusa), San Cataldo (Caltanissetta), Mistretta (Messina), Palizzi (Reggio Calabria), Stilo (Reggio Calabria), Arzano (Napoli; al terzo scioglimento, dopo quelli del 2008 e del 2015), San Cipirello (Palermo), Sinopoli (Reggio Calabria; gia’ sciolto nel 1997), Torretta (Palermo; sottoposto a scioglimento nel 2005; archiviato nel 2014), Misterbianco (Catania; gia’ tra i primi enti sciolti nel 1991), Cerignola (Foggia), Manfredonia (Foggia), Orta di Atella (Caserta; al secondo scioglimento, dopo quello del 2008), Africo (Reggio Calabria; giunto al terzo provvedimento dissolutorio, dopo quelli del 2003, successivamente annullato, e del 2014), Carmiano (Lecce), Mezzojuso (Palermo), San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria), Scanzano Jonico (Matera), dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria (sciolta anche nel 2008) e dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Si tratta sempre di Amministrazioni collocate nel Meridione del Paese; per la precisione: 8 in Calabria, 7 in Sicilia, 3 in Puglia, 2 in Campania e 1 in Basilicata.

Si svolgerà lunedì 18 novembre alle 11,30 nella sala Borremans di Palazzo Butera a Bagheria, la conferenza stampa di presentazione della terza edizione dello  Sfincione Fest, l’evento dedicato allo sfincione, prodotto d’eccellenza siciliano, promosso dall’associazione La Piana d’Oro e dal comune di Bagheria, con il patrocinio dell’Assessorato all’Agricoltura, dell’Assessorato Attività produttive che si svolgerà a Bagheria il 23 e 24 novembre. Saranno presenti tra gli altri i panificatori della prima comunità Slow Food della città. Previsti gli interventi di Filippo Tripoli, sindaco di Bagheria, Nino d’Amico dell’Assessorato Regionale Agricoltura, Antonio Mineo della Pro Loco città delle Ville, Mimmo Turano, assessore Regionale alle Attività Produttive, Mario Indovina, Componente del comitato esecutivo regionale Slow Food, Francesca Cerami di Idimed,  Adalberto Catanzaro e Michele Balistreri, promotori e organizzatori dell’evento, nonché rappresentanti dell’Associazione La Piana d’Oro, Rossella Scannavino, direttore artistico dell’evento e il testimonial dell’evento Sasà Salvaggio.
“ E’ una comunità in fermento che cresce attorno all’idea di Bagheria Città delle Ville e del Gusto quella che scenderà in campo con lo Sfincione Fest. Un gruppo di professionisti collaudato che sta muovendosi, a 360 gradi, su più fronti, dalla gastronomia alla cultura, all’arte e con un solo scopo la crescita e lo sviluppo turistico, commerciale e lavorativo di Bagheria”, afferma il sindaco della Città delle Ville che ringrazia l’associazione la Piana d’oro e tutti i maestri panificatori che rendono lo sfincione un prodotto di eccellenza di questa città.
“Questa – spiegano Balistreri e Catanzaro – è un’edizione importantissima per noi, poiché la nostra missione è esportare lo sfincione in tutto il mondo. Come testimonial – concludono – abbiamo voluto l’attore siciliano Sasà Salvaggio poiché come pochi riesce a trasmettere il messaggio autentico di sicilianità”. 
A conclusione della conferenza stampa è prevista una degustazione del prodotto per farlo conoscere e a apprezzare ai presenti. 

Le malattie rare endocrino-metaboliche (Ma.R.E.), in particolare quelle che alterano il metabolismo calcio-fosforo, causando conseguenze sullo scheletro e aumentando il rischio di fratture, saranno al centro della terza edizione del focus “Parliamo di Ma.R.E. in Sicilia. Malattie Endocrine Rare che rompono le ossa”, che si aprirà, alle ore 13:00 del prossimo giovedì, 14 novembre, e proseguirà fino al 16 novembre, a Letojanni, Messina, presso l’Hotel Olimpo – Le terrazze, organizzato dall’UOC di Endocrinologia dell’AOU Policlinico G. Martino, dal Dipartimento di Patologia Umana DETEV e dall’Accademia Peloritana dei Pericolanti dell’Università di Messina, col patrocinio della Società Italiana di Endocrinologia. Responsabile scientifico: prof. Salvatore Cannavò (nella foto), Segretario Generale – direttivo nazionale – della SIE (Società Italiana di Endocrinologia), ordinario di Endocrinologia dell’Ateneo messinese e direttore dell’UOC di Endocrinologia del Policlinico Universitario di Messina G. Martino. I lavori si terranno sotto la presidenza dei professori Andrea Lenzi e Francesco Trimarchi. Sono definite rare le malattie che colpiscono meno di 50 persone ogni 100.000 abitanti. Considerate a volte un problema distante e marginale, queste patologie rappresentano, invece, un importante obiettivo di sanità pubblica, perché complessivamente sono oltre 6000 già solo quelle ufficialmente censite e interessano complessivamente il 6-8% della popolazione generale. Attorno ad esse sia la Comunità Europea che i governi nazionali hanno costruito piani di intervento indirizzati alla qualificazione dell’assistenza e al sostegno della ricerca scientifica. “Le malattie endocrino-metaboliche rare – spiega Salvatore Cannavò – ovvero, quelle che generano alterazioni del sistema endocrino, o del metabolismo, sono complessivamente più di 150. Si tratta di un gruppo eterogeneo di patologie, che comprende tumori endocrini rari, alterazioni genetiche, malattie di ipofisi, surreni, paratiroidi, tiroide, ovaie, testicoli o pancreas, disordini dei metabolismi e patologie legate ad altri squilibri ormonali. Esse coinvolgono direttamente o indirettamente migliaia di siciliani (fra pazienti e loro familiari, spesso portatori sani di patologia)”. Solo alcune di esse sono ufficialmente riconosciute come tali (a volte semplicemente come malattie genetiche senza riferimenti all’espressione endocrino-metabolica), ma quasi tutte sono accomunate dalle stesse caratteristiche: scarsa conoscenza da parte degli stessi medici, ritardo diagnostico e costi sociali enormi a carico dei pazienti, i quali spesso giungono alla diagnosi dopo un calvario inutile e dispendioso. “La diagnosi precoce – precisa Cannavò – attraverso centri qualificati, è importante per contrastare la compromissione dello stato di salute, che si registra precocemente, in assenza di cure inidonee, considerate anche le numerose complicanze e le condizioni morbose associate a queste patologie, che aggravano il decorso cronico delle stesse, determinando effetti invalidanti sulla capacità lavorativa, con grave impatto in ambito familiare e sociale”. “Per questi motivi – conclude Cannavò – è importante sensibilizzare e informare. Questa edizione dei lavori, in particolare, pone l’accento sulle malattie rare endocrino-metaboliche che colpiscono le ossa e sono responsabili di un aumento diretto o indiretto del rischio di fratture. Puntiamo, altresì, a coinvolgere medici, politici e Istituzioni su questa problematica sociale, spesso sommersa, soprattutto oggi che le procedure diagnostiche possono essere facilitate dai centri altamente specializzati, come il nostro, e le terapie innovative possono cambiare gli esiti clinici e la qualità dell’assistenza sanitaria che dev’essere fornita ai malati, tenuto conto del grave problema dei caregiver (i familiari che si prendono cura di questi pazienti e che vedono mutare totalmente anche la propria vita per poterli assistere, facendosi carico, spesso, in grande solitudine, delle loro particolari esigenze)”.

Sono 17 i ristoranti siciliani premiati con le celebri ‘stelle’ assegnate dalla guida Michelin 2020 ai ristoranti italiani, alla 65/esima edizione. Due le ‘new entry’ siciliane che guadagnano la stella: il ristorante Zash dell’omonimo boutique hotel a Riposto, in provincia di Catania, e il ristorante Otto Geleng del Grand Hotel Timeo di Taormina, in provincia di Messina. Due soli i ristoranti premiati con le due stelle, peraltro riconfermati: La Madia a Licata (Ag), dello chef Pino Cuttaia, e il Duomo a Ragusa dello chef Ciccio Sultano. Ad essere fregiati da una stella sono invece 15 ristoranti: Coria a Caltagirone (Ct), Sapio a Catania, Shalai a Linguaglossa (Ct), Zash a Riposto (Ct), Signum a Salina (Me), Cappero a Vulcano (Me), La Capinera, St. George by Heinz Beck e Otto Geleng al Timeo a Taormina (Me), I Pupi a Bagheria (Pa), Bye Bye Blues a Palermo, Il Bavaglino a Terrasini (Pa), Accursio a Modica (Rg) e Locanda Don Serafino e La Fenice a Ragusa.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa di Leonardo Sciascia, avvenuta il 20 novembre 1989, ha disposto con propria determina (numero 201 del 31 ottobre 2019), l’intitolazione della Biblioteca Comunale, in piazzetta Lucrezia Brunaccini, allo scrittore siciliano. “E’ la conferma della straordinaria importanza di Leonardo Sciascia nella storia culturale della Sicilia e nella letteratura europea” ha dichiarato il sindaco di Palermo, in condivisione di impegno con l’assessore alle Culture, Adham Darawsha, e con il presidente del Consiglio Comunale, Salvatore Orlando. La cerimonia di intitolazione e’ prevista per il 20 novembre prossimo, data della ricorrenza.

Avv. Giovanni Cacciatore, Funzionario A.S.P. di Palermo su Report Anac sulla corruzione nella pubblica amministrazione

E’ di questi giorni la notizia, diffusa in occasione della presentazione del dossier dell’Autorità sui casi corruttivi negli ultimi tre anni, secondo cui la Sicilia, da sola, ha gli stessi casi di tutto il Nord Italia. Il Presidente uscente, Raffaele Cantone, prima di rientrare nei ranghi della magistratura, ha voluto sintetizzare i dati sottoposti all’attenzione dell’A.N.A.C., e in ciò supportato dalla Guardia di Finanza, stilando una classifica della dislocazione geografica – regione per regione – dei casi sottoposti all’attenzione dell’Autorità negli ultimi tre anni, specie nel settore maggiormente sensibile e cioè quello degli appalti pubblici, dove si annida in massima parte il malaffare. Invero, il dato appare molto limitato e limitativo rispetto alla reale diffusione del fenomeno, considerato che nel triennio l’A.N.A.C. ha registrato in Sicilia solo 28 fatti di corruzione, pari al 18,4% del dato nazionale, a fronte di un numero di casi pressoché uguale a quello registrato in tutte le regioni del nord Italia. Senza volersi addentrare in analisi socio-criminologiche che non ci appartengono, è fuor di dubbio che tenuto conto del numero di pubbliche amministrazioni presenti in ogni Regione e tenuto conto del percepito disvalore tipico della nostra società post – moderna, il dato presentato dall’Autorità con il dossier “La corruzione in Italia nel triennio 2016-2019: numeri, luoghi e contropartite del malaffare” stimola un amaro sorriso. Se è vero, com’è purtroppo vero, che: “I reati quindi costituiscono una sotto-categoria dei comportamenti di deviazione dal modello culturale condiviso” (Merton, 1968), e se è altrettanto vero che per spiegare i fenomeni criminali non bisogna limitarsi a fare riferimento alle caratteristiche delle persone che delinquono, “ma a quelle del gruppo a cui queste appartengono…” (Barbagli, Colombo e Savona, 2003), non possiamo non riflettere su quella che deve essere, anche nel comune sentire, la reale incidenza, anche numerica, delfenomeno corruttivo nella Pubblica Amministrazione italiana e siciliana. Basti considerare che, secondo una stima del 2018 di Unimpresa, il fenomeno corruttivo in Italia fa diminuire gli investimenti esteri del 16%, facendo contemporaneamente aumentare il costo degli appalti addirittura del 20% e quindi necessariamente impoverire l’economia del Paese. Il dossier A.N.A.C. , dopo aver mostrato che il 74% dei casi corruttivi su cui si è aperta un’istruttoria dell’A.N.A.C., riguarda il settore degli appalti pubblici e che il restante 26% attiene alle ulteriori procedure “sensibili” (concorsi pubblici,concessioni edilizie, corruzione in atti giudiziari, ecc., oggetto infatti di particolare focus da parte della legge anticorruzione L.190/2012), ha ulteriormente evidenziato un fenomeno venuto inevidenza negli ultimi anni e cioè che strumento dell’accordo illecito non è soltanto il denaro contante (che si riscontra comunque nel 48% dei casi esaminati), ma anche altre forme di “merce di scambio” quali le assunzioni (“il posto di lavoro quale nuova tangente”, così si esprime l’A.N.AC.) di congiunti o amici legati all’infedele dipendente pubblico, che si è verificata nel 13% dei casi, ovvero la richiesta di prestazioni professionali, solitamente sotto forma di consulenze (vere o presunte), ovviamente affidate a parenti, congiunti o comunque a persone legate variamente al corrotto. E’ il fenomeno della c.d. “smaterializzazione della tangente”, nato dall’esigenza di evitare il problema della conservazione del denaro contante frutto della corruzione. In conseguenza del fenomeno gli ulteriori benefici oggetto del pactum sceleris sono poi stati individuati in beni quali benzina, pernottamenti, pasti, ma anche ristrutturazioni edilizie, giardinaggio e financo “prestazioni sessuali”, di tal che il dossier di Cantone ha, tristemente evidenziato “…la facilità con cui viene talora svenduta la funzione pubblica ricoperta”. Il Dossier A.N.A.C. non poteva non concludere l’analisi auspicando un rafforzamento dell’attività di prevenzione, sottolineando la preoccupazione nei confronti di meccanismi di deregulation recentemente introdotti, verso i quali l’A.N.A.C. ha manifestato perplessità. Cantone ha comunque evidenziato, come nota positiva, i miglioramenti fatti in Italia, in tema proprio di prevenzione della corruzione, con riconoscimenti ricevuti dai più autorevoli organismi internazionali quali l’O.N.U., la Commissione europea, l’Ocse, il Consiglio d’Europa e l’Osce, che farebbero, il condizionale è d’obbligo, far ben sperare per l’avvenire. In tal senso un ruolo importante è svolto dai Responsabili anticorruzione, istituiti in ciascuna amministrazione a seguito dell’entrata in vigore della Legge 190 del 6.11.2012,considerato che in tale contesto il concetto di “corruzione” ha avuto dal legislatore una portata più ampia di quella penale, così da ricomprendere condotte amministrative che, sviando dal perseguimento dell’interesse generale possono sfociare in comportamenti inquinanti del corretto agire a cui è chiamato il dipendente pubblico.

Rispetto ai casi di corruzione dall’agosto 2016 all’agosto 2019 dal “punto di vista numerico, spicca il dato relativo alla Sicilia, dove nel triennio sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4% del totale) quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme)”. È quanto emerge dal dossier ‘La corruzione in Italia nel triennio 2016-2019: numeri, luoghi e contropartite del malaffare’, presentato dal Presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che analizza i casi di corruzione registrati in Italia nell’ultimo triennio. “A seguire, il Lazio (con 22 casi), la Campania (20), la Puglia (16) e la Calabria (14). I dati dicono che ad “essere interessate sono state pressoché tutte le regioni d’Italia, a eccezione del Friuli Venezia Giulia e del Molise. Ciò – precisa l’Anac – non implica che queste due regioni possano considerarsi immuni, ma semplicemente che non vi sono state misure cautelari nel periodo in esame. In Molise, ad esempio, vi sono stati arresti per corruzione nella primavera 2016, mentre la Procura di Gorizia, nell’ambito di una grande inchiesta sugli appalti, ha disposto nel 2018 numerose perquisizioni

Una crema alla marijuana di oltre un chilo e’ stata sequestrata dalla guardia di finanza e dai funzionari della Dogana all’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo. Il composto di crema e marijuana era contenuto in diversi vasetti nel bagaglio di una donna proveniente da Boston, giunta in Sicilia con il compagno per trascorrere un periodo di vacanza. A fiutare la sostanza sono stati i cani antidroga Ugo e Alex. Nel corso di ulteriori controlli a un passeggero partito da Berlino e’ stata sequestrata una pasticca di metanfetamina, tipo ‘Speed’, e una donna proveniente da Parigi e’ stata trovata in possesso di nove confezioni di hashish nascoste nelle parti intime per un peso complessivo di oltre 20 grammi. Per quest’ultima e’ scattata la denuncia. A partire dal mese di giugno sono oltre 250 le dosi di hashish, marijuana ed eroina sequestrate nel corso di oltre settecento controlli al ‘Falcone-Borsellino’.

L’assemblea dei soci della GESAP (Citta’ metropolita di Palermo, Comune di Palermo, Camera di commercio di Palermo ed Enna, Comune di Cinisi, Sicindustria, Unione provinciale Agricoltori, Federazione regionale Agricoltori), la societa’ di gestione dell’aeroporto Falcone Borsellino di Palermo, ha designato i nuovi componenti del Consiglio di amministrazione della societa’. In quota Citta’ Metropolitana di Palermo sono stati indicati Giovanni Scalia e Cleo Li Calzi; per il Comune di Palermo Francesco Randazzo e Domenico Cacciatore, mentre per la Camera di commercio Alessandro Albanese, presidente dell’ente camerale. Successivamente, nella prima seduta del nuovo Consiglio di amministrazione e’ stato nominato presidente Francesco Randazzo al posto di Tullio Giuffre’. Giovanni Scalia e’ stato confermato amministratore delegato. Il vicepresidente, espressione della Camera di Commercio, e’ Alessandro Albanese. Riconferma anche per il consigliere Cleo li Calzi, con delega all’innovazione e pari opportunita’, e il giovane avvocato Domenico Cacciatore. “Viene garantita la continuita’ di un cammino di crescita e sviluppo – afferma il sindaco di Palermo Leoluca Orlando – di quella che rimane un’azienda di eccellenza a partecipazione pubblica, a servizio dell’intera Sicilia, al servizio della promozione turistica e della cultura dell’accoglienza”.