Manchester United

Il Manchester United batte l’Ajax 2-0 e si aggiudica la sua prima Europa League, già Coppa Uefa, unico trofeo europeo che mancava in bacheca. Per Mourinho è il terzo trofeo stagionale dopo Community Shield e Coppa di Lega inglese. Alla Friends Arena di Stoccolma, si comincia con un minuto di silenzio per le vittime dell’attentato al concerto di lunedì scorso, mentre un lungo applauso del pubblico sostiene la città colpita dal terrorismo. Al 18’ ecco il gol di Pogba, il cui tiro dal limite viene deviato dal difensore Sanchez, che inganna Onana. Al 3’ della ripresa, arriva il 2-0. A segnare è Mkhitaryan che raccoglie in acrobazia sotto porta una deviazione di Smalling.

A scelta, per una cosa di queste, si può piangere o ridere. E’ una vecchia storia, quella di chi vince con arroganza e senza rispetto per l’avversario e che poi, da perdente, elemosina un atteggiamento di sportività, di rispetto e di basso profilo. Lui é José Mário dos Santos Mourinho Félix, noto semplicemente come José Mourinho, un allenatore di calcio ed ex calciatore portoghese, oggi tecnico del Manchester United, uno dei mister piu’ vincenti degli ultimi anni, uno dei pochi ad aver vinto in quattro diversi campionati europei. Noto anche per la sua guasconeria arrogante e per la sua presunzione, al punto da essere additato come uno dei tecnici più fastidiosi e antipatici. Uno che sulle proprie vittorie ci sguazza e che non si è mai preoccupato di umiliare ed offendere i propri avversari, una volta sconfitti. Alcune sue esternazioni sono rimaste negli archivi di cronaca per supponenza e arroganza. Il 21 giugno 2012 in una intervista alla Gazzetta dello Sport: “Sarei un mediocre? Rispetto le opinioni di tutti, anche quelle di Zeman. Scusi, ma dove gioca questo Zeman? Lo cercherò su Google”. E prima ancora il 10 luglio 2004, in una conferenza di presentazione al Chelsea: “Vi prego di non chiamarmi arrogante, ma sono campione d’Europa e credo di essere speciale. Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto: una bella sedia blu, una Champions League, Dio, e dopo Dio, io”. Un’altra sua chicca, storica, quella del 3 marzo 2009 (dopo un rigore concesso all’Inter contro la Roma): “A me non piace la prostituzione intellettuale, a me piace l’onestà intellettuale. Mi sembra che negli ultimi giorni ci sia una grandissima manipolazione intellettuale, un grande lavoro organizzato per cambiare l’opinione pubblica per un mondo che non è il mio. Negli ultimi due giorni non si è parlato della Roma che ha grandissimi giocatori, ma che finirà la stagione con zero titoli. Non si è parlato del Milan che ha 11 punti meno di noi e chiuderà la stagione con zero titoli. Non si è parlato della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali”. Per finire con un’altra boutade di ‘grande eleganza’, del 3 ottobre 2015, da allenatore del Chelsea: “Se la società vuole cacciarmi, deve farlo, perché io non scappo. Vincere il titolo adesso è molto difficile perché la distanza è tanta, ma sono convinto che finiremo fra le prime quattro. È un momento cruciale nella storia del club perché se mi esonerano, cacciano il miglior allenatore che questa società abbia mai avuto”. Ora accade che questo galantuomo, oggi alla guida del Manchester United, dopo una cocente sconfitta contro il Chelsea di Antonio Conte, gli si avvicini per lamentarsi “dopo una vittoria per 4 a zero non si esulta in questo modo, non dovevi umiliarci cosi’”. E adesso, a scelta, sorridiamo o piangiamo, nella speranza che la sconfitta porti a Mourinho saggezza, stile, e rispetto per l’avversario, sempre e comunque.