sanità

“Quella di Ebola è stata una lezione per tutti i cittadini del mondo. Non esiste un tema locale della salute, il tema è globale così come i virus e le sfide e quindi dobbiamo costruire organizzazioni nell’ottica di una visione globale”. Lo ha detto il ministro della Salute Beatrice Lorenzin intervenendo all’apertura dei lavori del G7 della Salute che si tiene a Milano fino a domani al Museo della Scienza e della tecnologia. Lorenzin ha citato, fra i tanti casi di interesse mondiale, anche quello dell’aviaria.

L’ex Governatore lombardo Roberto Formigoni, senatore di Ap, dovrà affrontare un altro processo per corruzione, dopo la condanna per il caso Maugeri a 6 anni. Il gup di Milano Alessandra Del Corvo lo ha rinviato a giudizio, assieme ad altre persone, tra cui l’ex sottosegretario alla Presidenza della Regione Paolo Alli, nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti nella sanità per i suoi rapporti con il presunto intermediario ed ex consigliere lombardo Massimo Gianluca Guarischi, già condannato a 5 anni in appello.
Il giudice ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio (il processo comincerà il 15 gennaio davanti alla decima sezione penale) formulata dal pm Eugenio Fusco per l’ex ‘numero uno’ del Pirellone, per Alli e per l’ex dg della sanità lombarda Carlo Lucchina, mentre la posizione di Simona Mariani, ex dg dell’ospedale di Cremona è stata trasmessa per competenza territoriale proprio a Cremona. Stando all’inchiesta, Formigoni, già condannato a dicembre in primo grado a 6 anni per corruzione per i suoi rapporti con l’uomo d’affari Pierangelo Daccò e con l’ex assessore lombardo Antonio Simone nel caso Maugeri-San Raffaele, avrebbe ricevuto oltre 400mila euro, tra contanti, orologi, spese per viaggi tra il Sudafrica e la Croazia e il noleggio di jet e barche da Guarischi, per conto di un imprenditore, in cambio dello sblocco di stanziamenti.
Secondo le indagini, che vennero chiuse nel maggio 2015 e allora coordinate dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio (poi passati in altre sedi giudiziarie), Formigoni avrebbe ottenuto da Guarischi una serie di utilità, tra cui il pagamento di vacanze in Sudafrica e in Croazia, contanti, il noleggio di un aereo privato per raggiungere Olbia e di un elicottero per volare a Saint Moritz e l’acquisto di “un orologio da uomo in acciaio Bulgari dal valore di 3.530 euro”.
E ciò, secondo l’accusa, per garantire un “trattamento preferenziale” alla Hermex Italia dell’imprenditore Giuseppe Lo Presti (ha già patteggiato) nelle gare per la fornitura di apparecchiature mediche in alcuni ospedali, dandosi da fare per sbloccare gli stanziamenti regionali nel 2012. Al centro dell’indagine, in particolare, due forniture “dell’apparecchiatura diagnostica acceleratore lineare ‘Vero'” all’ospedale di Cremona e all’Istituto dei Tumori (quest’ultima non andò in porto).
Lo scorso marzo, la Corte d’Appello di Milano poi aveva confermato la condanna a 5 anni per Guarischi, ritenuto il presunto collettore delle mazzette. Stando all’avviso di conclusione indagini, in particolare, l’allora Governatore avrebbe ricevuto la “somma complessiva di 447.000 euro” suddivisa in un lungo elenco di utilità, come 7.000 euro per festeggiare il Capodanno del 2012 in Sudafrica, 11.900 euro e 17.910 euro per due vacanze in barca in Croazia. Anche il noleggio di aerei privati per andare anche in Valtellina e a Saint Moritz, costati rispettivamente 8.030 e 6.000 euro. Oltre ad “anticipazioni e pagamenti di spese da parte di Guarischi in suo favore per pranzi e cene in ristoranti”.

La sanità italiana ha un debito con i fornitori di 22,9 miliardi di euro. Lo sostiene l’ufficio Studi Cgia di Mestre. “Sebbene negli ultimi anni lo stock sia in calo – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo, riferendosi all’ultimo dato che risale al 2015 – L’ammontare complessivo del debito commerciale del nostro servizio sanitario non è ancora stato ricondotto entro limiti fisiologici. Purtroppo, soprattutto nel Mezzogiorno, le nostre Asl continuano ad essere in affanno con i pagamenti, mettendo così in seria difficoltà moltissime Pmi”.
Ma quali sono le cause? “Se è noto che le Asl pagano da sempre con molto ritardo – prosegue Zabeo – è altrettanto vero che in molti casi le forniture continuano ad essere acquistate con forti differenze di prezzo tra le varie regioni. Se, come ha avuto modo di denunciare la Fondazione Gimbe (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze), nella sanità italiana si annidano circa 22,5 miliardi di euro di sprechi, è verosimile ritenere che una parte dei ritardi nei pagamenti sia in qualche modo riconducibile alle distorsioni sopra descritte”.  Cgia debiti sanità
Puntualizza il segretario della Cgia, Renato Mason: “Nonostante l’ammontare degli sprechi, sarebbe sbagliato generalizzare. E’ importante sottolineare che la nostra spesa sanitaria pubblica è inferiore di un punto percentuale di Pil rispetto a quella francese e di 0,5 punti rispetto a quella britannica”.
Tornando ai dati della ricerca, diffusi sul sito della Cgia, la sanità regionale più indebitata è quella del Lazio, con 3,8 miliardi di euro. Seguono Campania (3 mld di euro), Lombardia (2,3 mld), Sicilia e Piemonte entrambe con (1,8 mld).
Se, invece, rapportiamo il debito alla popolazione residente, il primato spetta al Molise, con 1.735 euro pro capite. Seguono il Lazio con 644 euro per abitante, la Calabria con 562 euro pro capite e la Campania con 518 euro per ogni residente. Dal 2011 però il debito complessivo è in costante calo ed è sceso di 15 miliardi di euro (-39,7 per cento). A livello regionale le contrazioni più importanti si sono verificate nelle Marche (-69,5 per cento), in Campania (-55,4 per cento) e in Veneto (-51 per cento). Solo nel Molise e in Umbria la situazione è peggiorata: nel primo caso la crescita è stata del 39,7 per cento, mentre nel secondo caso del 57,7 per cento.
Le aziende sanitarie più virtuose sono state l’Usl Umbria 1 e l’Azienda sanitaria universitaria di Trieste. Nel primo caso gli impegni economici assunti sono stati onorati con 24 giorni di anticipo, nel secondo caso di 13. Per quanto concerne i tempi medi di pagamento praticati nel 2016 e riferiti alle sole forniture di dispositivi medici (fonte Assobiomedica), in Molise il saldo della fattura è avvenuto mediamente dopo 621 giorni, in Calabria dopo 443 giorni e in Campania dopo 259 giorni. Se teniamo conto che la legge in vigore stabilisce che i pagamenti delle strutture sanitarie debbano avvenire entro 60 giorni dall’emissione della fattura, nessun valore medio regionale rispetta questo termine.

Le rilevazioni e le analisi dell’Eurispes sul Mezzogiorno fanno emergere per il 2017 una particolare condizione di disagio economico soprattutto in Sardegna e in Sicilia e, allo stesso tempo, il perdurare, seppure con intensità minore, del gap delle altre regioni del Sud rispetto al resto dell’Italia. Sono infatti gli abitanti delle Isole a ritenere la situazione economica dell’Italia gravemente peggiorata nel 33,9% dei casi. Segue il dato delle altre regioni del Sud (26,4%) e, successivamente, con valori inferiori, le altre aree geografiche (Nord e Centro). Nelle Isole, in particolare, oltre cinque famiglie su dieci (il 54%) hanno visto diminuire nel corso dell’ultimo anno il proprio potere d’acquisto, ossia la capacità di far fronte alle spese e fare acquisti per mezzo delle proprie entrate. Nel Sud e nelle Isole, più che nelle altre aree regioni, si trova il numero più elevato di cittadini costretti ad utilizzare i propri risparmi per arrivare a fine mese, rispettivamente 59,6% e 44,9%. Sempre in Sicilia e in Sardegna 4 persone su 10 non riescono a sostenere il costo delle spese mediche né a saldare le rate del mutuo per la propria casa.Non a caso il 33,6% di chi vive al Sud e il 19,7% nelle Isole si sente povero. Inoltre, quando viene chiesto se si è a conoscenza nella propria cerchia familiare o amicale di persone che vivono in stato di indigenza, le percentuali più alte di risposta affermativa continuano a concentrarsi nelle aree meridionali e insulari, al Sud e nelle Isole, dove il 37% e il 26,7%, affermano di conoscere molte persone povere, il 39,6%, e il 40,2%, dichiarano di conoscerne alcune e il 19,1%, e il 24,4% poche; mentre si attestano a quota 4,3% e 8,7% le percentuali di coloro che invece non ne conoscono nessuna. Circa la metà degli abitanti delle Isole conoscono persone che devono rivolgersi alla Caritas, che non possono permettersi un posto dove vivere, non hanno la possibilità di curarsi né di mantenere i propri figli o farli studiare. Otto persone su dieci indicano la perdita del posto di lavoro come causa di questo impoverimento. Il 25,5% di chi vive nelle regioni del Sud e il 12,6% di quanti abitano in Sicilia o Sardegna riferiscono di conoscere persone che sono state costrette a rivolgersi ad un usuraio. Tra le strategie adottate per far fronte alle difficili condizioni economiche soprattutto al Sud (31,5%) e nelle Isole (26%) si è chiesto aiuto e sostegno alle famiglie di origine e non è mancato chi è dovuto tornare a vivere con i propri genitori o con i suoceri per necessità (14,2% nelle Isole; 11,1% al Sud). Sul piano dell’assistenza sanitaria, le testimonianze degli intervistati delineano un’Italia divisa addirittura in tre: al Nord, nonostante i casi problematici, prevale un servizio accettabile, il Centro si colloca in una posizione intermedia, nel Mezzogiorno i disagi sono estremamente frequenti. Le lunghe attese per visite ed esami sono comuni in tutto il Paese, ma se al Nord-Ovest le ha sperimentate il 49,8%, la quota tocca punte del 93,2% al Sud, e del 90% circa nelle Isole. Per gli interventi chirurgici, le attese sono state sperimentate da meno della metà dei residenti di Centro e Nord-Ovest, ma da oltre il 66% al Sud e nelle Isole. Netto il divario relativo alle condizioni delle strutture sanitarie. Le definisce fatiscenti il 18% al Nord-Ovest, il 34,5% al Nord-Est, il 46,6% al Centro, il 60% al Sud, il 69,3% nelle Isole. Una tendenza analoga è stata registrata nelle indicazioni relative a strutture igienicamente non adeguate. Gli errori medici, sperimentati al massimo nel 30% dei casi al Centro-Nord, vengono citati dal 55,3% dei residenti al Sud e dal 40,9% di chi abita nelle Isole. La peggiore offerta di servizi sanitari nelle aree del Mezzogiorno coinvolge anche la disponibilità del personale medico ed infermieristico, insoddisfacente per oltre la metà dei residenti. Questi i dati sul Mezzogiorno illustrati stamane a Palermo nel corso della presentazione del rapporto Eurispes da parte del presidente Gian Maria Fara.

I repubblicani, a corto di voti, ritirano il loro disegno di legge per la riforma sanitaria che doveva sostituire l’Obamacare. Secondo fonti della Cnn, sarebbe stato Trump a chiedere tale mossa. Il voto previsto alla Camera e’ quindi annullato. Lo speaker della Camera Paul Ryan ha confermato in una conferenza stampa che i repubblicani non avevano i voti sufficienti per approvare la loro riforma sanitaria, in particolare per il no dei deputati conservatori del freedom caucus. “Vivremo con l’Obamacare per l’immediato futuro”. Donald Trump, parlando dallo Studio Ovale, ha sostenuto che il progetto di legge per la riforma sanitaria repubblicana era “molto vicino all’approvazione” prima di essere ritirato e ha ammonito che l’Obamacare “esplodera”.”Ora avanti sulle tasse. E quando l’Obamacare esplodera’ allora forse i democratici apriranno su un accordo”: cosi’ – parlando col Washington Post e il New York Times – il presidente americano Donald Trump commenta la decisione di cancellare il voto sulla riforma sanitaria e di ritirare il provvedimento che avrebbe dovuto abolire e sostituire l’Obamacare.

Decine di migliaia di persone, tra cui molti dipendenti del settore sanitario, sono scese nelle strade di Londra a difesa del servizio nazionale di salute britannico, in crisi per fondi insufficienti. Con cartelloni bianchi e azzurri con scritte come ‘No austerità e tagli’ e ‘Proteggiamo il nostro Nhs’, hanno marciato sino davanti al al Parlamento, dove diversi partecipanti hanno pronunciato discorsi. Sul palco è salito anche il leader laburista, Jeremy Corbyn, che ha chiesto ai cittadini di difendere il sistema sanitario “con tutta la loro forza”. Ha affermato che la colpa della crisi non è dei dipendenti del settore, ma della gestione del governo: “E’ una decisione politica”.

Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha firmato il via libera ai nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza. Il decreto era gia’ stato firmato dai ministri Beatrice Lorenzin (Salute) e Pier Carlo Padoan (Economia). Il provvedimento, che era atteso da oltre quindici anni, dopo la registrazione alla Corte dei Conti sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il documento elenca le prestazioni sanitarie che tutte le regioni devono fornire ai propri assistiti, e che saranno prevalentemente gratuite. Oltre alla specialistica ambulatoriale, il provvedimento contiene Il nuovo nomenclatore dell’assistenza protesica, oltre alla revisione dell’elenco delle malattie rare e quello delle malattie croniche. Vengono incluse prestazioni tecnologicamente avanzate ed eliminate quelle obsolete. Aumenta l’offerta di vaccini e viene aggiornato il nomenclatore di protesi e ausili. Lo schema di decreto recepisce inoltre la legge n. 134 del 2015, che prevede l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza per la diagnosi precoce, la cura e il trattamento individualizzato dei disturbi dello spettro autistico. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha definito il provvedimento un “passaggio storico per la sanita’ italiana”.

“Anche nel 2015, ben 11 milioni di italiani, piu’ di uno su sei, hanno dovuto rinunciare a cure, esami e visite. Nel frattempo il ricorso all'”out of pocket”, la sanita’ privata, continua a lievitare. Il governo che promette un miglior servizio sanitario pubblico nel caso in cui passi la sua riforma costituzionale e’ lo stesso che in questi anni ha volutamente messo il Ssn con le spalle al muro, lasciando strada libera al privato. Tutto questo per poter poi dire che l’Italia non e’ piu’ in grado di rispettare il diritto costituzionale del diritto alla salute e che bisogna ricorrere a forme di compartecipazione tra pubblico e privato. A fronte di questi numeri siamo poi costretti ad ascoltare le bufale di Renzi, che parla di un migliore servizio per la cura dell’epatite C in caso di vittoria del si’. Non sono da meno il ministro della Salute Lorenzin, che vagheggia di una piu’ efficace lotta al diabete e il ministro Boschi, per la quale potremmo curare meglio il cancro”. Cosi’ i deputati M5S in commissione Affari Sociali commentano i dati contenuti nel 50mo rapporto Censis.

“Perche’ la sanita’ al sud deve avere in media livelli di efficenza piu’ bassi che al nord, perche’ dobbiamo avere due sistemi sanitari diversi? Perche’ cittadini di serie A e di serie B?”. Lo dice il premier Matteo Renzi ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. “Il livello minimo di assistenza e di cure a partire dall’epitatite c, dai farmaci oncologici innovativi, dalle scelte sui vaccini: questo tipo di lavoro perche’ deve essere diverso? Con la riforma si rendono gli italiani cittadini della stessa nazione”.

La regione Lazio dal 1 gennaio 2017 abolirà il ticket sanitario. Lo ha annunciato il presidente Nicola Zingaretti, nel corso di una conferenza stampa sulla sanita’. “La giornata di oggi – ha detto – e’ dedicata alla giustizia sociale e segna uno spartiacque nella storia del Lazio”. Per i cittadini “il risparmio atteso dall’abolizione del ticket sanitario regionale – ha affermato il governatore – e’ pari a 20 milioni di euro“. Il decreto firmato da Zingaretti abolisce il contributo regionale aggiuntivo al ticket nazionale che venne introdotto nel 2008. Dall’anno prossimo, con il cambio del costo delle prestazioni sanitarie, il cittadino non pagherà più le quote aggiuntive di 15 euro per Risonanza magnetica e Tac, 5 euro per la Fisiokinesiterapia e 4 euro per la visita specialistica ambulatoriale.