Pippo Fava

“Sono trascorsi quarant’anni dal vile assassinio per mano mafiosa di Giuseppe Fava, giornalista che ha messo la sua passione civile al servizio della gente e della Sicilia, impegnato nella battaglia per liberarla dal giogo della criminalità e dalla rete di collusioni che consente di perpetuarlo. La mafia lo uccise per le sue denunce, per la capacità di scuotere le coscienze, come fece con tanti che, con coraggio, si ribellarono al dominio della violenza e della sopraffazione e dei quali è doveroso fare memoria”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a 40 anni dall’assassinio di Fava. “Fava – rimarca il Capo dello Stato – ha fatto del giornalismo uno strumento di irrinunciabile libertà. L’indipendenza dell’informazione e la salvaguardia del suo pluralismo sono condizione e strumento della libertà di tutti, pietra angolare di una società sana e di una democrazia viva. Un impegno e un sacrificio a cui la Repubblica rende omaggio”.

Ricorre oggi il 33^ anniversario dell’omicidio del giornalista e scrittore Giuseppe Fava, che venne ucciso la sera del 5 gennaio 1984 davanti all’ingresso del teatro Stabile di Catania. Aveva parcheggiato la sua Renault 5 e stava per aprire la portiera quando un killer sparo’ attraverso il finestrino: cinque proiettili calibro 7,65 lo raggiunsero al collo e alla nuca. Un delitto di mafia, commissionato per fare tacere una voce libera. A Catania era diventato un giornalista scomodo, ed attraverso i “Siciliani”, mensile da lui fondato appena un anno prima, nel gennaio dell’83, conduceva numerose e scottanti inchieste contro l’intreccio mafia, affari e politica. Per l’uccisione di Giuseppe Fava la prima Corte d’Assise di Catania ha condannato il boss Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, ritenendoli mandanti, e Marcello D’Agata, Francesco Giammuso e Vincenzo Santapaola, come organizzatori ed esecutori dell’omicidio. La Corte d’appello di Catania ha poi confermato le condanne all’ergastolo per Nitto Santapaola e Aldo Ercolano, mentre ha assolto D’Agata, Giammuso e Vincenzo Santapaola che in primo grado erano stati condannati all’ergastolo come esecutori dell’omicidio. Sentenza che e’ stata confermata in Cassazione nel mese di novembre del 2003.