Si può essere favorevoli o contrari allo strumento delle primarie per l’indicazione del leader di un partito. Si può essere di uno schieramento antitetico a quello della sinistra. E Nicola Zingaretti può anche suscitare le dovute perplessità o antipatie, ma l’affluenza di quasi due milioni di cittadini alle primarie del Pd é una notizia bellissima per la politica che non si riconosce nella demagogia populista e nella ostentazione della incompetenza e della improvvisazione al potere. ll governo gialloverde e, soprattutto il Paese, da oggi possono contare su una opposizione organizzata e che si è scelta un leader. E Zingaretti ha proprio detto di voler essere un leader e non un capo. Non sono sfumature. La cultura dell’uomo solo al comando appartiene ad altre logiche e ad altre visioni. La politica deve ritornare alle forme e ai contenuti. Le une e gli altri sono essenziali. C’é bisogno di moderazione, di rispetto, di pace sociale, di concordia e di unità del Paese. Tutte cose che la Lega da una parte e la setta del M5S dall’altra, ignorano.