Damiano Palano in questo suo illuminato saggio pone l’accento sulla trasformazione che hanno subito i partiti, oggi considerati poco piu’ che consorterie e agglomerati di interessi piu’ o meno leciti, non capaci di rappresentare istanze pubbliche e interessi legittimi. La realtà é che, ‘travolti dall’onda della personalizzazione della politica e dai ritmi della società dello spettacolo, i partiti hanno ormai modificato il loro volto e sono irrimediabilmente distanti dalle macchine politiche novecentesche, istituzioni di grande efficienza burocratica e soprattutto in grado di fornire una rappresentazione di interessi collettivi nella quale i singoli potessero riconoscersi e avere una identità sociale e una voce’. L’autore affronta la tesi del ‘partito liquido’, destrutturato e che si confronta con il web e con i suoi abitanti, ma pone l’attenzione anche su altri aspetti della crisi che la politica affronta, e in particolare la disaffezione crescente nei confronti dell’istituto democratico, sempre piu’ una ‘democrazia dello spettacolo’ o una ‘democrazia del pubblico’, che soggiace alla narrazione, ai personalismi, allo storytelling, ai meccanismi della fascinazione e del carisma. Tutti elementi che giocano contro il ruolo rigido dei partiti cosi come li abbiamo conosciuti e oggi non piu’ in grado di rappresentare le dinamiche sociali e politiche di una società. Siamo in quella che Colin Crouch definì ‘postdemocrazia’, con una massa di cittadini che svolge un ruolo passivo..’. Tutto questo per dire che la crisi della democrazia é anche e soprattutto una crisi dei partiti, e che le alternative all’una e agli altri sono ben poco raccomandabili, sebbene nella consapevolezza della necessità di una loro rivisitazione, se davvero si vuole porre un argine ai populismi da una parte e all’antipolitica dall’altra.
Damiano Palano insegna Scienza Politica e Storia del pensiero politico presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociali dell’Università cattolica del Sacro Cuore.