editoriale

Mafia capitale? Una fake news. Esisteva un sistema corrotto a Roma, diffuso, capillare, organizzato e redditizio ma non era un sistema mafioso, con le caratteristiche proprie di Cosa Nostra. Molto spesso si usano alcune parole in modo inappropriato, per produrre un effetto clamoroso e per attribuirgli importanza. Lo fanno alcuni giornalisti, ma anche certi politici e magistrati. Se tutto e’ mafia, niente è mafia. E cosi si fa il gioco della mafia. Le parole sono importanti.

Renzi o lo ami o lo odi. Non ci sono alternative. Un vero leader politico non puo’ che essere un decisionista ed e’ normale che per i suoi detrattori sia soltanto un arrogante, un ‘uomo solo al comando’, indifferente alle piu’ elementari dinamiche della democrazia. Ma e’ davvero e solo questo Matteo Renzi? Per chi lo apprezza e ne ha colto le capacita’ di sintesi e la lungimiranza, Renzi ha saputo accorciare i tempi delle decisioni politiche, adeguandoli a quelli della societa’ che produce e lavora. Un uomo intelligente dei nostri tempi, che sa progettare, realizzare e comunicare. Gli altri leader politici, a confronto con lui, sembrano preistorici.

E pensare che gli argomenti e le opportunita’ per un ritorno al potere del centrodestra nel nostro Paese ci sarebbero tutti. Pazienza. Il problema e’ che Silvio Berlusconi non vuol farsi da parte, ne’ di lato e neanche fingere di ritirarsi per agire dietro le quinte. Tutto deve ruotare attorno alla sua persona, con le conseguenze nefaste che conosciamo. Dopo avere lanciato Stefano Parisi con il compito di unificare quel che resta del centrodestra, oggi dobbiamo assistere alla sua delegittimazione ‘nessuna leadership se continua lo scontro con Salvini’ ha sentenziato il Cavaliere. In pratica, Re Silvio ha intimato al manager non solo di non litigare con il leader della Lega – ringalluzzito per la vittoria di Trump – ma anche di porgergli l’altra guancia, tutte le volte che lo prendera’ a sberle. Non si capisce dunque quale funzione Stefano Parisi debba conservare, se non quella di utile idiota nell’attesa che il contesto cambi. Una specie di traghettatore verso il Nulla. La realta’ e’ che Parisi e’ gia’ stato sacrificato sull’altare di una unita’ del centrodestra che non e’ nelle cose, sino a quando tutto dovra’ continuare a ruotare attorno all’ottuagenario Berlusconi che lavora affinche’ dopo di lui restino solo le macerie, anticipandone addirittura i tempi.

E alla fine cio’ che il mondo temeva si e’ verificato. Donald Trump e’ il 45mo inquilino della Casa Bianca. Ha conquistato lo Stato della Florida e quello dell’Ohio. Gli americani lo hanno preferito ad una donna di potere, quella Hillary Clinton gia’ first lady di Bill, invischiata nello scandalo del mailgate e sempre in difficolta’ nel sembrare credibile contro il sessismo e il maschilismo di Trump, proprio lei che aveva vissuto sulla sua pelle di donna e di moglie la fellatio che la stagista Monica Lewinsky aveva offerto a Bill nella stanza ovale. Ha vinto Donald Trump, il magnate sessista, maschilista e razzista, che dice cio’ che pensa e che pensa cose orribili. Uno che vuole erigere un muro al confine con il Messico, dichiarare guerra all’Islam e bombardare l’Isis, scimmiottare l’amico Putin, dare piu’ armi ai cittadini anziche’ toglierle, restituire l’America agli americani e toglierla a chi americano non e’. C’e’ da avere paura oggi, perche’ anche se Trump dovesse mantenere solo il 50% delle promesse elettorali che ha fatto, il mondo diventerebbe un posto meno sicuro, sebbene molto piu’ divertente. Perche’ da uno che sostiene ‘dobbiamo trovare il modo di chiudere Internet per arginare il terrorismo’ e ‘l’effetto serra e’ una balla inventata dalla Cina’, cosa ci si puo’ attendere?

…. Pier Paolo Pasolini, dove sei? Ieri con chi ti saresti schierato? Con i poliziotti assaliti dai giovani antagonisti del comitato del NO al referendum, o con questi ultimi? ‘Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano‘. Così scriveva il poeta nel giugno del 1968, dopo gli scontri di Valle Giulia. Ieri l’ennesimo, squallido spettacolo di giovani e meno giovani incappucciati e coi caschi, armati di mazze e di fumogeni. Per protestare contro cosa? Contro il governo? Contro Renzi? Contro il referendum? Contro la finanza e il turbocapitalismo? Contro la globalizzazione, gli Ogm e la Tav? Andassero a votare e a organizzare una alternativa politica. Non vi e’ alcun regime in Italia, se non quello di chi esalta la distruzione di camionette della polizia e il lancio di molotov. La Costituzione della Repubblica italiana prevede la liberta’ di espressione. Forzare blocchi di polizia, lanciare sassi, incendiare auto e spaccare vetrine di negozi non ha nulla a che fare con la democrazia e con la liberta’. E’ violenza gratuita. E’ violenza stupida. E va repressa. L’intelligenza e’ sempre protagonista: la stupidita’ violenta e senza idee assume il ruolo di antagonista. I poliziotti difendono la nostra democrazia e, quando compiono abusi, vanno severamente condannati. In tutti gli altri casi: Grazie

Chi è Brunello Cucinelli? Soltanto un vero imprenditore. Non uno di quelli senza scrupoli e senza regole che si arricchiscono e basta, ma uno di quelli che contribuiscono alla ricchezza del territorio in cui operano. Un imprenditore illuminato, alla Adriano Olivetti, capace di fare profitti ma soprattutto di incidere sul benessere, sulla crescita e sullo sviluppo di una comunità. Nato 63 anni fa a Castel Rigone, in provincia di Perugia da una famiglia contadina, geometra, oggi è re del cachemire e azionista al 57% dell’azienda omonima, quotata in Borsa. Un miliardario che si è fatto da solo, appassionato di arte, cultura e innamorato del suo territorio e dei suoi dipendenti. Ha finanziato opere, ristrutturazioni, restauri, ha creato soluzioni ottimali per i suoi lavoratori e finanziato progetti e lavori di recupero architettonico. Il suo obiettivo è sempre stato quello di una ‘impresa umanistica’, che ponga l’uomo al centro. Cucinelli quindi, espressione di quel capitalismo etico, dal volto umano, sensibile alla bellezza del paesaggio e alla dignità dell’uomo. E tutto ciò lo ha realizzato in Italia, un Paese tristemente noto per i suoi furbetti, del cartellino e del quartierino, famigerato, a causa di molti suoi imprenditori che, senza la politica e le risorse pubbliche, sanno fare ben poco. Ecco, oggi questo signore perugino dimostra che si può fare impresa senza bussare alle porte dei Ministeri, senza bustarelle e corruzione, senza spinte e aiuti ad personam. Ora Cucinelli, nella sua Umbria martoriata dal sisma, contribuirà ancora una volta alla ricostruzione del monastero benedettino di Norcia, distrutto dalle scosse di terremoto perché, come dice lui stesso ‘non dobbiamo perdere la speranza, ma convincere gli esseri umani a non andarsene da questi luoghi. Fare profitto con dignità non è solo una possibilità, sarà una necessità. Il lusso non è per tutti, ma tutti hanno diritto alla dignità’. Chapeau

A scelta, per una cosa di queste, si può piangere o ridere. E’ una vecchia storia, quella di chi vince con arroganza e senza rispetto per l’avversario e che poi, da perdente, elemosina un atteggiamento di sportività, di rispetto e di basso profilo. Lui é José Mário dos Santos Mourinho Félix, noto semplicemente come José Mourinho, un allenatore di calcio ed ex calciatore portoghese, oggi tecnico del Manchester United, uno dei mister piu’ vincenti degli ultimi anni, uno dei pochi ad aver vinto in quattro diversi campionati europei. Noto anche per la sua guasconeria arrogante e per la sua presunzione, al punto da essere additato come uno dei tecnici più fastidiosi e antipatici. Uno che sulle proprie vittorie ci sguazza e che non si è mai preoccupato di umiliare ed offendere i propri avversari, una volta sconfitti. Alcune sue esternazioni sono rimaste negli archivi di cronaca per supponenza e arroganza. Il 21 giugno 2012 in una intervista alla Gazzetta dello Sport: “Sarei un mediocre? Rispetto le opinioni di tutti, anche quelle di Zeman. Scusi, ma dove gioca questo Zeman? Lo cercherò su Google”. E prima ancora il 10 luglio 2004, in una conferenza di presentazione al Chelsea: “Vi prego di non chiamarmi arrogante, ma sono campione d’Europa e credo di essere speciale. Se avessi voluto un lavoro facile sarei rimasto al Porto: una bella sedia blu, una Champions League, Dio, e dopo Dio, io”. Un’altra sua chicca, storica, quella del 3 marzo 2009 (dopo un rigore concesso all’Inter contro la Roma): “A me non piace la prostituzione intellettuale, a me piace l’onestà intellettuale. Mi sembra che negli ultimi giorni ci sia una grandissima manipolazione intellettuale, un grande lavoro organizzato per cambiare l’opinione pubblica per un mondo che non è il mio. Negli ultimi due giorni non si è parlato della Roma che ha grandissimi giocatori, ma che finirà la stagione con zero titoli. Non si è parlato del Milan che ha 11 punti meno di noi e chiuderà la stagione con zero titoli. Non si è parlato della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali”. Per finire con un’altra boutade di ‘grande eleganza’, del 3 ottobre 2015, da allenatore del Chelsea: “Se la società vuole cacciarmi, deve farlo, perché io non scappo. Vincere il titolo adesso è molto difficile perché la distanza è tanta, ma sono convinto che finiremo fra le prime quattro. È un momento cruciale nella storia del club perché se mi esonerano, cacciano il miglior allenatore che questa società abbia mai avuto”. Ora accade che questo galantuomo, oggi alla guida del Manchester United, dopo una cocente sconfitta contro il Chelsea di Antonio Conte, gli si avvicini per lamentarsi “dopo una vittoria per 4 a zero non si esulta in questo modo, non dovevi umiliarci cosi’”. E adesso, a scelta, sorridiamo o piangiamo, nella speranza che la sconfitta porti a Mourinho saggezza, stile, e rispetto per l’avversario, sempre e comunque.

Oltre due terzi dei “giovani adulti”, ovvero coloro che hanno tra i 18 e i 34 anni, in Italia vive a casa con i genitori, una percentuale (67,3%) che nel 2015 cresce rispetto al 2014 e si conferma al top nell’Unione europea (dietro solo alla Slovacchia) con quasi 20 punti di differenza rispetto al 47,9% medio europeo. Lo rileva Eurostat. La percentuale dei giovani adulti che vivono a casa con mamma e papa’ è cresciuta di quasi due punti tra il 2014 e il 2015 passando dal 65,4% al 67,3% mentre in Ue è scesa dal 48,1% al 47,9%. L’Italia è superata per percentuale di ‘mammoni’ solo dalla Slovacchia (69,6%) e seguita da Malta (66,1%). Di cosa ci stupiamo? Ma quali bamboccioni! Il lavoro per i giovani – e non solo per loro – e’ una chimera. Non esiste una politica della casa in loro favore come non esiste alcuna agevolazione da parte delle banche. L’impoverimento del ceto medio? Una regola. Si resta a casa perche’ non si hanno i soldi per andarsene. Il jobs act e’ stato un provvedimento positivo, ma non puo’ invertire il trend. Lunga vita a papa’ e a mamma: la famiglia prima di tutto!

De gustibus non est disputandum? Si, certo. Ma Maradona puoi forse non ritenerlo il miglior giocatore di calcio? Perche’ la letteratura mondiale un pibe de oro ce l’ha e si chiama Philip Roth, ritenuto a livello planetario il migliore scrittore vivente. Ma i signori del Nobel Prize se ne fottono e anche quest’anno il massimo riconoscimento lo hanno conferito ad un poeta-cantante, ad un mediano qualunque, Bob Dylan. E il premio gli e’ arrivato nel giorno della morte di un altro discusso e discutibile premio Nobel per la letteratura nel 1997: il nostro menestrello Dario Fo, che il premio poteva solo sognarlo. Si ha ormai l’impressione che il Premio Nobel per la letteratura venga assegnato secondo criteri di marketing e di geopolitica. Si vuole allargare il mercato. Un po’ come fa il Vaticano nella scelta di cardinali in terre nuove da fidelizzare e colonizzare. C’est la vie. Ma quanta tristezza.

Ma di quale Europa unita parliamo? Qui la moneta unica non c’entra nulla e neanche la Brexit. Ammettiamolo pure: l’idea di una Europa dei popoli riunita politicamente ed economicamente rimane un’utopia se e’ vero come e’ vero che su alcuni moduli d’iscrizione messi online da molte circoscrizioni scolastiche britanniche di Inghilterra e Galles c’era la distinzione tra “Italiani”, “Italiani-Siciliani” e “Italiani-Napoletani”. Piccoli e meschini razzismi, beceri luoghi comuni, progetto Erasmus che va a farsi benedire, alla faccia di chi se la prende con l’austerity come unica causa del fallimento di un ambizioso progetto politico. In questa Europa non ci crede piu’ nessuno. I populisti lo sanno e ne approfittano, perche’ distruggere e’ sempre molto piu’ facile che costruire: soprattutto se da distruggere c’e’ qualcosa che non si regge in piedi e, da costruire, un progetto indefinito.