“Qualcuno diceva che per fare la pace nel mondo mancano le orecchie, manca gente che sappia ascoltare, e poi dire, e di li’ viene il dialogo”. “Non si puo’ ascoltare parlando, eh? Bocca chiusa”. Ascoltando dialoghiamo e dialogando impariamo a non vedere l’altro come “una minaccia”. “Dialogare aiuta le persone a umanizzare i rapporti e a superare le incomprensioni. Se ci fosse piu’ dialogo, ma dialogo vero!, nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nella politica, si risolverebbero piu’ facilmente tante questioni”. E’ la sintesi, riportata dall’Ansa, dell’idea del Papa di una societa’ aperta e includente, capace di risolvere anche i conflitti senza accentuare le tensioni ma costruendo ponti. E chi meglio dei volontari di Telefono Amico Italia puo’ comprendere queste parole del Papa? Da 50 anni l’associazione – cui aderiscono circa 700 volontari in venti diversi centri sparsi sul territorio – offre un servizio di aiuto telefonico dalle 10 a mezzanotte di ogni giorno a quanti sono in difficolta’, soprattutto emotive. Oggi papa Francesco li ha ricevuti nella Sala Clementina del Palazzo apostolico in occasione di questo anniversario, e ha ricordato loro che “l’attitudine all’ascolto, di cui Dio e’ modello, ci sprona ad abbattere i muri delle incomprensioni, a creare ponti di comunicazione, superando l’isolamento e la chiusura nel proprio piccolo mondo”. Il Pontefice ha insistito sull’ascolto come antidoto a “un genere di vita poco umano”, di cui “le grandi citta’ sovraffollate sono l’emblema”, e al quale “gli individui si stanno abituando: indifferenza diffusa, comunicazione sempre piu’ virtuale e meno personale, carenza di valori saldi su cui fondare l’esistenza, cultura dell’avere e dell’apparire. In tale contesto, “il dialogo – ha ricordato papa Francesco – permette di conoscersi e di comprendere le reciproche esigenze. In primo luogo, esso manifesta un grande rispetto, perche’ pone le persone in atteggiamento di apertura reciproca, per recepire gli aspetti migliori dell’interlocutore. Inoltre, il dialogo e’ espressione di carita’, perche’, pur non ignorando le differenze, puo’ aiutare a ricercare e condividere percorsi in vista del bene comune. Attraverso il dialogo possiamo imparare a vedere l’altro non come una minaccia, ma come un dono di Dio, che ci interpella e ci chiede di essere riconosciuto”. “Nel suo saluto al Papa, il presidente di Telefono Amico, Dario Briccola, ha spiegato che pur essendo la associazione “aconfessionale”, voleva “rubare” a papa Francesco “la bella immagine – ha detto Briccola – che lei spesso attribuisce alla Chiesa, anche noi ci sentiamo un piccolo ospedale da campo che con mezzo semplice e immediato come il telefono si avvicina alle persone, la sua testimonianza di padre ci motiva e ci rassicura”. Tra i centri di Telefono Amico presenti alla udienza, Briccola ha citato quelli di Bassano del Grappa, Bergamo, Bolzano, Brescia, Busto Arsizio, Milano, Padova, Palermo, Parma, Prato, Roma, Sassari, Trento, Treviso, Udine, Venezia e Vicenza. I 50 anni, ha detto Briccola sono “opportunita’ per ripensare obiettivi e rimotivare l’azione dei nostri volontari verso la sensibilita’ originaria: ‘dare a chiunque si trovi in stato di crisi e di emergenza emotiva la possibilita’ in qualsiasi momento di ascolto e dialogo'”.