“Con un bel titolo il suo giornale mi ha definito come il Mefistofele del potere. Intendiamoci: non protesto ne’ smentisco perche’, vista la rappresentazione che si fa ogni giorno di me – una sorta di Malacoda della politica – trovarmi a vestire i panni di Mefistofele, il simbolo della lotta tra Dio e il demonio e della battaglia dei vizi e delle virtu’ rappresenta un indubbio avanzamento”. Così scrive Denis Verdini, senatore e leader di Ala, in una lettera inviata al quotidiano Repubblica. “Mi chiedo pero’, io che ho la pellaccia dura che finora ha retto ogni colpo – continua Verdini- cosa sia oggi la politica nell’immaginario collettivo”.
E prosegue: “Una consorteria di lestofanti che nascondono i loro interessi dietro una falsa vetrina di intenzioni virtuose. Cosi’ come, di riflesso, le istituzioni finiscono per incarnare la decadenza dei costumi dietro la maschera paludata del bene pubblico”.
Osserva il senatore nella lettera indirizzata al giornale: “Ma non tutto e’ marcio in questa Danimarca. Lasciatelo dire a mister Wolf, al facilitatore, al politicante delle porte girevoli. E anche al Mefistofele perseguitato dalla leggenda del beccaio, termine un po’ truce che significa macellaio o boia oppure chirurgo. O, evidentemente, Verdini”.
“Caro direttore, – prosegue il leader di Ala in uno dei passaggi della lettera – nonostante questo, l’articolo di Filippo Ceccarelli mi ha sinceramente lusingato, perché, partendo da me è salito fino a Hobbes, a Guicciardini e poi al sommo Dante, alla Divina Commedia, omettendo però di svelare in quale Cantica dovrei comparire”.
E aggiunge: “Arrivando da Firenze, la città che spande il maledetto fiore, penso che il mio posto lo immagini direttamente all’Inferno, e non eccepisco. Anzi. Di me si può dire e si è detto di tutto: che sono abile nell’arte del calcoli (ma non dell’indifferenza), e che il fine giustifica i mezzi. Tutto vero: ma non fino a teorizzare che per il mio tornaconto potrei votare sia lo ius soli che la tratta degli schiavi. No, questo mai, perche’ anche la politica deve avere un’anima”. Conclude Verdini:”Io potrei finire in ogni girone infernale, scegliete voi, in tutti meno che nella bolgia degli ipocriti”.