Enrico Letta

“Quello che e’ successo ieri, col ministro delle finanze che e’ venuto a Roma e ha fatto una controproposta, dimostra che Macron ha capito che era stato fatto un errore”. Lo ha detto Enrico Letta ad Agora’ a proposito della vicenda Fincantieri. “Credo che la cosa veramente sbagliata (della politica di Macron, NdR) – ha proseguito Letta – sia stata Fincantieri: e’ stato un errore grosso perche’ era una scelta sostanzialmente di parlare alla pancia di quella zona della Francia, perche’ la nazionalizzazione e’ una scelta che non regge economicamente. Ricordiamoci che Stx era stata comprata dai coreani. Quindi la cosa direi grave – ha concluso Letta – e’ stata quella di non fare differenze tra coreani e italiani, e questo e’ inaccettabile”.

“Siamo nell’anticamera di un tentativo di rilancio. Macron e Merkel vogliono passare dalle parole ai fatti per essere rifondatori dell’Europa cosi’ come lo furono Mitterrand e Kohl”, e “il fatto che l’Italia stia nei vagoni di testa e’ un bene per noi e per l’Europa, perche’ se questa e’ solo franco-tedesca non funziona. La Germania ha bisogno di non essere lasciata sola a guidare l’Ue”. Lo dice l’ex premier enrico Letta, intervistato da ‘La Stampa’. Secondo Letta, “la Merkel dei prossimi anni, se confermata, sara’ piu’ europea che tedesca”, mentre Macron “ha fatto cadere il populismo antieuropeo”. In questo quadro, esorta Letta, “dobbiamo ricordare come De Gasperi ci ha condotto laddove non era scontato che arrivassimo. E capitalizzare la fortuna di avere un’ispirazione europeista nel presidente della Bce. La linea di Draghi e’ giusta. Ha dimostrato che si puo’ essere europei e al contempo italiani, rispettando i reciproci interessi”. L’ex presidente del Consiglio non vuole parlare di questioni di politica interna, ma vede il rischio che l’instabilita’ penalizzi il Paese, “e molto – afferma Letta – dipende da come si discutera’ di Europa nei prossimi mesi. Se ne deve parlare in modo chiaro e trasparente. Poi decideranno gli elettori. Che hanno sempre ragione. Non sono per dire ‘o cosi’ o il disastro’. E’ un atteggiamento infantile”. 

“In Germania sembra essersi allentato da tempo l’interesse per un investimento di relazione politica sull’Italia e nel nostro mondo politico si e’ allo stesso tempo ormai sviluppato un discorso anti tedesco che in forme diverse vede protagonisti tutti i leader delle principali forze politiche italiane attuali”. Lo ha detto a Pieve Tesino Enrico Letta nella sua ‘lectio magistralis’ organizzata dalla Fondazione trentina Alcide De Gasperi. “Molti stereotipi reciproci – ha aggiunto – sono purtroppo diventati centrali nei discorsi politici interni prevalenti nei due paesi e si e’ soprattutto affievolita la volonta’ di animare tentativi fruttuosi di dialogo”. “Alcune encomiabili iniziative esistono a livelli culturali ed economico. I presidenti della Repubblica, Napolitano prima e Mattarella ora – ha sottolineato Letta – hanno con i loro omologhi Gauck e Steinmeier intessuto una relazione importante e lo stesso lavoro dei due attuali governi in carica e’ senz’altro positivo, ma sembrano essere tutte spinte che finiscono per andare contro corrente. E la corrente e’ chiaramente quella che porta politici tedeschi in cerca di voti ad ammiccare al caos strutturale italiano e politici italiani ad additare l’egemonia tedesca come causa dei nostri problemi per lo stesso obiettivo, venato di evidente ispirazione populista, di un facile consenso basato sulla costruzione di un nemico esterno. E chi meglio, da noi, del tedesco dominante come facile immagina da vendere per coprire i propri problemi”.

“Colpisce il fatto che il Pd e’ l’unico partito tradizionale classico che esiste in Italia, per il resto il sistema e’ fatto di movimenti”, ma “la questione chiave e’ come individuare nuove forme di partecipazione politica, innanzitutto con uso moderno e intelligente della Rete. Pur essendo lontano mille miglia dal M5S, ho sempre ascoltato Casaleggio, che diceva qualcosa in piu’ rispetto a quello che si dice nella nostra politica”. Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio, Enrico Letta, durante il forum di Repubblica Tv. “Usando bene la Rete si riesce a fare democrazia interna e si fanno cose buone, se si usa male si fanno disastri”, ha aggiunto. “Il voto pero’ non e’ come un like, perche’ il voto non ha un defollow e dura per un lungo periodo”, ha proseguito Letta.

“Il doppio turno delle elezioni francesi e’ tra due idee diverse e opposte di Europa. Una e’ quella della Le Pen che vuole uno stato-nazione al di fuori di tutto e una e’ quella di Macron che porta avanti esattamente l’idea opposta, quella di una maggiore integrazione europea. Domani sera si chiarira’ in quale direzione vorra’ andare la Francia”. Lo dice Enrico Letta a Tgcom 24.

“Mario Draghi ha salvato l’Europa, e sta salvando l’Italia insieme all’Europa”. Lo ha detto l’ex presidente del consiglio Enrico Letta a margine della sua visita al Salone del Mobile di Milano, commentando l’ indisponibilita’ di Draghi ad accogliere le richieste della Germania su uno stop alla politica espansiva di alcuni stati europei. “Dobbiamo sostenere Draghi e la sua politica espansionistica con forza – ha spiegato Letta -. Draghi ha dimostrato di avere una visione d’Europa e che l’Europa avrebbe bisogno di leader come Draghi. Il sostegno a Draghi e alla sua politica mi sembra la cosa principale”.

“Le elezioni francesi del 7 maggio saranno un momento decisivo perché per la prima volta nelle mani di un solo paese c’è il futuro dell’intera Europa”. Così Enrico Letta che intervenendo ad un’incontro sul futuro della Ue nell’ambito di Biennale Democrazia, sottolineando che in termini di peso politico ed economico “la Francia non è l’Ungheria”, ha aggiunto: “nel Consiglio europeo si può accettare di avere Orban ma non è pensabile che vi sia Marine Le Pen: con lei l’Europa sarebbe a rischio”. Quanto alle elezioni tedesche del prossimo settembre, Letta ha rilevato che “per la prima volta nella storia della Germania entrambi i candidati principali sono molto filo europei. Questo significa che se anche in Francia vincesse l’europeista Emmanuele Macron si creerebbe una forte iniziativa franco tedesca molto positiva per l’Europa a cui sia l’Italia, sia la Spagna devono rispondere positivamente altrimenti il rischio è di un asse franco tedesco senza riequilibrio verso il Mediterraneo”. “La mia sensazione, però è che la politica italiana si stia guardando troppo il proprio ombelico anziché cogliere la grande opportunità che abbiamo davanti”, ha concluso.

“Perché mi sono fatto da parte? Sono stato mandato via. E’ stato il mio partito su proposta di Renzi”. Lo ha detto l’ex premier Enrico Letta in diretta ad Agorà su Rai 3 lasciando intendere che non pensa a un ritorno in politica. “Ho preso atto che il mio partito mi ha mandato via e mi sono dedicato al mio lavoro. Un lavoro importante con i giovani sia nella scuola di politica intitolata ad Andreatta che all’università, un’occasione per dare il mio contributo”, ha aggiunto Letta. Infine ha ribadito il suo appoggio ad Andrea Orlando per la segreteria del Pd: “Ho deciso di dare un ultima chance al Pd e in questo bivio sosterrò la candidatura di Orlando”. Vep 20170327T093514Z

Si terrà venerdì 24 marzo alle 16 presso il centro Studi Americani, la seconda “Andreatta lecture” della Scuola di Politiche fondata da Enrico Letta e diretta da Marco Meloni. In occasione dei sessant’anni dalla firma dei Trattati di Roma e dei dieci anni dalla scomparsa del fondatore dell’Arel, sarà presentato “L’Europa di Andreatta”, il numero speciale della rivista curato da Enrico Letta e Mariantonietta Colimberti. Protagonista dell’evento sarà Giuliano Amato che parlerà dell’Europa di oggi partendo dalle idee, attuali più che mai, di Nino Andreatta, campione della concretezza delle “politiche” e delle “identità” locali e nazionali, ma anche del senso primario della costruzione europea. A un altro grande europeista, Romano Prodi, era stata affidata la prima Andreatta Lecture, tenutasi a Bologna il 9 maggio 2016. Perché l’Europa? Perché stare insieme e come? A queste domande “L’Europa di Andreatta” risponde con le parole stesse dello statista attraverso le quattro sezioni che compongono la rivista: Europa nostro paese, nostra ricchezza, nostra difesa, nostro futuro. “La nostra patria è l’Europa”, diceva nel 1982 Andreatta che, più tardi, dopo la caduta del Muro, ipotizzerà “un’Europa a più velocità” e individuerà nei nazionalismi e nell’attaccamento alle “piccole patrie” il germe della potenziale dissoluzione dell’Unione Europea. In un tempo in cui i muri si alzano, i nazionalismi diventano dirompenti e le libertà conquistate sembrano avere un cambiamento di rotta, è utile ricordare quei principi di umanità che contrastano le paure: “C’è una certa paura dell’Europa di non ripetere il miracolo americano, cioè la capacità di rendere cittadini gli stranieri, perché noi abbiamo la cittadinanza del sangue e della terra. Ma la nostra deve essere una cittadinanza di cultura, di civiltà, capace quindi di comunicare, di coinvolgere anche gli stranieri” (1988). E proprio nel cuore dell’Europa, a Bruxelles, si concluderà il corso 2017 dei cento studenti della Scuola di Politiche che, anche quest’anno, saranno coinvolti in visite ai “palazzi” UE, dibattiti, simulazioni e incontri informali con rappresentanti delle Istituzioni Europee.

La politica di Donald Trump “la voglio prendere come una grande sfida positiva per l’Europa, un obbligo per l’Europa a diventare adulta, senza piu’ il sostegno americano. Siamo costretti a diventare grandi e questo per me e’ una sfida positiva”. Ne e’ convinto l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, oggi a Milano per un incontro allo Iulm. “La politica di Trump e’ una svolta notevole e la discontinuita’ e’ data dal fatto che lui ha detto ai suoi elettori che sara’ il loro presidente – osserva Letta – Lui non ha detto che fara’ il presidente di tutti gli americani ma solo di quelli che lo hanno eletto. Questo e’ un concetto che trasforma la qualita’ della democrazia. Non e’ un caso che nella nostra Costituzione stia scritto che ogni partito parlamentare, e a maggior ragione il presidente, rappresenta l’intero della nazione e non solo quelli che lo hanno eletto. Secondo me questo e’ un concetto chiave. Per la democrazia rappresentativa tu non rappresenti solo chi ti vota. Questo e’ un passaggio che modifica molti degli elementi della democrazia e ne vedremo delle belle”.