Referendum

Preoccupati dagli “aspetti deleteri che la riforma Renzi-Boschi, l’Italicum e il loro combinato disposto, produrrebbero sul funzionamento della nostra democrazia”, i parlamentari del centrodestra hanno deciso di dar vita ad un coordinamento per organizzare insieme la campagna referendaria per il ‘no’, in “sinergia e nel rispetto dei diversi comitati già nati sul territorio”. Esponenti di Fi, Lega, Fdi, ‘Idea’ e Popolari per l’Italia si sono incontrati oggi a Palazzo Madama per definire la strategia contro il ddl Boschi in vista dell’appuntamento di ottobre. Si è deciso inoltre, di “accompagnare la campagna per il ‘no’ con una proposta di riduzione del numero dei parlamentari e semplificazione dell’iter legislativo, che renderebbe il percorso di approvazione delle leggi molto più rapido, chiaro e veloce di quanto non accada con una riforma contorta che ha complicato invece di semplificare”. Una volta “sgomberato il campo dal pasticcio targato Renzi-Boschi”, assicurano i parlamentari del centrodestra, questa proposta di potrà essere approvata velocemente, anche con la convergenza di altre forze politiche”. L’iniziativa intergruppo, si legge in una nota, sarà coordinata dai senatori Cinzia Bonfrisco, (Cor), Paolo Romani (Fi), Mario Mauro (Pi), Roberto Calderoli (Lega), Gaetano Quagliariello (Idea), Laura Bignami (ex M5S).

“Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro? A quelli che in buona fede temono che io “personalizzi” il referendum e mi scrivono preoccupati, voglio chiedere una mano: volete che non sia un referendum su di me? Ok. Datemi una mano. Mettetevi in gioco voi. Per evitare che personalizzino contro di me, personalizzatela voi. Spiegate a tutti i vostri amici di cosa si parla quando si parla di referendum. Raccontate la verità sul referendum. Perché la verità è fondamentale. Basta dire la verità e vinceremo questo referendum: la verità è più forte delle bugie, sempre”. Lo scrive nella sua e-news il premier Matteo Renzi.

In Italia un referendum come quello inglese sulla Brexit non e’ ammesso dalla Costituzione. Ma, se fosse indetto, il 68% voterebbe a favore della permanenza dell’Italia nell’Unione Europea. Per l’uscita si esprimerebbe, secondo un sondaggio Ixe’ per Agora’ (Raitre), solo il 27%. Alla domanda: Brexit, se fosse possibile un Referendum in Italia, voterebbe per uscire dall’Unione europea? Il 27% ha dichiara sì; no il 68% mentre il 5% non sa.

Renato Brunetta, Forza Italia, si appella all’Agcom “Renzi e i suoi occupano le televisioni e le radio, distorcendo così la corretta informazione sul referendum costituzionale del prossimo ottobre, e nessuno batte ciglio. Da settimane assistiamo alla violazione delle più basilari regole della par condicio senza che nulla accada. Si stanno gettando le basi per la più imponente e sofisticata opera di disinformazione che un governo abbia mai condotto nel corso della storia della nostra Repubblica. La presenza asfissiante nei media del presidente del Consiglio e di altri membri del governo sta di fatto impedendo agli italiani di farsi un’idea corretta sulla riforma della Costituzione voluta da Matteo Renzi.Non è tutto oro quello che luccica, anzi tante sono le ombre e i piani inclinati dove la libertà e la piena democrazia possono scivolare qualora prevalessero i sì alla consultazione popolare. Gli italiani hanno il diritto a essere informati correttamente senza che qualsivoglia posizione di privilegio possa inficiare il diritto alla conoscenza. Per questo abbiamo presentato un esposto all’AgCom, affinché vigili sulla correttezza dell’informazione sulla Rai e sulle emittenti private e affinché fornisca i dati in suo possesso in merito alla presenza sui media delle ragioni del sì e del no”.

Flavio Tosi al fianco di Renzi nella campagna sul referendum. Il sindaco di Verona, in rotta con la Lega, suo partito di origine é, peraltro, alla ricerca di una sponda politica centrista. Ecco oggi il suo si’ da sindaco pronunciato sulle riforme costituzionali, sottoposte ad ottobre al giudizio degli elettori nel quesito referendario. “Il nostro e’ un voto responsabile centrato sui contenuti. Sosteniamo il si’ perche’ l’alternativa e’ o questa riforma oppure nessuna riforma, e cioe’ il caos”, spiega Tosi in conferenza stampa a Montecitorio, con i parlamentari di ‘Fare!’ Matteo Bragantini, Patrizia Bisinella, Marco Marcolin, Emanuele Prataviera, Raffaela Bellot. Il sindaco di Verona sottolinea che Renzi ha commesso un errore “nella personalizzazione del referendum, perche’ in questo modo ha politicizzato l’appuntamento di ottobre trasformandolo in un referendum pro o contro di lui. Lo stesso errore che si fece nel 2006 rispetto alle riforme del centrodestra, che furono bocciate dal referendum, nonostante fossero delle buone riforme, solo perche’ furono viste come il pretesto per colpire il governo. Bisogna stare invece ai contenuti. E pur perfettibili, i contenuti di questa riforma sono positivi”. A cominciare dal superamento del bicameralismo perfetto “e del conseguente raddoppio dei tempi, che e’ un non senso dal punto di vista della capacita’ di governo”. Inoltre la riforma “garantisce la governabilita’ e con l’Italicum assicura una maggioranza stabile. ‘La riforma – conclude Tosi – garantisce governabilità. Chi vince, governa’

 

Le riforme costituzionali consentiranno di risparmiare 490 mln l’anno. Lo spiega il ministro Maria Elena Boschi, al question time della Camera. I risparmi immediati resi possibili dalle riforme costituzionali prevedono la “riduzione del 33 per cento delle indennita’ parlamentari, perche’ avremo una riduzione sostanziosa del numero dei senatori, per un risparmio di circa 80 mln l’anno che derivano dalle indennita’ e dai rimborsi dei senatori”, spiega Boschi, rispondendo a una interrogazione di Stefano Quaranta di Sinistra Italiana. A questi “si aggiungono 70 mln l’anno” di risparmi “per il funzionamento delle commissioni, per la riduzione dei rimborsi ai gruppi al Senato, a cui possiamo aggiungere la progressiva riduzione nel tempo dei funzionari che saranno necessari, grazie al ruolo unico e all’unificazione” nella gestione del personale “di Camera e Senato”. Dal superamento delle province arriveranno “solo in termini di risparmio di personale politico 320 mln l’anno. Per quanto attiene l’abolizione del Cnel, si avrà un risparmio annuo di 20 mln”.

Il leader di Forza Italia dà la propria disponibilità per la costituzione di un governo nazionale, di fronte all’emergenza costituita dal cambio della legge elettorale. E’ per questo che FI, in caso di vittoria del No al referendum costituzionale di ottobre, darebbe i propri voti in Parlamento, anche insieme a quelli del Pd, per dar vita “ad un governo di unità nazionale”. Il premier ha già annunciato che in caso di vittoria del no al referendum, si farebbe da parte, e lo scenario piu’ probabile, di fronte a questa eventualità, sarebbe quello di un governo che porti a termine la legislatura, e che si incarichi di dare al Paese una legge elettorale. E’ ormai pacifico per tutti che le imminenti elezioni amministrative – al di là del risultato generale e contrariamente a quanto é sempre avvenuto nel Paese – non avranno una valenza politica tale da creare ripercussioni sul governo, non fosse altro che per il fatto che la consultazione referendaria ha assunto già questa funzione.

E poi arriva la mossa che non ti aspetti, quella meno prevedibile e che fa pendere l’ago della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra e che fa vincere gli uni sugli altri. Perché nessuno avrebbe potuto pensare, sino a ieri, che il cantore televisivo della beltà assoluta della nostra Costituzione, la più bella del reame e del mondo, si pronunciasse a favore del sì alla riforma costituzionale su cui si voterà ad ottobre. Ma come, proprio lui che ne ha tessuto gli elogi piu’ poetici, si dichiara favorevole ad una sua trasformazione, sebbene parziale? Si certo, ci sarà subito qualcuno che farà obiezioni, che cercherà di sminuire il significato di questo endorsement del regista e premio Oscar per La vita é bella, ma ormai il dado é tratto, e a nulla servirà schierare liste di costituzionalisti pro o contro la riforma ed elencare le ragioni della necessità di un mutamento del testo e quelle per la sua immutabilità. Il custode morale della Costituzione italiana, alla pari con il Presidente della Repubblica, se non in posizione preminente, era ed é lui, Roberto Benigni. E lui si é già pronunciato. E’ solo una vittoria morale?. Io dico di no. Io penso di no. La riforma costituzionale é stata sdoganata: set, partita, incontro per il signor Matteo Renzi.

Landini,votare no oggi per poter dire si’ domani leader Fiom, Renzi lascia? Su 60 mln non c’e’ un solo genio. “Votare no oggi significa poter dire di si’ domani al cambiamento della societa’” e significa rafforzare la possibilità di “poter continuare a far si’ che le persone si associno tra di loro e discutano”: cosi’ il leader della Fiom Maurizio Landini oggi a Firenze al convegno promosso da ‘Liberta’ e giustizia’ per sostenere le ragioni del no al referendum sulla riforma costituzionale. In alcuni passaggi del suo intervento Landini si e’ riferito anche all’annuncio di Renzi circa il suo abbandono della politica se dovesse prevalere il no: “Mi chiedo – ha detto fra l’altro – se in questo Paese dove siamo 60 milioni ci sia solo un genio e nessun altro che sia in grado di impegnarsi’

‘I toni sono già alti nonostante manchi ancora la data”. Queste le parole di buon senso pronunciate dal presidente del Gruppo Misto alla Camera, Pino Pisicchio. ‘ “Sarebbe opportuno discutere del merito della riforma – prosegue il parlamentare –  e non utilizzare il tema come strumento di lotta politica. Sembra, inoltre, prematuro alzare i toni gia’ ora. Aspettiamo almeno che sia fissata la data del referendum per dar vita un dibattito serrato”. Un appello alla prudenza e alle riflessioni nel merito della riforma costituzionale, quello lanciato da Pisicchio. La realtà purtroppo é un’altra: il tema é stato irrimediabilmente politicizzato, non fosse altro che per il fatto che lo stesso premier Matteo Renzi ha annunciato che se non dovessero prevalere i si’, farebbe un passo indietro. Una occasione, questa, troppo ghiotta per i suoi avversari politici.