Tiziano Renzi

“C’è un assedio continuo. Tutti i giorni. Anche alla mia vita privata. Ma io non sono nessuno. Non sono mai entrato nemmeno in politica”. Così Tiziano Renzi, intervistato dal Corriere della Sera sul suo coinvolgimento nell’inchiesta Consip, in cui è indagato per traffico di influenze illecite. “Scrivete cose che non esistono”, continua il padre dell’ex presidente del consiglio Matteo Renzi, “Uno si incontra per lavoro a Fiumicino con un possibile fornitore e che esce fuori? L’incontro segreto! L’uomo del mistero!”. Sull’incontro nell’area riservata dell’aeroporto, Tiziano Renzi spiega che “era un incontro di lavoro” e che il suo interlocutore “Si chiama Comparetto. Lo sa chi è? È il terzo gestore postale del Paese. La sua azienda, la Fulmine Group, riunisce 250 operatori del settore. Non è proprio un mister X”. Con lui, continua, ha parlato “di la-vo-ro. Io mi occupo anche di spedizioni porta-a porta. Lui è un mio interlocutore. Ma voi vedete il male ovunque».

‘Se mio padre e’ colpevole, per lui una pena doppia’. E’ una frase ad effetto, sicuramente, quella di Matteo Renzi. Il senso e’ chiaro: la responsabilita’ di un politico e’ maggiore rispetto a quella di un cittadino semplice, ma cio’ che in questo Paese manca e’ l’effettivita’ della pena: vieni condannato, dopo tre gradi di giudizio a 6 anni di reclusione? Uscirai dal carcere esattamente dopo sei anni. La tua rieducazione avverra’ li’ dentro. Perche’ esistono anche le vittime del reato. Non solo i suoi autori.

Concorso in traffico di influenze. E’ il reato contestato a Tiziano Renzi, padre dell’ex presidente del consiglio Matteo, indagato dalla procura di Roma nell’inchiesta sugli appalti in Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione. I carabinieri gli hanno notificato nel comune di residenza, a Scandicci, in Toscana, un invito a comparire convocandolo a piazzale Clodio per l’interrogatorio. Il reato di traffico di influenze, contestato a Tiziano Renzi in concorso con altri, e’ stato introdotto nel codice penale nel 2012. Mira a colpire anche il mediatore di un accordo corruttivo al fine di prevenire la corruzione stessa. “Ammetto la mia ignoranza ma prima di stamattina – ha commentato Tiziano Renzi – neanche conoscevo l’esistenza del reato di traffico di influenze che comunque non ho commesso essendo la mia condotta assolutamente trasparente come i magistrati – cui va tutto il mio rispetto – potranno verificare”. Il procedimento all’attenzione dei pm e’ uno stralcio dell’inchiesta avviata a Napoli e inviata a Roma per competenza territoriale. Nell’inchiesta risultano indagati anche il ministro Luca Lotti, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette e il comandante della Legione Toscana dei carabinieri, il generale Emanuele Saltalamacchia. Nei loro confronti la Procura contesta i reati di rivelazione del segreto d’ufficio e favoreggiamento. “Ci è stato notificato l’invito a presentarsi senza descrizione del fatto. Non si riesce a immaginare cosa possa essere. Prenderemo contatto con i pubblici ministeri per farci dare delle indicazioni un pochino più specifiche e all’esito sicuramente saremo a rispondere all’interrogatorio. Date non ce ne sono”. Così l’avvocato Federico Bagattini, interpellato in merito all’indagine in cui risulta coinvolto il suo assistito Tiziano Renzi.