Consip

“C’è un vasto cartello di imprese che ha messo le mani sugli appalti pubblici e continua a succhiare risorse dei cittadini in modo parassitario. Stiamo parlando del sistema delle coop che da sempre fa riferimento a precise aree politiche, rappresenta enormi bacini clientelari e viene clamorosamente favorito, nelle commesse di Stato, dalla sconfortante opacità di Consip e di molte altre stazioni appaltanti”.
La denuncia è dei deputati M5S che oggi, con il portavoce Mattia Fantinati, hanno discusso in aula una interpellanza urgente al governo sul tema del public procurement.
“La risposta del governo non può soddisfarci. Abbiamo ricordato lo sciagurato maxiappalto da 1,6 miliardi ‘scuole belle’, con il Consorzio nazionale servizi e Manutencoop che si sono presi tutta l’Italia centrosettentrionale e hanno fatto comunque in modo di non pestarsi i piedi. Sia l’Antitrust che la giustizia amministrativa hanno sanzionato il modo in cui quella commessa era stata costruita. E, guarda caso, il Cns si è ritirato da un’altra gara, la cosiddetta Fm4: non è che per caso, come alcuni hanno osservato, il Consorzio si è fatto sostituire su tutti i lotti vinti per evitare che emergesse in modo palese lo stesso cartello di ‘scuole belle’?”, rincara Fantinati. “I principali operatori del facility management potrebbero aver coordinato le proprie strategie partecipative, in violazione della normativa a tutela della concorrenza. Ma la cosa più grave è che Consip non funziona come dovrebbe.. Il public procurement che potrebbe rappresentare una delle principali leve di politica industriale nel nostro Paese – spiega il portavoce Cinquestelle – tuttavia il modello dei maxiappalti contrasta con la struttura della nostra economia, taglia fuori le Pmi e favorisce opacità e illegalità. E’ fondamentale – conclude Fantinati – che le stazioni appaltanti, Consip in testa, indicano gare con una costante e ragionevole suddivisione in lotti, evitando che un solo offerente, magari il più furbo o ‘amico degli amici’ possa aggiudicarseli tutti”.

La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione per il pm napoletano Henry John Woodcock e per la giornalista Rai Federica Sciarelli, dall’accusa di rivelazione del segreto d’ufficio e falso nell’ambito dell’inchiesta Consip.
La richiesta di archiviazione e’ stata firmata dal procuratore Giuseppe Pignatone, dall’aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi. L’iscrizione del magistrato e della giornalista di “Chi l’ha visto?” nel registro degli indagati era legata alla pubblicazione nel dicembre 2016 su ‘Il Fatto Quotidiano’, di un articolo riguardante la fuga di notizie attraverso la quale i vertici di Consip sarebbero venuti a conoscenza dell’inchiesta avviata dai pm napoletani, prima che per competenza territoriale fosse trasferita a Roma.

“A oggi c’e’ solo una cosa certa: un’ipotesi di corruzione per cui un imputato ha patteggiato e l’altro e’ a giudizio. Per il resto sono tutte illazioni”. Cosi’ il presidente dell’Autorita’ anticorruzione, Raffaele Cantone, intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto a Circo Massimo su Radio Capital sul caso Consip.
Riguardo ad un possibile complotto, dichiara Cantone: “E’ teoricamente possibile che si sia creata una ricostruzione complottistica. Io sono laico, rispetto a ipotesi di complotto voglio aspettare. Troppe volte ci siamo aspettati bombe atomiche che invece erano tric-trac. Questa vicenda sta facendo male all’immagine della magistratura, che alla fine pagherà il prezzo più alto”.

“Non amo il vittimismo. Non mi convince chi si piange addosso, chi ha sempre un alibi, chi vive di fantasie. Per questo sulla vicenda Consip non ho mai pronunciato parole quali golpe o complotto. Ho sempre detto una cosa diversa: pieno rispetto delle istituzioni, sempre. Ci sono delle “coincidenze” strane in questa storia. Tocchera’ ai magistrati fare chiarezza”. Lo scrive il segretario del Pd Matteo Renzi su facebook. “Noi aspettiamo la verita’ senza gridare. Chi ha cercato di lucrare su un’indagine come Consip- aggiunge Renzi- oggi dovrebbe avere l’onesta’ intellettuale di farsi alcune domande. Noi sappiamo che per colpa di un carabiniere che falsifica un atto non si puo’ attaccare l’Arma dei Carabinieri che e’ un pilastro insostituibile della nostra comunita’. Per colpa di un servitore dello stato che viola il proprio dovere ce ne sono migliaia che ci rendono orgogliosi di essere italiani. Dunque: nessuna polemica strumentale”. Renzi conclude: “Il tempo gioca con la nostra maglia. Lo avete visto sul JobsAct, sull’Expo, sui dati del Pil. Lo vedremo anche alla fine di questa torbida vicenda. Perche’ l’onestá per noi non e’ uno slogan da comizio: e’ un modo di vivere. E non ci rinunciamo per nulla al mondo. Aspettando la verita’, ci troverete sempre e per sempre dalla stessa parte: quella del rispetto delle istituzioni, quella della giustizia e non del giustizialismo. Noi non siamo i populisti che urlano tanto e razzolano male. Noi siamo persone per bene. E dopo questa vicenda, forse, lo capiranno anche i nostri avversari. Un sorriso, amici!”

“Che sarebbe successo se a rifare le bucce prima a colui che e’ il deus ex machina della situazione cioe’ Woodcock e poi ai due “esagitati” De Caprio e Scafarto non ci fossero stati in primo luogo la procura di Roma e in secondo luogo la dottoressa Musti a Modena? E quante altre informative e “intercettazioni” fatte con i piedi e non controllate da altre procure possono aver fatto a Napoli e altrove dei guai inenarrabili?” Lo dice Fabrizio Cicchitto, Alternativa Popolare. “A questo punto- spiega- e’ decisivo che il Csm affronti senza reticenze la questione Woodcock; in secondo luogo il colonnello De Caprio lancia messaggi contro i cosiddetti politici, in nome del popolo come se a sua volta fosse diventato una sorta di capopopolo. Possibile che l’Arma dei Carabinieri non abbia nulla da dire rispetto a quelli che oramai sono dei proclami politici? Cio’ detto saremmo cauti nel definire tutto cio’ nella tipologia di un complotto. Pero’ non sfugge a nessuno che quello che sta succedendo in questa vicenda ed e’ gia’ capitato in passato contro Berlusconi e prima ancora contro alcuni esponenti della cosiddetta prima repubblica mentre altri di un partito come il Pds furono tutelati in ogni modo. Cio’ per dire che a questo punto e’ indispensabile una riflessione a 360gradi sui rapporti fra giustizia e politica perche’ mai tutta la magistratura, ma singoli magistrati o un pool di essi sono intervenuti a gamba tesa sugli equilibri politici sconvolgendoli in molteplici occasioni”.

“Io sono garantista, ma se un provvedimento dei giudici dice che devi restituire dei soldi, non c’è da discutere”. Detto questo “io voglio competere con Salvini: sull’euro, sulla Corea del Nord, visto che lo vede come un Paese con uno straordinario senso della comunità. Non ho alcuna preclusione alla battaglia politica contro Salvini”. Lo ha detto il segretario del Pd, Matteo Renzi, intervistato dal direttore de “Il Foglio” Claudio Cerasa al Teatro Parenti di Milano. “Se la Lega ha truffato lo Stato, come dice quella sentenza seppur di primo grado ma che intanto produce un effetto, io non discuto: devi dare 48 milioni allo Stato, glieli devi dare”. Soprattutto se “hanno urlato Roma ladrona per 20 anni” e se “mi fanno la morale su vicende come quelle delle banche e della Consip: ora rispettino quella sentenza”.

“Personalmente ho vissuto un periodo delicato e bellissimo. La cosa che ancora oggi fatico a comprendere non e’ la sconfitta al referendum o la pubblicazione di intercettazioni personali, non e’ la scissione o la polemica post-primarie quando uno sperava di poter finalmente parlare di politica anziche’ di polemica. La cosa che proprio fatico a digerire e’ la possibilita’ che pezzi delle istituzioni abbiano fabbricato prove false contro l’allora Presidente del Consiglio. Perche’ questa vicenda – su cui continuiamo a chiedere verita’ e giustizia – continua a sembrarmi enorme per la credibilita’ delle istituzioni”. Lo scrive il segretario del Pd Matteo Renzi nella sua e-News.

“Ma Matteo Renzi e’ la stessa persona che quando io fui registrata non dalla magistratura, ma da un personaggio squallido in casa mia, ebbe a stigmatizzare il mio stile? Mi dispiace per quanto egli sta passando, ma posso solo dirgli che la sua sofferenza non e’ nulla rispetto a quella di chi come me, e posso dirlo a voce alta, e’ stata violata nella sua abitazione, nei suoi affetti, nella sua dignita’ di donna, madre, moglie, sorella, figlia”. Lo ha detto Nunzia De Girolamo, deputata di Forza Italia, intervenendo ad “Agora’”, su Rai Tre. “Renzi si faccia un bell’esame di coscienza e ripensi attentamente a quanto lui e il suo partito affermarono in quei giorni, quando fui sottoposta a un massacro politico e mediatico senza precedenti, senza essere indagata e nonostante cio’ mi dimisi per salvare cose sicuramente piu’ importanti del mio Ministero: la dignita’ e le persone piu’ care. Forza Italia e Berlusconi coerentemente hanno sempre lottato per amici ed avversari affinche’ i processi e le indagini in questo Paese si svolgessero nelle aule dei tribunali e non sui giornali o nei programmi televisivi. Anche io sono sempre pronta a difendere fino in fondo il diritto di Matteo Renzi e quello di tutti i cittadini italiani alla riservatezza della sfera privata e la liberta’ delle conversazioni. Ma io, e voglio ribadirlo, non fui intercettata dalla magistratura”.

“Anche la Procura di Roma si e’ accorta di quanto sia innaturale la fuga di notizie che praticamente ogni giorno dai tribunali arrivano misteriosamente sulle scrivanie di alcuni giornalisti. Giornalisti che allo stesso tempo, senza alcuna remora morale o dettata da deontologia professionale, non si creano problemi a pubblicare in prima pagina il contenuto di conversazioni private e prive di alcuna rilevanza penale. Bene ha fatto la magistratura ad aprire un fascicolo a riguardo. Il mio auspicio e’ che valga lo stesso anche per tutti gli altri, non solo per Renzi cui va comunque la mia solidarieta’. Non e’ infatti da oggi che si e’ diffusa questa prassi che da un lato disprezza la segretezza delle indagini e dall’altra il diritto alla privacy. La gogna mediatica causata da questi torbidi e discutibili rapporti tra una certa magistratura e una certa stampa, a cui molti esponenti della politica sono esposti da sempre, deve finire una volta per tutte. Occorre avere il coraggio e la determinazione perche finalmente si disciplini il regime della pubblicita’ di atti non penalmente rilevanti e che offende i principi basilari posti a tutela della liberta’ e dignita’ della persona. Il centrodestra ha sempre tentato di intervenire al riguardo, ma la sinistra non ha collaborato. Speriamo che adesso, una volta che e’ stato toccato Renzi e non Berlusconi, possa dare un contributo per porre fine a questo gioco al massacro”. Cosi’ in una nota Renato Schifani (Forza Italia ed ex presidente del Senato).

“Renzi e il suo governo sono stati negativi per l’Italia, però dell’inchiesta sul padre viene fatto un utilizzo barbaro”. così, Niccolò Ghedini, avvocato storico di Silvio Berlusconi in un’intervista a La Stampa. A proposito del reato contestato a Tiziano Renzi, padre dell’ex pemier, nell’ambito dell’inchiesta Consip, il traffico di influenza illecita, introdotto nel 2012, Ghedini si dice “graniticamente contrario” perchè “concede ai giudici troppa discrezionalità”. E aggiunge: “Contesto da parte di certi avversari politici, sinistra compresa, l’uso strumentale delle indagini per finalità politiche, come vediamo anche nel caso di Lotti”. Per Ghedini “chiedere le dimissioni del ministro sulla base di uno stillicidio non verificabile è del tutto sbagliato”.