incendi

UniCredit ha deciso di attivare un pacchetto di interventi straordinari di sostegno alle aziende agricole clienti titolari di mutui chirografari o ipotecari, con sede legale/operativa nella Regione siciliana, per i danni causati alle produzioni agricole da ondate di calore, incendi e siccità da luglio ad ottobre 2023, ovvero a immobili distrutti o inagibili o danneggiati anche parzialmente, o alla gestione di attività di natura commerciale ed economica. Tra le iniziative predisposte, UniCredit mette a disposizione una sospensione fino a 12 mesi del pagamento delle rate dei mutui ipotecari e chirografari per le aziende agricole clienti con sede legale/operativa nella regione Sicilia, che abbiano subito danni. La possibilità di richiedere la sospensione è riservata ai mutui in regolare ammortamento e che non presentino irregolarità nei pagamenti nei due mesi precedenti la richiesta. La richiesta di sospensione delle rate va presentata entro il prossimo 31 marzo 2024. La banca, inoltre, mette a disposizione il ‘Pacchetto nuovo credito alle imprese’, con linea di finanziamenti chirografari/ipotecari a condizioni agevolate in favore delle aziende agricole clienti con sede legale/operativa nella regione. “A conferma della vicinanza ai territori in cui opera – dice Salvatore Malandrino, Regional Manager Sicilia di UniCredit Italia -, UniCredit si è tempestivamente attivata a sostegno di tutte le realtà del settore agricolo della Sicilia che hanno subito danni a causa di incendi, ondate di calore e siccità. Abbiamo, infatti, reso subito disponibile un pacchetto di interventi straordinari: una prima e rapida risposta per aiutare le imprese ad affrontare questa situazione di emergenza”.

E’ salito a 79 vittime il bilancio ufficiale degli incendi in Grecia, mentre squadre di soccorso sono ancora in cerca di alcune persone disperse. Lo fa sapere il Comando dei Vigili del Fuoco greco. La portavoce Stavroula Malliri ha precisato che centinaia di soccorritori continuano a cercare nelle aree attorno ad Atene più colpite dal fuoco. Un padre ha chiesto aiuto per localizzare le sue due figlie gemelle viste in un filmato tv scendere a Rafina da una barca che aveva soccorso delle persone su una spiaggia. Venti milioni di euro di fondi straordinari, un conto corrente per le donazioni, rafforzamento della vigilanza: sono le misure straordinarie annunciate dal governo greco per affrontare le conseguenze dell’emergenza incendi. Tra le misure previste, lo stanziamento di fondi straordinari per un ammontare di 20 milioni di euro, per rispondere alle immediate esigenze dei comuni e dei cittadini colpiti dall’emergenza. Sarà poi attivato un conto corrente bancario speciale per il supporto alle popolazioni sul quale convogliare contributi pubblici e privati, tenuto conto della grande disponibilità alla solidarietà concreta giunta sia dall’interno del Paese che dall’estero. I fondi raccolti – fanno sapere fonti del governo – saranno utilizzati per la riparazione dei danni materiali. Il contributo statale sarà annunciato nei prossimi giorni al termine delle verifiche sui danni. Il governo prevede poi di rafforzare la vigilanza contro eventuali ‘sciacalli’ nelle zone colpite, dispiegando 19 pattuglie miste di Polizia, Vigili del Fuoco e Forze Armate. Altre misure aggiuntive, di sostegno alle popolazioni colpite, sono state annunciate dal Ministero delle Finanze. Nei prossimi giorni saranno poi annunciati i risarcimenti per le famiglie delle vittime. Inoltre, 180 ingegneri del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono già in loco per agevolare la conta dei danni, e domani li raggiungeranno altri 120. Il Ministero di Lavoro ha già messo a disposizione strutture per ospitare gli sfollati, mentre unità mobili di psicologi e assistenti sociali sono state allestite per l’assistenza alle persone coinvolte nei roghi o che hanno perso familiari e amici. Infine, la Regione dell’Attica ha creato un apposito centro di coordinamento per i soccorsi e il volontariato. I cittadini che vogliono offrire aiuto possono contattare il numero 0030-2104819.001

“E’ stata un’estate drammatica. Abbiamo assistito a un pezzo di penisola che ha bruciato continuamente. Ieri la Campania, col parco de Vesuvio: oggi l’Abruzzo con il parco della Majella. Interi ettari di territorio ormai sono inceneriti con conseguenze sull’ecosistema irrimediabili. Non ci stancheremo mai di chiedere un piano di cura del territorio e risorse vere per evitare la sparizione del patrimonio ambientale del nostro paese. E poi occorre la necessaria revisione di alcune delle leggi sbagliate che sono state fatte in questi anni. A partire da quell’accorpamento tra carabinieri e forestale che si e’ rivelato disastroso. E che oggi e’ sotto la lente di ingrandimento della Corte. Un consiglio a chi governa e alla Ministra Madia – che di bocciature da parte della Consulta ormai e’ esperta – : metta mano al decreto 177 del 2016 sulle competenze alla Forestale. Discutiamone in Parlamento senza tabu’, prima che sia troppo tardi. Quando le leggi sono sbagliate e’ dovere della politica cambiarle”. Lo dichiara in una nota il deputato di Mdp Arturo Scotto.

“L’Italia continua a bruciare, ad oggi sono 120.296 gli ettari di superficie andati a fuoco, pari al 251% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016 (47.926 ettari) e la causa, oltre all’eccessiva ondata di calore che ha colpito l’Italia, da ricercarsi in una errata politica di prevenzione da parte del Governo e delle Regioni. Una politica che ha causato finora la bellezza di due miliardi e mezzo di danni”. Lo scrive in una nota il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, che spiega: “Non ? un caso che le tre regioni maggiormente colpite siano la Sicilia (con 40.870 ettari), la Calabria (con 31.998 ettari) e la Campania (con 17.515 ettari): infatti in queste Regioni sono arrivati con estremo ritardo i Piani per la programmazione della attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi e le convenzioni con i Vigili del Fuoco”.

“L’Italia ha affrontato una situazione difficile: da inizio anno c’è stato un più 70% di incendi, con una media di oltre 1000 interventi al giorno”, lo ha detto ieri il ministro dell’Interno Marco Minniti che ha presieduto il Comitato nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica di Ferragosto. Minniti ha ringraziato la protezione civile e tutte le forze dell’ordine per il lavoro svolto a difesa del territorio, e ha ricordato che “alle Regioni spetta per legge la responsabilità primaria in questo campo e vogliamo farlo sempre più”. Ha osservato il responsabile del Viminale: “Gli incendi sono dovuti in parte da imperizia, in parte da negligenze comportamentali, come l’incendio nel Gran Sasso, in altri casi c’è un vero e proprio disegno criminale di singoli, in alcuni casi anche di volontari”. Ed ha aggiunto: “Abbiamo messo in campo oggi un elemento di maggiore controllo del territorio con la protezione civile e l’Arma dei carabinieri che faranno uso di nuove tecnologie”.

L’emergenza incendi non conosce tregua e non risparmia neanche le maggior aree di valore naturalistico, incluse quelle nella Rete Natura 2000. Non solo il Vesuvio, ma anche tante altre aree protette, nazionali e regionali, sono sotto la morsa degli incendi: dal Cilento e Vallo di Diano, al Gargano, dall’Alta Murgia alla Majella, dalla Sila al Pollino al Gran Sasso passando per la Riserva dello Zingaro in Sicilia, sono troppe le aree di pregio del centro-sud finite in balia di ecocriminali e piromani. Nel 2017 sono ben 24.677 gli ettari delle Zone di Protezione Speciale – ZPS (istituite in base alla direttiva Uccelli per tutelare l’avifauna e i loro habitat) bruciati dalle fiamme, 22.399 quelli dei Siti di Importanza Comunitaria – SIC (istituiti in base alla direttiva Habitat per preservare habitat e specie animali e vegetali minacciate presenti nel nostro Paese) andati in fumo e ben 21.204 gli ettari dei parchi e delle aree protette devastati dalle fiamme. Tenuto conto della parziale sovrapposizione delle tre tipologie, la superficie complessiva stimata colpita dai roghi ammonta a circa 35mila ettari, un danno ingente al paesaggio, al patrimonio di biodiversità con rischi per l’incolumità delle persone e dei beni. Tra le regioni più colpite Sicilia, Campania e Calabria.Sono questi i dati elaborati da Legambiente che ha voluto confrontare e analizzare i dati cartografici delle superfici percorse dal fuoco raccolti dalla Commissione europea con quanta parte della ‘natura protetta’ sia bruciata fino ad oggi in Italia, e il quadro che emerge è davvero preoccupante: quasi un terzo dell’intera superficie percorsa dal fuoco, tra il 1 gennaio e il 6 agosto 2017, ha interessato le aree di maggior valore naturalistico presenti in Italia e incluse nella rete Natura 2000, la rete europea a cui afferiscono i Siti di Importanza Comunitaria – SIC designati sulla base della direttiva Habitat e le Zone di Protezione Speciale – ZPS designate sulla base della direttiva Uccelli. Invece in tutta la Penisola la superficie complessiva bruciata, dall’inizio del 2017 fino al 10 agosto, ha superato quota 101mila ettari, più che raddoppiando quanto andato in fumo in tutto il 2016.“Il 2017 verrà ricordato, come lo furono il 2007 e il 1997, come un anno orribile per la devastazione prodotta dal fuoco che ha divorato anche gran parte del patrimonio naturalistico italiano – dichiara in un comunicato Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – Governo, Regioni, Comuni ed Enti parco assumano piena consapevolezza del danno enorme che deriva dall’arrivare impreparati alla stagione critica per il rischio incendi, ancor più oggi che i cambiamenti climatici stanno ulteriormente aggravando tale rischio. In particolare i diciassette anni trascorsi dalla pubblicazione delle legge 353 del 2000, che assegna competenze e ruoli per prevedere, prevenire e contrastare gli incendi boschivi, rappresentano un arco temporale tale da rendere inaccettabile questo disastro ambientale. Ognuno si assuma, dunque, le proprie responsabilità e assolva ai già troppi ritardi accumulati fino ad ora, prima che sia troppo tardi. Servono più prevenzione e controlli e una efficace politica di adattamento ai cambiamenti climatici”.Tornando ai dati elaborati da Legambiente, gli incendi nel 2017 hanno coinvolto in Italia 87 Siti di Importanza Comunitaria (principalmente in: 31 Sicilia, 24 Campania, 8 Calabria, 7 Puglia, 5 Lazio, 4 Liguria), 35 Zone di Protezione Speciale (10 Sicilia, 6 Campania, 5 Calabria, 5 Lazio, 3 Puglia, 1 Liguria) e 45 Parchi e Aree protette (12 Sicilia, 13 Campania, 5 Lazio, 4 Calabria, 4 Puglia, 1 Liguria), tra cui 9 Parchi nazionali, 15 Parchi regionali e 16 Riserve naturali. Le regioni che hanno perso il patrimoni maggiore sono: la Sicilia (con 11.817 ettari (ha) bruciati nei SIC, 8.610 nelle ZPS e 5.851 nelle Aree protette), la Campania (8.265 ha nei SIC, 4.681 nelle ZPS e 8.312 nelle Aree protette), la Calabria (666 ha nei SIC, 3.427 nelle ZPS e 3.419 nelle Aree protette), la Puglia (1.687 ha nei SIC, 1.535 nelle ZPS e 1.283 nelle Aree protette), il Lazio (173 ha nei SIC, 2.797 nelle ZPS e 847 nelle Aree protette) e la Liguria (1.083 ha nei SIC, 325 nelle ZPS e 300 nelle Aree protette). Legambiente ricorda che le Regioni sono le istituzioni che hanno la principale responsabilità per l’efficace ed efficiente gestione della rete Natura 2000, in questa emergenza incendi che ha devastato la Penisola e le aree di pregio naturalistico hanno dimostrato una grande impreparazione nel saper prevenire e mettere in sicurezza il prezioso patrimonio naturalistico dal rischio incendio.In questa emergenza incedi che ha colpito anche la natura protetta, oltre ai troppi e ingiustificati ritardi regionali e nazionali, ha pesato anche la burocrazia, la mancanza di un’efficace macchina organizzativa, di politiche di gestione forestale sostenibili come dimostra la situazione reale e il ritardo nell’aggiornamento dei piani AIB dei parchi e delle riserve naturali dello Stato. Allo stato attuale risultano 13 piani AIB vigenti, otto con l’iter non ancora concluso e due Parchi (Stelvio e quello del Cilento e Vallo di Diano) con il piano antincendi recentemente scaduto e da aggiornare.In particolare Legambiente ricorda che gli strumenti normativi che le aree protette hanno a disposizione sono il frutto della legge 353/2000 e prevedono che ogni area protetta nazionale, Parco o Riserva, si doti di un Piano antincendio boschivo. Il piano ogni tre anni viene redatto dall’area protetta e approvato dal ministero dell’Ambiente sentito il parere dell’ex Corpo forestale dello Stato. Il Piano Aib di ogni aree protetta farà parte del Piano Aib della regione di competenza che ha invece validità annuale. Per l’associazione ambientalista è fondamentale allineare queste scadenze predisponendo per tutti piani annuali. Altra questione da risolvere sono i tempi di approvazione dei Piani che sono troppo lunghi e con passaggi complicati. “Un piano che deve rispondere a fenomeni così variabili, perché legati al clima che cambia – spiega Ciafani – si deve approntare in un mese al massimo e a ridosso dell’inizio della stagione estiva in modo da utilizzare analisi e previsioni più credibili. Non può essere perciò più il meccanismo di predisposizione, approvazione e inserimento nel piano regionale come prevede attualmente la legge 353/2000. È una norma che risponde alle esigenze di una burocrazia cervellotica ma non alle esigenze di tutela dei boschi dagli incendi”.Altra questione riguarda il catasto delle aree percorse dal fuoco, che deve prevedere un aggiornamento automatico delle cartografie e dei vincoli a scala comunale. Per Legambiente non può dipendere dalla volontà di un comune la vigenza di un vincolo su un’area incendiata, ma deve essere imposto da una autorità che impone in automatico il vincolo e la sua cogenza. Infine visti i ritardi che si sono verificati, l’associazione ambientalista propone di ristrutturare quella rete di presidio locale garantito negli ultimi 20 anni dalle associazioni di volontariato.

Sono diminuite, rispetto ai giorni scorsi, le richieste di concorso aereo ricevute dal Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento della Protezione Civile da parte delle Regioni a supporto delle operazioni svolte dalle squadre di terra impegnate per lo spegnimento degli incedi boschivi. L’intervento degli equipaggi di Canadair ed elicotteri della flotta aerea dello Stato, coordinati dal Dipartimento, è stato richiesto, infatti, per 20 situazioni, meno della metà delle schede giunte giovedì scorso al COAU, giornata che finora ha fatto registrare il massimo delle domande in questo 2017. In particolare, delle 20 richieste di ieri 5 sono giunte dalla Calabria, 4 dalla Sicilia, 3 rispettivamente dalla Campania e dalla Sardegna e una ciascuna dalla Basilicata, dal Lazio, dalla Liguria, dalla Toscana e dall’Umbria.
Dal 15 giugno a ieri sono state 582 le richieste di concorso aereo della flotta di Stato giunte dalle Regioni al Dipartimento della Protezione civile: si tratta del picco massimo raggiunto nello stesso periodo negli ultimi dieci anni. Nel 2007, anno particolarmente impegnativo nella lotta agli incendi boschivi, le domande erano state 350.

“Dopo giorni e tante ore infernali, il Vesuvio continua a bruciare. E’ chiaro che siamo davanti ad una emergenza nazionale che richiama alla responsabilita’ intera filiera politica-istituzionale del nostro paese. FATE PRESTO gridiamo, un grido che diventa ancora piu’ forte se dopo 24 ore le fiamme e il fumo continuano ad avvolgere senza sosta il vulcano piu’ famoso del mondo”. Cosi’ in una nota, Michele Buonomo presidente Legambiente Campania sull’incendio che continua a colpire il Vesuvio ed i paese dell’area vesuviana. “Fate presto perche’ ora e’ il momento di una mobilitazione civile da parte di tutte le istituzioni – ha aggiunto – e’ necessario un fronte di civilta’ comune perche’ siamo davanti ad una mattanza ambientale dalle enormi proporzioni i cui danni sono incalcolabili e inestimabile. Ripetiamo ancora una volta Fate presto”.

“L’Italia brucia con le precipitazioni in calo del 53% e le temperature massime superiori di 3,2 gradi rispetto alla media di riferimento a giugno che creano un mix esplosivo per la diffusione degli incendi troppo spesso opera di piromani e azioni criminali”. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr nel ricordare che “la primavera era risultata la terza piu’ asciutta dal 1800 con precipitazioni in calo del 48%”. Le fiamme, sottolinea la Coldiretti, “hanno gia’ distrutto migliaia di ettari di boschi e campi coltivati, ma anche provocato la morte di animali e costretto all’abbandono stalle e abitazioni, dalla Sicilia alla Calabria, dalla Toscana al Lazio, dalla Campania alla Sardegna”. Gli incendi “provocano danni incalcolabili dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversita’ (distrutte piante e uccisi animali) e alla distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del paese e concorrono ad assorbire l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici”. Ogni ettaro di macchia mediterranea, precisa l’associazione agricola, “e’ popolato in media da 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili, ma anche da una grande varieta’ di vegetali che a seguito degli incendi sono andate perse”.

La campagna estiva anti-incendi boschivi è iniziata il 15 giugno e al 15 agosto si contano 589 richieste di intervento da parte delle regioni pervenute al Centro Operativo Aereo Unificato (Coau) del Dipartimento della Protezione civile. Si tratta di operazioni svolte dai mezzi della flotta aerea dello Stato a supporto delle attività messe in campo dalle squadre a terra e dai velivoli antincendio locali. Leggermente in diminuzione rispetto al 2015, quando le richieste erano state 607. Nel dato di quest’anno sono comprese 12 richieste di intervento all’estero (Cipro, Francia e Portogallo). Sul territorio nazionale la flotta aerea dello Stato ha volato per 2.909 ore, effettuando oltre 15mila lanci di acqua e liquido ritardante ed estinguente. (immagine: www.protezionecivile.gov.it)