disoccupati

Il numero di disoccupati in Spagna a marzo è sceso a 3,42 milioni, raggiungendo “il livello più basso degli ultimi nove anni”, secondo il ministero del Lavoro. Il calo è stato di 47.697 persone rispetto al mese precedente, mentre rispetto a marzo 2017 ci sono 279.766 disoccupati in meno, in flessione del 7,5%. La Spagna, dopo anni di recessione, è cresciuta costantemente dal 2014, ma il tasso di disoccupazione, che al culmine della crisi era prossimo al 28%, rimane il secondo più alto dell’eurozona dopo la Grecia.

“Sinistra. Questione democratica e questione sociale. Da ieri, noi di Articolo uno abbiamo deciso di esser fuori dalla maggioranza a causa di una legge elettorale truffa, sostenuta da Verdini, Salvini e Berlusconi , che non rispetta il principio di uguaglianza e liberta’ del voto. Questa decisione e’, dopo l’uscita dal Pd, il secondo strappo vero per dare al Paese una forza di sinistra”. Lo scrive su facebook Enrico Rossi (Mdp), presidente regione Toscana. “Lo abbiamo fatto- spiega- su una questione democratica serissima, non accettando di sacrificare al solito ricatto di un’esigenza astratta di stabilita’, che in realta’ e’ solo un salvare se stessi e gli interessi dominanti, principi e valori irrinunciabili sanciti dalla Costituzione. È una scelta coraggiosa. Un atto fondativo della sinistra che vogliamo costruire. Ora, il secondo passo e’ chiedere il ripristino dell’articolo 18 contro i licenziamenti illegittimi e a tutela della liberta’ e della dignita’ dei lavoratori”. “Lo stesso Giuliano Pisapia- prosegue Rossi- aveva indicato a luglio questo obiettivo come fondamentale per la sinistra. La questione sociale, insieme a quella democratica, e’ infatti la ragione di esistenza della sinistra. C’e’ un movimento di lavoratori pronto a lottare contro il precariato e per i propri diritti, vertenze aperte dovunque, presidi davanti alle fabbriche, proteste contro ingiustizie e soprusi. La sinistra che dobbiamo costruire deve stare inequivocabilmente dalla parte dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati. Bisogna non avere paura”. “Enrico Berlinguer quando ando’ nel 1980 a parlare davanti ai cancelli della Fiat a Torino fu molto criticato per le sue posizioni- dice ancora Rossi-. Eppure, al di la’ del merito delle scelte e dei problemi di quella difficilissima vertenza che vide poi una la sconfitta del movimento dei lavoratori e del sindacato, un concetto chiaro era stato comunicato: il leader del maggior partito della sinistra stava accanto ai lavoratori nella buona e nella cattiva sorte”. Certo, continua il presidente della regione Toscana, “la storia non si ripete, ma una forza politica di sinistra puo’ trarre dagli esempi del passato indicazioni e comportamenti che possono ispirare il pensiero e l’azione nel presente. Io vorrei che noi costruissimo la sinistra a fianco del mondo del lavoro”. “Non e’ nostalgia ma un’esigenza impellente per recuperare la frattura sempre piu’ profonda tra ceti popolari e politica e dare un contributo costruttivo alla democrazia nel nostro Paese”, conclude.

Il tasso di disoccupazione a dicembre è al 12%, stabile su novembre (dato rivisto al rialzo da 11,9% a 12%) e in rialzo di 0,4 punti su dicembre 2015. Lo rileva l’Istat ricordando che è il livello più alto da giugno 2015 (12,2%). I disoccupati raggiungono quota 3.103.000 con un aumento di 9.000 unità su novembre e di 144.000 unità su dicembre 2015. Ancora in calo gli inattivi tra i 15 e i 64 anni con -15.000 unità su novembre e -478.000 unità su dicembre 2015. Il tasso di inattività è stabile sui minimi storici al 34,8%. A dicembre gli occupati sono rimasti sostanzialmente invariati su novembre (+1.000 unità) mentre sono cresciuti di 242.000 unità su dicembre 2015 (+1,1%), rileva l’Istat spiegando che gli occupati nel complesso registrati nel mese sulla base dei dati destagionalizzati erano 22.783.000. Il tasso di occupazione è al 57,3%, invariato rispetto a novembre e in aumento di 0,7 punti su dicembre 2015. Sono aumentati i lavoratori dipendenti con +52.000 unità su novembre (soprattutto a termine) mentre gli indipendenti sono diminuiti di 52.000 unità. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni risale invece a dicembre superando quota 40%. La quota di disoccupati sul totale degli attivi in quella fascia di età (occupati e disoccupati) a dicembre è al 40,1%, in aumento di 0,2 punti percentuali sul mese precedente, al livello più alto da giugno 2015. Al netto degli effetti demografici a dicembre 2016 la performance occupazionale delle persone di 15-34 anni risulta però positiva (+27 mila occupati stimati) e la variazione negativa osservata tra gli occupati (-19 mila) risulta interamente determinata dal calo della popolazione in questa classe di età, spiega l’Istat in un’analisi sulla componente demografica allegata alla nota su Occupati e disoccupati a dicembre 2016.

Secondo una stima elaborata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre sono 3.100.000 i lavoratori in nero presenti in Italia e oltre il 40 per cento (pari a quasi 1.270.000) sono “occupati” al Sud. Questo esercito di invisibili che ogni giorno lavora nel Paese senza versare tasse e contributi da’ luogo a 77,2 miliardi di euro di Pil irregolare all’anno. Tre milioni di persone che sono costituiti da lavoratori dipendenti che fanno il secondo lavoro; da cassaintegrati o pensionati che arrotondano le loro magre entrate o da disoccupati che in attesa di rientrare ufficialmente nel mercato del lavoro sbarcano il lunario “grazie” ai proventi di una attivita’ irregolare. La Regione piu’ a “rischio” e’ la Calabria che presenta 143.000 lavoratori in nero e un’incidenza percentuale del valore aggiunto da lavoro irregolare sul Pil pari all’8,7 per cento. Questa situazione, secondo l’elaborazione della Cgia, si traduce in 1,3 miliardi di euro di mancate entrate per lo Stato dalla Calabria. Segue la Campania che con 387.200 unita’ di lavoro irregolari “produce” un Pil in “nero” che pesa su quello ufficiale per l’8,4 per cento. Le tasse che mediamente vengono a mancare in Campania ammontano a 3,9 miliardi di euro all’anno. Al terzo posto di questa particolare graduatoria troviamo la Sicilia: con 306.900 irregolari e un peso dell’economia sommersa su quella ufficiale pari al 7,8 per cento, le imposte e i contributi non versati sono pari a 3,2 miliardi di euro all’anno. Come ricordato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, la Cgia rileva che il valore aggiunto “prodotto” dal sommerso economico nel 2014 e’ stato stimato dall’Istat in 194,4 miliardi di euro (che include i flussi generati dalla sotto-dichiarazione, dal lavoro irregolare e dagli affitti in nero). Tale importo sale a 211,3 miliardi se si considerano anche le attivita’ illegali (prostituzione, traffico stupefacenti e contrabbando di sigarette).