Bce

‘In una intervista rilasciata al quotidiano Le Monde, l’ex presidente Sarkozy dichiara che nel 2011, in un momento in cui l’Italia era nel mirino dei mercati, arrivo’ a sostenere che il premier di allora, Silvio Berlusconi, era diventato un problema per i tassi di interesse italiani e che questo suo commento fece adirare Berlusconi che non glielo perdonò mai. Ebbene, la verità è un’altra, Sarkozy dice il falso: nel corso del G20 dell’Agricoltura nel giugno del 2011, partecipando in qualita’ di ministro delle Politiche Agricole, Sarkozy volle incontrarmi (una foto ritrae quel preciso momento) perche’ facessi pressione sul premier Berlusconi sulla rimozione di Lorenzo Bini Smaghi, membro del comitato esecutivo della Bce: italiano era gia’ il presidente della Bce, Mario Draghi, due italiani in Bce erano troppi” e per questo lo stesso Sarkozy ne chiedeva le dimissioni. Altre persone, tra l’altro, possono testimoniare questo episodio. Il presidente francese si adirò con Berlusconi proprio perchè non riusciva a convincere Bini Smaghi a dimettersi dal board della Bce e lo attacco’ strumentalmente sui tassi di interesse, argomento del quale, in realtà non gliene importava nulla’. On Saverio Romano, capogruppo Scelta Civica-Ala alla Camera dei Deputati

Molte cose sono diverse rispetto a tre anni fa, quando l’Europa era in piena recessione e la Bce e’ dovuta intervenire con qualsiasi misura a sua disposizione per sostenere la crescita e uno di questi fattori e’ il fattore politico. Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi nel suo discorso introduttivo del forum della Bce sugli investimenti e la crescita nelle economie avanzate in corso di svolgimento a Sintra in Portogallo. “Un cambiamento considerevole rispetto a tre anni fa e’ il chiarimento dell’outlook politico nell’eurozona – ha detto Draghi – Per anni l’eurozona ha vissuto sotto la nuvola dell’incertezza se mai le riforme necessarie sia a livello nazionale che di Unione sarebbero state implementate. Questo ha agito da freno sulla fiducia e gli investimenti, il che equivale a un restringimento implicito delle condizioni economiche. Oggi le cose sono cambiate e i venti della politica sono diventati venti di spinta. Vi e’ una ritrovata fiducia nel processo politico, e un ritrovato supporto per la coesione europea che potrebbe aiutare a liberare finalmente domanda e investimenti”.

La Bce, come da attese, ha dichiarato le due banche venete ‘prossime a fallire’ e ha informato il Single Resolution Board, (Srb) il quale ha deciso di non applicare la procedura di risoluzione. Le due banche quindi saranno liquidate secondo le procedure delle norme italiane. “Il Governo si riunirà nel fine settimana per adottare le misure necessarie ad assicurare la piena operatività bancaria, con la tutela di tutti i correntisti, depositanti e obbligazionisti senior”. È quanto si legge in una nota del Tesoro dopo le comunicazioni della vigilanza Bce e del meccanismo di risoluzione Ue sulle banche venete. La Commissione “prende nota della decisione della Bce” sulle Banche venete, e “sta ora alle autorità italiane determinare la strada da prendere per le due banche, in linea con la legislazione italiana sul fallimento”. Bruxelles “sta avendo discussioni costruttive con le autorità” sulle proposte di sostegno statale, ci sono “progressi per trovare molto presto una soluzione”. Lo fa sapere la Commissione Ue, precisando che i depositi e i senior bond saranno protetti.

Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, vede “i germogli di ripresa” dell’economia italiana ma allo stesso tempo avverte la politica: “Serve un Paese stabile”. In un’intervista a Qn, Patuelli sottolinea come “i prestiti alle famiglie e alle imprese delle banche sono aumentati in un anno dell’1,2%. Il tasso medio di interesse ad aprile e’ al minimo storico: 2,82%. Le sofferenze nette sono attorno agli 80 miliardi, in forte diminuzione rispetto agli 86,8 miliardi dello scorso dicembre. Il totale dei depositi ad aprile e’ aumentato di 50 miliardi, il 3,7% in piu’ rispetto all’anno prima. Non sono cifre di poco conto”. Di fronte a questo quadro positivo le elezioni anticipate potrebbero diffondere nuova incertezza. “Confido moltissimo – evidenzia Patuelli – nella saggezza e nella autorevolezza del presidente della Repubblica. In ogni caso la legislatura sta vivendo i propri ultimi mesi. Mi auguro che il calendario di impegni costituzionali e istituzionali che sara’ messo a punto innanzitutto dal presidente Mattarella eviti in ogni modo l’esercizio provvisorio”. Tornando alle banche, secondo il presidente dell’Abi “il Qe (quantitative easing) non finira’ a fine anno, andra’ calando a gradini. Prevedo un atterraggio morbido” mentre sull’eventualita’ di un ruolo politico del presidente della Bce Mario Draghi in Italia sottolinea: “Fino alla fine del suo mandato come presidente della Bce, nel 2019, e’ da escludere”. 

“Le prospettive economiche dell’area dell’euro stanno migliorando e i rischi al ribasso si stanno indebolendo. Tuttavia, questi segni positivi non dovrebbero distoglierci dalla necessità di una crescita economica più stabile ed elevata”. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenendo di fronte alla commissione Affari economici e monetario del Parlamento Ue. “In questo contesto – ha proseguito Draghi – è necessaria una maggiore crescita della produttività. La crescita della produttività richiede innovazione. Le riforme strutturali sono essenziali per creare un ambiente imprenditoriale che favorisca l’innovazione e un contesto normativo che si adatti adeguatamente”. Secondo il numero uno della Banca centrale europea le riforme devono essere accelerate sia a livello nazionale sia a livello europeo.

La Bce ha “rivisto al rialzo” il rischio che sui mercati salga l’allarme sulla sostenibilita’ dei debiti pubblici nell’Eurozona. E’ quanto emerge dal secondo Financial Stability Report annuale dell’istituto di Francoforte, secondo il quale “un prolungato periodo di incertezza geopolitica potrebbe rallentare la crescita economica e portare a premi di rischio piu’ elevati”. “Cio aumenterebbe – prosegue il rapporto – i costi di finanziamento e potrebbe innescare timori sulla sostenibilita’ del debito in alcuni paesi”. Secondo la Bce, i “rischi alla stabilita’ finanziaria derivanti dai mercati finanziari restano significativi, specie riguardo alla possibilita’ di un ulteriore rapido mutamento del valore dei bond”.

“Nel 2017 e’ probabile che l’incertezza politica si protragga. Tuttavia, continuiamo a confidare che la ripresa economica prosegua, sospinta dalla nostra politica monetaria”. Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nella prefazione al rapporto annuale 2016 dell’istituzione di Francoforte. “Il 2016 e’ stato sotto molti aspetti un anno difficile, ma e’ stato anche caratterizzato da segni di progresso”, ha spiegato Draghi, “sebbene l’anno fosse iniziato in un clima di incertezza economica, quando si e’ concluso l’economia poggiava su basi mai cosi’ solide dall’inizio della crisi”. Ma, secondo il presidente della Bce, lo scorso anno “mentre si attenuava l’incertezza economica, si intensificava l’incertezza politica. Abbiamo assistito a una serie di eventi geopolitici che influenzeranno il panorama delle nostre politiche negli anni a venire”. Il rapporto illustra “come la Bce ha navigato fra questi frangenti”, ha detto Draghi.

“Abbiamo avuto una relazione del presidente della Banca centrale europea in cui sostanzialmente Draghi ha ripreso alcuni dati sull’andamento dell’economia”. Lo ha detto il premier Paolo Gentiloni parlando dei lavori del Consiglio europeo in corso a Bruxelles. Draghi ha parlato di “tassi di crescita, inflazione, che giustificano a suo avviso delle valutazioni positive ma contemporaneamente la necessità di proseguire nelle politiche monetarie seguite fin qui dalla Bce – ha riferito il presidente del Consiglio – Su questo c’è stata una discussione perché, e questo vale anche per l’Italia, il fatto che ci siano dati macroeconomici positivi, non si traduce immediatamente in conseguenze sul piano sociale e nella percezione dei nostri cittadini”. Per Gentiloni: “Bisogna sempre fare attenzione a non accontentarsi dei dati macroeconomici anche quando sono, come avviene in questo momento, piuttosto incoraggianti: oggi l’Europa ha una crescita leggermente superiore a quella degli Stati Uniti.

“Sin dalla sua nascita, il progetto europeo e’ stato costruito sull’impegno all’apertura, come dimostrato dalla creazione del mercato unico europeo tra i Paesi aderenti”. Lo ha ricordato il presidente della Bce, Mario Draghi, in un discorso a Lubiana, sottolineando, in un momento in cui le tensioni internazionali sono in aumento a causa dell’orientamento della nuova Presidenza americana, che “i padri fondatori della Ue hanno capito che una crescita economica sostenibile era fondamentale per togliere sostegno alle divisioni create dal nazionalismo e che il modo migliore per raggiungerla era attraverso l’apertura dei mercati”. Il mercato unico, per su anatura, “porta anche a un’unione politica piu’ stretta”. Non solo, “il secondo beneficio politico e’ che aumenta l’influenza dell’Europa nel mondo. Una politica commerciale decisa congiuntamente da’ all’Europa un vero peso nei negoziati globali sia a livello bilaterale sia nella definizione di regole multilaterali come in seno all’Omc”.

I banchieri centrali dell’area euro si ritrovano al primo Consiglio direttivo operativo di politica monetaria dell’anno. Una riunione da cui non sono attese decisioni, dopo che a dicembre la Bce ha stabilito di prorogare a tutto il 2017 il piano di acquisti di titoli pubblici e privati, il quantitative easing. Il costo del danaro nell’area valutaria dovrebbe quindi restare a zero. Vi sono però diversi temi di possibile discussione, su cui il presidente Mario Draghi potrebbe essere interpellato, nella conferenza stampa esplicativa delle 14 e 30 che segue la comunicazione formale sui tassi delle 13 e 45. A cominciare dalle continue pressioni guidate dalla cordata germanica sull’opportunità di proseguire con le massicce misure di stimolo all’economia. Spesso accompagnate da insinuazioni su presunti favoritismi che queste avrebbero verso i Paesi “periferici” dell’area euro, con lo stimolo alla crescita dei tassi a zero che però deprime i rendimenti per i risparmiatori mentre con l’inflazione torna salire il costo della vita. In realtà la linea scelta ha giovato a tutti i Paesi, come del resto testimoniano anche gli indici di fiducia e di attività economica in rafforzamento nella stessa Germania. I trattati europei assegnano alla Bce il compito di garantire la stabilità dei prezzi. E questo a livello pratico viene inquadrato in una inflazione media dell’area euro che sia vicina al 2 per cento. Dopo molti mesi in cui ha fluttuato attorno alla zero, spesso sotto, più di recente ha iniziato una risalita che a dicembre ha mostrato un netto scatto, all’1,1 per cento.