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Usa, Obama torna sulla scena e critica “politiche di divisione”

L’ex presidente americano Barack Obama è tornato a tuonare contro le divisioni in politica, dopo aver evitato da quando ha indossato i panni del comune cittadino un confronto diretto con il suo successore alla Casa Bianca. L’occasione sono stati due comizi, in New Jersey e in Virginia, per sostenere i candidati democratici – Phil Murphy e Ralph Northam – alle elezioni di governatore nei due Stati. “Quello che non possiamo permetterci sono le stesse politiche di divisione che abbiamo visto così tante volte in passato, che risalgono a secoli fa”, ha detto Obama ad un evento a Newark per Phil Murphy. “La politica che vediamo adesso, credevamo di averla messa a letto da lungo tempo. La gente ha 50 anni di ritardo!”, ha aggiunto Obama. “Siamo nel 21esimo secolo, non nel 19esimo”, ha esclamato ancora il predecessore di Trump. Obama più tardi è apparso ad un altro evento a Richmond per sostenere Ralph Northam, candidato a governatore della Virginia, nel corso del quale ha criticato, senza fare nomi ma neppure tanto velatamente, il modo in cui Trump ha scalato la Casa Bianca. “Se devi vincere una campagna dividendo la gente, non sarai in grado di governarla. Non sarai in grado di unirla dopo”, ha tuonato Obama. I due scrutini si svolgeranno il 7 novembre, un anno dopo la vittoria, per molti, a sorpresa, di Donald Trump alle presidenziali americane dell’8 novembre 2016.

Dopo una lunga, e sicuramente sofferta considerati i risultati delle presidenziali, lontananza dalla scena politica, Barack Obama si prepara ad un ritorno per il prossimo autunno, per energizzare i democratici dopo la sconfitta, ed aiutare a riempire le loro casse in vista delle elezioni di mid term. Ma, hanno spiegato fonti vicine all’ex presidente a The Hill, sarà un ritorno in punta di piedi quello di Obama che non intende riprendere un ruolo di uomo-immagine del partito, ma preferirà mantenere un ruolo dietro le quinte. In attesa di mettere a punto quindi la strategia per il prossimo autunno, già a luglio Obama ha incontrato il presidente del Comitato nazionale democratico, Tom Perez, ed altri esponenti democratici per offrire i suoi consigli su come contrastare al Congresso l’agenda politica di Donald Trump e dei repubblicani.

Barack Obama sarà oggi a Milano per partecipare alla terza edizione di Seeds&Chips, l’evento internazionale dedicato al cibo e all’innovazione nel settore alimentare che si tiene per quattro giornate, fino all’11 maggio, nei padiglioni di FieraMilano a Rho. L’ex presidente degli Stati Uniti interverrà al summit domani, quando terrà un keynote speech e poi dialogherà con Sam Kass, suo chef-consigliere, che segnò la rivoluzione salutista alla Casa Bianca. Il programma di Seeds&Chips prevede conferenze e incontri sui temi legati alle nuove tecniche di produzione del cibo, alla nutrizione alimentare del futuro e alla sicurezza. Una parte espositiva è dedicata a start up, aziende, incubatori che presenteranno le loro proposte tecnologiche; più di 200 i partecipanti tra relatori, investitori e policy maker che arriveranno da tutto il mondo per confrontarsi sulle sfide globali nel settore alimentare.

Il generale David Petraeus, uno degli uomini che più ha influenzato la politica americana nei vari scenari di guerra degli anni 2000 come comandante delle forze in Iraq e come capo della Cia, ritiene che la politica di Barack Obama di sostegno alle Primavere arabe sia stata perdente. La dichiarazione in un’intervista pubblicata oggi dal Corriere della sera. Rispondendo a una domanda sulle politiche di Obama, Petraeus ha affermato: “Ci sono successi come l’apertura a Cuba, l’accordi nucleare con l’Iran, quelli sul clima, il Partenariato trans-Pacifico, lo stop alle sanzioni a Myanmar. Risultati a metà come l’Iraq e l’Afghanistan. E alcune sconfitte, come le primavere arabe. In Libia avremmo dovuto assistere meglio la popolazione dopo la caduta di Gheddafi”.

“I dazi sono stati una decisione di Obama. Decisione conseguente a un giudizio del Wto, l’organismo globale che presiede al commercio internazionale, e derivante da un’inadempienza dell’Unione europea. Dopo il lodo che fu fatto nel 2009 l’Unione europea doveva riequilibrare il commercio, soprattutto sulle carni bovine, non lo ha fatto, e l’1amministrazione Obama predispose la reazione degli Usa, individuando una serie di prodotti ad alta immagine. Molto probabilmente lo fece come deterrente, per dire ‘riparliamone’, perché non è bene iniziare una guerra commerciale sul formaggio o sulle acque minerali”. Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un’intervista a ‘Radio Anch’io’, su Radio Uno. “Trump, evidentemente per corroborare la sua linea politica, ha riesumato questa decisione dell’amministrazione Obama, e forse la metterà sul tavolo per iniziare una trattativa. Questo è il fatto specifico, tutto sommato poco rilevante, e con responsabilità dell’Unione europea”, è il ragionamento del parlamentare azzurro. “Cosa diversa invece è il protezionismo. Il protezionismo fa male a chi lo fa e a chi lo subisce. E’ un gioco a somma negativa. Quindi – ha concluso Brunetta – speriamo che Trump dopo aver fatto alcuni assaggi di protezionismo faccia marcia indietro, perché con il protezionismo diventiamo tutti più poveri”.

Il presidente uscente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha dichiarato in un’occasione che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, non si e’ mai reso conto di avere avuto un amico alla Casa Bianca negli ultimi otto anni. Un sondaggio della “Jerusalem Post” sulla percezione degli israeliani nei confronti del presidente Usa uscente evidenzia che due terzi di loro condividono il parere del premier israeliano. Il 65 per cento dell’opinione pubblica ebraica ritiene Obama filo-palestinese, solo il 12 per cento ritiene agisca in favore di Israele; il 20 per cento lo ritiene neutrale e il 3 per cento non ha espresso un parere. Al contrario, il 69 per cento degli interpellati si aspetta che il presidente Usa eletto, Donald Trump, adottera’ una politica favorevole a Israele, e solo poco meno del 3 per cento esprime il parere opposto.

“È stato l’onore della mia vita servirvi. Non mi fermerò. Resterò accanto a voi da cittadino per tutti i giorni che mi restano”. Così Barack Obama, presidente uscente degli Stati Uniti a Chicago nel suo discorso di commiato alla nazione. “Vi chiedo di credere in voi stessi, nelle vostre capacità, il vero cambiamento siete voi”, ha detto Obama ricordando che “la disuguaglianza fra le classi economiche rischia di corrodere la democrazia americana” e augurandosi che si insista sui “principi della trasparenza e dell’etica” e nella lotta contro ogni forma di discriminazione. Il presidente uscente ha parlato anche di sicurezza sottolineando l’impegno nella lotta contro lo Stato Islamico e contro altre forme di radicalismo islamista. “Lascio questo palco con un ottimismo ancor più grande di quando abbiamo cominciato”, ha detto Obama.

Obama si appresta a dire addio alla presidenza degli Stati Uniti. A Chicago terrà stasera (la notte italiana tra martedì e mercoledì) il suo discorso di addio. Lo farà nel centro congressi McCormick Place, dove celebrò la sua rielezione nel 2012. Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha spiegato che Obama non ha ancora terminato di scrivere il discorso, ma ha sottolineato che si tratterà di “una sentita espressione di gratitudine” agli statunitensi per gli otto anni di mandato, ma anche un ripasso dei “progressi significativi” raggiunti nel corso della sua presidenza. Obama, ha aggiunto Earnest, parlerà dei “valori” da tenere a mente di fronte alle sfide future, come la giustizia, l’eguaglianza, o la “diversità” come uno dei punti di forza degli Stati Uniti. Il presidente ha voluto scegliere Chicago perché qui ha conosciuto sua moglie Michelle e poiché è il luogo dove ha iniziato la sua carriera politica.

Il presidente Usa Barack Obama oggi illustrera’ la sua visione della democrazia in un’era di crescente populismo globale, nel tentativo di tranquillizzare gli alleati europei, preoccupati per la presidenza di Donald Trump. Nel secondo giorno del suo tour d’addio europeo, Obama riprenderà un tema che ha già toccato ieri: “la frustrazione e la rabbia” di un elettorato che si sente lasciato indietro dalla rapida globalizzazione. “La lezione che ne traggo, penso si possano trarre molte lezione, ma forse una che vale per molti Paesi, è che dobbiamo affrontare questioni come le disuguaglianze” ha detto Obama. Il 55enne presidente uscente ha scelto la Grecia, “la culla della democrazia” per tenere un discorso sulle incertezze che hanno alimentato la crescita dei populismi. Trump è stato in grado entrare in contatto con “il timore della globalizzazione, il desiderio di mitigarne gli eccessi il sospetto nei confronti delle élite e delle istituzioni di governo” ha notato Obama. Il suo ultimo viaggio in Europa è tutto dedicato a rassicurare gli alleati preoccupati per la retorica anti-Nato, Pro-Brexit e filorussa della campagna elettorale di Trump. Obama ha sottolineato ieri che la Nato e l’Europa restano le fondamenta della politica estera Usa. Obama visiterà l’Acropoli prima di tenere il suo atteso discorso e di partire per Berlino dove verrà accolto dalle cancelliera Angela Merkel che ha descritto come “probabilmente il mio partner internazionale più vicino in questi otto anni”. A Berlino incontrerà anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il presidente francese Francois Hollande la premier britannica Theresa May.

“Voglio proporre un brindisi all’alleanza duratura tra gli Stati Uniti e l’Italia, ai nostri amici Matteo e Agnese e alla amicizia tra gli americani e gli italiani alla ricerca di un mondo che possiamo costruire per le generazioni future”. Così il presidente degli Stati Uniti Barack Obama al brindisi alla cena alla Casa Bianca, alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi, della moglie Agnese e di personalità italiane e americane del mondo della politica, economia, spettacolo, sport e moda. Obama ha mandato un messaggio per il futuro dopo le elezioni presidenziali dell’8 novembre prossimo, presentando Renzi come leader giovane e dinamico di una Europa in transizione verso il dopo-Brexit. “Matteo – ha detto Obama – incarna una nuova generazione per la leadership non solo in Italia ma anche in Europa”. Il presidente americano ha elogiato il premier per il suo impegno nelle riforme sottolineando ancora una volta l’importanza del referendum costituzionale. Ha dichiarato: “Tifo per Matteo”, perché “l’ammodernamento delle istituzioni aiuta l’Italia”. E Renzi: “Sulla lotta per la crescita gli Usa sono un modello e penso che l’Europa possa e debba fare di più”.