Ue

L’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe sovietiche e l’attacco militare scandito dalle bombe contro Kiev sono il frutto di una visione imperialista da parte di Putin ma anche, purtroppo, la conseguenza della debolezza della diplomazia internazionale e di quella politico-militare della Nato e della Ue. Si sta giocando una partita a scacchi e lo zar Wladimir può contare sulle paure degli Usa e sulla contraddittoria strategia dell’Unione Europea che stavolta sembra parlare una sola voce ma risulta inoffensiva e scarsamente credibile. La minaccia di sanzione economiche Putin l’aveva messa nel conto e ha attaccato l’Ucraina nella consapevolezza che sarebbero puntualmente arrivate. Evidentemente non sono bastate e non basteranno a fargli cambiare idea e piani. L’obiettivo é quello di annettere l’Ucraina e di non avere il fiato sul collo di un paese democratico e filo-Nato confinante con Mosca. Tutto il resto e relativo e variabile. I calcoli sono stati fatti e, evidentemente, i benefici sono, al momento, maggiori delle eventuali perdite. L’Unione Europea, l’Onu, gli Usa si facciano un esame di coscienza. Si interroghino su tutto ciò che é stato fatto per scongiurare una guerra ‘telefonata’, di cui si conoscevano persino i tempi e le modalità di avvio. Si chiedano di quali strumenti dispongano per invertire una rotta che sembra esiziale. Le conseguenze di questo conflitto possono essere tremende e coinvolgere tutto il mondo. Come una pandemia. Peggio di una pandemia e con molti più morti.

Si susseguono le notizie dell’occupazione turca e dell’eccidio curdo. Le violenze e le uccisioni sono peraltro ampiamente documentate e fanno il giro del mondo sui social media e sul web in genere. Intanto, le truppe turche hanno iniziato insieme alle milizie arabe filo-Ankara l’offensiva su Manbij, località strategica controllata dai curdi a ovest del fiume Eufrate. E sul fronte Usa? Sanzioni annunciate da Trump al governo turco e dazi su acciaio. Donald Trump che a breve firmerà un ordine esecutivo “per imporre sanzioni contro dirigenti ed ex dirigenti del governo turco e qualsiasi persona che contribuisca alle azioni destabilizzanti della Turchia nel nordest della Siria”. Saranno inoltre aumentati i dazi sull’acciaio sino al 50% e fermati i negoziati per un accordo commerciale con Ankara da 100 miliardi di dollari. Basterà? Sicuramente no. Sanzioni economiche, forse, ritiri delle truppe certi: le forze speciali americane si sono ritirate dalla loro postazione a sud di Kobane, dove si trovavano a difesa delle milizie curde dall’offensiva turca nel nord-est della Siria. Lo riferisce la Cnn turca. Erdogan comunque mostra i muscoli “Andremo fino in fondo – minaccia il tiranno – siamo determinati. Finiremo quello che abbiamo iniziato”, confermando in questo modo l’intenzione di non interrompere l’offensiva contro i curdi nel nord-est della Siria. Dall’Unione europea solo indignazione e poco più ‘L’Ue condanna l’azione militare della Turchia che mina seriamente la stabilità e la sicurezza di tutta la regione”. Si legge nel testo di conclusioni del Consiglio esteri dell’Ue sull’offensiva militare di Ankara nel nord est della Siria, in cui si sancisce anche “l’impegno degli Stati a posizioni nazionali forti rispetto alla politica di export delle armi”. Inoltre nel documento si richiede un “incontro ministeriale della Coalizione internazionale contro Daesh”. Sostanzialmente, Bruxelles sta a guardare, ma Erdogan lo sa bene.

Che cosa rimane delle minacce del governo gialloverde nei confronti dell’Unione europea? Che cosa rimane dei loro ultimatum, dei loro ‘no euro’ e ‘no Europa’? In un’epoca che consuma le notizie, gli annunci e gli slogan a gran velocità, la perdita della memoria a breve termine la fa da padrone. La verità é che questo round lo ha vinto l’Europa. Un’Europa malconcia, che ha perso molto del suo smalto e che deve ritrovare le ragioni del proprio ruolo e un obiettivo per il futuro, se non vuole cedere spazio e voce ai populismi che nel continente avanzano. All’Unione europea non è piaciuta per niente la manovra appena varata dal governo Lega-M5S. Il rischio di una apertura della procedura di infrazione ha fatto il resto. La percentuale dal 2,4% di deficit é scesa al 2,04 e ciò vorrà dire 10 miliardi in meno per le spese che l’Esecutivo italiano aveva immaginato. Molte della promesse fatte dalle due formazioni politiche in campagna elettorale resteranno lettera morta. L’Unione europea ha vinto questa partita e ci piace pensare che a vincerla sia stata anche la buona politica, il buon senso, il rispetto per le istituzioni democratiche e per la competenza. Anzi, ne siamo sicuri

“Ci auguriamo che il nuovo governo italiano rispetti regole” del Patto di stabilità e crescita. Lo ha detto il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici in conferenza stampa a Bruxelles a margine della presentazione delle previsioni economiche di primavera della Commissione. “I rischi per la crescita economica in Italia sono aumentati: l’incertezza politica è diventata più pronunciata e, se prolungata, potrebbe rendere i mercati più volatili e avere effetti sulla fiducia nell’economia e sui premi di rischio” (cioè sugli spread dei titoli pubblici rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi).E’ quanto si legge nel rapporto di previsione economica pubblicato oggi. Le possibilità di un miglioramento possono derivare da una ripresa degli investimenti che aumenta la produttività ed eventualmente la crescita del pil “più di quanto atteso”

Gli Stati Uniti esenteranno per il momento una serie di alleati tra cui Europa, Australia, Corea del Sud, Argentina e Brasile dai dazi su acciaio e alluminio che entreranno in vigore stanotte. Lo ha detto il rappresentante al commercio Usa Robert Lighthizer: “Il presidente Donald Trump ha deciso di sospendere l’imposizione dei dazi rispetto a questi paesi”, ha detto oggi Lighthizer alla commissione Finanze del Senato, secondo quanto riporta Bloomberg. “Noi abbiamo i due Paesi del Nafta e sappiamo quali sono (Canada e Messico, ndr). Abbiamo l’Europa, l’Australia, l’Argentina, il Brasile e la Corea del sud con cui stiamo negoziando”, ha detto rispondendo in un’audizione al Congresso ad una domanda sui Paesi che verranno esentati dai dazi. Schiaffo Trump alla Cina, tariffe e sanzioni per 60 mld – Donald Trump ha firmato alla Casa Bianca il Section 301 action’, un memorandum che ha come obiettivo tariffe ed altre sanzioni per un valore annuo di almeno 60 miliardi di dollari contro la Cina, accusata di rubare agli Usa segreti tecnologici e commerciali, privando le società americane di ricavi per miliardi di dollari e cancellando migliaia di posti di lavoro. Le misure colpiranno l’import cinese in circa cento categorie commerciali e imporranno restrizioni agli investimenti cinesi negli Usa. Trump ha detto di aver un “rispetto enorme” per il presidente cinese Xi e che vede Pechino come “un amico” ma che il deficit commerciale americano con la Cina è “troppo alto”, giustificando così le contromisure commerciali che si sta apprestando a firmare, dopo aver chiesto alla Cina di ridurre immediatamente il surplus di 100 miliardi di dollari.

“Non condannate l’Europa. Certamente ci sono molte cose che devono migliorare. Allora facciamolo. Ma non mettiamo in pericolo il progetto europeo. È un rischio enorme”. Così mons. Jean-Claude Hollerich, presidente neo eletto della Comece, la Commissione degli episcopati dell’Unione europea, in un’intervista rilasciata al Sir. “Siamo in un delicato momento di mutazione culturale”, si legge nell’intervista rilasciata dal presule e pubblicata sul sito web dell’Agenzia. “siamo solo all’inizio di una cultura digitale che sta portando con sé diverse conseguenze, cambiando per esempio lo spazio pubblico”. Ed ha aggiunto: “È una comunicazione dove non si confrontano più le opinioni ma si scontrano gli estremi, da una parte, chi è a favore di qualcuno o qualcosa e, dall’altra, chi la pensa all’esatto contrario. Si è perduto in questo modo lo spazio della discussione”. A questo poi, secondo il presule, si aggiunge la crisi migratoria. “Penso, però, che questa crisi sia in realtà solo un capro espiatorio. Quello che emerge in realtà è un clima di scontento generale e di sfiducia nel futuro. In questo contesto, di fronte agli sbarchi si reagisce per paura”.
Il compito delle Chiese è quello di “mettersi in dialogo con tutti, con il mondo politico, i partiti, con il popolo al quale apparteniamo. E devono dare orizzonti di senso alle persone”. E sull’Europa: “Senza Europa noi saremmo molto più poveri, più isolati, avremmo le guerre molto più vicino ha affermato mons. Jean-Claude Hollerich – Ci siamo abituati qui, in Europa, a vivere nella sicurezza. Non abbiamo mai vissuto nella storia un periodo così lungo di pace e la diamo per scontata – ha concluso- A tutti coloro che non amano l’Europa bisogna mostrare ciò che potrebbe essere l’alternativa. E l’alternativa sarebbe peggio della peggiore Unione europea”.

“Voglio essere corretta con la gente perché tutti noi dobbiamo guardare in faccia la realtà”. Sono le parole di Theresa May in merito alla Brexit e alle sue conseguenze economiche. Il premier britannico ne ha parlato a Londra, soffermandosi in particolare sulle future relazioni commerciali fra Londra e Bruxelles. “Lasceremo il mercato unico, le cose cambieranno – ha detto Theresa May. L’accesso ai rispettivi mercati sarà minore”. May ha anche esortato l’Unione europea a “garantire al Regno Unito relazioni commerciali più aperte di quanto abbia concesso ad altri”.

“La missione europea in Libia deve partire. Abbiamo avuto un problema di sicurezza. Abbiamo dovuto rinviare la missione dei parlamentari europei per questioni di sicurezza. Ma continuiamo a vigilare perche’ si rispettino i diritti umani. E’ uno strumento fondamentale per ridurre il fenomeno migratorio. L’Africa e’ un problema che l’Europa deve affrontare con investimenti importanti”. Cosi’ il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, questa mattina a Radio 1 Rai in concomitanza del voto oggi sulla missione in Niger in programma oggi alla Camera. “Il problema migratorio e’ un problema di tutta l’Europa- dice Tjani- Serve piu’ solidarieta’. Il parlamento europeo e’ stato molto chiaro”.

“Il nostro compito e’ quello di tenere uniti quattro aspetti che rifondano una cultura politica: costruire una democrazia federale europea; riformare gli Stati nazionali, rafforzando la partecipazione dei cittadini e dando nuove forme di autonomia a Regioni e Comuni, per avvicinare verso il basso il processo decisionale, senza far venire meno la coesione nazionale; mettere al centro della nostra integrazione la sussidiarieta’”. Lo ha detto Vannino Chiti, presidente della commissione Politiche Ue del Senato, a Vienna, nel suo intervento all’8ª conferenza ‘Convertire la sussidiarieta’ in azione’.
“È un’impostazione fondamentale”, ha aggiunto Chiti. “A livello istituzionale, non si puo’ seguire la strada di un supercentralismo. È da affermare non solo nel rapporto tra le istituzioni, ma nella cultura quotidiana. La sussidiarieta’ va valorizzata anche nella dimensione ‘orizzontale’. Dobbiamo uscire dalla logica che vede associazionismo, volontariato come sostitutivi dell’assenza dello Stato. Saper valorizzare l’impresa sociale rappresenta un collante tra i cittadini che fa progredire anche la democrazia sovranazionale. L’articolo 5 del Trattato sull’Ue fornisce una definizione della sussidiarieta’ che tiene conto delle autonomie locali e regionali. La cooperazione tra la nostra commissione e la Conferenza delle Assemblee legislative regionali e’ diventata proficua in questa legislatura. Mi riferisco soprattutto alla partecipazione delle Assemblee regionali nella verifica del principio di sussidiarieta’. A maggio una delegazione comune, insieme a europarlamentari italiani e rappresentanti delle commissioni Affari Europei di 20 parlamenti, ha visitato l’hotspot di Pozzallo per contribuire a creare una maggiore presa di coscienza sulle migrazioni. Inoltre e’ stato approvato dall’Assemblea generale della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee regionali europee il progetto ‘Minori stranieri non accompagnati’. La partecipazione dei cittadini e delle loro associazioni e’ fondamentale in questo tempo anche per rafforzare e far essere vincente la democrazia contro populismi e forze reazionarie”.

“Non c’è una sola mafia, la lotta alla mafia non riguarda solo il Sud o solo l’Italia”, ha detto in un videomessaggio agli Stati Generali della lotta alle Mafie, Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea. “Non può esserci lotta senza guardare fuori dai nostri confini, anche per questo è importante il lavoro fatto di unire le forze: quando aiutiamo i Paesi del Sahel a unire le forze contro ogni tipo di traffico o addestriamo la polizia dei Balcani lavoriamo alla nostra sicurezza come alla loro”, ha continuato Mogherini spiegando che “dobbiamo essere orgogliosi degli europei che lavorano in luoghi lontani e difficili, anche questa è lotta alla mafia”. Mogherini ha quindi ricordato l’importanza di “lavorare insieme come Unione europea, mettendo la nostra politica estera in comune, e ponendo attenzione alla cooperazione internazionale’