opposizione

“Forza Italia si collocherà all’opposizione del governo Lega-M5s e sarà la sentinella dei cittadini in Parlamento”. Lo ha detto Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, intervenendo a ‘Radio Anch’io’, su Rai Radio1. “Valuteremo senza pregiudizio, con senso di responsabilità e nell’interesse del Paese, i provvedimenti di volta in volta. Voteremo sì ad una vera flat tax, voteremo no al reddito di cittadinanza che scassa i conti pubblici e rappresenta un vero e proprio sussidio di Stato”, dice Gelmini.

“Oggi nel Pd siamo fermi. Non c’è né strategia né tattica. L’unica cosa che la direzione ha deciso è di stare all’opposizione ed è diventato il Vangelo. In tanti anni di politica non avevo mai visto nulla di simile. Il Partito Comunista era democratico, c’era una discussione. Renzi sa ripetere continuamente come un mantra ‘stare all’opposizione’ ma non è un ragionamento politico”. Lo ha dichiarato l’ex senatore del Pd, Ugo Sposetti, ai microfoni di ‘6 su Radio 1’. “Io – ha aggiunto – farei iniziative politiche, perché è un suicidio che il secondo partito politico non abbia rappresentanza adeguata nei ruoli istituzionali. Ma ho fiducia nella saggezza e nella volontà di dare un governo al Paese da parte di forze sociali, economiche”. Sposetti ha qualcosa da dire anche sul criterio adottato per la scelta delle candidature: “Contesto come sono state decise le candidature, non c’è stato un metodo. Ha deciso Renzi e qualche suo amichetto o amichetta. La questione delle donne è scandalosa, non c’è stata alcuna ribellione delle nostre donne. Se candido in 6 posti diversi 5 o 6 donne, significa che candido 30 donne in meno. Non se ne è discusso nemmeno dopo il voto”.

“La Sinistra torna alla Regione dopo undici anni di esilio. Ci torna in nome di un progetto che da qui vuol rimettere fondamenta, guardare al Paese, dimostrare che in politica la coerenza e’ una risorsa, non una zavorra. Torniamo per fare opposizione al governo del centrodestra e sappiamo, e promettiamo, che sara’ un’opposizione rigorosa, di merito, di proposta, di vigilanza”. Lo scrive in un post su Facebook, candidato alla presidenza della Regione di Si, Mdp, Prc e Verdi, neo deputato regionale Claudio Fava eletto con la lista Cento Passi all’Ars, nel quale annuncia che lascera’ il seggio a Montecitorio per fare opposizione a Sala D’Ercole. “Resto qui, in Sicilia, all’Ars, ad animare il progetto dei Cento passi – aggiunge Fava – che non era solo il titolo di un film e che non e’ stata solo una campagna elettorale ma e’ un’idea, un cammino, qualcosa di cui prendersi cura tutti insieme”. “Torniamo per affrancare le nostre battaglie politiche – prosegue – dalle paludi dell’Ars per riproporle con forza anche fuori dai palazzi, ad una discussione quanto piu’ possibile larga e condivisa. Torniamo alla Regione soprattutto per fare: perche’ anche dai banchi dell’opposizione si fa, molto, e ci si prende cura dei diritti di tutti”. Nel post si legge poi che “domenica 26 novembre si terra’ a Palermo l’assemblea regionale dei Cento passi”.

“Salvini stia sereno, l’opposizione a Napoli e in Campania c’e’, gode di ottima salute e incalza a dovere Luigi de Magistris e Vincenzo De Luca, con azioni concrete e non con espedienti mediatici per portare a casa qualche consenso. Semmai, siamo noi che possiamo dargli qualche suggerimento su come fare opposizione vera a Milano”. Cosi’ Armando Cesaro, presidente del gruppo di Forza Italia del Consiglio regionale, per il quale “e’ davvero incomprensibile che certe affermazioni provengano da chi sia alle elezioni regionali che alle comunali non e’ riuscito neppure a mettere in piedi una lista, tant’e’ che abbiamo dovuto noi di ospitare alcuni esponenti del suo movimento”. “Sono giorni che Napoli e’ in balia delle proteste dei centri sociali – aggiunge Cesaro – e del botta e risposta con il leader leghista. Una citta’ paralizzata da chi cerca i ‘cinque minuti’ di celebrita’”. “Salvini e’ venuto a Napoli esclusivamente per cercare visibilita’. La politica non si fa con gli slogan e neppure con i populismi” conclude Cesaro.

Dietro il desiderio, in politica, dell’uomo forte, pragmatico e decisionista, ci sta un sostanziale fallimento del parlamentarismo e della democrazia che lo esprime e gli da’ forma. La lentezza dei processi decisionali e lo scollamento tra le leggi – approvate e non applicate – e la societa’ che queste dovrebbero normare, fa si’ che prenda talvolta il sopravvento il carisma e l’autoritarismo di uomini politici che si presentano al corpo elettorale come dei veri e propri taumaturghi, salvatori della patria in grado di incidere, nei tempi e nei modi, nella soluzione di problemi annosi. Il vero pericolo risiede nell’atteggiamento che questi leader possono assumere e sempre piu’ spesso assumono nei confronti delle forze di opposizione e della libera stampa. I diritti delle minoranze e la liberta’ dell’informazione, sono i primi veri ostacoli che il politico democraticamente eletto e aspirante dittatore, cerchera’ di rimuovere, perche’ nessun dittatore degno di questo nome puo’ permettersi l’esistenza di qualcuno che la pensi diversamente e una stampa libera che racconti come stanno veramente le cose al di la’ dell’apparenza.

Uno dei capi dell’opposizione cambogiana, asserragliato da oltre sei mesi nel quartier generale del suo partito per protestare contro presunte persecuzioni giudiziarie, ha ottenuto la grazia dal re, un passo verso una risoluzione della attuale crisi politica. Da maggio, Kem Sokha, 63 anni, vive 24 ore su 24 presso la sede del Partito di salvataggio nazionale della Cambogia (Cnrp), in segno di protesta. Perseguito per un nebuloso scandalo sessuale, che definisce politico, Kem Sokha è stato condannato a settembre a cinque mesi di carcere per aver rifiutato di comparire in tribunale. Una decisione confermata in appello. “Sokha ha ammesso la sua colpa”, ha spiegato un portavoce del governo per spiegare perché il Primo ministro Hun Sen aveva chiesto la grazia. Il Cnrp ha semplicemente confermato che Kem Sokha ha scritto una lettera in cui parlava di “riconciliazione nazionale”. Il clima politico di questo Paese dell’Asia sud orientale è estremamente teso da mesi: numerosi oppositori sono in carcere e decine sono perseguiti dalla giustizia. Le Ong per la difesa dei diritti umani come Human Rights Watch lo considerano il segno di una “campagna sempre più violenta da parte del governo per impedire elezioni libere ed eque”.