“La prima rivalutazione” del lavoro svolto a L’Aquila “l’hanno fatta i cittadini, eleggendo un bravissimo sindaco di centrodestra, ma nel tempo tutti stanno riconoscendo l’enormita’ del lavoro fatto. Il problema e’ che nel frattempo e’ stata azzerata la genialita’ e la capacita’ di leadership di Bertolaso e si e’ lasciata una Protezione Civile distrutta e acefala. É stata smontata la catena di comando. Si e’ proceduto con il commissariamento da parte di Errani per fini politici con risultati pessimi, il tutto in un’ottica burocratica di interessi economici e di potere”. Cosi’ Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a ‘Il Giornale’. “Si e’ molto parlato di chi rideva al telefono nel 2009, atteggiamento giustamente criminalizzato. Ma nessuno ha mai parlato dello spaventoso conflitto di interessi tra il sistema delle cooperative rosse, il Pd, l’associazionismo di sinistra: forse non ridevano, ma sono penetrati in tutti i gangli delle commesse, tra terremoto ed emergenza migranti”. La gestione in deroga fu la grande accusa al modello de L’Aquila. “Il primo obiettivo deve essere rispondere ai bisogni delle persone e con le deroghe si fa questo. Inoltre negli esiti finali delle famose inchieste troviamo sorprese e pugni di mosche. Come il processo agli scienziati che non avevano previsto il terremoto che ci ha ridicolizzato in tutto il mondo. Di fronte al deserto burocratico e agli imbrogli lessicali di Renzi e Gentiloni mi viene da scappare via, mentre con Bertolaso mi sentivo sicuro. Il tempo, fortunatamente, e’ galantuomo”. Il modello L’Aquila avrebbe potuto funzionare ad Amatrice? “Nessuno ha la bacchetta magica, ma al confronto quella de L’Aquila fu una pagina di straordinaria etica politica e io dico: ridateci Berlusconi, ridateci Gianni Letta, ridateci Bertolaso e la sua Protezione Civile”.