Uno dei capi dell’opposizione cambogiana, asserragliato da oltre sei mesi nel quartier generale del suo partito per protestare contro presunte persecuzioni giudiziarie, ha ottenuto la grazia dal re, un passo verso una risoluzione della attuale crisi politica. Da maggio, Kem Sokha, 63 anni, vive 24 ore su 24 presso la sede del Partito di salvataggio nazionale della Cambogia (Cnrp), in segno di protesta. Perseguito per un nebuloso scandalo sessuale, che definisce politico, Kem Sokha è stato condannato a settembre a cinque mesi di carcere per aver rifiutato di comparire in tribunale. Una decisione confermata in appello. “Sokha ha ammesso la sua colpa”, ha spiegato un portavoce del governo per spiegare perché il Primo ministro Hun Sen aveva chiesto la grazia. Il Cnrp ha semplicemente confermato che Kem Sokha ha scritto una lettera in cui parlava di “riconciliazione nazionale”. Il clima politico di questo Paese dell’Asia sud orientale è estremamente teso da mesi: numerosi oppositori sono in carcere e decine sono perseguiti dalla giustizia. Le Ong per la difesa dei diritti umani come Human Rights Watch lo considerano il segno di una “campagna sempre più violenta da parte del governo per impedire elezioni libere ed eque”.