Tra i fattori che continuano a frenare la ripresa dell’inflazione a livelli inferiori ma vicini al 2% nell’Eurozona c’è anche la grande diffusione di “contratti di lavoro temporanei”, che produce una pressione al ribasso sui salari. Lo ha spiegato il presidente della Bce Mario Draghi, in audizione davanti alla commissione Econ dell’Europarlamento. La dinamica dei salari “piuttosto debole”, ha detto Draghi, è uno dei principali “fattori sottostanti” che spiegano la debolezza persistente dell’inflazione nell’Eurozona, pur in presenza di una ripresa economica “robusta”. La dinamica dei salari, ha continuato, “è stata più debole in questa fase del ciclo economico di quanto non sarebbe stata in altre condizioni, e questo ha a che fare con il funzionamento del mercato del lavoro”. L’Eurozona, ha ricordato il presidente della Bce, viene da una lunga crisi, da “un periodo prolungato di fiacchezza del mercato del lavoro, che è una eredità del passato. La disoccupazione è probabilmente più elevata di quanto non dicano i dati ufficiali: molte persone hanno contratti di lavoro temporanei”, si trovano cioè in “una situazione che non li porta a chiedere uno stipendio più alto”.