Putin

Che in ogni guerra la verità fosse la prima vittima lo sappiamo da sempre. Aveva ragione Eschilo. Oggi possiamo dirlo ancora con maggiore cognizione di causa. Le attività di propaganda e di disinformazione in questo conflitto russo-ucraino non conoscono sosta perché si ha la consapevolezza che gran parte dell’esito di questa guerra dipenda da come verrà raccontata, dalla capacità di condizionamento che verrà esercitata sugli alleati più o meno palesi, dall’influenza e dalle pressioni che agiranno sull’opinione pubblica mondiale e, quindi, sui governi. Inutile negare, in tal senso, il ruolo nevralgico della tecnologia digitale nelle attuali dinamiche del conflitto, soprattutto come strumento per attacchi informatici e per amplificare gli effetti negativi dell’opera di disinformazione. Una specie di inedito cyber-conflitto dalle complesse dinamiche e dagli effetti incontrollabili. Le notizie che giungono in tempo reale dal teatro di guerra, l’impatto del virtuale sul conflitto, offrono un quadro che va interpretato ed è in questi spazi che si innesta il dibattito sulle ragioni e sui torti, sugli eccessi, le responsabilità e le colpe di un fronte sull’altro. In questo contesto proliferano, senza alcuna forma di controllo, campagne di disinformazione per quella che in molti hanno definito la prima guerra di Internet con l’avvento dell’era dei social media, proprio per evidenziare l’impatto che il virtuale sta assumendo sull’evoluzione del conflitto. Putin da una parte e Zelensky dall’altra, a contendersi i favori dei social media. In tutto questo, il controllo delle informazioni da parte del Cremlino e la chiusura di emittenti nazionali indipendenti, cosi come la sospensione dei servizi giornalistici resi dalla stampa internazionale. La libera stampa si conferma non solo come l’elemento che, più di altri, connota uno Stato, il suo livello di libertà e di democrazia, ma anche come lo strumento grazie al quale un governo può condizionare in un senso o nell’altro, il dibattito e il confronto tra i vari attori e la formazione di una pubblica opinione.

Democrazia, sicurezza internazionale, adesione ai valori di libertà e di progresso sociale. Sono gli obiettivi consolidati in due paesi, la Finlandia e la Svezia che si apprestano ad avviare le procedure utili per un loro ingresso nella Nato. Nessuna paura di Putin e di Mosca per le due donne che guidano questi due paesi: la prima é Sanna Marin, 36 anni, premier dal piglio deciso e con le idee chiare. L’obiettivo dell’adesione all’Alleanza Atlantica diventa in questi giorni ancora più strategico, soprattutto se si considera la vicinanza con Mosca e la guerra che si combatte in Ucraina proprio per definire i confini e allontanare lo spauracchio della Nato dalle mire egemoniche dello zar Vladimir. La premier finlandese tra qualche giorno presenterà al Parlamento la relazione per votare l’ingresso nell’Alleanza. Addio, quindi, alla storica neutralità per il Paese che dista dalla Russia solo 1300 chilometri. Stesso sogno nutre la Svezia guidata da un’altra donna, Magdalena Andersson, anch’essa socialdemocratica, che potrebbe entrare nella Nato negli stessi tempi della Finlandia, una terra che, lo ricordiamo, ha vinto per il quinto anno consecutivo la classifica di Paese più felice del mondo: é il World Happiness Report 2022, sponsorizzato dalle Nazioni Unite, e stilato sulla base di dati diversi come il Pil, il livello di solidarietà, la libertà individuale, la salute e il tasso di corruzione. Evidentemente, nessuna paura che un accesso nella Nato possa mutare il benessere, la pienezza di vita e la felicità cosi a duro prezzo raggiunte.

“Al crescente isolamento del Presidente Putin, dobbiamo opporre l’unità della comunità internazionale. L’Ucraina ha il diritto di essere sicura, libera, democratica. L’Italia – il Governo, il Parlamento, e tutti i cittadini – sono con voi, Presidente Zelensky”. Lo ha affermato il premier Mario Draghi, chiudendo il suo intervento in Aula alla Camera dopo le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. “Le sanzioni che abbiamo concordato insieme ai nostri partner europei e del G7 hanno l’obiettivo di indurre il Governo russo a cessare le ostilità e a sedersi con serietà, soprattutto con sincerità, al tavolo dei negoziati. Davanti alla Russia che ci voleva divisi, ci siamo mostrati uniti – come Unione Europea e come Alleanza Atlantica’ – ha aggiunto il premier. ‘Finora, queste sanzioni hanno colpito duramente l’economia e i mercati finanziari della Russia, e i patrimoni personali delle persone più vicine al Presidente Putin. In Italia abbiamo congelato beni per oltre ottocento milioni di euro agli oligarchi colpiti dai provvedimenti dell’Unione Europea”.

L’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe sovietiche e l’attacco militare scandito dalle bombe contro Kiev sono il frutto di una visione imperialista da parte di Putin ma anche, purtroppo, la conseguenza della debolezza della diplomazia internazionale e di quella politico-militare della Nato e della Ue. Si sta giocando una partita a scacchi e lo zar Wladimir può contare sulle paure degli Usa e sulla contraddittoria strategia dell’Unione Europea che stavolta sembra parlare una sola voce ma risulta inoffensiva e scarsamente credibile. La minaccia di sanzione economiche Putin l’aveva messa nel conto e ha attaccato l’Ucraina nella consapevolezza che sarebbero puntualmente arrivate. Evidentemente non sono bastate e non basteranno a fargli cambiare idea e piani. L’obiettivo é quello di annettere l’Ucraina e di non avere il fiato sul collo di un paese democratico e filo-Nato confinante con Mosca. Tutto il resto e relativo e variabile. I calcoli sono stati fatti e, evidentemente, i benefici sono, al momento, maggiori delle eventuali perdite. L’Unione Europea, l’Onu, gli Usa si facciano un esame di coscienza. Si interroghino su tutto ciò che é stato fatto per scongiurare una guerra ‘telefonata’, di cui si conoscevano persino i tempi e le modalità di avvio. Si chiedano di quali strumenti dispongano per invertire una rotta che sembra esiziale. Le conseguenze di questo conflitto possono essere tremende e coinvolgere tutto il mondo. Come una pandemia. Peggio di una pandemia e con molti più morti.

Il presidente della FIFA, Gianni Infantino, ha dichiarato giovedì che la Russia è “assolutamente pronta” ad ospitare la Coppa del Mondo e ha ringraziato il presidente Vladimir Putin per il suo impegno. Infantino ha incontrato Putin a Sochi sul Mar Nero, mentre la Russia corre contro il tempo per dare il tocco finale ai preparativi per il torneo in programma dal 14 giugno al 15 luglio. La prima Coppa del Mondo disputata nell’Europa orientale sarà la più costosa di sempre e si scontrerà con le tensioni accese tra Russia e Occidente. Inoltre è stata oscurata dai ritardi nella costruzione degli stadi e dai timori per il tifo violento e il razzismo negli stadi. Infantino ha elogiato i preparativi della Russia e ha detto che il torneo sarà il migliore mai organizzato. “Stai lavorando per rendere questa Coppa del Mondo la migliore Coppa del Mondo di sempre”, ha detto Infantino a Putin durante un incontro televisivo. “Il feedback di tutti i nostri esperti della FIFA è estremamente positivo. E questo dimostra che la Russia è assolutamente pronta ad ospitare il Mondo per celebrare un’estate di festeggiamenti qui in questo bellissimo paese”, ha dichiarato ancora Infantino. Putin e il presidente della FIFA hanno iniziato la giornata posando per le telecamere e ottenendo le tessere di identificazione dei fan rilasciate dalle autorità russe ai sostenitori che hanno superato un controllo di sicurezza richiesto. I due hanno poi visitato il Fisht Stadium di Sochi, sede dei Giochi olimpici invernali del 2014, e hanno incontrato i leader delle regioni in cui verranno giocate le partite.

Vladimir Putin nella sua versione di presidente sollecita i russi ad andare a votare domenica alle elezioni presidenziali per uno degli otto candidati in lizza, elezioni in cui, a fronte di una sua vittoria certa, l’affluenza alle urne rischia di non essere quella auspicata dal Cremlino per consolidare la legittimità del presidente al suo quarto mandato. Indifferenza per la politica, risultato noto in anticipo oltre all’appello dell’oppositore Aleksei Navalny allo sciopero del voto potrebbero infatti scoraggiare i russi dal votare. “E’ la volontà dei russi, la volontà di ogni cittadino russo, a determinare quale sarà la strada che prenderà il nostro paese”, ha dichiarato Putin in un appello video trasmesso dalle televisioni ieri sera in cui sottolinea che chi non vota, “chi evita di decidere personalmente come adempiere alla sua libertà di scegliere il futuro della nostra amata e grande Russia”, deve sapere che “le scelte saranno fatte senza tenere a conto la sua opinione”. I russi sono l'”unica fonte di potere” del paese, ha aggiunto ricalcando la narrativa in cui il capo assoluto si identifica con il popolo. “Noi russi abbiamo sempre scelto da soli il loro destino, abbiamo sempre fatto le cose seguendo la nostra coscienza, la nostra idea di verità e giustizia e ci ha sempre indirizzato il nostro amore per la madrepatria. E’ il nostro carattere nazionale riconosciuto in tutto il mondo”, ha concluso.

Silvio Berlusconi, riferiscono fonti azzurre, volerà nelle prossime ore in Russia per festeggiare il compleanno di Vladimir Putin, che domani compierà 65 anni. Una visita privata, per celebrare con il presidente della Federazione russa i due compleanni ravvicinati (il Cav ne ha fatti 81 lo scorso 29 settembre). L’ennesimo incontro di un rapporto di amicizia duraturo tra politica e affari, iniziato ai tempi del G8 di Genova, nel luglio del 2001, e consolidatosi l’anno successivo a Pratica di mare, in occasione della firma del trattato Nato-Russia a maggio. Non si sa se Berlusconi e il leader del Cremlino si vedranno a Mosca per poi proseguire a Sochi, la dacia presidenziale e da sempre buen retiro ‘dell’amico Vladimir’. Per molti azzurri la trasferta russa di Berlusconi sarà anche l’occasione per lanciare un messaggio politico a Matteo Salvini, anche lui filo-putiniano, per rivendicare la leadership di centrodestra: della serie, sono io il leader italiano che parla a tu per tu con lo zar. In quasi 16 anni i due leader si sono visti varie volte a Villa La Certosa in Sardegna e nella Dacia russa sulle rive del Mar Nero, a parlare di affari e politica. E non sono mai mancate telefonate, messaggi, regali, pubblici attestati di stima reciproca.

Mosca ha il diritto di ridurre ulteriormente il numero dei diplomatici americani in Russia, anche se per il momento non lo farà. E’ quanto ha detto il presidente russo Vladimir Putin, parlando con i giornalisti al termine del vertice dei Brics a Xiamen, in Cina. “Se parliamo in termini di piena parità, non ci dovrebbero essere 455 diplomatici americani a Mosca, ma piuttosto 155 in meno – ha chiarito il presidente, riferendosi al fatto che dei 455 diplomatici russi rimasti negli Stati Uniti, 155 sono accreditati alle Nazioni Unite – Così, ci riserviamo il diritto di prendere una decisione anche sul numero dei diplomatici americani, ma al momento non lo faremo. Terremo gli occhi aperti su come la situazione si sviluppa ulteriormente”. Secondo Putin, è nel diritto degli americani di ridurre il personale nelle missioni diplomatiche russe, “ma quello che c’è di diverso in questo caso è che stato fatto in un modo incivile e questo non mette i nostri partner americani in buona luce”. “E’ difficile – ha continuato nella sua reprimenda contro Washington e, pur senza nominarlo, contro Donald Trump – avere un dialogo con chi confonde l’Austria con l’Australia. Non c’è niente che possiamo fare al momento, questo è il livello di cultura politica di una certa parte dell’establishment americano”.

Putin ha annunciato l’espulsione di 755 diplomatici americani. Il presidente lo ha detto in un’intervista esclusiva con il canale televisivo Rossiya 1. Un’azione “causata delle politiche di Washington”, e presa dopo che “gli Usa hanno fatto una mossa che non è stata provocata da niente, solo per peggiorare le relazioni russo-statunitensi”, ha detto Putin riferendosi alle recenti sanzioni Usa contro Mosca.
Il Dipartimento di Stato americano intanto ha espresso il suo rammarico per la decisione di Mosca di tagliare la presenza diplomatica statunitense in Russia aggiungendo di pensare che sia valutata la possibile risposta a questo passo.

“Abbiamo negoziato un cessate il fuoco per alcune parti della Siria che salverà delle vite. Adesso è il momento di andare avanti e lavorare in modo costruttivo con la Russia!”. Lo scrive su Twitter il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che a margine del G20 di Amburgo ha avuto venerdì un incontro con l’omologo russo Vladimir Putin. I due hanno trovato l’accordo per una tregua nel sudovest della Siria, entrata in vigore oggi.