violenza

Nella ricorrenza del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – l’Università degli Studi di Palermo organizza, in collaborazione con la Polizia di Stato – Questura di Palermo, quattro giornate dedicate a questo tema con la finalità di “sensibilizzare gli studenti su un problema, quello della violenza sulle donne, che investe così prepotentemente la società civile contemporanea”. Il percorso di presa di coscienza dell’universo femminile prende il via oggi, alle 14, nell’Aula Magna dell’Edificio 15 con l’incontro ”Educazione e comunità. La donna come capro espiatorio”. A introdurre l’iniziativa i saluti istituzionali del Rettore, Fabrizio Micari, del Questore di Palermo, Renato Cortese, della Direttrice del Dipartimento Culture e Società, Maria Concetta Di Natale, della Presidente Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio. Intervengono Licia Adalgisa Callari, Gioacchino Lavanco e Cinzia Novara (Università di Palermo) e della giornalista Fernanda Di Monte.
Domani 23 novembre, alle 14, nell’Aula Magna dell’Edificio 15 incontro sul tema ”Teatro ed emozioni – Donna, ambiguo malanno” con gli interventi di Filippo Amoroso, Università di Palermo, e di Gianfranco Perriera, regista e autore teatrale. Leggono i brani Elena Pistillo e Sabrina Recupero. ”Violenza e diritti – Woman is the Nigger of the World” è il tema del terzo incontro in programma venerdì 24 novembre, alle 8, nell’Aula Magna dell’Edificio 12 con gli interventi di Alessandra Dino, Università di Palermo, Mirella Agliastro, Corte di Cassazione, Maria Grazia Patronaggio, Associazione Onlus Le Onde Palermo, Giorgia Righi, Procura della Repubblica Palermo, Rosaria Maida, Questura di Palermo e di Pamela Villoresi, attrice.
A concludere l’iniziativa la Premiazione del concorso di scrittura per il teatro ”Donna vittima perfetta”, sabato 25 novembre, alle 17, nell’Auditorium Rai con il coordinamento di Fernanda Di Monte, giornalista i saluti di Fabrizio Micari, Rettore Università di Palermo, Renato Cortese, Questore di Palermo, Maria Concetta Di Natale, Direttrice Dip. Culture e Società e Salvatore Cusimano, Rai. Intervengono Licia Adalgisa Callari, Università di Palermo e Gianfranco Perriera, regista e autore teatrale. Leggono i testi Roberto Burgio, Elena Pistillo, Sabrina Recupero. Premia Pamela Villoresi.

‘E’ un bollettino di guerra. Gli episodi di violenza maschile contro le donne si ripetono giorno dopo giorno. Stupri e femminicidi hanno ormai raggiunto numeri impressionanti”. Così Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, denuncia in una nota l’escalation della violenza sulle donne, invocando “una grande operazione culturale, che convinca gli uomini, ma anche molte donne, che lo stereotipo della loro debolezza congenita e del dominio maschile deve saltare. Molte, che questo modello culturale hanno rifiutato, hanno pagato un prezzo troppo alto. Ma insieme, come è successo con le manifestazioni mondiali dello scorso 8 marzo, un mondo nuovo e migliore possiamo davvero costruirlo”. “Si calcola che gli stupri, e parliamo di quelli denunciati, perché in molti casi la vittima non denuncia il suo aggressore, soprattutto se si tratta di un familiare, siano quasi 11 al giorno – ricorda Chiavacci – Quasi 7 milioni di donne hanno vissuto una qualche forma di violenza, dallo stalking all’insulto verbale, fino alla violenza sessuale vera e propria subita, secondo l’Istat, da un milione e 157mila donne. Ma i numeri reali sarebbero molto maggiori, con una parte considerevole di ‘sommerso’. Pensiamo soltanto a quante bambine tengono nascosta la violenza per un senso di ‘vergogna’. Altissimo – sottolinea la presidente Arci – anche il numero dei femminicidi: uno ogni tre giorni, 120 nel 2016, per lo più perpetrati da chi con la vittima ha un legame sentimentale o sessuale”. “Molto scalpore giustamente suscitato le violenze di questi giorni a Rimini, di cui i colpevoli presunti sarebbero stranieri. Questo – osserva – ha immediatamente dato adito alle più vili strumentalizzazioni, per cui il problema principale non sarebbe più il reato commesso ai danni di una donna ma la nazionalità presunta di chi l’ha commesso. A uccidere sono soprattutto italiani, e a essere uccise sono anche donne straniere: lo ripetiamo per chi, anche su episodi così dolorosi – conclude – vuole fare della speculazione politica.

Papa Francesco condanna nuovamente “la violenza cieca, offesa gravissima per il Creatore”. Lo si legge nel telegramma di cordoglio per le vittime dell’attentato terroristico avvenuto ieri a Barcellona, inviato a nome del Pontefice dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin all’arcivescovo di Barcellona, cardinale Juan José Omella y Omella.

Nessuno sconto, nessun finto buonismo per i 3 criminali che hanno violentato la ragazza di 14 anni a Trieste. Delinquenti che non meritano nulla, solamente la castrazione chimica e l’immediata espulsione dal nostro Paese”. Lo afferma il capogruppo della Lega alla Camera Massimiliano Fedriga. “Siamo giunti al colmo – osserva – e la principale responsabilita’ di tali fatti incresciosi risiede nella vergognosa politica del Pd che ha permesso a questa gente di entrare e fare i porci comodi, senza il minimo rispetto dell’altro e di ogni base sociale. Un disastro che ha delle responsabilita’ politiche ben precise. Chi ha permesso e favorito l’ingresso incontrollato di questa gente, chi ha voluto la cosiddetta ‘accoglienza diffusa’, permettendo a queste persone di girare liberamente sul territorio senza alcun tipo di controllo, oggi deve solamente chieder scusa, dimettersi e andare a casa. Non ci sono piu’ parole. E’ giusto che i responsabili paghino mettendoci la faccia e non con le solite frasi di circostanza. Serve un cambio di rotta radicale”, conclude.

Papa Francesco torna a lanciare, dal balcone di piazza San Pietro, il suo appello per il Venezuela. “Esprimo la mia vicinanza alle famiglie che hanno perso i loro figli nelle manifestazioni di piazza – ha detto dopo l’Angelus – Faccio appello affinché si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi. Nostra Signora di Coromoto interceda per il Venezuela”. Bergoglio ha poi chiesto di pregare tutti “nostra Signora di Comoroto per il Venezuela” recitando l’Ave Maria. “Il 5 luglio ricorrerà la festa dell’indipendenza del Venezuela. Assicuro la mia preghiera per questa cara Nazione”, ha aggiunto.Non è la prima volta che il pontefice tocca l’argomento. Lo scorso ottobre Francesco aveva ricevuto in forma privata il presidente Maduro, “nel quadro della preoccupante situazione di crisi politica, sociale ed economica che il Paese sta attraversando e che si ripercuote pesantemente sulla vita quotidiana dell’intera popolazione”, spiegò il Vaticano.

“La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese”. Le parole di Debora Serracchiani continuano a suscitare polemiche. La governatrice del Friuli Venezia Giulia aveva commentato così, mercoledì 10 maggio, il tentativo di stupro subito da una minorenne a Trieste da parte di un cittadino iracheno richiedente asilo. La protesta è subito montata sul web e sulla questione hanno preso posizione anche esponenti del mondo della politica e della cultura, al punto che ieri l’esponente Pd ha cercato di rimediare con un tweet: “Non esistono stupri di serie a o serie b. Sono tutti ugualmente atroci. In questo caso all’atrocità si aggiunge rottura patto di accoglienza”. Ma il danno ormai è fatto. “Salvini saluta l’ingresso di Serracchiani nella Lega. Spero la candidi lui: se lo fa ancora il Pd, vuol dire che il Pd è diventato la Lega”, commenta lo scrittore Roberto Saviano. “Ma davvero Serracchiani ha detto questo? Perchè? Non capisce che è questa cultura che alimenta la xenofobia? Sì, certamente Ma allora questa è la politica per Lei?”, si chiede il vignettista de Il Manifesto Mauro Biani. Condanna piena dagli ex Pd di Articolo1-Movimento democratici e progressisti. “Qui non si tratta, solamente, della deriva di un partito, che mi interessa meno. Ma – commenta il capogruppo alla Camera di Mdp Francesco Laforgia – dello scivolamento di un intero paese sul piano della civiltà, innanzitutto nell’uso delle parole. Spero che qualcuno fermi questo delirio”. Mentre il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni esprime un giudizio severo sulla ex vicesegretaria Pd. “Non esistono stupri di serie A e stupri di serie B – dice -. Semmai esistono politici di serie A e politici di serie B. Evidentemente la governatrice del Friuli Venezia Giulia appartiene alla seconda categoria”. Il parlamentare ex Sel esprime “amarezza e raccapriccio” per un’affermazione fatta soltanto a scopo elettorale. “Per un pugno di voti dalle parti del Pd si distrugge via via una cultura politica che ha fatto la storia dell’Italia migliore”, commenta Fratoianni. “Di scivolamento verso destra” parla il capogruppo dei deputati di Si Giulio Marcon. “Inaccettabili le graduatorie su reati come lo stupro” per la capogruppo Mdp in Senato Cecilia Guerra e la deputata Roberta Agostini. Il Partito democratico tace. Tra le poche voci che si sono alzate, oltre ad alcuni consiglieri Pd di Milano, c’è quella del senatore Francesco Russo che sembra prendere le distanze da Serracchiani e twitta: “Stupro sempre da condannare. Con stesso rigore. A prescindere da colore della pelle, nazionalità o estrazione sociale”.

Un tribunale austriaco ha stabilito che Facebook deve rimuovere i post d’odio non solo in Austria, ma su tutta la piattaforma, a livello mondiale. Lo riporta l’Ansa, che cita la decisione sul caso della leader dei Verdi Eva Glawischnig, che si era rivolta al tribunale in seguito a commenti sul proprio conto pubblicati sul social network da un profilo falso. “In base alla decisione della corte – scrive l’agenzia – Facebook dovra’ cancellare tutti i post che contengono le frasi bollate come linguaggio d’odio, sia dal profilo che per primo le ha pubblicate, sia dai profili e dalle pagine di chi le condivide, siano essi austriaci o di altri Paesi”. La societa’ non sara’ invece tenuta a individuare e rimuovere post simili, e cioe’ contenenti frasi dai contenuti analoghi ma scritte con parole diverse. La Germania, di recente, è intervenuta contro l’incitamento all’odio e alla violenza online, approvando un disegno di legge che prevede multe fino a 50 milioni di euro se le internet company non cancellano in modo tempestivo post violenti o palesemente falsi. Facebook ha annunciato  intanto  maggiori controlli a contrasto delle notizie false e dell’incitamento all’odio  e alla violenza.