Ap

“Ap non esiste più, stanno venendo tutti da noi. Forse non riusciranno a raggiungere neppure il 5 per cento. Forza Italia, invece, ha il vento in poppa grazie anche a Silvio Berlusconi tornato in campo in grandissima forma. Il nostro obiettivo? Sarebbe un grande successo arrivare al 15 per cento”. A dirlo all’Adnkronos è il leader di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè, a proposito delle elezioni del 5 novembre nell’Isola quando i siciliani saranno chiamati a rinnovare il presidente della Regione e i parlamentari dell’Ars. “I sondaggi in nostro possesso – spiega il numero uno degli azzurri nell’Isola – ci danno in vantaggio con una percentuale che oscilla tra il 36 e il 37 per cento. A seguire c’è il M5s con il 32 per cento dei consensi, poi il centrosinistra con Micari fermo al 24 per cento e ultimo Claudio Fava con il 6-8 per cento, ma la forbice, secondo me, è destinata ad allargarsi”. Insomma per Micciché la partita si gioca tra il centrodestra che ha scelto di sostenere Nello Musumeci e il M5s con Giancarlo Cancelleri candidato governatore. Il Pd e Ap? “Sono fuori gioco”.

“Se Alfano martedì ci dirà che l’alleanza in Sicilia col Pd sarà valida anche alle politiche non ci resterà che separare i nostri destini”. Lo ha dichiarato il senatore di Alternativa Popolare Roberto Formigoni intervistato da Intelligonews. “Sono in Alternativa Popolare in posizione fortemente critica sull’alleanza fatta in Sicilia con il Pd – ha detto Formigoni – e sono altresì fortemente critico sul fatto che questa alleanza dia tutta la sensazione di essere valida anche alle elezioni politiche. Alfano ha convocato una direzione per martedì prossimo e in quella sede dovranno essere chiariti tanti aspetti. L’alleanza col Pd in Sicilia ha dimezzato il partito sull’Isola, visto che se ne sono andati tre senatori siciliani su sei, quattro consiglieri regionali su sei oltre ad un mucchio di altra gente. Martedì dovrà essere il giorno dell’assoluta verità. Se sarà chiaro che Alfano ha siglato con il Pd anche un accordo alle politiche – è l’ultimatum di Formigoni divideremo inevitabilmente le nostre strade”. Porte chiuse ad ogni possibile intesa sullo Ius Soli. Anche su questo l’ex governatore lombardo è categorico: “Lo Ius Soli così com’è è invotabile. Invitiamo il Governo a non porre la fiducia perché in quel caso saremmo costretti a votare anche contro la fiducia. La maggioranza del gruppo dei senatori di Ap è su questa linea. Dato che c’è questa nostra posizione netta e ci sono valanghe di emendamenti presentati al Senato – conclude Formigoni – buon senso richiederebbe che il tema sia rinviato alla prossima legislatura”.

“Da uomo impegnato in politica non posso che essere grato al cardinale Parolin, segretario di Stato Vaticano, per il discorso che ha pronunciato oggi al Meeting di Rimini. Nel ricordarci che la liberta’ e’ responsabilita’ e non solo possibilita’ ci invita ad assumere il compito proprio del nostro impegno: avviare nel tempo processi orientati al bene comune e non finalizzati alla mera occupazione di spazi di potere. A questa priorita’, capace di visioni a medio e lungo termine, deve essere orientato anche il nostro intervento sull’immigrazione, che ha un dovere di accoglienza nell’immediato di quelli che il cardinale Parolin ha chiamato ‘questi nostri fratelli’ e un dovere altrettanto urgente di progetti alternativi a una immigrazione massiccia e incontrollata e di sviluppo per i paesi di provenienza dei migranti”. Lo dichiara Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Alternativa popolare. “Fa male sentirsi dire che in questa azione l’Unione europea sembra assente, ma e’ purtroppo vero. Il richiamo del cardinale va colto in tutta la sua drammaticita’. Cosi’ come va seguito il suo appello al dialogo culturale, ecumenico, inter-religioso, sociale e politico come contributo a un nuovo ordine. Il dialogo e’ la capacita’ e la forza di chi ha qualcosa da proporre, non, come si mistifica spesso, la rinuncia all’identita’”, conclude

“Il ricordo di De Gasperi sia per noi tutti un monito a tornare a quell’idea di Europa che col tempo si e’ affievolita. Il suo grande progetto fu il tentativo di dare una dimensione politica e costituzionale al processo di integrazione europea. La sua politica estera ha dato credibilita’ all’Italia sul piano internazionale basandosi sui principi di liberta’, giustizia e dignita’ umana che sono le fondamenta dello stesso progetto europeo”. A dirlo e’ Paolo Alli, Presidente dell’Assemblea Parlamentare della Nato e deputato di Alternativa Popolare nel 63esimo anniversario della morte di De Gasperi. E aggiunge: “Inoltre, la sua profonda fede cristiana permeo’ tutta la sua azione politica: l’Europa deve recuperare e affermare le proprie radici cristiane, unico e possibile antidoto alle forze nichiliste del terrorismo e del fondamentalismo jihadista. Infine, bisogna recuperare la sua visione riguardo alla difesa comune europea come condizione per arrivare a una effettiva unione politica. Visione che si dimostra a distanza di piu’ di 60 anni valida piu’ che mai”.

“Come anticipato dal sito www.videpolitik.com l’avvocato Michele Lo Foco, esperto di Rai e di cinema, ha presentato un esposto contro il compenso che la Rai ha riconosciuto a Fabio Fazio. Condivido l’iniziativa e le motivazioni perché in un paese dove un primario cardiologo guadagna 40 mila euro l’anno, non si comprende perché pagare un giornalista che non è un premio Nobel con cifre spropositate”. Lo dichiara Gianni Sammarco deputato di Alternativa Popolare. “La Rai è un ente pubblico, pagata da un canone sostenuto dai cittadini. Fabio Fazio è un giornalista come tanti altri, ha guadagnato in Rai circa 1,5 milioni di euro fin da subito, poi è andato a La 7, ha fatto una trasmissione fallimentare chiusa, ha fatto causa e grazie a questa, ha preso circa 28 miliardi (14 milioni attuali)probabilmente perché in quel momento la 7 doveva essere venduta a Telecom senza nessun carico pendente. Tornato in Rai ha preso circa 5.4 milioni e appena nominato il DG Orfeo, insieme al CDA, gli riconosce uno stipendio di circa 12 milioni di euro per 4 anni con la scusa che, dice la presidente Maggioni, senza di lui non si sa se l’azienda reggerebbe e il consigliere Diaconale dichiara: siamo stati costretti ad approvare il contratto perché altrimenti Fazio sarebbe passato a La 7. Tutto ciò è stato smentito sia da Mediaset che da La 7. Mi sembra doveroso chiedere alla Magistratura di fare chiarezza sull’intera vicenda”, aggiunge.

“Dalla proposta della nuova legge elettorale giungono spunti interessanti sul panorama politico italiano, in cui tornano forti le tentazioni del peggio della prima Repubblica, con quelle sirene – che danno potere ai partiti e li tolgono agli elettori – che questa volta attraggono come calamite i 5Stelle nell’inedita alleanza affamata di potere con Pd e Forza Italia. Se il porcellum poneva una serie di forti dubbi, ora siamo di fronte ad un mega porcellum che dara’ vita alla totale ingovernabilita’, con nessun vincitore e un parlamento di nominati a servizio completo dei signorotti della politica”. Lo afferma il senatore di Ap Massimo Cassano commentando la proposta della nuova legge elettorale “spacciata come tedesca, ma che di tedesco non ha praticamente nulla. Un grande pasticcio che mette in un angolo le aspettative degli italiani in tema di preferenze e scelta dei propri rappresentanti e senza alcuna garanzia per la stabilita’ del Paese”. Il Sottosegretario al Lavoro punta il dito soprattutto contro la totale assenza delle preferenze. “Come Alternativa popolare siamo impegnati affinche’ i cittadini si riapproprino del diritto di scegliersi i rappresentanti, e di conseguenza chiamiamo a raccolta in questa battaglia anche gli elettori di altri partiti a difesa di un elemento fondante delle moderne democrazie e imprescindibile per dare una reale svolta al governo dell’Italia”. Il senatore attacca i “maestri dei giochi occulti e chi spaccia la vecchia politica con il presunto e presuntuoso volto nuovo. Che giochi di potere ci sono dietro la strana allenza Pd-Forza Italia-M5s? Comprendo la strategia dei primi due partiti, ma osservare i grillini sguazzare in questo calderone fatto di inciuci e larghissime intese, e’ alquanto preoccupante.

“Alfano cambierà mestiere? Detto da chi non ha né arte né parte e che è un mestierante della politica fa sorridere”. A dirlo è Valentina Castaldini, portavoce nazionale di Alternativa Popolare. E aggiunge: “Stia sereno perché Alfano continuerà a fare politica e così Salvini avrà ancora qualche argomento di cui parlare quando salterà da una trasmissione a un’altra. Non passa giorno che Salvini non parli di Alfano: è chiaro il vuoto di idee e di programmi”

Sulla legge elettorale “la posizione di Ap e’ chiara da mesi, per noi si rende necessario un sistema proporzionale a turno unico con un premio di maggioranza al 40 per cento, esteso anche alle coalizioni e non solo alla lista, e soglie di sbarramento al 3 per cento per Camera e Senato”. Lo ha detto Dore Misuraca, capogruppo di Ap in commissione Affari costituzionali alla Camera. “In questo modo – ha spiegato – riusciremmo ad armonizzare i due sistemi elettorali e a creare i presupposti per garantire maggioranze omogenee nei due rami del parlamento”. Per Misuraca si tratta di una posizione “che fa i conti con la realtà, dove vige un sistema tripolare, e non piu’ bipolare, e per il quale il Mattarellum non risulta piu’ un’ipotesi percorribile, pena un’inevitabile ingovernabilità”.

Il  progetto Alfano non ha spazio. E’ un progetto non chiaro, è solo modo di tenere in vita il gruppo”. Queste le parole molto dure di Renato Schifani, a commento della sua decisione. “Lo scorso mercoledì sera non sono intervenuto durante la riunione di gruppo sulla relazione di Alfano perché ho deciso di riflettere qualche giorno. Oggi il mio maturato dissenso mi porta alle consequenziali dimissioni da capogruppo”. E’ quanto si legge in un passaggio della lettera inviata da Renato Schifani ai sentori del gruppo di Ap. “L’idea di Alfano di creare, ad un anno e mezzo dalle elezioni, (se non ancor prima) una nuova forza politica che rappresenti un quarto polo politico nel paese – aggiunge – non ha più spazio sia temporale che politico. Anche la proposta progettuale non è chiara, come del resto non lo è la futura collocazione politica di riferimento, che sarebbe dovuta essere naturalmente di centro-destra nel rispetto della nostra matrice elettorale”. “Si configura, invece, per lo più come un mero tentativo – prosegue – di tenere in vita un gruppo parlamentare sotto l’egida di un futuro ambiguo, di una formazione politica tutta da costruire su iniziative ed idee che non provengono dal territorio, ma da stanze di palazzo. Il tutto, ovviamente, accompagnato dalla previsione di un ‘tagliando al governo’ che, nella ambiguità della sua formulazione, nasconde la decisione di rinviare sempre di più una scelta di coerenza che io già richiamavo a settembre scorso nelle pagine del Corriere: considerare a tempo ed eccezionale la nostra alleanza col PD per salvare il paese dal tracollo economico”.